Charlie

Estratti della newsletter sul dannato futuro dei giornali.

domenica 7 Aprile 2024

Carta vince

Il percorso di dismissione delle edizioni non americane di Buzzfeed HuffPost (testate che da quattro anni sono della stessa proprietà) ha avuto un nuovo sviluppo con la cessione in licenza dei relativi siti britannici (e di altri associati) al gruppo editoriale del quotidiano Independent, come era stato anticipato poco più di un mese fa. Lo HuffPost UK aveva note difficoltà economiche da diversi mesi. Trenta dipendenti delle diverse testate cedute passeranno a lavorare per il nuovo editore.


domenica 7 Aprile 2024

E poi non ne rimase nessuno

Se non fosse che ormai le occasioni in cui lo schema si possa ripetere ancora sono diventate pochissime, lo schema sarebbe diventato del tutto prevedibile: prima circola una voce sulla vendita di una testata da parte del gruppo GEDI, poi la redazione di quella testata si preoccupa e protesta chiedendo smentite, poi le smentite non arrivano, e alla fine la vendita viene rivelata e diventa cosa fatta in un battibaleno.
Adesso è successo al Secolo XIX, storico quotidiano di Genova, che era stato acquisito dieci anni fa dalla Stampa della famiglia Agnelli-Elkann, ed era stato poi coinvolto nella fusione col gruppo Espresso che aveva creato la nuova azienda GEDI. Nel giro di meno di un mese dalle prime notizie GEDI ha annunciato un accordo preliminare per la vendita del giornale alla società di navigazione MSC. Il Comitato di redazione della Stampa ha scritto di “perdita totale di credibilità dell’editore”. Il “coordinamento superstite” del gruppo GEDI ha diffuso un comunicato scorato e severo sull’operazione, e sul percorso dell’azienda fin qui.

“Nessuno di noi ha mai compreso il senso imprenditoriale dell’acquisto di Gedi, gruppo editoriale che ha avuto un ruolo nella storia di questo Paese, fatto a pezzi uno ad uno, smantellato senza alcuna strategia, con testate con anche oltre 100 anni di storia rimpiazzate da siti tutti centrati sul marketing e sulla vendita di prodotti. In passato abbiamo posto questa domanda, in maniera diretta, all’amministratore delegato Maurizio Scanavino («perché comprare Gedi per poi smantellarla?»), senza ricevere una risposta”.


domenica 7 Aprile 2024

Misurare l’interesse

Molte testate internazionali si stanno muovendo in questi ultimi anni per cercare di individuare delle “metriche” più efficaci dei tradizionali dati di traffico sui loro siti: ne avevamo scritto nell’ultima newsletter, c’è una condivisa impressione – sia da parte degli editori che da parte degli inserzionisti – che il valore dei lettori debba essere misurato più rispetto al loro coinvolgimento e interesse, che al semplice fatto che abbiano cliccato su un link e visitato una pagina per le ragioni e per i percorsi più diversi: il New York Times sta lavorando con una società che cerca per esempio di capirlo registrando i movimenti dello sguardo degli utenti. La responsabile dell’audience del sito di news americano The 19th ha spiegato sulla Columbia Journalism Review l’esperimento – tutte le metriche sono incomplete, dice lei stessa – con cui il sito cerca di aggregare e sintetizzare in un singolo valore diversi percorsi attraverso cui il proprio giornalismo raggiunge le persone.

“The result was a new baseline we’re calling total journalism reach, or the number of times our journalism, in its many forms, is consumed by our audiences. Right now, it includes website views; views of our stories that are republished on other news sites and aggregation apps, like Apple News; views of our newsletters based on how many emails we send and their average open rates, reduced for inflation since Apple implemented a new privacy feature; event attendees; video views; podcast listens; and Instagram post views”.


domenica 7 Aprile 2024

Unz unz

Il quotidiano Domani ha spiegato mercoledì che una notizia riferita da molte testate giornalistiche italiane e internazionali era sbagliata: la musica techno non è stata infatti aggiunta alla propria lista di “patrimoni culturali” da parte dell’UNESCO, ma è stata inserita in una lista di “patrimoni culturali immateriali” da un relativo registro tedesco, che ha proprie relazioni con l’UNESCO. Una scelta del tutto tedesca, quindi, e non presa con intenzioni universali dall’UNESCO.

“Qualche giorno fa sui giornali italiani, da Repubblica al Corriere della Sera, dal Sole 24 Ore al Fatto Quotidiano, e su diversi siti di informazione online, è stata pubblicata la notizia del riconoscimento come patrimonio dell’umanità da parte dell’Unesco della musica techno tedesca. Peccato sia falso.La realtà è che il governo tedesco ha deciso di iscrivere la musica techno, insieme ad altre 120 tradizioni, nel Registro nazionale dei patrimoni culturali immateriali. È una decisione, dunque, tutta tedesca, che nulla ha a che fare con l’organizzazione mondiale che si occupa di cultura”.

L’errore ha riguardato appunto moltissimi giornali, anche tedeschi: diversi di questi hanno inserito successivamente delle correzioni(l’articolo di Domani fa ragionamenti corretti sulla generale fallacia dei giornali, ma sbaglia a sua volta sul fatto che in questo caso si sia trattato di un errore di traduzione e di un errore solo italiano; ed esagera rispetto alla facilità di verifica in questo caso: nei giorni della pubblicazione della notizia questa era stata data in modo errato da testate tedesche anche molto autorevoli).

(all’interno di un articolo dedicato alla musica techno anche il Postaveva inizialmente riferito in modo errato l’informazione)


domenica 7 Aprile 2024

Charlie, risolvere alla radice

C’è un discreto allarme nelle aziende giornalistiche del Regno Unito – e un preallarme in quelle del resto del mondo – dopo che Google ha deciso di avviare una sperimentazione nell’offrire agli utenti dei risultati per le loro ricerche creati dalle “intelligenze artificiali”. In sostanza, cercando per esempio “come sturare un lavandino” una piccola comunità di utenti coinvolti nella sperimentazione visualizzerà direttamente sulla pagina di Google una risposta creata appunto da una AI. L’allarme si deve al fatto che fino ad ora a quegli stessi utenti viene invece offerta una lista di link a siti che ospitano articoli dedicati a quella domanda: e gli editori dei siti di news sono preoccupati che questo tolga loro ulteriori quote di traffico in arrivo da Google. Per fare un esempio più “giornalistico” (ma molte testate ospitano consigli anche del genere del lavandino, proprio per sfruttare le ricerche su Google), se oggi scriviamo su Google “chi ha vinto le elezioni in Abruzzo” i primi due risultati sono del sito Pagella Politica e di quello del Corriere della Sera. Se Google affidasse la risposta a una AI, questa saprebbe probabilmente darla correttamente (attingendo alle informazioni disponibili online), sottraendo quel traffico a quei due siti.

L’esperimento britannico segue quello iniziale negli Stati Uniti: da Google hanno spiegato che si tratta appunto di un esperimento, per valutare eventuali errori ed effetti indesiderati, e che c’è una grande attenzione sulla scelta delle domande più “innocue” a cui dare risposta in questo modo: attenuando il rischio di conseguenze indesiderate o pericolose nelle risposte create dalle AI.

Ma che questo potenzialmente possa far perdere visitatori, e ricavi pubblicitari, ai siti di news è piuttosto ovvio, e per questo gli editori stanno già protestando. Il paradosso – rivelatore delle contraddizioni dei tempi, e di certe ipocrisie – è che la protesta per le minori visite indirizzate ai siti di news avviene parallelamente a quella per i ricavi ottenuti da Google indirizzando visite ai siti di news. Le intelligenze artificiali non solo toglierebbero a questi ultimi traffico, ma anche l’opportunità di chiedere compensi e rimborsi per l’uso dei loro contenuti. Rivelando, come su Charlie si è spesso detto, che quest’ultima questione è una questione di redistribuzione della ricchezza a favore dell’impoverito servizio pubblico giornalistico, e non di “diritti”.

Fine di questo prologo.


domenica 24 Marzo 2024

Saltiamo una settimana

Domenica prossima, con la scusa della Pasqua, Charlie si prende una pausa, e torna domenica 7 aprile. Una buona occasione per abbonarsi al Post o per leggere gli approfondimenti su questi stessi argomenti nel numero di Cose spiegate bene sul giornalismo.


domenica 24 Marzo 2024

Messaggi

Mercoledì il Corriere della Sera ha ospitato due pagine pubblicitarie di Poste Italiane. Il giorno dopo il Corriere della Sera ha pubblicato nelle sue pagine dell’Economia un’intervista promozionale e celebrativa (persino il titolo e il sommario erano virgolettati dell’intervistato) all’amministratore delegato di Poste Italiane.


domenica 24 Marzo 2024

P.Q.M.

Il quotidiano Repubblica ha pubblicato per due volte – come sancito dalla sentenza stessa – la sentenza del Tribunale di Milano che ordina al titolare di un account di Twitter la cancellazione di un tweet contro il direttore di Repubblica, il pagamento delle spese legali e la pubblicazione della sentenza sul suo account.


domenica 24 Marzo 2024

Gli NFT del Corriere

Tra la fine del 2022 e l’inizio del 2023 il quotidiano Corriere della Sera ha creato uno spazio online, chiamato Corriere Art Collection, per collezionare NFT (acronimo di Non-Fungible Token, certificati di autenticità digitale). I progetti collezionabili riguardano alcune delle copertine della Lettura, il supplemento culturale del Corriere. Per alcune specifiche copie della Lettura (al prezzo di 10 euro) è ovvero possibile riscattare digitalmente le loro copertine con la scansione di un QR Code. Una volta riscattata, la copia digitale appartiene alla stessa persona che ha acquistato in edicola la Lettura . Si tratta di un’attività per cercare nuove forme di sostenibilità economica e di coinvolgimento di (vecchi e nuovi) lettori. Se non l’avete capita benissimo, è perché gli NFT sono una cosa non facile da capire: e spiegata meglio qui.

Marco Capodieci, che per il gruppo RCS (editore, tra gli altri, del Corriere della Sera e della Gazzetta dello Sport) si occupa di affari e innovazioni digitali, ha detto a Charlie che il progetto «sta andando molto bene e dal lancio abbiamo attraversato varie fasi. Quella di sperimentazione totale all’inizio, nel 2021, dove abbiamo pubblicato una storica copertina del Corriere della Sera facendola reinterpretare da uno degli artisti italiani più in voga per quanto riguarda l’arte digitale [Andrea Bonaceto, ndr]. Poi abbiamo sperimentato una seconda volta con il libro di Zlatan Ibrahimović  edito da Cairo Editore: per l’occasione abbiamo radunato una decina di artisti che hanno collaborato nel reinterpretare alcune frasi che erano rappresentative del libro di Ibrahimović».

«Terminati questi due grossi esperimenti abbiamo avuto una fase di scouting di piattaforme internazionali per capire dove lanciare un prodotto che fosse in linea con le caratteristiche del Corriere : alla fine tra i mondi variegati degli NFT abbiamo deciso di scegliere quello dell’arte in modo da poter selezionare gli artisti, se possibile già noti anche nel mondo fisico, che avrebbero lavorato con noi. Anche perché in molti non hanno capito cosa sono gli NFT: sono un mezzo, un modo per spostare la proprietà di un file da una parte a un’altra, ma è comunque un mezzo su cui poi l’artista si esprime, anche se è un supporto diverso». Per questo motivo il progetto NFT è stato legato all’inserto culturale domenicale la Lettura: «è un inserto che ha una spiccata riconoscibilità e delle copertine selezionate e ricercate da anni, e alcune opere di artisti sono state realizzate esclusivamente per le copertine della Lettura . Siamo quindi diventati forse il primo caso editoriale europeo che pur stampando e realizzando un volume notevole di prodotti artistici riesce a tracciarli univocamente tutti online: le copie selezionate della Lettura diventano così tutti dei pezzi unici. Il modo in cui ci siamo riusciti sono tanti QR Code diversi sulle singole copie delle edizioni da collezione della Lettura, che rendono uniche le copie stampate».

«Noi ad oggi “mintiamo” [cioè coniamo, creiamo, ndr] un certo numero di copie della Lettura, che sono le stesse che distribuiamo in tutte le edicole italiane: dopo cinque-sei mesi, quando elaboriamo i resi della Lettura eliminiamo tutte le opere digitali che non sono state vendute, e che erano associate alle copie rese. Per esempio, se io una domenica avessi venduto una sola copia, o una sola persona avesse riscattato digitalmente la copertina, quell’opera sarebbe unica. Riportandola al mondo dell’arte è come una serigrafia: io creo un numero di copie, le metto in vendita nel mercato, e quelle che non vendo le cancello». Non è possibile divulgare il numero di copie vendute: «sono dati riservati, però non stiamo parlando di centinaia di copie» ma di un numero maggiore. «Gli artisti partecipano poi al successo dell’operazione: hanno un beneficio economico in percentuale ai volumi venduti».

Nel progettare Corriere Art Collection «la sostenibilità è la nostra stella polare, e finanziariamente il progetto in questo momento è sostenibile. Lo è stato dal giorno zero, genera dei flussi positivi e quindi ci permette di continuare a sperimentare».


domenica 24 Marzo 2024

Non fidarsi è meglio

Nella sua rubrica quotidiana sul quotidiano Repubblica il giornalista e scrittore Michele Serra ha preso una posizione, piuttosto unica all’interno dei giornali, che consiglia diffidenza nei confronti degli intervistatori e si pone in difesa degli intervistati. Serra spiega che per potersi fidare che le proprie parole siano riportate fedelmente sui giornali la sola garanzia è ricevere domande scritte e fornire risposte scritte (l’occasione è la denuncia di una giornalista dell’agenzia di Adnkronos delle molestie verbali ricevute dopo un’intervista dall’attore porno Rocco Siffredi).

“Domande scritte, risposte scritte: è la sola maniera per farsi intervistare senza incorrere in fraintendimenti ed equivoci. Non solamente se si è un divo del porno e a intervistarti è una donna. Parlo proprio in generale.
Dubito che l’ordine dei giornalisti approvi questa mia considerazione, ma esiste un diritto/dovere all’autotutela che suggerisce molta cautela nell’esposizione mediatica. Con rare eccezioni (conoscenza diretta di chi ti intervista, oppure chiara fama di correttezza e serietà, conquistata sul campo, intervista dopo intervista: allora sì che l’incontro diretto aggiunge calore, intelligenza e umanità al colloquio) la prudenza è d’obbligo, e l’imprudenza garantisce guai. L’intervistatore ha libero accesso alle tue parole, quello che gli metti a disposizione è tanto. E l’intervista è un’arte difficile, richiede rispetto, un grado di confidenza molto sorvegliato, una capacità prima di ascolto, poi di scrittura non comune”.

(Serra nota a margine l’inedita scelta delle maggiori testate di limitarsi a parlare di “una giornalista”: il nome di quest’ultima non era stato infatti citato nei primi due giorni in nessuno degli articoli relativi, con un ammirevole rispetto, non comune però in occasioni in cui la persona coinvolta non sia un giornalista: la giornalista stessa ha poi dato sabato un’intervista a Repubblica rivelando il proprio nome)

“il suo nome non è noto: l’autotutela, in questo caso, è ben garantita”.


domenica 24 Marzo 2024

Sports Illustrated sopravvive

Ci sono sviluppi sui destini della rivista sportiva più illustre del mondo (“illustre” e “rivista” sono due termini che oggi si accompagnano raramente, per crisi delle riviste: ma diciamo che lo si sarebbe detto fino a vent’anni fa). La proprietà del magazine americano Sports Illustrated dovrebbe avere trovato una nuova azienda a cui affidarne le pubblicazioni, dopo la dismissione della precedente.


domenica 24 Marzo 2024

Meno Repubblica

Il sito Professione Reporter ha pubblicato i termini di un accordo sindacale tra l’editore GEDI e il Comitato di redazione del quotidiano Repubblica . L’accordo discende dalle intenzioni dell’editore di ridurre i costi e il numero dei dipendenti (o di rinnovare la redazione con contratti probabilmente meno costosi) e prevede 46 “uscite” nel 2024: si parla di un risparmio per l’azienda di cinque milioni di euro. Tra le altre cose, è stata decisa una riduzione del numero di pagine del quotidiano, con una pagina in meno per la sezione di lettere e commenti.

“Il piano prevede il completamento della “transizione digitale” e quindi un “taglio” della carta con 4 pagine in meno sull’edizione nazionale (meteo, programmi tv, cruciverba, una delle tre di lettere e commenti e una di pubblicità auto promozionale) e 4 in meno sui dorsi locali. Ogni sabato la foliazione delle edizioni locali passerebbe da 12 a 20 pagine”.


domenica 24 Marzo 2024

Decimonono

Il Secolo XIX, storico quotidiano genovese di proprietà del gruppo GEDI, ha scioperato venerdì per protestare contro il rifiuto dell’azienda di dare maggiori informazioni a proposito delle trattative in corso per la vendita del giornale (si tratterebbe dell’ennesima, e di una delle ultime, cessione di quotidiani locali da parte del gruppo).

“Nonostante le formali e reiterate richieste da parte della rappresentanza sindacale, infatti, l’azienda non ha fatto alcuna chiarezza in merito alle insistenti e continue indiscrezioni di stampa relative a una possibile vendita del Decimonono.
Non solo: il gruppo Gedi, anche in questo caso nonostante ripetuti solleciti, non ha presentato un piano di investimenti per il giornale che, in forma cartacea e digitale, rappresenta la voce di Genova e della Liguria da quasi 140 anni. Per la redazione del Secolo XIX, che con orgoglio rappresenta questa testata, il silenzio dell’editore è inaccettabile. Si tratta, in primis, di una mancanza di rispetto nei confronti della redazione, dei suoi lettori e della storia di un quotidiano che negli anni ha consolidato la sua posizione di leader nell’informazione regionale e da sempre è riconosciuto come testata di rilievo nazionale grazie alla professionalità e all’autorevolezza dei suoi giornalisti.
Ai vertici di Gedi ricordiamo che il Decimonono offre contributi di qualità a tutto il gruppo e dal 1886 è la voce libera, autonoma e indipendente di un territorio e di una popolazione che consideriamo a tutti gli effetti il nostro naturale editore. I giornalisti del Secolo XIX continueranno a mettere in campo tutte le azioni necessarie per la salvaguardia e la tutela della propria testata sino a quando non arriveranno precise risposte alle richieste avanzate. All’editore ricordiamo inoltre che, qualora Gedi dovesse cedere la proprietà del giornale, la redazione non sarebbe disposta ad accettare soluzioni di basso cabotaggio ma solo ipotesi di soggetti di dimensioni, capacità, posizionamento, visione e volontà di investimenti coerenti con la nostra storia. Il Secolo XIX non si svende”.


domenica 24 Marzo 2024

Doveva succedere

Nell’ultimo anno si è molto intensificata sui due quotidiani italiani maggiori la pubblicazione di interviste di un’intera pagina dedicate a “personaggi del passato”, dove questi ultimi possono essere indimenticati protagonisti dello spettacolo o dello sport o dimenticati protagonisti di un breve periodo, o in generale protagonisti di storia e cronaca del paese, quasi sempre del secolo scorso. Il Corriere della Sera ci si è dedicato per primo con maggiore intensità, ma Repubblica ha intensificato il proprio impegno sullo stesso modello di interviste. Il format è infatti poco costoso, poco impegnativo dal punto di vista giornalistico, incontra il favore e le attenzioni dei lettori più anziani che costituiscono la quota maggiore dei lettori dei quotidiani, e offre una possibilità di originalità rispetto ad altre testate nella ricerca e nella scelta degli intervistati. Che però diventa col tempo più difficile da raggiungere, e giovedì scorso tutti due i quotidiani hanno scelto di dedicare nello stesso giorno un’intervista di questo genere a Franco Grillini.


domenica 24 Marzo 2024

Poca liberté

Le ingerenze degli interessi economici e politici degli editori nei giornali che posseggono sono una preoccupazione frequentissima nel giornalismo francese in questi anni. Molte testate sono di proprietà di imprenditori tra i più ricchi del paese, altre lo stanno diventando, e ci sono stati diversi casi di palesi intromissioni soprattutto a favore di un orientamento più conservatore. La notizia di questa settimana è stata la sospensione per una settimana del direttore della Provence, quotidiano marsigliese di proprietà dell’armatore miliardario franco-libanese Rodolphe Saadé. Giovedì il giornale aveva occupato la prima pagina con la frase virgolettata di un abitante del quartiere brevemente visitato dal presidente francese Emmanuel Macron per la promozione di una campagna contro il traffico di droga: «Lui se n’è andato, noi restiamo qua». I sostenitori e i collaboratori di Macron hanno protestato contro il titolo sostenendo che indebolisse l’impegno preso contro il traffico di droga e le iniziative delle associazioni che collaborano in questo senso. E la direzione del giornale ha deciso la sospensione di Aurélien Viers, “direttore della redazione” (è la definizione del direttore in molti giornali francesi, che si distingue da quella del direttore generale), e la pubblicazione in prima pagina di un messaggio di scuse ai lettori per averli indotti a pensare che il giornale facesse il gioco degli spacciatori. In seguito all’ipotesi che Viers venga licenziato, la redazione della Provence è entrata in sciopero e il quotidiano non è stato pubblicato sabato: allo sciopero hanno aderito (a partire da martedì) anche i giornalisti della Tribune, giornale della stessa proprietà.


domenica 24 Marzo 2024

Agitazione

I giornalisti dell’agenzia AGI hanno scioperato per due giorni – giovedì e venerdì – per protesta contro le insoddisfacenti risposte della proprietà (ovvero l’azienda petrolifera ed energetica ENI) a proposito delle notizie pubblicate domenica scorsa sul Fatto su una possibile vendita di AGI alla società che già possiede i quotidiani LiberoTempo Giornale.

«L’Assemblea ha ringraziato il Cdr per il grande impegno profuso e per l’ottimo lavoro fatto nel mettere in campo le iniziative di protesta che stanno avendo una grande eco. In attesa che il Cdr incontri l’azienda e la direzione l’Assemblea all’unanimità conferma lo stato di agitazione a cui, dalla mezzanotte di oggi, si aggiungerà il ritiro delle firme dal notiziario e dal sito».


domenica 24 Marzo 2024

I giornali contano, per la politica

Sulla vendita del quotidiano britannico Daily Telegraph le cose si sono fermate dopo l’annuncio del governo di voler impedire per legge la vendita di aziende giornalistiche a società legate a governi stranieri, per ragioni di interesse e sicurezza nazionali. Ma intanto John Gapper del Financial Times ha pubblicato un convincente commento sulle contraddizioni e sulle ipocrisie di questa legge “ad personam” e su quanto sia il risultato di una capacità ancora forte dei giornali tradizionali di influire sulla politica tradizionale. Capacità ormai spesso scollegata dal resto della realtà o della formazione dell’opinione pubblica, ma che in questo caso ha spinto il partito conservatore britannico a preoccuparsi di poter perdere il sostegno e il controllo su una testata come il Telegraph alla vigilia di una campagna elettorale.


domenica 24 Marzo 2024

Da dove vengono le notizie

Diverse testate giornalistiche italiane hanno pubblicato tra martedì e mercoledì la notizia di una ragazza di 17 anni che sarebbe stata aggredita su un treno tra Milano e Brescia e che sarebbe riuscita a fuggire grazie a un braccialetto dotato di un segnale d’allarme acustico ( AdnkronosGiornoNazioneCorriere della Sera, tra le altre). Gli articoli erano formulati con toni molto poco giornalistici, che concentravano le attenzioni sul braccialetto, sull’azienda che lo produce, e sulla promozione della sua efficacia; e incorniciavano la notizia tra dettagli narrativi di cui non era riportata la fonte (la stessa protagonista era descritta solo col suo nome di battesimo, e nessuna autorità pubblica era indicata).

A una breve indagine di Charlie, la fonte di quegli articoli è stata la società stessa che produce il braccialetto, con un suo comunicato stampa ( la Polfer non ha avuto nessuna notizia della tentata aggressione): dall’azienda stessa confermano che nessun giornale li ha chiamati prima di pubblicare per avere maggiori verifiche o informazioni (e sostengono che la notizia sia vera “ma non possiamo dare maggiori dettagli, né i contatti della ragazza, per ragioni di privacy”).
Un “fatto” simile era già stato raccontato – nelle stesse forme pubblicitarie – su altre testate (StampaCitynewsGiornale) lo scorso dicembre: e il prodotto ha avuto in generale estese attenzioni sui giornali negli scorsi anni.

Al di là del caso in sé e dell’eventuale fondatezza del fatto, è un’ulteriore conferma che spesso le redazioni delle maggiori testate non fanno nessuna verifica sulle informazioni ricevute, con interesse promozionale, dagli uffici stampa, e le pubblicano come vere.


domenica 24 Marzo 2024

Il piccolo mondo che abbiamo intorno

Il magazine americano Atlantic ha pubblicato una riflessione del suo giornalista Charlie Warzel a proposito della rinnovata capacità della produzione giornalistica di creare “fenomeni” e allarmi relativi che si autoalimentano: rinnovata dai nuovi contesti degli algoritmi digitali.
Il caso citato a esempio è quello degli incidenti che hanno riguardato il volo aereo negli Stati Uniti negli scorsi mesi, il cui racconto ha generato un’impressione di maggiore pericolo per i voli aerei stessi. Ma, dati alla mano, il pericolo del volo aereo è tuttora bassissimo e non è aumentato: la percezione del suo aumento, dice Warzel, si deve alla tendenza dei giornali a creare ondate di sensazioni intorno a singoli fenomeni, e a quella dei social network a sottoporre agli utenti informazioni affini a quelle che hanno già frequentato. E per le persone distinguere tra sensazioni isolate o aneddotiche e realtà dimostrate diventa molto difficile.

“Esistere online significa essere esposto a così tante informazioni che è diventato molto facile venire a sapere di problemi singoli, ma incredibilmente difficile determinare la loro scala o rilevanza generale. Su TikTok si può entrare in contatto con intere categorie di video di paurosi problemi in volo. Anche chi non sia dipendente da questo genere di cose può soffrire di un pregiudizio da algoritmo: più qualcuno si interessa a qualche problema su un aereo, più vedrà storie e commenti sui problemi aerei. Nel frattempo un aumento di interesse nelle storie di problemi aerei genererà un aumento della copertura giornalistica dei problemi aerei, con il risultato che qualunque problema di routine sembrerà accumularsi in un fenomeno eccezionale. Parte di quella copertura giornalistica è del tutto sensazionalistica, e le testate giornalistiche si stanno ora occupando di incidenti che normalmente avrebbero ignorato.
Questa distorsione – tra la percezione pubblica di una questione (gli aerei sono meno sicuri!) e la più banale realtà (sono molto sicuri) – è esacerbata dall’intensità e dalla densità delle informazioni. Capita comunemente di imbattersi in un meme, una teoria, una narrazione e poi vederla in tutti i propri feed. E allo stesso modo le piattaforme tendono a ridurre storie complesse e varie in modi semplificati di vedere il mondo”.


domenica 24 Marzo 2024

Senza le agenzie

La notizia più commentata tra chi si occupa di giornali negli Stati Uniti questa settimana è stata la rinuncia a usare i servizi dell’agenzia Associated Press da parte di due importanti aziende giornalistiche, Gannett e McClatchy: Gannett è editore di oltre 500 media digitali e giornali cartacei e digitali, tra cui USA Today, uno dei pochi grandi quotidiani nazionali statunitensi; McClatchy pubblica una trentina di quotidiani (tra cui il Miami Herald e il Sacramento Bee) e diversi siti di news.
Associated Press è la più famosa e stimata agenzia di stampa internazionale, creata nel 1846 da un consorzio di giornali newyorkesi per condividere costi e lavoro di copertura giornalistica. Da allora è diventata un servizio essenziale per quasi tutti i quotidiani americani e per moltissime testate internazionali, offrendo notizie, immagini, articoli che richiedono impegni e investimenti impossibili per un singolo giornale: creando una rete di redazioni e corrispondenti enorme in tutto il mondo. Molti quotidiani americani hanno sempre ospitato diversi articoli – soprattutto sui fatti internazionali – firmati semplicemente “AP”.

Per questo la scelta di Gannett e McClatchy è considerata storica ed esemplare dei tempi: le sue ragioni sono una riduzione dei costi (i servizi di AP sono comunque costosi) e un’idea – tutta da confermare – che l’offerta di news online renda meno competitivo il servizio di AP sui quotidiani locali, e più importante spostare le priorità sulle informazioni locali. Ma in molte delle redazioni interessate ci sono già state proteste  per l’abbassamento della qualità dell’offerta e scetticismi sul fatto che l’editore intenda davvero investire i soldi risparmiati nelle redazioni e nel giornalismo.

Associated Press da parte sua si è detta dispiaciuta, per quanto comprensiva delle necessità dei due editori, e intenzionata a proseguire trattative per possibili nuovi accordi: e ha comunicato che la varietà dei suoi servizi ha diversificato in questi anni i suoi clienti e che i quotidiani statunitensi costituirebbero oggi solo il 10% dei ricavi dell’azienda.


domenica 24 Marzo 2024

Charlie, più rari che unici

Questa stessa newsletter si adegua ai cambiamenti di tendenze nel business dei giornali e nelle sue prospettive: chi la legge si sarà accorto che è un po’ diminuita l’attenzione su meccanismi e sviluppi nel campo dei ricavi pubblicitari, in particolare su quelli digitali. Il cui ruolo nella sostenibilità delle testate internazionali sta diminuendo, cedendo spazio all’altra delle due storiche fonti di ricavo – i lettori paganti – ma anche ad altre forme di business più piccole ma preziose.

Continueremo a parlare della pubblicità, naturalmente, ma è utile fare un momento il punto su come i giornali online stiano spostando non solo le loro priorità ma anche – di conseguenza – i loro modi di misurare i risultati: grandi quantità di “visitatori unici” non sono più un dato utile a far crescere i ricavi attraverso il percorso privilegiato, gli abbonamenti, come spiega la responsabile della crescita dell’Atlantic: “gli unici mensili non sono più l’indicatore più significativo della salute di un’azienda. Da soli non ci dicono quello che ci serve sapere e possono essere ingannevoli. Questo ci spinge invece a capire la qualità del coinvolgimento e quali strumenti abbiamo per raggiungere davvero il nostro pubblico. È un cambio di approccio recente, e molto affascinante: stiamo rispondendo a un ambiente che cambia, e che vuole metriche che contano assai più del traffico”.

Quello a cui si riferiscono i molti che stanno facendo simili riflessioni è il ridotto valore di numeri di “visitatori unici” che mettono sullo stesso piano lettori frequenti, affezionati e soddisfatti e visitatori passeggeri, magari provenienti da una ricerca su Google o da altri passaggi occasionali, che in gran parte arriveranno su un solo articolo per una volta alla settimana, o al mese, o persino in un anno. Le variabili che determinano questo storico metodo di conteggio dei risultati sono tante, spesso inafferrabili, e poco utili a stimolare il coinvolgimento e la soddisfazione che portano alcuni lettori ad abbonarsi e a pagare per i contenuti dei giornali. Un solo abbonato può valere – in termini economici – più di diecimila “visitatori unici”, in certi casi. L’obiettivo principale è capire quali di quei diecimila possono diventare quell’uno, e come ottenerlo: e quali nuove metriche adottare per misurare quel potenziale. Ed è, appunto, “molto affascinante”.

Fine di questo prologo.

Domenica prossima, con la scusa della Pasqua, Charlie si prende una pausa, e torna domenica 7 aprile.


domenica 17 Marzo 2024

Errore

Lo sbaglio della settimana scorsa è stato di automatismo (anche questo racconta qualcosa dei meccanismi dei giornali): a forza di ripetere i nomi del primo quartetto di quotidiani ex GEDI acquistati dalla società SAE, l’ultima volta avevamo indicato nella newsletter la Gazzetta di Parma – che non c’entra niente se non per una prossimità geografica – invece che la Gazzetta di Reggio. Molte scuse.


domenica 17 Marzo 2024

Dalle Puglie

Il Post ha raccontato questi travagliati anni della Gazzetta del Mezzogiorno, storico quotidiano pugliese tra cambi di proprietà, crisi economiche e vicende immobiliari.

“La Gazzetta del Mezzogiorno è stato uno dei giornali più letti nell’Italia del Sud e ha una radicata presenza soprattutto in Puglia e Basilicata: nacque nel 1887 con il nome Corriere delle Puglie, coprendo soprattutto le notizie di Bari, cessò le pubblicazioni nel 1922, e la sua redazione fu assorbita dalla Gazzetta di Puglia che ne ereditò anche la storia. Nel 1928 il quotidiano fu ribattezzato Gazzetta del Mezzogiorno e sotto la testata conserva ancora i nomi dei due giornali che l’hanno preceduta. Negli anni Ottanta e Novanta le vendite del giornale erano attorno alle 100mila copie giornaliere, nei Duemila intorno alle 60mila e ancora nel 2012 erano circa 30mila. Nel 2020 erano scese a circa 10mila e nel 2023 a 5mila: ora potrebbero essere di meno, ma il giornale non comunica più i dati”.


domenica 17 Marzo 2024

Abbonamenti e abbonamenti

Il Corriere della Sera ha comunicato – in un più ampio articolo sui risultati dell’azienda RCS a cui appartiene – di avere raggiunto i “615mila abbonamenti digitali”: considerato che per l’edizione digitale del quotidiano – stando ai dati ADS citati in questa newsletter – il giornale dichiara 88mila abbonamenti, dovrebbe significare che 527mila sono gli abbonati ai contenuti del sito.


domenica 17 Marzo 2024

Inchieste lontane

Il magazine Bloomberg Businessweek ha pubblicato giovedì un’inchiesta sullo sfruttamento dei lavoratori nell’allevamento delle vigogne in Perù impiegate per la produzione di tessuti per l’azienda italiana Loro Piana (di proprietà della multinazionale del lusso LVMH). L’inchiesta è stata ripresa da importanti testate giornalistiche internazionali che si occupano di moda come Fashionista Business of Fashion (che ha LVMH tra i suoi investitori). Sui media italiani non è stata finora citata (sabato Repubblica ha pubblicato nelle sue pagine di promozione dei brand di moda un articolo sul “profondo legame che unisce Loro Piana al Giappone”).


domenica 17 Marzo 2024

Dove sono i veri bavagli

Il quotidiano Domani ha raccontato in un articolo sabato le minacce nei confronti di un noto giornalista trapanese che ha spesso attaccato la mafia e ne è stato perseguitato – Giacomo Di Girolamo, direttore del sito Tp24 – da parte del presidente del Trapani calcio e di alcuni tifosi della squadra.

“Un isolamento che è tornato a circondarlo, la sua colpa è quella di aver scritto un’inchiesta sul nuovo re di Trapani: l’imprenditore Valerio Antonini. Con l’isolamento è tornato il silenzio della città e qualcuno ne approfitta e va oltre. C’è chi ha provato a forzare la serratura della redazione, c’è chi lo ha insultato sui social e, da ultimo, allo stadio sono apparsi due striscioni oltraggiosi che lo hanno dipinto come «scribacchino», «prezzolato», «cantastorie». «Tp24 cantastorie, giù le mani dal presidente Antonini. Di Girolamo Tp24 scribacchino prezzolato», questo si leggeva sui due striscioni esposti allo stadio Basciano di Trapani”.


domenica 17 Marzo 2024

Redistribuire

Il Consiglio di Stato ha accolto il ricorso di Agcom e ha annullato una sentenza del Tar che sospendeva l’obbligo per Facebook e Google di trattare con gli editori dei giornali per un cosiddetto “equo compenso” della circolazione dei contenuti dei giornali sulle due piattaforme. La sentenza riguarda soprattutto Facebook, perché Google ha già in corso accordi autonomi di compensazione con diverse testate giornalistiche.


domenica 17 Marzo 2024

La realtà aumentata

Il Post ha raccontato lunedì la confusa storia della foto “ritoccata” di Kate Middleton, di cui hanno parlato i media in tutto il mondo, e in cui i media hanno avuto un ruolo rilevante.

“Dopo qualche ora dalla pubblicazione della foto, diverse agenzie di stampa internazionali molto autorevoli, come Associated Press (AP), Reuters, Agence France-Presse (AFP) e l’agenzia fotografica Getty Images, hanno rimosso la foto dai propri archivi fotografici, quelli da cui i giornali di tutto il mondo attingono per i loro articoli. Le agenzie hanno spiegato di avere preso questa decisione sospettando che l’immagine potesse essere stata modificata, e che quindi non fosse in linea con i loro standard di accuratezza giornalistica”.


domenica 17 Marzo 2024

Il singolare pluralismo

Il Fatto ha pubblicato martedì un lungo articolo polemico sui contributi pubblici ai giornali, riassumendone i principali destinatari.

“Una costante rispetto al passato è anche la concentrazione delle risorse, con le prime dieci società che incamerano poco meno del 60% delle risorse complessive e le prime 20 che arrivano quasi ai quattro quinti della somma totale. Alla faccia del pluralismo che queste risorse dovrebbero servire a tutelare”.


domenica 17 Marzo 2024

Honoris effetto

Questa settimana sia il Corriere della Sera che Repubblica hanno scelto di promuovere nelle loro pagine dell’Economia la consegna di una laurea honoris causa a Padova – decisa nel 2021 – all’amministratore delegato della banca Intesa Sanpaolo (importante inserzionista e anche creditrice di diverse testate maggiori) .


domenica 17 Marzo 2024

Meglio pagare prima

Un articolo del Post ha descritto i nuovi accordi della società OpenAI con diversi giornali, per evitare che gli stessi giornali decidano invece di contestare legalmente i suoi progetti di “intelligenza artificiale”.

” L’azienda statunitense OpenAI, famosa per il suo sistema di intelligenza artificiale ChatGPT, ha annunciato di avere stretto un accordo con il giornale francese Le Monde e il gruppo editoriale spagnolo Promotora de Informaciones (Prisa) per l’utilizzo dei loro contenuti. Gli articoli e gli altri materiali prodotti dai due gruppi editoriali saranno impiegati per allenare i sistemi di intelligenza artificiale (AI), in modo da offrire agli utenti di ChatGPT contenuti migliori in francese e in spagnolo. L’accordo rientra in un piano più ampio di OpenAI per ridurre il rischio di iniziative legali contro l’impiego non autorizzato di materiale protetto dal diritto d’autore”.


domenica 17 Marzo 2024

I quotidiani a gennaio

Sono stati pubblicati i dati ADS di diffusione dei quotidiani nel mese di gennaio 2024. Se, come facciamo ogni mese, selezioniamo e aggreghiamo tra le varie voci il dato più significativo e più paragonabile rispetto alla generica “diffusione” totale, i risultati sono quelli che seguono: che non tengono conto delle copie distribuite gratuitamente, di quelle vendute a un prezzo scontato oltre il 70% e di quelle acquistate da “terzi” (aziende, istituzioni, alberghi, eccetera). Il dato è così meno “dopato” e più indicativo della scelta attiva dei singoli lettori di acquistare e di pagare il giornale, cartaceo o digitale (anche se questi dati possono comunque comprendere le copie acquistate insieme ai quotidiani locali con cui alcune testate nazionali fanno accordi, e che ADS non indica come distinte). Più sotto citiamo poi i dati della diffusione totale, quella in cui invece entra tutto. Tra parentesi la differenza rispetto a un anno fa.

Corriere della Sera 166.029 (-6%)
Repubblica 91.919 (-11%)
Stampa 66.480 (-13%)

Sole 24 Ore 54.014 (-9%)
Resto del Carlino 51.669 (-11%)
Messaggero 45.674 (-9%)
Nazione 34.173 (-11%)
Gazzettino 33.891 (-6%)
Fatto 27.284 (-35%)
Dolomiten 27.275 (-6%)
Giornale 26.897 (-5%)
Messaggero Veneto 24.576 (-9%)
Unione Sarda 24.234 (+1,4%)
Eco di Bergamo 22.394 (-8%)
Verità 21.814 (-18%)
Secolo XIX 20.400 (-14%)
Altri giornali nazionali:
Libero 18.735 (-13%)
Avvenire 15.170 (-4%)
Manifesto 12.640 (+3%)
ItaliaOggi 5.920 (-37%)

(il Foglio Domani non sono certificati da ADS).

Questo mese c’è stato qualche movimento più vistoso del solito, rispetto all’abituale calo grossomodo medio del 10% anno su anno delle copie effettivamente “vendute”, cartacee e digitali (queste ultime in abbonamento), e che il Corriere della Sera riesce anche questo mese a contenere, limitandosi a una perdita del 6%. Il dato più vistoso è quello della grossa perdita del Fatto, che deriva da una perdita di oltre 13mila abbonati all’edizione digitale a un prezzo superiore al 30% di quello “di copertina” (ADS divide in tre categorie gli abbonamenti digitali: quelli di fatto gratuiti, venduti a meno del 10% del prezzo del giornale; quelli “scontatissimi”, tra il 10% e il 30%; quelli ritenuti più sostanzialmente “venduti”, a un prezzo superiore al 30%). Quello che è probabilmente successo, spiegano al Fatto , è che le offerte di sconti a Natale hanno spinto molti abbonati a convertire il loro abbonamento in uno più scontato. Nel complesso, infatti, grazie alle offerte gli abbonati digitali sono passati da 28.892 a 30.178: con però ricavi minori, e molte più copie acquistate a prezzi sotto il 30%. È utile ricordare che le offerte scontate sono una strategia che mira appunto a coinvolgere più abbonati per cercare poi di trattenerli quando le offerte scadono e i prezzi degli abbonamenti aumentano.

Grazie a perdite leggermente minori, dopo due mesi la Nazione ha superato di nuovo il Gazzettino . Continuano a essere superiori al 10% anno su anno le perdite dei tre quotidiani GEDI, RepubblicaStampa Secolo XIX . E continua a perdere molto più di tutti la Verità, mentre ci sono ben due casi di piccolo aumento di diffusione: a quello del Manifesto si è aggiunta l’ Unione Sarda di Cagliari, che ha aggiunto al totale quasi duemila copie del giornale di carta.

Ma per dare un’idea dell’apparente inesorabilità dei declini medi, a partire dalle quattro testate maggiori, questi sono i dati di diffusione di gennaio 2024 confrontati con quelli di gennaio 2021, tre anni fa, quando avevamo appena iniziato a raccontarli su questa newsletter:
Corriere della Sera 166.029 (200.499)
Repubblica 91.919 (149.430)
Stampa 66.480 (97.173)

Sole 24 Ore 54.014 (75.713)

Se guardiamo i soli abbonamenti alle edizioni digitali – che dovrebbero essere “la direzione del futuro”, non essendolo ancora del presente – l’ordine delle testate è questo (sono qui esclusi gli abbonamenti venduti a meno del 30% del prezzo ufficiale, che per molte testate raggiungono numeri equivalenti o persino maggiori: il Corriere ne dichiara più di 43mila, il Sole 24 Ore più di 33mila, il Fatto più di 23mila, vedi sopra). Tra parentesi gli abbonamenti guadagnati o persi questo mese.
Corriere della Sera 44.450 (+1.173)
Repubblica 24.093 (+262)
Sole 24 Ore 22.883 (-40)
Stampa 8.482 (-120)
Manifesto 6.487 (+85)
Fatto 6.473 (-13.220)
Gazzettino 6.234 (-24)

Tornando alle vendite individuali complessive – carta e digitale – tra gli altri quotidiani locali le perdite maggiori rispetto a un anno fa sono ancora soprattutto del Tirreno (-20%, ancora); e poi di nuovo del Giornale di Vicenza (-16%) e dell’ Arena (-16%), entrambi del gruppo Athesis.

Quanto invece al risultato totale della “diffusione”, ricordiamo che è un dato (fornito dalle testate e verificato a campione da ADS) che aggrega le copie dei giornali che raggiungono i lettori in modi molto diversi, grossomodo divisibili in queste categorie:
– copie pagate, o scontate, o gratuite;
– copie in abbonamento, o in vendita singola;
– copie cartacee, o digitali;
– copie acquistate da singoli lettori, o da “terzi” (aziende, istituzioni, organizzazioni) in quantità maggiori.

Il totale di questi numeri di diversa natura dà una cifra complessiva di valore un po’ grossolano, che è quella usata nei pratici e chiari schemi di sintesi che pubblica il giornale specializzato Prima Comunicazione, e che trovate qui.

AvvenireManifestoLibero, Dolomiten ItaliaOggi sono tra i quotidiani che ricevono contributi pubblici diretti, i quali costituiscono naturalmente un vantaggio rispetto alle altre testate concorrenti)


domenica 17 Marzo 2024

Non si pubblica tutto

C’è stato un altro esempio della consuetudine britannica di applicare regole e sentenze che limitino o permettano la diffusione di alcune notizie e informazioni da parte dei media: e di affidare ai tribunali le scelte relative, a seconda dei casi e dei contesti. Un giudice ha deciso che i giornali possano pubblicare il nome di un agente di polizia accusato di avere ucciso un 24enne che era stato fermato per un controllo a Londra nel 2022. Una precedente decisione aveva imposto di non diffondere il nome dell’accusato per proteggerlo rispetto alle minacce che aveva ricevuto. Alcuni giornali avevano fatto ricorso e lunedì il giudice (il processo si terrà a ottobre) ha stabilito che il diritto alla pubblicità dei processi e la tutela dell’accusato trovino un compromesso nella pubblicazione del suo nome e della sua data di nascita, ma non delle sue foto o del suo indirizzo di residenza.


domenica 17 Marzo 2024

Agi agli Angelucci?

Secondo un articolo sul Fatto di stamattina “Eni è sempre più vicina a vendere l’ Agi ad Antonio Angelucci”. Ovvero: la grande azienda dell’energia, che storicamente ha sempre investito e tuttora investe – indirettamente e direttamente – sulla gran parte dei maggiori mezzi di informazione italiani, starebbe per vendere la sua agenzia di stampa, Agi, al gruppo editoriale che possiede i quotidiani LiberoGiornale Tempo, di proprietà dell’imprenditore della sanità e deputato della Lega Antonio Angelucci. Direttore di Libero è Mario Sechi, che ha formalmente lasciato un anno fa la direzione di Agi, continuando però a influire molto sulla sua produzione di notizie e sul suo orientamento editoriale, come spiega anche il Fatto alludendo a un suo possibile ritorno: “ha mantenuto frequenti contatti con la nuova direttrice di Agi, Rita Lofano, che è considerata una sua fedelissima”.


domenica 17 Marzo 2024

Allarme a Genova

Questa settimana a essere allarmata nei confronti dei progetti – o delle assenze di progetti – da parte dell’editore GEDI è stata la redazione del Secolo XIX di Genova. Ricordiamo che il gruppo GEDI possiede oggi le due testate nazionali Repubblica Stampa, e che ha ceduto negli ultimi anni una dozzina di quotidiani locali: conserva ancora tra questi la Provincia Pavese – su cui sono in corso trattative di vendita – il piccolo Sentinella del Canavese, e appunto il Secolo XIX (che ha una nuova direttrice dallo scorso ottobre ): il cui Comitato di Redazione ha pubblicato un primo preoccupato comunicato giovedì a proposito di “voci” di vendita, e poi un secondo venerdì che annunciava lo stato di agitazione e un’ipotesi di cinque giorni di sciopero a fronte della “non smentita” di quelle voci da parte dell’azienda.

“Per questo l’assemblea dei giornalisti chiede con forza e in tempi brevi all’azienda di presentare un piano industriale e un preciso piano di investimenti per Il Secolo XIX. Qualora invece Gedi dovesse cederne la proprietà, la redazione sarebbe disposta ad accettare solo l’ipotesi di un soggetto di dimensioni, capacità, posizionamento, visione e volontà di investimenti che siano coerenti con la nostra storia. Diciamo no, quindi, a soluzioni di basso cabotaggio o filtrate da ingerenze di tipo economico politico e confermiamo la nostra netta opposizione a scelte in contrasto con l’identità della testata che, con orgoglio, rappresentiamo”.

Secondo una breve nota sul quotidiano Libero di sabato a essere interessati all’acquisto del Secolo XIX sarebbero l’imprenditore portuale Giulio Schenone e il proprietario della tv genovese Primocanale Maurizio Rossi.


domenica 17 Marzo 2024

Diversificare l’offerta

La diversificazione delle fonti di ricavo è una direzione verso cui stanno andando molte testate internazionali, e anche alcune italiane. Malgrado la loro sostenibilità si debba ancora in maniera preponderante alla pubblicità, e malgrado le insistenze sugli abbonamenti, la crescita ancora limitata dei ricavi provenienti da questi ultimi suggerisce ad alcuni giornali nuove e continue attività più o meno legate a quelle giornalistiche (lo stesso New York Times ha avuto il suo maggiore successo negli ultimi anni con i giochi: Wordle ha raggiunto la settimana scorsa la sua millesima puntata). Nelle ultime settimane, per esempio, il Corriere della Sera ha promosso sulle sue pagine: i viaggi del Corriere della Sera, gli NFT del Corriere della Sera, i corsi del Corriere della Sera, i libri del Corriere della Sera (nei giorni scorsi ben tre collane erano pubblicizzate su altrettante pagine del giornale di carta), gli eventi sponsorizzati del Corriere della Sera, il “Club del Corriere”.


domenica 17 Marzo 2024

Focus

Un articolo del New York Times ha voluto ricordare che in mezzo a tutto quello che si è scritto nelle settimane passate sulle crisi dei giornali americani ci sono anche casi di progetti nuovi o quasi nuovi che sembrano andare bene. Gli esempi citati sono PuckPunchbowl NewsThe Ankler Semafor, e hanno in comune una maggiore attenzione ai costi rispetto alle testate tradizionali, una varietà di fonti di ricavo piuttosto che una concentrazione sulla pubblicità, e di avere accantonato l’ambizione di rivolgersi a grandi pubblici generalisti per concentrarsi su comunità specifiche di lettori e interessi, in particolare attraverso l’uso delle newsletter.


domenica 17 Marzo 2024

Sviluppi sul Telegraph

Il governo britannico proporrà una legge per impedire che i mezzi di informazione del paese vengano acquistati da proprietà legate a governi stranieri: decisione che dovrebbe impedire l’acquisto del quotidiano Daily Telegraph e del settimanale Spectator da parte di un fondo sostenuto dagli Emirati Arabi Uniti.
La vendita del Telegraph – uno dei più importanti e storici quotidiani nazionali, vicino al partito Tory – è stata la notizia principale nel mondo del giornalismo britannico da quasi un anno a oggi: ci sono state diverse offerte e proposte (questa settimana si è parlato anche di Rupert Murdoch, e della proprietà del tabloid Daily Mail ) ma quella più forte è stata quella del consorzio RedBird IMI, che ha affidato la sua conduzione all’ex presidente di CNN Jeff Zucker. Ma il ruolo del governo arabo ha molto preoccupato soprattutto il governo e il partito conservatore, che adesso sembrano avere deciso di impedire l’accordo per legge.


domenica 17 Marzo 2024

Charlie, buon giornalismo

La lezione principale da cui è nata questa newsletter, e la lezione principale che è trasmessa da quello che racconta ogni settimana, è che praticamente tutte le scelte giornalistiche fatte dalle più diverse testate in questi anni hanno una dipendenza molto forte da ragioni economiche. E che attraverso le necessità dei giornali di sostenersi si può spiegare e comprendere la gran parte di quelle scelte. E ancora, che questo si deve a un variabile complesso di condizioni che riguardano da una parte il difficile contesto del business giornalistico e dall’altra i modi con cui le varie testate reagiscono a questo difficile contesto.

Ma accanto a tutto questo c’è un lavoro giornalistico che riesce ancora a produrre qualità e contributo prezioso all’informazione e alla conoscenza da parte delle persone: e se questa newsletter ne parla meno è solo perché la sua natura è spiegare la crisi attuale e le sue possibili soluzioni, proprio a partire dalla consapevolezza e dalla condivisione che il giornalismo è quella speciale cosa lì, il servizio pubblico di far conoscere la realtà e far funzionare meglio le comunità di ogni scala.

Ma quando questo lavoro fa non solo il suo dovere, ma genera scelte e prodotti giornalistici eccezionali, merita che si spieghi anche quello, a proposito dei giornali. E sul racconto di cosa succede a Gaza – senza nulla togliere a ogni altro contributo – niente è diventato così importante e ammirevole nell’informazione italiana come la scelta di Repubblica di creare la rubrica quotidiana di Sami al Ajrami: nata da un vecchio rapporto del direttore Molinari con Ajrami stesso e permessa dalla direzione dell’ Ansa, di cui Ajrami è tuttora corrispondente. Scelta che oggi è cresciuta nell’ottima intuizione che una collaborazione da parte di un corrispondente preziosissimo potesse diventare un diario quotidiano, un format indispensabile. Su Ajrami stesso il Post aveva scritto quattro mesi fa, ma nel frattempo l’importanza del suo lavoro è aumentata, come sono aumentate le attenzioni e le solidarietà per il suo valore. E, fatte le dovute proporzioni, è da ringraziare l’impegno di tutti quelli che hanno pensato a quella collaborazione e che permettono che prosegua nel suo prezioso lavoro: il buon giornalismo è raccontare le cose, ma anche farsi venire le idee giuste per raccontarle e creare le condizioni necessarie a diffonderlo.

Fine di questo prologo.


domenica 10 Marzo 2024

Errore

Domenica scorsa abbiamo per dabbenaggine chiamato “Andrea” l’imprenditore Enrico Marchi, citando l’articolo su di lui e sull’acquisto degli ex quotidiani GEDI di Veneto e Friuli Venezia Giulia, pubblicato dal Foglio.


domenica 10 Marzo 2024

Le Canzoni

Il Post continua a investire in una varietà di eventi pubblici che contribuiscono a incentivare la partecipazione dei suoi lettori e abbonati, e si stanno dimostrando un efficace strumento di conservazione della comunità che lo sostiene, e delle sue sottocomunità di iscritti alle newsletter. La settimana passata ha annunciato che a luglio si replicherà, raddoppiata su due date, l’esperienza del concerto organizzato l’anno scorso a Peccioli a partire dalla newsletter Le Canzoni (che oggi ha circa 35mila iscritti), a cui avevano partecipato quasi duemila persone.


domenica 10 Marzo 2024

Precarietà canavesi

Intanto, un po’ alla volta, i quotidiani locali del gruppo GEDI sono rimasti solo due, e la Provincia Pavese è in via di dismissione. Il Post è andato a sentire come la vivono nell’ultimo rimasto, a Ivrea.

“Dopo che si è saputo della trattativa per vendere La Provincia Pavese i redattori della Sentinella hanno pubblicato un comunicato in cui dicevano di essere «preoccupati», e non solo per spirito di solidarietà verso i colleghi dell’altro giornale: la probabile vendita della Provincia Pavese avrebbe infatti ripercussioni non indifferenti anche sulla Sentinella. Un esempio è il fatto che di recente la Provincia Pavese ha “prestato” per un mese e mezzo un redattore alla Sentinella per realizzare lo speciale annuale sul carnevale di Ivrea, che altrimenti la redazione non avrebbe avuto le forze di fare”.


domenica 10 Marzo 2024

Grandi promesse

Il Foglio di sabato ha dedicato una pagina ad Alberto Leonardis, l’imprenditore abruzzese che ha guidato il progetto dell’acquisizione di una serie di quotidiani locali del gruppo GEDI, di cui è capitato spesso di parlare su Charlie. L’articolo è più una ricostruzione della sua biografia e un’illustrazione dei progetti che dichiara, che un’analisi dell’andamento dei giornali in questione e sulle loro scelte e prospettive, ma aggiunge informazioni per chi è interessato a sapere chi si occupa delle sorti del Tirreno, della Gazzetta di Reggio, della Nuova Ferrara, della Gazzetta di Modena e della Nuova Sardegna.


domenica 10 Marzo 2024

La linea lipstick

Se su Charlie non ripetiamo ogni settimana una selezione di “contiguità” tra alcuni articoli giornalistici e alcune inserzioni pubblicitarie non è perché manchino gli esempi, ma anzi proprio perché le segnalazioni rischiano di diventare ripetitive e creare persino un adattamento, un considerarle la norma anche in teoria. Ma non lo sono: in teoria il lavoro delle redazioni dei giornali e quello delle loro concessionarie pubblicitarie dovrebbero rimanere distinti, per garantire l’indipendenza e l’affidabilità del primo, e la fiducia dei lettori. Se nella pratica le cose non vanno così si deve al grande contesto sullo sfondo di tutto, ovvero la crisi di risorse economiche dei giornali e i cedimenti necessari a conservare i ricavi pubblicitari necessari perché alcuni giornali possano esistere.
Ma non rischiamo di pensare che solo perché Charlie non vuole diventare noioso queste “contiguità” non siano presenti ogni settimana, soprattutto sui grandi quotidiani destinatari della quota maggiore degli investimenti pubblicitari. Sabato sia Repubblica che il Corriere della Sera ospitavano articoli dedicati ad alcuni brand del gruppo Oniverse, responsabile di una grossa quota di questi investimenti con i suoi diversi brand: poche pagine dopo le pubblicità di Intimissimi, il Corriere della Sera dedicava un’intervista al fondatore Sandro Veronesi, e Repubblica un articolo dedicato al brand Falconeri, della stessa proprietà.
Sempre sabato Repubblica replicava un format che sta diventando sempre più abituale nelle pagine della Moda, quello di intervistare un personaggio non in ragione della sua attività e fama abituale, ma in quanto protagonista della campagna pubblicitaria di un brand, e descrivendolo prioritariamente come tale. In questo caso la cantante Dua Lipa, “testimonial di YSL Beauty e della linea lipstick LoveShine”.


domenica 10 Marzo 2024

Circospetti e rispettosi

Il Post ha raccontato il peculiare rapporto dei giornali britannici con le notizie che riguardano la famiglia reale del loro paese, che si sta manifestando in questi giorni a proposito delle condizioni di salute di Kate Middleton.

“Il Guardian, uno dei giornali britannici più autorevoli ma anche uno di quelli che storicamente si sono sempre occupati meno delle vicende della famiglia reale, in questi giorni ne ha scritto in pochissime occasioni, in tutti i casi citando i comunicati pubblicati dall’ufficio stampa di Kensington Palace. L’ultima volta è accaduto martedì, quando ha dato notizia di un’affermazione che era stata pubblicata quella mattina sul sito dell’esercito del Regno Unito ed era stata eliminata poco dopo, quando era arrivata una smentita da parte di Kensington Palace: l’esercito aveva dato per certa la partecipazione di Middleton a un evento commemorativo che si terrà a giugno, ma che non era invece stata confermata”.


domenica 10 Marzo 2024

Non ancora

Lo sciopero dei giornalisti di Condé Nast Italia (che pubblica WiredVogueVanity FairADTraveller, GQCucina Italiana), di cui avevamo detto la settimana scorsa, è stato sospeso nell’ambito del confronto con l’azienda, che prosegue finora senza nuovi sviluppi.


domenica 10 Marzo 2024

Passato presente

Il Corriere della Sera ha organizzato per mercoledì 13 marzo alle 18 a Milano un evento pubblico su “Come cambia l’informazione, dietro le quinte del Corriere”: si terrà nella tradizionale sala Buzzati alle spalle della redazione del giornale (ma i posti sono esauriti) e gli abbonati potranno seguirlo online. “Per confrontarsi su passato e presente del giornale protagonista della storia d’Italia” sono previsti gli interventi del direttore Luciano Fontana, degli ex direttori Paolo Mieli e Ferruccio de Bortoli, di Aldo Cazzullo, Massimo Gramellini, Beppe Severgnini e Milena Gabanelli.


domenica 10 Marzo 2024

Con poco rischio

Per i mezzi di informazione italiana affrontare gli eventi che avvengono in luoghi dai fusi orari molto diversi è sempre stato complicato: con tutte le innovazioni tecnologiche di questi decenni, gli umani continuano a fare le cose soprattutto di giorno, che si tratti di cose che diventano notizie, o di riferire quelle notizie. La maggior tempestività di internet ha messo ulteriormente in difficoltà il ruolo dei quotidiani e le loro scelte su cosa far trovare ai lettori la mattina quando la notte sarà già successo qualcos’altro: si escogitano formule interlocutorie, si fa più tardi che si può nel “chiudere” il giornale, si cerca di approssimare senza correre troppi rischi di sbagliare, ma l’uscita digitale la sera non aiuta. Questa settimana c’è stato il caso particolare delle primarie americane del Super Tuesday, il cui risultato era piuttosto atteso e prevedibile: e quindi la scelta di Domani è stata di mettere in prima pagina e all’interno la vittoria di Donald Trump e la fine delle ambizioni di Nikki Haley (“Il Super Tuesday conferma la candidatura di Trump e segna la fine di Nikki Haley”) già all’ora della pubblicazione intorno alle 22, quando del Super Tuesday era passata appena una metà e la gran parte degli elettori doveva ancora votare.

(c’è un grande repertorio di vecchi aneddoti, nel giornalismo musicale, sulle recensioni di importanti concerti scritte prima della fine dei concerti – per via dei tempi di chiusura dei giornali – e poi smentite dai fatti: con canzoni non eseguite o imprevisti non citati)


domenica 10 Marzo 2024

Il declino dei giornalai

Il Post ha raccontato fasti passati e attualità di una delle edicole più note di Roma, quella di piazza Colonna davanti a Palazzo Chigi, di proprietà del quotidiano Il Tempo.

“Prima della crisi, l’edicola era stato il chiosco dei giornali di riferimento della politica italiana, vista la sua posizione nel cuore della “cittadella politica” di Roma: davanti a Palazzo Chigi, a poche decine di metri da Palazzo Montecitorio, sede della Camera dei deputati, nella piazza che è un luogo di transito costante di parlamentari, ministri, leader politici, funzionari di partito e giornalisti”.


domenica 10 Marzo 2024

Nicchie

C’è stato invece uno scambio di gentilezze – ma giornalisticamente interessanti – tra Semafor (che è appunto l’ultima grossa novità tra i siti di news) e Slate (che è uno “storico” magazine digitale americano, di quelli delle prime avanguardistiche generazioni). Semafor aveva raccontato come Slate sia tornato a essere economicamente in attivo, dopo periodi faticosi in cui il prodotto giornalistico era rimasto un po’ datato. La settimana dopo Slate ha pubblicato un ritratto dell’autore di quell’articolo, che è Max Tani, il giornalista a cui Ben Smith ha trasferito il suo ruolo di “media reporter” per Semafor. Tani spiega le fatiche di dover spesso scrivere di licenziamenti e riduzioni dei costi nei giornali, e descrive una delle tendenza più attuali nelle prospettive dei giornali online, legata alla diminuzione del valore dei ricavi pubblicitari:

“Poiché quasi tutti, all’infuori del New York Times e pochi altri, non possono raggiungere la scala di pubblico richiesta dagli inserzionisti pubblicitari, la maggior parte degli editori digitali ora sono concentrati sugli occhi e sulle orecchie che sono già in grado di raggiungere e sui modi migliori per monetizzare la loro attenzione. La prossima generazione di media digitali sarà probabilmente più concentrata sulle nicchie di pubblico e sul soddisfare meglio le audience che sono già dipendenti e interessate ai loro contenuti”.