domenica 31 Ottobre 2021
La prima illuminante scoperta fatta dalle testate mondiali che negli scorsi anni hanno spostato priorità e risorse sulla costruzione di programmi di abbonamento online è stata che ottenere nuovi abbonati è solo metà del lavoro: l’altra metà è trattenere quelli che decidono di andarsene, e cancellano gli abbonamenti. La quota di abbonamenti di un giornale non è mai un capitale stabile da far crescere e basta, ma va conservato con attenzioni e strategie che sono in parte diverse da quelle messe in atto per convincere nuovi lettori ad abbonarsi.
Questo lavoro è diventato un impegno e una preoccupazione centrale nelle aziende giornalistiche, ancora di più quest’anno, passato il periodo più intenso della pandemia (e per gli americani delle elezioni) in cui gli abbonamenti erano molto aumentati per maggior bisogno di informazioni e domanda di giornalismo di qualità: nel 2021 c’è stata una specie di calo di motivazioni, e la questione della “customer retention” è diventata rilevantissima. I siti di news la affrontano soprattutto con sconti e offerte, con comunicazioni motivazionali (“sostieni il giornalismo di qualità”) o con arricchimento dell’offerta di contenuti e servizi per gli abbonati (o ancora, con poca correttezza, costruendo ostacoli nel percorso di cancellazione). Il sito NiemanLab ha fatto una ricerca sulle motivazioni per cui un campione di suoi lettori abbonati a testate americane ha cancellato i propri abbonamenti: le due maggiori motivazioni sono una economica e una di dissenso politico (la prima è affrontabile con sconti e offerte, pratica non tanto lungimirante; la seconda è delicata, perché prenderla in considerazione significa abdicare alla propria indipendenza di linea editoriale). Qui ci sono tutte le 503 risposte divise per testata (sono testate americane o anglofone).
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