Estratti della newsletter sul dannato futuro dei giornali.
domenica 17 Marzo 2024
Secondo un articolo sul Fatto di stamattina “Eni è sempre più vicina a vendere l’ Agi ad Antonio Angelucci”. Ovvero: la grande azienda dell’energia, che storicamente ha sempre investito e tuttora investe – indirettamente e direttamente – sulla gran parte dei maggiori mezzi di informazione italiani, starebbe per vendere la sua agenzia di stampa, Agi, al gruppo editoriale che possiede i quotidiani Libero, Giornale e Tempo, di proprietà dell’imprenditore della sanità e deputato della Lega Antonio Angelucci. Direttore di Libero è Mario Sechi, che ha formalmente lasciato un anno fa la direzione di Agi, continuando però a influire molto sulla sua produzione di notizie e sul suo orientamento editoriale, come spiega anche il Fatto alludendo a un suo possibile ritorno: “ha mantenuto frequenti contatti con la nuova direttrice di Agi, Rita Lofano, che è considerata una sua fedelissima”.
domenica 17 Marzo 2024
Questa settimana a essere allarmata nei confronti dei progetti – o delle assenze di progetti – da parte dell’editore GEDI è stata la redazione del Secolo XIX di Genova. Ricordiamo che il gruppo GEDI possiede oggi le due testate nazionali Repubblica e Stampa, e che ha ceduto negli ultimi anni una dozzina di quotidiani locali: conserva ancora tra questi la Provincia Pavese – su cui sono in corso trattative di vendita – il piccolo Sentinella del Canavese, e appunto il Secolo XIX (che ha una nuova direttrice dallo scorso ottobre ): il cui Comitato di Redazione ha pubblicato un primo preoccupato comunicato giovedì a proposito di “voci” di vendita, e poi un secondo venerdì che annunciava lo stato di agitazione e un’ipotesi di cinque giorni di sciopero a fronte della “non smentita” di quelle voci da parte dell’azienda.
“Per questo l’assemblea dei giornalisti chiede con forza e in tempi brevi all’azienda di presentare un piano industriale e un preciso piano di investimenti per Il Secolo XIX. Qualora invece Gedi dovesse cederne la proprietà, la redazione sarebbe disposta ad accettare solo l’ipotesi di un soggetto di dimensioni, capacità, posizionamento, visione e volontà di investimenti che siano coerenti con la nostra storia. Diciamo no, quindi, a soluzioni di basso cabotaggio o filtrate da ingerenze di tipo economico politico e confermiamo la nostra netta opposizione a scelte in contrasto con l’identità della testata che, con orgoglio, rappresentiamo”.
Secondo una breve nota sul quotidiano Libero di sabato a essere interessati all’acquisto del Secolo XIX sarebbero l’imprenditore portuale Giulio Schenone e il proprietario della tv genovese Primocanale Maurizio Rossi.
domenica 17 Marzo 2024
La diversificazione delle fonti di ricavo è una direzione verso cui stanno andando molte testate internazionali, e anche alcune italiane. Malgrado la loro sostenibilità si debba ancora in maniera preponderante alla pubblicità, e malgrado le insistenze sugli abbonamenti, la crescita ancora limitata dei ricavi provenienti da questi ultimi suggerisce ad alcuni giornali nuove e continue attività più o meno legate a quelle giornalistiche (lo stesso New York Times ha avuto il suo maggiore successo negli ultimi anni con i giochi: Wordle ha raggiunto la settimana scorsa la sua millesima puntata). Nelle ultime settimane, per esempio, il Corriere della Sera ha promosso sulle sue pagine: i viaggi del Corriere della Sera, gli NFT del Corriere della Sera, i corsi del Corriere della Sera, i libri del Corriere della Sera (nei giorni scorsi ben tre collane erano pubblicizzate su altrettante pagine del giornale di carta), gli eventi sponsorizzati del Corriere della Sera, il “Club del Corriere”.
domenica 17 Marzo 2024
Un articolo del New York Times ha voluto ricordare che in mezzo a tutto quello che si è scritto nelle settimane passate sulle crisi dei giornali americani ci sono anche casi di progetti nuovi o quasi nuovi che sembrano andare bene. Gli esempi citati sono Puck, Punchbowl News, The Ankler e Semafor, e hanno in comune una maggiore attenzione ai costi rispetto alle testate tradizionali, una varietà di fonti di ricavo piuttosto che una concentrazione sulla pubblicità, e di avere accantonato l’ambizione di rivolgersi a grandi pubblici generalisti per concentrarsi su comunità specifiche di lettori e interessi, in particolare attraverso l’uso delle newsletter.
domenica 17 Marzo 2024
Il governo britannico proporrà una legge per impedire che i mezzi di informazione del paese vengano acquistati da proprietà legate a governi stranieri: decisione che dovrebbe impedire l’acquisto del quotidiano Daily Telegraph e del settimanale Spectator da parte di un fondo sostenuto dagli Emirati Arabi Uniti.
La vendita del Telegraph – uno dei più importanti e storici quotidiani nazionali, vicino al partito Tory – è stata la notizia principale nel mondo del giornalismo britannico da quasi un anno a oggi: ci sono state diverse offerte e proposte (questa settimana si è parlato anche di Rupert Murdoch, e della proprietà del tabloid Daily Mail ) ma quella più forte è stata quella del consorzio RedBird IMI, che ha affidato la sua conduzione all’ex presidente di CNN Jeff Zucker. Ma il ruolo del governo arabo ha molto preoccupato soprattutto il governo e il partito conservatore, che adesso sembrano avere deciso di impedire l’accordo per legge.
domenica 17 Marzo 2024
La lezione principale da cui è nata questa newsletter, e la lezione principale che è trasmessa da quello che racconta ogni settimana, è che praticamente tutte le scelte giornalistiche fatte dalle più diverse testate in questi anni hanno una dipendenza molto forte da ragioni economiche. E che attraverso le necessità dei giornali di sostenersi si può spiegare e comprendere la gran parte di quelle scelte. E ancora, che questo si deve a un variabile complesso di condizioni che riguardano da una parte il difficile contesto del business giornalistico e dall’altra i modi con cui le varie testate reagiscono a questo difficile contesto.
Ma accanto a tutto questo c’è un lavoro giornalistico che riesce ancora a produrre qualità e contributo prezioso all’informazione e alla conoscenza da parte delle persone: e se questa newsletter ne parla meno è solo perché la sua natura è spiegare la crisi attuale e le sue possibili soluzioni, proprio a partire dalla consapevolezza e dalla condivisione che il giornalismo è quella speciale cosa lì, il servizio pubblico di far conoscere la realtà e far funzionare meglio le comunità di ogni scala.
Ma quando questo lavoro fa non solo il suo dovere, ma genera scelte e prodotti giornalistici eccezionali, merita che si spieghi anche quello, a proposito dei giornali. E sul racconto di cosa succede a Gaza – senza nulla togliere a ogni altro contributo – niente è diventato così importante e ammirevole nell’informazione italiana come la scelta di Repubblica di creare la rubrica quotidiana di Sami al Ajrami: nata da un vecchio rapporto del direttore Molinari con Ajrami stesso e permessa dalla direzione dell’ Ansa, di cui Ajrami è tuttora corrispondente. Scelta che oggi è cresciuta nell’ottima intuizione che una collaborazione da parte di un corrispondente preziosissimo potesse diventare un diario quotidiano, un format indispensabile. Su Ajrami stesso il Post aveva scritto quattro mesi fa, ma nel frattempo l’importanza del suo lavoro è aumentata, come sono aumentate le attenzioni e le solidarietà per il suo valore. E, fatte le dovute proporzioni, è da ringraziare l’impegno di tutti quelli che hanno pensato a quella collaborazione e che permettono che prosegua nel suo prezioso lavoro: il buon giornalismo è raccontare le cose, ma anche farsi venire le idee giuste per raccontarle e creare le condizioni necessarie a diffonderlo.
Fine di questo prologo.
domenica 10 Marzo 2024
Domenica scorsa abbiamo per dabbenaggine chiamato “Andrea” l’imprenditore Enrico Marchi, citando l’articolo su di lui e sull’acquisto degli ex quotidiani GEDI di Veneto e Friuli Venezia Giulia, pubblicato dal Foglio.
domenica 10 Marzo 2024
Il Post continua a investire in una varietà di eventi pubblici che contribuiscono a incentivare la partecipazione dei suoi lettori e abbonati, e si stanno dimostrando un efficace strumento di conservazione della comunità che lo sostiene, e delle sue sottocomunità di iscritti alle newsletter. La settimana passata ha annunciato che a luglio si replicherà, raddoppiata su due date, l’esperienza del concerto organizzato l’anno scorso a Peccioli a partire dalla newsletter Le Canzoni (che oggi ha circa 35mila iscritti), a cui avevano partecipato quasi duemila persone.
domenica 10 Marzo 2024
Intanto, un po’ alla volta, i quotidiani locali del gruppo GEDI sono rimasti solo due, e la Provincia Pavese è in via di dismissione. Il Post è andato a sentire come la vivono nell’ultimo rimasto, a Ivrea.
“Dopo che si è saputo della trattativa per vendere La Provincia Pavese i redattori della Sentinella hanno pubblicato un comunicato in cui dicevano di essere «preoccupati», e non solo per spirito di solidarietà verso i colleghi dell’altro giornale: la probabile vendita della Provincia Pavese avrebbe infatti ripercussioni non indifferenti anche sulla Sentinella. Un esempio è il fatto che di recente la Provincia Pavese ha “prestato” per un mese e mezzo un redattore alla Sentinella per realizzare lo speciale annuale sul carnevale di Ivrea, che altrimenti la redazione non avrebbe avuto le forze di fare”.
domenica 10 Marzo 2024
Il Foglio di sabato ha dedicato una pagina ad Alberto Leonardis, l’imprenditore abruzzese che ha guidato il progetto dell’acquisizione di una serie di quotidiani locali del gruppo GEDI, di cui è capitato spesso di parlare su Charlie. L’articolo è più una ricostruzione della sua biografia e un’illustrazione dei progetti che dichiara, che un’analisi dell’andamento dei giornali in questione e sulle loro scelte e prospettive, ma aggiunge informazioni per chi è interessato a sapere chi si occupa delle sorti del Tirreno, della Gazzetta di Reggio, della Nuova Ferrara, della Gazzetta di Modena e della Nuova Sardegna.
domenica 10 Marzo 2024
Se su Charlie non ripetiamo ogni settimana una selezione di “contiguità” tra alcuni articoli giornalistici e alcune inserzioni pubblicitarie non è perché manchino gli esempi, ma anzi proprio perché le segnalazioni rischiano di diventare ripetitive e creare persino un adattamento, un considerarle la norma anche in teoria. Ma non lo sono: in teoria il lavoro delle redazioni dei giornali e quello delle loro concessionarie pubblicitarie dovrebbero rimanere distinti, per garantire l’indipendenza e l’affidabilità del primo, e la fiducia dei lettori. Se nella pratica le cose non vanno così si deve al grande contesto sullo sfondo di tutto, ovvero la crisi di risorse economiche dei giornali e i cedimenti necessari a conservare i ricavi pubblicitari necessari perché alcuni giornali possano esistere.
Ma non rischiamo di pensare che solo perché Charlie non vuole diventare noioso queste “contiguità” non siano presenti ogni settimana, soprattutto sui grandi quotidiani destinatari della quota maggiore degli investimenti pubblicitari. Sabato sia Repubblica che il Corriere della Sera ospitavano articoli dedicati ad alcuni brand del gruppo Oniverse, responsabile di una grossa quota di questi investimenti con i suoi diversi brand: poche pagine dopo le pubblicità di Intimissimi, il Corriere della Sera dedicava un’intervista al fondatore Sandro Veronesi, e Repubblica un articolo dedicato al brand Falconeri, della stessa proprietà.
Sempre sabato Repubblica replicava un format che sta diventando sempre più abituale nelle pagine della Moda, quello di intervistare un personaggio non in ragione della sua attività e fama abituale, ma in quanto protagonista della campagna pubblicitaria di un brand, e descrivendolo prioritariamente come tale. In questo caso la cantante Dua Lipa, “testimonial di YSL Beauty e della linea lipstick LoveShine”.
domenica 10 Marzo 2024
Il Post ha raccontato il peculiare rapporto dei giornali britannici con le notizie che riguardano la famiglia reale del loro paese, che si sta manifestando in questi giorni a proposito delle condizioni di salute di Kate Middleton.
“Il Guardian, uno dei giornali britannici più autorevoli ma anche uno di quelli che storicamente si sono sempre occupati meno delle vicende della famiglia reale, in questi giorni ne ha scritto in pochissime occasioni, in tutti i casi citando i comunicati pubblicati dall’ufficio stampa di Kensington Palace. L’ultima volta è accaduto martedì, quando ha dato notizia di un’affermazione che era stata pubblicata quella mattina sul sito dell’esercito del Regno Unito ed era stata eliminata poco dopo, quando era arrivata una smentita da parte di Kensington Palace: l’esercito aveva dato per certa la partecipazione di Middleton a un evento commemorativo che si terrà a giugno, ma che non era invece stata confermata”.
domenica 10 Marzo 2024
Lo sciopero dei giornalisti di Condé Nast Italia (che pubblica Wired, Vogue, Vanity Fair, AD, Traveller, GQ, Cucina Italiana), di cui avevamo detto la settimana scorsa, è stato sospeso nell’ambito del confronto con l’azienda, che prosegue finora senza nuovi sviluppi.
domenica 10 Marzo 2024
Il Corriere della Sera ha organizzato per mercoledì 13 marzo alle 18 a Milano un evento pubblico su “Come cambia l’informazione, dietro le quinte del Corriere”: si terrà nella tradizionale sala Buzzati alle spalle della redazione del giornale (ma i posti sono esauriti) e gli abbonati potranno seguirlo online. “Per confrontarsi su passato e presente del giornale protagonista della storia d’Italia” sono previsti gli interventi del direttore Luciano Fontana, degli ex direttori Paolo Mieli e Ferruccio de Bortoli, di Aldo Cazzullo, Massimo Gramellini, Beppe Severgnini e Milena Gabanelli.
domenica 10 Marzo 2024
Per i mezzi di informazione italiana affrontare gli eventi che avvengono in luoghi dai fusi orari molto diversi è sempre stato complicato: con tutte le innovazioni tecnologiche di questi decenni, gli umani continuano a fare le cose soprattutto di giorno, che si tratti di cose che diventano notizie, o di riferire quelle notizie. La maggior tempestività di internet ha messo ulteriormente in difficoltà il ruolo dei quotidiani e le loro scelte su cosa far trovare ai lettori la mattina quando la notte sarà già successo qualcos’altro: si escogitano formule interlocutorie, si fa più tardi che si può nel “chiudere” il giornale, si cerca di approssimare senza correre troppi rischi di sbagliare, ma l’uscita digitale la sera non aiuta. Questa settimana c’è stato il caso particolare delle primarie americane del Super Tuesday, il cui risultato era piuttosto atteso e prevedibile: e quindi la scelta di Domani è stata di mettere in prima pagina e all’interno la vittoria di Donald Trump e la fine delle ambizioni di Nikki Haley (“Il Super Tuesday conferma la candidatura di Trump e segna la fine di Nikki Haley”) già all’ora della pubblicazione intorno alle 22, quando del Super Tuesday era passata appena una metà e la gran parte degli elettori doveva ancora votare.
(c’è un grande repertorio di vecchi aneddoti, nel giornalismo musicale, sulle recensioni di importanti concerti scritte prima della fine dei concerti – per via dei tempi di chiusura dei giornali – e poi smentite dai fatti: con canzoni non eseguite o imprevisti non citati)
domenica 10 Marzo 2024
Il Post ha raccontato fasti passati e attualità di una delle edicole più note di Roma, quella di piazza Colonna davanti a Palazzo Chigi, di proprietà del quotidiano Il Tempo.
“Prima della crisi, l’edicola era stato il chiosco dei giornali di riferimento della politica italiana, vista la sua posizione nel cuore della “cittadella politica” di Roma: davanti a Palazzo Chigi, a poche decine di metri da Palazzo Montecitorio, sede della Camera dei deputati, nella piazza che è un luogo di transito costante di parlamentari, ministri, leader politici, funzionari di partito e giornalisti”.
domenica 10 Marzo 2024
C’è stato invece uno scambio di gentilezze – ma giornalisticamente interessanti – tra Semafor (che è appunto l’ultima grossa novità tra i siti di news) e Slate (che è uno “storico” magazine digitale americano, di quelli delle prime avanguardistiche generazioni). Semafor aveva raccontato come Slate sia tornato a essere economicamente in attivo, dopo periodi faticosi in cui il prodotto giornalistico era rimasto un po’ datato. La settimana dopo Slate ha pubblicato un ritratto dell’autore di quell’articolo, che è Max Tani, il giornalista a cui Ben Smith ha trasferito il suo ruolo di “media reporter” per Semafor. Tani spiega le fatiche di dover spesso scrivere di licenziamenti e riduzioni dei costi nei giornali, e descrive una delle tendenza più attuali nelle prospettive dei giornali online, legata alla diminuzione del valore dei ricavi pubblicitari:
“Poiché quasi tutti, all’infuori del New York Times e pochi altri, non possono raggiungere la scala di pubblico richiesta dagli inserzionisti pubblicitari, la maggior parte degli editori digitali ora sono concentrati sugli occhi e sulle orecchie che sono già in grado di raggiungere e sui modi migliori per monetizzare la loro attenzione. La prossima generazione di media digitali sarà probabilmente più concentrata sulle nicchie di pubblico e sul soddisfare meglio le audience che sono già dipendenti e interessate ai loro contenuti”.
domenica 10 Marzo 2024
Ben Smith, direttore e fondatore del sito di news Semafor, e il più importante “media reporter” americano, ha raccontato con grande approfondimento – e molte considerazioni esperte e acute – le recenti polemiche all’interno del New York Times rispetto all’inaffidabilità di alcune fonti prese in considerazione per articoli e podcast sulle stragi di Hamas del 7 ottobre scorso. Smith tra l’altro paragona il modo con cui la stessa storia (gli stupri compiuti da Hamas durante quel massacro) è stata raccontata dal New York Times e dal Wall Street Journal, apprezzando il modo con cui il secondo non ha voluto unire i puntini (confermando che gli stupri siano stati “un deliberato strumento di guerra”) e si è limitato a descrivere i fatti noti, con la consapevolezza che alcune cose non siano dimostrate e confermate, e a costo di non costruire una “narrazione”.
“If you can’t do the painstaking work of presenting an incontestable truth with absolute confidence, the alternative is humility and an openness to multiple points of view […] there’s another method of journalism, invented at the New York Times as much as anywhere else, for approaching complex allegations often involving sexual violence. It’s forensic — painstaking, pedantic, reproducible. It’s modest in its writing and not always all that fun to read”.
domenica 10 Marzo 2024
Un giudice federale a Washington ha ordinato una sanzione di 800 dollari al giorno contro una giornalista della rete CBS che si è rifiutata di rivelare la fonte di una serie di reportage per Fox News (dove lavorava allora) che avevano poi avuto degli sviluppi di denunce per la diffusione di alcune informazioni personali su delle pratiche di immigrazione: la sanzione è per ora sospesa in attesa del ricorso ma si applicherebbe fino a che la giornalista non obbedisca alla corte e riveli il nome della sua fonte.
La questione è naturalmente delicata, perché la buona qualità di una parte del lavoro giornalistico è garantita dalla protezione della riservatezza delle fonti, ma è legittimo anche il diritto alla privacy delle persone, le cui informazioni contenute in documenti riservati non sono state protette dagli enti pubblici che le detenevano.
Ma la questione è anche interessante vista da qui perché è un’ennesima conferma di come in paesi democratici ed evoluti sul piano del diritto prevedano che possano esserci limitazioni o sanzioni al diritto di cronaca: e che questo possa entrare in conflitto con altri diritti; e che se l’etica dei giornalisti può suggerire loro delle violazioni, queste violazioni debbano comunque essere sanzionate. Senza scandalo, senza stracciamenti di vesti, senza la pretesa che qualunque rispetto di regole, diritti, privacy, sia un “bavaglio”: ma argomentando nei tribunali e vedendo evidentemente riconosciute le proprie ragioni, o rispettando sentenze avverse. Con la consapevolezza da parte dei giornalisti stessi che esistono regole a tutela di tutti, e che il diritto all’informazione non è l’unico che corre rischi.
Fine di questo prologo.
domenica 3 Marzo 2024
Il Post ha comunicato un nuovo progetto editoriale di carta in collaborazione con la casa editrice Iperborea, con cui già pubblica la rivista Cose spiegate bene. Si chiama “Altrecose” ed è “una casa editrice dentro la casa editrice”, che pubblicherà libri in sintonia con il lavoro giornalistico e di divulgazione del Post. Il primo titolo, Mostri di Claire Dederer, uscirà all’inizio di aprile.
“Non possiamo concludere questa prima presentazione senza ricordare ancora una volta che è grazie agli abbonati che il Post può costruire progetti come questo badando innanzitutto alla loro qualità e potendosi permettere valutazioni in cui la sostenibilità economica è importante ma non è la priorità. Le priorità sono il buon giornalismo e la conoscenza delle cose, e sono priorità condivise da una comunità complice e preziosa”.
domenica 3 Marzo 2024
Nel prologo della settimana scorsa abbiamo citato un articolo del sito del Corriere della Sera sugli orari del festival di Sanremo, imitato da molti altri siti di news, e abbiamo definito la sua circolazione “enorme”. Fonti diverse e affidabili ci hanno indicato che l’aggettivo fosse esagerato: pur avendo avuto una cospicua quota di visitatori quell’articolo non è stato tra i più letti di quei giorni.
domenica 3 Marzo 2024
Dal 1980 in Francia c’è un giornale che esce solo il 29 febbraio di ogni anno bisestile, e dunque ogni quattro anni: è unico nel suo genere, si chiama La Bougie du Sapeur, che significa “La candela dello zappatore”, ed è un periodico satirico. Da mercoledì 28 febbraio il numero 12 è nelle edicole francesi. Lo ha raccontato il Post.
domenica 3 Marzo 2024
L’ex direttore del Sole 24 Ore, Roberto Napoletano, è stato di fatto assolto definitivamente nel processo che riguardava una complessa e grossa storia di inganni sulla diffusione e sui conti del giornale, che aveva raggiunto il suo momento culminante nel 2017 con la sua autosospensione da direttore. Napoletano era stato condannato in primo grado e poi assolto in appello, e ora sono scaduti i termini perché procura e parte civile ricorressero contro l’assoluzione.
“L’accusa sosteneva che avesse contribuito a diffondere dati falsi sulle vendite e sulla diffusione del Sole 24 Ore, per veicolare un messaggio positivo sull’andamento economico del quotidiano in modo da influenzare il prezzo di vendita degli spazi pubblicitari. Nelle motivazioni della sentenza di assoluzione del processo d’appello i giudici hanno invece stabilito che fosse «anche formalmente del tutto estraneo alla complessa e stratificata macchina amministrativa e alla concreta catena di comando che reggevano la gestione aziendale» e che quindi non avrebbe potuto imporre la propria volontà a «un’intera schiera di dirigenti e tecnici» nella decisione di comunicare dati falsi sulle vendite. Napoletano, che oggi dirige il Quotidiano del Sud, si era sempre dichiarato innocente”.
Nel suo articolo sulla notizia lo stesso Sole 24 Ore – con la cui redazione Napoletano ebbe grosse tensioni – ha definito una “scelta anomala della procura generale di Milano e della parte civile Consob” quella di non presentare ricorso.
domenica 3 Marzo 2024
Un gruppo di editori di diversi paesi europei ha fatto causa a Google chiedendo 2,1 miliardi di euro per il suo abuso di posizione nella gestione della pubblicità online.
“Per mostrare la pubblicità sui loro siti, gli editori utilizzano una o più piattaforme che fanno da intermediarie. Queste si occupano di gestire tecnicamente e commercialmente la pubblicità sui loro siti insieme ad altri soggetti. Un annuncio sul sito di un editore viene pagato da chi ha deciso di farsi pubblicità, ma l’editore riceve solo una parte del denaro perché la piattaforma trattiene per sé una percentuale per il servizio offerto. Con le piattaforme più grandi come Google e Meta è pressoché impossibile contrattare quella percentuale e molte altre politiche commerciali adottate per gestire gli annunci pubblicitari.
Le piattaforme si difendono sostenendo di poter offrire in questo modo l’accesso a molti più inserzionisti, favorendo quindi una maggiore disponibilità di annunci da mostrare sui siti.
Con la loro causa, gli editori europei sostengono di avere avuto un danno provocato da un «mercato poco competitivo, che è il risultato diretto della cattiva condotta di Google». Dicono inoltre che se Google non avesse una posizione dominante, gli editori «avrebbero ottenuto ricavi significativamente più alti dalla pubblicità e avrebbero pagato commissioni più basse» per i servizi di gestione degli annunci pubblicitari. I maggiori ricavi sarebbero potuti servire per fare nuovi investimenti «tesi a rinforzare il panorama editoriale europeo»”.
domenica 3 Marzo 2024
Il quotidiano romano Il Tempo ha un nuovo direttore, Tommaso Cerno, 49 anni. Cerno ha avuto negli anni passati vari momenti di visibilità pubblica, prima diventando direttore del settimanale L’Espresso, poi brevemente condirettore di Repubblica e poi venendo candidato al Senato dal PD – per proposta del suo allora segretario Matteo Renzi – e diventando senatore dal 2018 al 2022. Ma il suo percorso politico è stato sempre piuttosto instabile: da giovane si era candidato alle elezioni della sua città, Udine, per Alleanza Nazionale, il partito poi divenuto Fratelli d’Italia, al Senato aveva lasciato il gruppo del PD e poi ci era tornato, e adesso è stato scelto per dirigere il minore del gruppo dei quotidiani vicini alla destra di governo (gli altri sono Libero e Giornale) posseduto dal senatore leghista Antonio Angelucci. Da un anno e mezzo Cerno era direttore di un suo piccolo e nuovo quotidiano, L’Identità.
Il Tempo è un quotidiano locale romano che compie nel 2024 ottant’anni e che ebbe nel Novecento ruoli e importanze nazionali soprattutto per la sua copertura e le sue relazioni con la politica (la sua sede è tuttora di fronte a Palazzo Chigi): fino agli anni Novanta vendeva ancora circa centomila copie, ma ebbe poi un declino che gli fece perdere la competizione locale con il Messaggero e oggi comunica una diffusione complessiva di circa 7mila copie: erano 8mila un anno fa.
domenica 3 Marzo 2024
Intanto la società SAE, creata a suo tempo per acquistare da GEDI i quotidiani locali Tirreno , Nuova Ferrara, Gazzetta di Reggio e Gazzetta di Modena (e poi anche la Nuova Sardegna), ha annunciato un investimento importante su un progetto collaterale ma “integrato”: l’acquisto dell’azienda di comunicazione milanese Different (nata nel 2020 dalla fusione di altre agenzie), per “realizzare un grande polo indipendente della comunicazione integrata a capitale italiano”. Polo che quindi si immagina inteso come integratore della comunicazione giornalistica dei quotidiani in questione e di quella pubblicitaria di Different.
domenica 3 Marzo 2024
Il Centro è il più diffuso quotidiano abruzzese (seguito dal Messaggero) e ha sede a Pescara. Esiste dal 1986 e oggi ha una diffusione di poco più di settemila copie, in calo assai più sensibile della media dei quotidiani: tra il 14% e il 17% in meno anno su anno. Per quasi tutta la sua storia è stato di proprietà del gruppo Espresso, ma è poi stato tra i primi quotidiani locali a essere ceduto all’inizio della grande campagna di dismissioni degli ultimi anni. Fu comprato da un gruppo di imprenditori locali guidati da Alberto Leonardis, che poi ne uscì e creò una nuova società con cui ha successivamente acquistato altri quotidiani locali da GEDI (il nuovo nome del gruppo Espresso), e da Luigi Pierangeli, imprenditore della sanità privata in Abruzzo e proprietario della tv locale Rete8.
Il primo direttore del nuovo corso si era dimesso dopo appena un anno, (ed era stato poi eletto senatore con il M5S). Lo aveva rimpiazzato Piero Anchino, che adesso è stato sfiduciato dalla redazione ed è oggetto di una vivace protesta da parte dei giornalisti, con uno sciopero martedì scorso e un comunicato che allude a varie ragioni di insoddisfazione verso la proprietà.
“Sono tante e tali le criticità e le problematiche, segnalate sempre in maniera costruttiva e con spirito di collaborazione, che urgono risposte in tempi brevi, indispensabili per far sì che il Centro ed ilCentro.it restino leader in Abruzzo. I giornalisti da tempo fanno sfoggio di professionalità anche di fronte a disposizioni a dir poco discutibili che arrivano dalla direzione, con cui si è ormai spezzato il rapporto di fiducia. Nel tempo il rapporto redazione-direttore si è logorato, la frattura è diventata insanabile e irrecuperabile a tal punto da compromettere irrimediabilmente anche i principi della compatibilità ambientale. Il documento di sfiducia al direttore è stato votato all’unanimità il primo febbraio scorso”.
domenica 3 Marzo 2024
Ci sono nuove agitazioni al New York Times nella categoria “i panni sporchi si lavano in famiglia”: negli anni scorsi diversi confronti e polemiche interne al giornale avevano fatto molto notizia e attirato attenzioni, ma la nuova direzione sembra avere imposto con maggior successo una linea di maggiore discrezione nel dare pubblicità ai conflitti interni . Un mese fa però il sito The Intercept aveva raccontato di una puntata del seguitissimo podcast del New York Times che si chiama “The Daily” che non sarebbe stata pubblicata per dubbi sulla credibilità di alcune fonti, a proposito dell’attacco di Hamas del 7 ottobre: come molti altri quotidiani e siti di news internazionali il New York Times sta ricevendo da mesi critiche e pressioni sulla sua copertura di quello che è successo in Israele e a Gaza.
Adesso un articolo di Vanity Fair sostiene che la diffusione pubblica delle discussioni su quel podcast abbia molto irritato la direzione del giornale, che starebbe conducendo conversazioni e indagini interne per capire chi l’abbia raccontata a The Intercept.
domenica 3 Marzo 2024
Un lungo articolo del Foglio ha raccontato domenica Enrico Marchi, l’imprenditore veneto che guida il gruppo che ha acquistato dall’editore GEDI sei quotidiani locali del Nordest.
domenica 3 Marzo 2024
Su Charlie raccontiamo spesso le evidenti ingerenze di alcuni inserzionisti nei contenuti giornalistici di alcuni quotidiani, e in particolare di quelli che sono più essenziali – con i loro grossi investimenti pubblicitari – alla sopravvivenza economica dei giornali stessi. Uno dei più presenti e preziosi è l’azienda ENI, che ottiene quindi grandi indulgenze e frequenti spazi per le sue comunicazioni da alcune testate. ENI sovvenziona indirettamente il sistema dell’informazione italiana da sempre (il suo fondatore Enrico Mattei creò il quotidiano il Giorno , e l’azienda ha una sua influente agenzia di stampa, AGI) e questa settimana il giornalista del quotidiano Domani Ferdinando Cotugno – spesso critico delle iniziative di greenwashing di ENI – ha raccontato su Twitter di come le indulgenze suddette si siano manifestate in un programma Rai.
“Infine, arriva il comunicato preventivo di Eni, il giorno della messa in onda, che sostanzialmente dice: avremmo volentieri partecipato, ma il dibattito è inaccettabile, le accuse sono pregiudiziali, non serve parlarne, tanto le “demoliremo” (bel wording) in altre sedi. E infatti Petrolio non ha parlato della causa di Greenpeace e Recommon. Alla fine, ogni pezzo della puntata che poteva mettere in difficoltà Eni è stato smantellato. Il paradosso è che chi ha visto Petrolio ne esce con la consapevolezza delle responsabilità di Exxon ma non può avere accesso a quelle, altrettanto provate, di Eni”.
domenica 3 Marzo 2024
C’è da alcuni anni un frequente dibattito sulla necessità di misurare meglio la qualità delle visite e delle letture su internet, senza limitarsi ai clic che spesso non hanno a che fare con la qualità dei contenuti né con il loro gradimento (e quindi neanche con il loro valore di promozione degli spazi pubblicitari). Ne abbiamo parlato ancora la settimana scorsa, di come per molte testate rimangano il criterio principale di valutazione dei risultati, anche per la difficoltà di costruirne di diversi: che però sarebbero molto più utili per aiutare i modelli di business basati sugli abbonamenti e sulla soddisfazione e coinvolgimento dei lettori piuttosto che quelli legati alle visualizzazioni della pubblicità.
Adesso ci prova il Guardian, che ha introdotto una classifica dei suoi articoli non “più letti” ma “letti in modo più approfondito”: rendendo pubblica una misurazione che confronta il tempo passato su un articolo con la sua lunghezza.
domenica 3 Marzo 2024
Condé Nast è uno dei più importanti gruppi editoriali del mondo: ha più di un secolo e pubblica molte testate americane illustri (New Yorker, Vogue, Vanity Fair, Wired, tra le molte altre) ed edizioni nazionali in tanti paesi dove ha delle filiali molto robuste. Negli ultimi anni di difficoltà economiche l’autonomia dei vari paesi si è ridotta: i dipendenti sono diminuiti, i ruoli sono stati accentrati, il controllo è stato affidato spesso alla “casa madre”.
In Italia Condé Nast ha sempre avuto – da sessant’anni – una grossa struttura con sede a Milano, che si è a sua volta assottigliata e che pubblica le edizioni italiane di Vogue, Vanity Fair, GQ, Wired, AD, Traveller, e la Cucina italiana. Le redazioni hanno avuto grosse riduzioni di organico e le testate hanno perso molta autonomia rispetto alle direzioni internazionali: adesso hanno deciso uno sciopero a oltranza da lunedì 4 per protestare contro ulteriori riduzioni.
“L’azienda ha comunicato nuovi esuberi , senza che sia stato dichiarato alcuno stato di crisi e senza che sia stato condiviso alcun piano industriale e/o editoriale, inquadrando piuttosto i tagli all’interno di un’operazione di efficientamento richiesta dagli Stati Uniti. Dove stiamo andando?
Dal 2021 è in atto una vasta riorganizzazione internazionale che è costata un altissimo numero di uscite tra giornalisti e grafici editoriali. Ad oggi in Condé Nast i giornalisti sono solo 44 distribuiti su 6 testate mentre il corpo dei grafici editoriali è stato ridotto costantemente e pesantemente. L’azienda richiede qualità e autorevolezza dei contenuti, e dice di supportare il «grande giornalismo», ma nel contempo pensa di poter fare a meno di altri professionisti .
CdR ed RSU ricordano i pesanti carichi lavorativi e si teme ancora una volta che gli “esuberi” anticipati come soppressione di specifici ruoli vengano poi nei fatti rimpiazzati da figure esterne con altro tipo di contratto, come è ormai prassi consolidata del Gruppo.
I giornalisti, riuniti in Assemblea (alla presenza anche di una rappresentanza solidale dell’RSU), difendono la loro professionalità e non accettano ulteriori tagli che impoveriscano e mettano a repentaglio la qualità del lavoro editoriale.
Dopo aver votato, i giornalisti proclamano lo stato di agitazione immediato e uno sciopero a oltranza a partire da lunedì 4 marzo, qualora l’azienda non torni sui propri passi ritirando la dichiarazione di esuberi e non faccia chiarezza sui piani per il futuro di Condé Nast Italia”.
domenica 3 Marzo 2024
Lo storico settimanale di attualità e celebrità francese Paris Match potrebbe essere comprato dal grande gruppo multinazionale della moda e del lusso LVMH: progetto di cui si parla da anni e pareva accantonato, e invece ora sembra quasi deciso (per circa 100 milioni di euro, secondo Le Point), in conseguenza di variazioni e agitazioni societarie tra grandi gruppi francesi. In questi anni Paris Match è stato di fatto controllato da Vincent Bolloré (attraverso l’ingresso nella società Lagardère News), il ricco imprenditore proprietario del gruppo Vivendi, con frequenti proteste da parte della redazione per le ingerenze sul proprio lavoro. Le sovrapposizioni di interessi economici e informazione giornalistica sono state molto discusse in Francia nell’ultimo decennio, in conseguenza di diversi cambi di proprietà delle maggiori testate, sempre più spesso governate da imprenditori miliardari e grandi gruppi non editoriali. LVMH possiede già la società che pubblica i quotidiani Le Parisien e Les Echos. Vivendi aveva già venduto l’anno scorso il settimanale “femminile” Gala al gruppo del quotidiano Le Figaro proprio per potere acquisire il gruppo Lagardère News secondo le leggi antitrust europee.
Malgrado abbia ancora una diffusione di 450mila copie, Paris Match ha chiuso in leggera perdita il 2023.
domenica 3 Marzo 2024
Il dipartimento per l’informazione e l’editoria del governo italiano ha pubblicato l’elenco dei giornali a cui è stato confermato per l’anno 2022 il diritto al “contributo pubblico diretto”, cioè il finanziamento pubblico che la legge prevede per i giornali che si dichiarino pubblicati da cooperative di giornalisti o da società senza fini di lucro, o che siano espressione di minoranze linguistiche. Maggiori spiegazioni sono nell’articolo del Post.
Queste sono le prime quindici testate per contributo totale assegnato:
Dolomiten 6.176.996,03 euro
Famiglia cristiana 6.000.000 euro
Avvenire 5.755.037,42 euro
Italia oggi 4.062.533,95 euro
Libero quotidiano 3.378.217,01 euro
Il manifesto 3.277.900,39 euro
Corriere Romagna 2.218.356,97 euro
Cronacaqui.it (Torino Cronaca) 2.207.300,07 euro
Il Foglio 2.079.514,37 euro
Primorski dnevnik 1.666.668,08 euro
Il Cittadino 1.424.098,80 euro
Quotidiano di Sicilia 1.330.270,90 euro
Cronache di (Libra editrice) 1.259.956,77 euro
Die Neue Südtiroler Tageszeitung 1.086.996,14 euro
Secolo d’Italia 1.034.341,35 euro
domenica 3 Marzo 2024
Meta ha annunciato un ulteriore disinvestimento nella promozione delle news su Facebook negli Stati Uniti e in Australia. La sezione Facebook News sarà “deprecated”, come era già stato fatto in Germania, Francia e Regno Unito.
“Come azienda dobbiamo dedicare il nostro tempo e le nostre risorse alle cose che le persone ci dicono di voler vedere di più, compresi brevi video. La quota di persone che usano Facebook News in Australia e negli Stati Uniti è diminuita di più dell’80% lo scorso anno. Sappiamo che gli utenti non vengono su Facebook per le news e per i contenuti politici: vengono per collegarsi ad altre persone e scoprire nuove opportunità, passioni e interessi. Come già dicemmo nel 2023, le news costituiscono meno del 3% di quello che le persone in tutto il mondo vedono nel loro feed di Facebook, e sono una piccola parte dell’esperienza per la grande maggioranza di loro”.
domenica 3 Marzo 2024
Il New York Times ha pubblicato un ritratto di uno dei più precoci esperti di cambiamento digitale del giornalismo al mondo: Roger Fidler lavorò già negli anni Ottanta a progetti di lettura dei giornali su supporti digitali e apparecchi precursori dei tablet, facendo esperimenti e studi per conto della grande azienda giornalistica Knight Ridder (che pubblicava 32 quotidiani negli Stati Uniti e che ora non esiste più). La storia è affascinante, ed è affascinante la sua sintesi di come la visione di Fidler e la lungimiranza della sua azienda non seppero prevedere un elemento rivoluzionario che rese insufficienti le loro visione e lungimiranza: internet.
Ma l’autore dell’articolo David Streitfeld dice anche una cosa interessante e rassicurante, da ricordare a chi di noi pensi che le cose siano peggiorate, mentre sono cambiate , e in quel cambiamento c’è di tutto.
“In molti posti non c’è più o è raro un giornalismo locale affidabile. Ma c’è invece una varietà di notizie estere, nazionali e culturali accessibili online assai più estesa di quella che le generazioni precedenti potevano trovare stampata su carta. Pur con tutta la celebrazione dei vecchi tempi, se vivevi in una città con un quotidiano mediocre – e ce n’erano – l’accesso al giornalismo di qualità era difficile.
«Fondamentalmente ci si è aperto il mondo. C’è tantissimo buon giornalismo in giro», dice David Mindich, professore di giornalismo alla Temple University: «se vent’anni fa mi aveste detto “arriverà una generazione che ascolterà lunghi contenuti audio”, avrei risposto “la soglia di attenzione sta diminuendo, non credo sia possibile”. E invece è successo».
Certo, qualcuno può pensare fosse meglio quando sapevamo meno cose. E qualcuno invece no.
Fine di questo prologo.
domenica 25 Febbraio 2024
Charlie è una newsletter destinata a chi è interessato a capire le scelte dei giornali e gli accadimenti che li riguardano, scelte e accadimenti da cui poi dipendono la nostra conoscenza della realtà e le opinioni che ce ne facciamo. Quindi, pur avendo una considerevole e lusinghiera quota di iscritti tra gli “addetti ai lavori”, la gran parte dei lettori di Charlie è interessata ad avere queste informazioni “spiegate bene”, a costo di ricevere informazioni che magari alcuni hanno già letto in precedenti edizioni della newsletter ma che cerchiamo di non dare per scontate. Grazie quindi della pazienza per alcune ripetizioni, ma grazie anche della pazienza per alcune informazioni invece eventualmente incomplete. Facciamo del nostro meglio.
domenica 25 Febbraio 2024
Abbiamo parlato in passato dell’inesistenza di fatto nelle redazioni italiane di ruoli giornalistici dedicati specificamente al racconto dei media e del giornalismo stesso, a differenza di quanto avviene nei giornali americani: è utile in questo senso leggere la profondità e articolazione dell’annuncio con cui Bloomberg News cerca un “media reporter” per la propria sede di New York.
(” beat ” è il termine con cui in inglese si definiscono i settori più specializzati del lavoro giornalistico).
domenica 25 Febbraio 2024
Lunedì scorso il quotidiano online Il Fatto Alimentare – che avevamo già citato su Charlie e che non ha legami con il Fatto Quotidiano – ha pubblicato un articolo in cui spiega che l’azienda San Benedetto, che produce acqua e bibite, ha intentato contro il giornale una causa civile di 1,5 milioni. Il Fatto Alimentare si occupa di temi intorno al cibo e ha un fatturato annuo di circa 150 mila euro. I motivi della causa sono i due articoli che il Fatto Alimentare ha pubblicato nell’ agosto e nell’ ottobre 2022: entrambi parlano di una campagna pubblicitaria dell’azienda San Benedetto che aveva come protagonista Elisabetta Canalis.
Semplificando: nel primo articolo di agosto il giornale raccontava di come la campagna pubblicitaria fosse stata criticata da Aestetica Sovietica, una pagina Instagram con 145 mila follower, perché da quanto mostrato in due spot poteva sembrare che la Canalis invitasse a saltare la colazione: è un messaggio che, secondo la critica, poteva creare problemi in persone che hanno disturbi alimentari. Altri giornali in quei giorni, oltre al Fatto Alimentare , avevano riportato il post della pagina Instagram e la richiesta che intervenissero le istituzioni come l’ Agcom (Autorità per le garanzie nelle comunicazioni) e lo IAP ( Istituto di autodisciplina pubblicitaria , un’associazione che si occupa di autoregolamentare la comunicazione commerciale): Open, Corriere del Veneto, il Mattino, il Fatto Quotidiano, Affari Italiani, Repubblica, Today.
Il 4 ottobre 2022 il Fatto Alimentare aveva pubblicato un articolo intitolato “Elisabetta Canalis: stop allo spot dell’acqua minerale San Benedetto censurato dallo Iap” e scritto che, citando fonti proprie, il «Comitato di Controllo dell’Istituto di autodisciplina pubblicitaria ha segnalato le criticità dello spot» e che San Benedetto «ha sottoscritto l’impegno a “elaborare una nuova comunicazione che possa superare gli aspetti critici rilevati”». La pubblicità in questione in effetti sembra essere cambiata: lo spot originale di 30 secondi non pare essere più presente sui canali ufficiali di San Benedetto, e la pubblicità è stata accorciata di 15 secondi, eliminando le parti criticate. Una breve nota di San Benedetto del 5 ottobre 2022 ha smentito però che le pubblicità siano state «oggetto di censura o sospensione a seguito di decisione del Giurì della Pubblicità». Il Fatto Alimentare ha poi rettificato l’articolo cambiando il titolo, togliendo le parole “censurato dallo Iap”, mantenendo inalterato il testo ma aggiungendo la nota dell’azienda.
Qualche mese dopo la pubblicazione del secondo articolo, San Benedetto ha querelato il Fatto Alimentare chiedendo la rimozione dei due articoli: il giudice ha bocciato questa prima richiesta e anche il ricorso dell’azienda. Sempre sul finire del 2023 San Benedetto ha avviato una causa civile contro il giornale chiedendo, tra le altre cose, un risarcimento di 1,5 milioni per diffamazione. Il Fatto Alimentare , oltre a difendersi, ha anche chiesto al giudice di essere risarcito per 150 mila euro, cioè il 10% di quanto richiesto da San Benedetto, perché secondo gli avvocati che difendono il giornale si tratterebbe di una lite temeraria , cioè una causa che non ha l’obiettivo di vincere ma di intimidire la persona accusata scoraggiandola dal fare il suo lavoro, togliendogli tempo, energia e soldi.
Charlie ha contattato l’ufficio stampa di San Benedetto oltre a Roberto La Pira, direttore del Fatto Alimentare e autore degli articoli contestati, per conoscere meglio la situazione e le richieste del processo. L’ufficio stampa di San Benedetto ha risposto che: «in merito alla causa civile per danni da diffamazione avviata contro il Fatto Alimentare , il Gruppo San Benedetto non rilascia nessuna documentazione o dichiarazione nell’attesa che l’azione giudiziaria concluda il suo iter».
Roberto La Pira ha detto che «confermo l’idea di proseguire nell’iter processuale convinto di ottenere dal giudice il riconoscimento della lite temeraria. Il collegio di difesa del giornale vede anche la presenza dell’avvocato Andrea Di Pietro dell’associazione Ossigeno per l’informazione che segue le cause di diffamazione di molti giornalisti».
domenica 25 Febbraio 2024
Anche in Italia a diverse persone è capitato di accorgersi degli esperimenti che Google sta facendo di rimozione delle sezioni “Notizie” dai risultati delle ricerche. La questione ha ovviamente generato ulteriori allarmi nelle aziende giornalistiche, già assai danneggiate dal disinvestimento delle grandi piattaforme digitali sui contenuti di news. Un portavoce di Google ha detto che gli esperimenti sarebbero finiti e non sarebbe in programma di rimuovere quei risultati.
domenica 25 Febbraio 2024
Il Post ha riassunto la storia delle accuse contro Julian Assange e delle sentenze in ballo che lo riguardano.
“Wikileaks divenne nota in tutto il mondo a partire dal 2010, quando pubblicò Collateral Murder, un video segreto dell’esercito americano mai visto prima di allora che mostrava un attacco con elicottero compiuto dagli Stati Uniti nel 2007 a Baghdad, durante la guerra in Iraq. Nel video si vede come l’elicottero apra il fuoco contro due giornalisti iracheni di Reuters, scambiati per guerriglieri, e poi di nuovo contro un gruppo di civili disarmati che era accorso a soccorrerli. Il video colpì particolarmente l’opinione pubblica, sia per la sua crudezza (è girato dal punto di vista dell’elicottero) sia per il compiacimento con cui i soldati statunitensi commentano l’uccisione degli obiettivi, come se si fosse trattato di un videogioco.
Collateral Murder fu accolto con estremo favore da un’opinione pubblica mondiale già molto contraria alla guerra americana in Iraq, e trasformò Assange e Wikileaks in celebrità internazionali”.
domenica 25 Febbraio 2024
Questa settimana è uscito negli Stati Uniti un nuovo libro di Michiko Kakutani, sparita dalla scena giornalistica dopo essere stata – sul New York Times – la più temuta e leggendaria critica letteraria del mondo all’inizio di questo secolo, con notorietà che arrivarono anche da noi. Slate la racconta e si chiede chi gliel’abbia fatto fare di cambiare vita, stroncando il libro.
domenica 25 Febbraio 2024
Il sito Professione Reporter ha riassunto e aggiornato la questione degli accordi del quotidiano sassarese Nuova Sardegna con alcune amministrazioni comunali per promuovere le loro attività, accordi accusati di mancanza di trasparenza nei confronti dei lettori, oltre che di conflitto di interessi.
“il Direttore Giacomo Bedeschi ha assicurato che per i prossimi inserti sarà trovata una soluzione per avvisare i lettori. Una dicitura come “Comunicazioni istituzionali””.
domenica 25 Febbraio 2024
La presenza della famiglia Elkann sui quotidiani italiani è diventata piuttosto convulsa nelle passate settimane. Al consueto conflitto di interessi sulle pagine di Repubblica e Stampa generato dal fatto che l’editore delle due testate è anche proprietario dell’azienda Stellantis, le cui attività fanno spesso notizia e vengono segnalate di continuo, si sono aggiunte prima la polemica dell’azienda con il governo, raccontata su tutti i giornali, e poi la storia delle liti familiari su questioni di eredità.
Su quest’ultima i quotidiani del gruppo GEDI (l’azienda editoriale della famiglia) hanno sostenuto di più la tesi degli eredi e proprietari, mentre i quotidiani più spesso polemici con Repubblica (il Fatto su tutti) hanno molto infierito sulle ipotesi di illeciti e sulle beghe di famiglia. Che però hanno avuto molto spazio, seppur con toni più trattenuti, anche sul Corriere della Sera , quotidiano rivale ma di una rivalità di solito pubblicamente rispettosa. E che ebbe l’azienda degli Elkann (allora FCA) come maggiore azionista fino a otto anni fa. Tanto che, stando a un sarcastico articolo del Foglio sabato, lo stesso John Elkann sarebbe andato a protestare dal direttore del Corriere stesso.
domenica 25 Febbraio 2024
La federazione degli editori italiani ha annunciato un accordo per mettere dei distributori automatici di quotidiani cartacei nelle stazioni di servizio Api.
domenica 25 Febbraio 2024
La possibilità di finanziamenti pubblici al settore dei giornali è molto discussa persino negli Stati Uniti, paese culturalmente non abituato a considerare sussidi pubblici all’impresa privata.
George Will, anziano e illustre giornalista e commentatore del Washington Post, ha criticato ogni ipotesi del genere sostenendo che limiterebbe l’indipendenza dei giornali sovvenzionati.
Invece in Canada sta per concludersi un programma nazionale di sovvenzioni ai giornali che ha distribuito circa 35 milioni di euro in cinque anni per l’assunzione di giornalisti dedicati all’informazione nelle comunità locali meno servite dai mezzi di informazione.
domenica 25 Febbraio 2024
Il Corriere della Sera ha offerto agli inserzionisti un formato pubblicitario nuovo e attraente sulla versione digitale del giornale: la pagina finale con una pubblicità di Gucci, sempre venerdì, aveva un link a una sezione promozionale esterna (per diverse ore quel link ha portato però a una sezione promozionale di Dolce e Gabbana, poi rimpiazzata con quella giusta). L’indomani l’esperimento è stato ripetuto appunto con Dolce e Gabbana, arricchendolo di un più visibile ed esplicito richiamo al link da cliccare.
Lo sfruttamento delle opportunità di tablet e smartphone per le versioni digitali dei giornali è un antico tema: sono stati fatti molti esperimenti di inserire link e contenuti accessori ma non hanno quasi mai raccolto l’interesse dei lettori, che preferiscono usare anche le versioni digitali alla vecchia maniera, limitandosi a sfogliare le pagine in sequenza. Lo stesso Corriere aveva introdotto delle invenzioni in passato, poi accantonate: ora riprova con la pubblicità.
domenica 25 Febbraio 2024
Sono di nuovo giorni di sfilate, a Milano, e quindi le pagine dei due maggiori quotidiani sono felicemente affollate di pubblicità di brand della moda, con frequenti coincidenze tra pubblicità pagate e articoli, soprattutto sul maggiore quotidiano milanese. Per esempio, venerdì: un articolo su un nuovo progetto del brand Max Mara poche pagine dopo una pubblicità del brand Max Mara (e dallo spazio pubblicitario comprato ogni giorno si possono intuire quali sfilate avranno maggiore copertura l’indomani).
Nel frattempo continua una relazione promozionale particolare tra il Corriere della Sera e la Fondazione Guido Carli, che ottiene sempre un articolo sui suoi eventi dopo averli promossi con una mezza pagina a pagamento.
domenica 25 Febbraio 2024
La diffusione dei 25 maggiori quotidiani americani diminuisce del 14% anno su anno, dicono i dati mostrati dal sito britannico PressGazette. Lo stesso New York Times, celebrato in questi anni come un grande successo per l’investimento su nuove prospettive e progetti digitali, perde il 13% delle copie cartacee (lo suggerivano gli stessi bilanci pubblicitari del New York Times).