domenica 3 Novembre 2024

«Perché non ne parla nessuno?»

Tra le contestazioni che arrivano da parte dei lettori – soprattutto sui social network – una delle più familiari nelle redazioni è “perché di questa cosa non parla nessuno?”: e nella stragrande maggioranza dei casi è una notizia di cui si è abbondantemente scritto su molte testate, in realtà. La newsletter americana Embedded ha intervistato Max Tani – il media reporter del sito di news Semafor – su questo fenomeno, e la lettura è molto interessante. Tani dice di esserne affascinato, e che se lo spiega con diversi fattori: il principale è che le persone sono sempre più abituate a immaginare che il mondo sia la loro timeline sui social network, e che quello che non vedono lì non esista. Quasi mai chi ha quest’impressione – chi si convince che “non si stia dando questa notizia” – ha guardato le prime pagine dei quotidiani o le homepage dei siti di news.
In più, lo dicevamo la settimana scorsa, non ci sono più notizie che raggiungono tutti, ma ognuno vive dentro una propria comunità di informazioni indipendente dalle altre e tende a sopravvalutare le notizie che l’algoritmo gli offre. Tani aggiunge anche che da quando Facebook ha ridotto drasticamente la promozione di news di attualità, sono ulteriormente diminuite le notizie che “conosciamo tutti” perché raggiungono tutte le timeline.
(Specularmente, siamo in tempi in cui continuamente qualcuno intorno a noi ci dice che di qualcosa “parlano tutti” o che “è ovunque”, e noi non abbiamo idea di cosa sia).

Questa ingannevole impressione di omertà sulle notizie genera un’ulteriore perdita di fiducia nei mezzi di informazione, e la conversazione con Tani si conclude con una riflessione accessoria che ha anch’essa a che fare con quello che sta succedendo al Washington Post:

“It’s like, people basically want you to put like, “and that’s bad” at the end. There are conflicting desires among people who are like, “why is the media so biased in certain regards?” But there are also a lot of people who wish that the media would go further and would say, “It’s a fact that Donald Trump is a fascist.” It’s a much more complicated thing to write if you are someone who’s at a major mainstream media organization than it is if you are someone on the street or if you’re a political figure or if you’re not someone whose job really only exists to bring news to people”.

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