Estratti della newsletter sul dannato futuro dei giornali.
domenica 15 Maggio 2022
I direttori maschi dei trenta quotidiani più letti in Italia sono ventotto. I sette telegiornali delle maggiori reti televisive sono diretti da maschi. I cinque giornali online più seguiti hanno cinque direttori maschi (anche il Post).
Se si prendono in considerazione gli altri spazi di influenza – quelli dei commenti, delle opinioni, degli editoriali – la situazione migliora di poco: la prevalenza dei maschi tra gli editorialisti, tra le “firme” famose e assidue, nelle pagine dei commenti, supera stabilmente i tre quarti (6 su 65 in questa pagina di “Firme” del Corriere, una su sette blogger in homepage sul Post)
In anni di dibattiti sulla necessità di maggior diversità di genere negli ambiti più vari, e di maggior accesso a ruoli di rilievo e influenza da parte delle donne, un contesto che per definizione si immagina aggiornato ed evoluto come quello dei giornali non ha molti uguali nell’esclusione delle donne dai ruoli di maggior potere: e le donne ci sono eccome, nei giornali.
Due tra le spiegazioni possibili sono: una maggiore inclinazione delle redazioni giornalistiche a rigenerare se stesse e i propri gruppi dirigenti (se prendiamo i condirettori e vicedirettori operativi, la situazione si ripete e aggrava), proprio perchè luoghi “di cultura” più ancora che imprenditoriali, in cui affinità e clan prevalgono sulle capacità; e un’autoassoluzione che esenta i giornali dalla critica destinata dagli stessi giornali ad altri contesti troppo maschili (ma aggiungiamo anche lo spostamento verso destra e verso posizioni conservatrici del panorama dei giornali italiani). Ma forse c’è anche qualcosa di stabilmente “maschile” in come siamo abituati a pensare gli spazi dei commenti e delle opinioni.
Le due direttrici sono Agnese Pini alla Nazione e Nunzia Vallini al Giornale di Brescia , decimo e ventottesimo quotidiano per diffusione.
(da Charlie, 9 agosto 2020)
domenica 15 Maggio 2022
Disegniamo una piccola mappa, ché noi li chiamiamo così ma sono testate anche molto diverse tra loro, pur condividendo oltre al piccolo formato una scelta di temi e storie mediamente più “larghe”, “popolari” e brevi: in alcuni casi traboccando soprattutto nello scandalistico, nel bellicoso, nel morboso e nel pettegolo, in altri conservando una quota di attenzioni a temi più seri.
I più importanti sono questi (escludendo la freepress Metro ) e hanno una diffusione di gran lunga superiore a quella dei quotidiani considerati più seri come il Times , il Guardian , il Daily Telegraph , il Financial Times .
Il Sun è il più grande e importante: ha mezzo secolo ed è pubblicato da News Corp, l’azienda multinazionale di proprietà del famigerato editore Rupert Murdoch (famigerato per potere e spregiudicatezza) e che possiede anche il Times e il Wall Street Journal , tra gli altri. Il Sun stesso è famigerato per l’aggressività dei modi che spesso sconfinano nel criminale e per produrre contenuti sensazionalistici e demagogici: ancora giovedì il New York Times ha rivelato che il Sun ha pagato un losco investigatore per ottenere informazioni personali e riservate su Meghan Markle. Le sue posizioni politiche sono state varie, con orientamenti spesso conservatori ma disposti a sostenere candidati labouristi.
Il Daily Mail è il suo concorrente (sono i due con una diffusione che supera il milione di lettori), con posizioni molto di destra ( qui c’è un grafico più ampio sulle posizioni politiche percepite dei giornali inglesi): appartiene alla famiglia che lo fondò più di un secolo fa ed è stato capace di costruire precocemente un enorme seguito anche su internet, grazie soprattutto ai formati del “ boxino morboso ” molto imitati anche in Italia, che lo rendono uno dei siti di news più letti del mondo. I suoi approcci sono ugualmente pessimi e la sua inaffidabilità banditesca è nota.
Il Daily Mirror si differenzia per essere sempre stato su posizioni più di sinistra nei 120 anni della sua storia. Nel suo curriculum recente c’è una famosa storia di intercettazioni telefoniche illegali sulle linee di personaggi famosi.
Il Daily Express è quello che ha posizioni più di destra, con grande sostegno al partito UKIP e a Brexit, e battaglie contro l’immigrazione. È nota la sua incessante attenzione per ogni evocazione di sospetto sulla storia e sulla morte di Diana Spencer, ancora oggi.
Il Daily Star è dedicato più esplicitamente alle celebrities, allo spettacolo e al gossip: è stato protagonista del peggio della copertura del caso di Madeleine McCann insieme all’ Express : entrambi sono stati denunciati dai genitori della bambina scomparsa e condannati a un risarcimento e a una prima pagina di scuse. Ha smesso di pubblicare ragazze in topless a pagina 3 nel 2019 (ci sono ancora ragazze, non in topless). Venerdì aveva una pagina sugli inglesi che non si deodorano le ascelle e varie foto di sederi femminili nei contesti più diversi. Star ed Express sono della stessa società che pubblica il Mirror .
L’ Evening Standard ha quasi due secoli ed è diventato una freepress nel 2009: è più specificamente londinese, più “presentabile” degli altri tabloid ed è di proprietà dell’imprenditore russo Alexander Lebedev, uno dei cosiddetti “oligarchi”, ex ufficiale del KGB.
(da Charlie, 21 marzo 2021)
domenica 15 Maggio 2022
Quando qui diciamo “giornali” è per definire tutto il complesso dei mezzi di informazione, senza dover usare un’espressione così grigia e artificiosa come “mezzi di informazione”: ma parliamo di quotidiani e di periodici, di programmi di informazione in radio e in tv, di siti di news, e in generale di luoghi in cui si pratichi del giornalismo . In Italia, ad avere maggior potere nell’orientare l’informazione delle persone è tuttora la televisione in termini quantitativi, mentre sono i quotidiani in termini di rilevanza e ricadute sugli altri mezzi di cui dettano spesso l’agenda (dei programmi di radio e tv, per esempio).
Questo ci porta a una breve utile mappa dei maggiori quotidiani nazionali italiani, stando ai numeri della loro diffusione, utile a orientarsi e a valutare di cosa parliamo quando parliamo di quotidiani.
Ci sono quattro quotidiani cosiddetti “seri” (soprassediamo ora sulla qualità discontinua di questa serietà se confrontata con altri paesi paragonabili e con un’idea classica di rigore giornalistico): Corriere della Sera e Repubblica , i due quotidiani maggiori in competizione tra loro da quarant’anni; la Stampa , terzo incomodo con le peculiarità di essere molto più radicato sulla sua regione degli altri due, e di essere entrato da pochi anni nello stesso gruppo editoriale di Repubblica ; il Sole 24 Ore , in una sua partita autonoma definita dall’orientamento editoriale dedicato soprattutto ai temi economici, finanziari e normativi (provò dieci anni fa a mettersi più in competizione sui temi degli altri tre, con la direzione di Gianni Riotta, ma rientrò nei suoi ranghi rapidamente).
Poi c’è un secondo gruppo di quotidiani che invece si somigliano per un approccio più sfacciatamente fazioso, partigiano, aggressivo nel promuovere i propri contenuti e nel mobilitare i lettori contro diversi tipi di “nemici”: sono i tre nati dalla stessa costola – Giornale , Libero , Verità – e il Fatto (nella stessa categoria sta anche il Tempo di Roma, ma accantoniamolo in quanto locale, per quanto di località capitale).
Tra i quotidiani più letti c’è anche Avvenire , quotidiano cattolico con un suo posizionamento particolare, e c’è il Messaggero , per cui vale il discorso “locale” del Tempo .
Gli altri quotidiani più letti – sportivi a parte – sono quasi tutti locali , a cominciare dai tre del gruppo Riffeser: Nazione , Carlino , e Giorno . Restano da citare, malgrado i loro numeri molto più piccoli, il Foglio – per una rilevanza negli ambiti della politica, dell’informazione e delle “classi dirigenti” che ha echi maggiori della sua diffusione – il Manifesto , per tradizione e presenza nella storia politica e dell’informazione anche se oggi minime, e ItaliaOggi , quotidiano di finanza e business, che insieme a questi ultimi, a Libero e ad Avvenire beneficia di cospicui finanziamenti pubblici.
( da Charlie, 30 agosto 2020)
L’aggiornamento rilevante è quello della nascita a settembre 2020 del quotidiano Domani, creato da Carlo De Benedetti – ex editore del gruppo Espresso e di Repubblica – in antagonismo con la nuova proprietà della sua ex azienda: Domani non comunica i dati della sua diffusione, come il Foglio, ma appartiene all’ultimo gruppo citato.
domenica 15 Maggio 2022
I giornali hanno prosperato per qualche secolo guadagnando con le vendite delle copie di carta e con i ricavi della pubblicità.
Poi internet ha contratto enormemente la prima fonte di ricavo, offrendo gratis articoli e notizie a chi prima li pagava.
Allora i giornali hanno immaginato che internet potesse offrire un’occasione di nuovi e maggiori ricavi pubblicitari: la seconda fonte di ricavo. E hanno lavorato per aumentare il più possibile le visite sui loro siti, perché la pubblicità online conta i numeri e poco il resto.
Ma circa 7/8 anni fa si è capito che la pubblicità online sarebbe diventata un ricavo sempre minore, invece che crescente e promettente. Per diverse ragioni ma soprattutto per il duopolio di Google e Facebook che ne ha ridotto il valore e i ricavi per singola inserzione.
Quindi in tutto il mondo si è andati a recuperare l’altra fonte di ricavo che era stata data per persa: i lettori.
Nel frattempo era in corso una piccola inversione di tendenza nella disponibilità di una nicchia di lettori a pagare di nuovo per l’informazione: spinta anche da due grossi eventi mondiali che avevano mostrato i rischi dell’idea che l’informazione gratis e online fosse tutta buona e uguale, e non ci fossero problemi di qualità. Brexit e l’elezione di Trump.
Quindi da circa quattro anni a questa parte tutti i giornali del mondo – disperando di poter invertire il declino economico dei prodotti di carta – hanno creato sistemi e modi diversi di farsi pagare dai lettori online: “abbonamenti”, con funzionamenti vari.
Oggi quindi i ricavi della quasi totalità dei giornali sono così distribuiti: una quota ancora importante di vendite della carta, in calo precipitoso e apparentemente inesorabile; una quota ancora importante di ricavi pubblicitari, stabili o in declino per la maggior parte delle testate, sia online che su carta; una quota crescente ma sempre minoritaria di abbonamenti online (altri sistemi di ricavo minori sono sfruttati da alcune testate, ma nessuno è abbastanza universale).
L’ultima voce è in questo momento la sola promettente ed è quella a cui i giornali si stanno dedicando di più – vediamo tutti che ormai pochissimi giornali offrono gratis tutti i loro articoli – ma intanto soprattutto i più grandi e i più in difficoltà non possono trascurare di limitare anche il più possibile il declino dei ricavi pubblicitari.
Da queste due necessità nasce una contraddizione rilevante e interessante, perché i meccanismi che le alimentano sono opposti: maggiori visite e clic, e quindi maggiori ricavi pubblicitari, sono ottenuti con scelte completamente diverse da quelle che alimentano un rapporto di fiducia e apprezzamento dei lettori, necessario a incentivare abbonamenti e sostegni.
(Poi ci sono ovviamente complessità e articolazioni maggiori, ma l’abbiamo fatta telegrafica).
(da Charlie, 30 agosto 2020)
domenica 15 Maggio 2022
Questa newsletter cerca ormai da due anni di condividere notizie e spiegazioni su cosa succede “dietro” le pagine su cui ci informiamo e ci facciamo un’idea delle cose, perché questa informazione sia più completa e tenga conto di molti fattori importanti che ne determinano le scelte e le prospettive. Non è per “addetti ai lavori” (per quanto siamo lusingati che molti “addetti ai lavori” vi si siano iscritti, e le affidino informazioni) e quindi cerca il più possibile di mettere le cose in un contesto, non dare per scontati precedenti, storie, che è utile sapere e capire. L’effetto collaterale è che per alcuni lettori più assidui alcune cose possono suonare ripetitive, o a volte distrarre con la loro lunghezza dalle notizie maggiori: ma per la maggior parte delle persone è utile che quegli elementi siano esposti e ricordati. E considerato che il numero degli iscritti a Charlie è cresciuto molto e continua a crescere, dedicheremo gran parte della newsletter di oggi a riprodurre alcuni suoi testi “di contesto” o di informazione generale che pubblicammo nei suoi primi mesi, tuttora utili.
domenica 15 Maggio 2022
C’è un altro aspetto del giornalismo d’inchiesta italiano che si nota, oltre a quelli di cui già parlammo : ed è che alcune testate praticano un investimento ricco ma disordinato e volatile sulle inchieste accusatorie di malversazioni, cattivi comportamenti, inefficienze, gravi responsabilità, tale da renderle un rumore di fondo indistinto e senza nessuna conseguenza di servizio utile alla comunità. Una vecchia ma fondata retorica di redazione sosteneva che un buon giornale debba insistere quotidianamente sulle inchieste in cui crede e aggiornare i lettori fino a conquistare la loro attenzione e il loro interesse, o fino a provocare dei risultati o degli sviluppi utili a correggere ciò che rivela. L’impressione invece è che su alcuni quotidiani ci sia una ricerca quotidiana di nuovi temi e oggetti di scandalo, che spesso dura un giorno o una settimana, e poi scompare non avendo ottenuto allargamenti o conferme delle sue accuse: col risultato di fare perdere rilievo e credibilità a quel formato giornalistico, che lungi dal far cadere i presidenti come nel più famoso caso globale di sempre, si risolve quasi sempre in un generico incentivo all’indignazione e – con rare e preziose eccezioni – non produce nessun risultato. In tempi di orizzonti brevi e difficoltà economiche, concorre a questa scelta l’abitudine a cercare di conquistare l’attenzione istantanea dei lettori piuttosto che la loro fiducia ponderata e solida, ed è un’altra occasione in cui potrebbe essere invece fatto proficuamente il contrario.
Fine di questo prologo.
domenica 8 Maggio 2022
Per una sciocca confusione, una settimana fa abbiamo indicato nel testo dedicato a Bernardo Valli che avesse lasciato non solo la sua collaborazione con Repubblica ma anche la rubrica sull’ Espresso , che invece mantiene con frequenza bisettimanale. Ci scusiamo con Valli e con l’ Espresso (e con tutti).
domenica 8 Maggio 2022
La rassegna del Post “I giornali spiegati bene”, insieme ad altri appuntamenti che coinvolgono attualità e giornalisti, si terrà questo sabato a Peccioli, in Toscana, nel corso del festival di cui il Post è partner.
domenica 8 Maggio 2022
Il Post ha pubblicato la sua annuale sintesi dei propri conti dell’anno passato, con soddisfazione e gratitudine.
“Ci eravamo lasciati un anno fa con “una crescita dei ricavi del 52% rispetto al 2019, che ha permesso di portare il Post in attivo di 400mila euro a fine 2020”. Nel 2021 questi ricavi sono cresciuti nuovamente del 76%, permettendo di chiudere i bilanci dell’anno con un attivo di 659mila euro. Le voci di ricavo hanno avuto la loro variazione maggiore grazie alla crescita degli abbonamenti (+121%), il cui valore percentuale sul totale è passato dal 41% al 52%: i ricavi pubblicitari sono diventati la seconda voce delle entrate, sempre molto rilevante e preziosa grazie al lavoro della concessionaria System24, e sono rimasti in valori assoluti gli stessi del 2020, costituendo ora il 33% dei ricavi totali. Del restante 15% di ricavi, i maggiori sono il 4% derivato dalla vendita dei due numeri della rivista Cose spiegate bene , il 4% dalle lezioni online, il 3% dalle affiliazioni con i siti di e-commerce generate dalla sezione Consumismi “.
domenica 8 Maggio 2022
Il direttore del Post ha ricordato sul suo blog, con un esempio di alcuni anni fa, le cautele che sono necessarie quando si leggono sui giornali – o si ascoltano in radio e tv – commenti di esperti medici o psicologi a proposito di specifici casi di cronaca.
“I l format giornalistico per cui si chiama a casa l’esperto psichiatra, psicologo, sociologo, medico, e gli si chiede un’analisi di fatti e persone su cui non ha nessuna informazione in più di noi (e spesso ne ha meno di noi, e gli vengono riferite dal giornale) è particolarmente deprimente e imbarazzante”.
domenica 8 Maggio 2022
Ne abbiamo scritto in altre occasioni , perché quanto vengano pagati i giornalisti per il loro lavoro (misure molto diverse a seconda di vari fattori) è un dato piuttosto ignoto ai lettori, e in alcuni casi molto discusso tra i giornalisti stessi. Adesso un gruppo di loro ha creato un sito per raccogliere testimonianze sulle esperienze con le varie testate: i dati raccolti sono anonimi e molto limitati nei dettagli, e quindi aiutano solo a farsi un’idea parziale e generica di occasioni che possono essere molto diverse tra loro, ma è un’idea.
domenica 8 Maggio 2022
L’esempio di questa settimana delle confusioni nei quotidiani tra contenuti redazionali e pubblicitari viene dal Corriere della Sera , dove sabato è comparsa una pubblicità della “Fondazione Guido Carli” – frequente inserzionista sul giornale – relativa a un suo evento, a poche pagine di distanza da un articolo dedicato all’evento stesso. A complicare i conflitti, un giurato dell’evento stesso è il proprietario del Corriere della Sera , citato nella pubblicità e ritratto in una foto dell’articolo.
domenica 8 Maggio 2022
Ci sono novità sulla vendita del settimanale L’Espresso dall’editore GEDI al gruppo Bfc Media: vendita annunciata qualche settimana fa ma non ancora conclusa. Le ha comunicate la nuova proprietà con un comunicato .
” Il closing dell’operazione è previsto per il 31 maggio 2022, all’avveramento di alcune condizioni sospensive relative all’ottenimento delle necessarie autorizzazioni di legge ed al completamento della procedura di comunicazione sindacale.
I rami d’azienda vengono acquisiti senza debiti, né crediti. Il controvalore dell’operazione ammonta a massimi 4,5 milioni di Euro, totalmente finanziati attraverso disponibilità liquide di BFC Media, che verranno corrisposti in due soluzioni: la prima da 2,5 milioni al momento del closing e la seconda entro il 31 dicembre 2022. L’esborso finale potrà subire delle diminuzioni per effetto dei risconti relativi alla vendita di abbonamenti già incassati, ma che produrranno i loro effetti nei prossimi mesi e che il gruppo GEDI trasferirà in capo all’acquirente. Nel 2021, il settimanale L’Espresso ha prodotto circa 10 milioni di ricavi, con un Ebitda margin allineato a quello delle testate edite da BFC Media”.
domenica 8 Maggio 2022
Il sito Professione Reporter ha raccontato di una serie di domande sul Corriere della Sera fatte durante un’assemblea dei soci dell’editore RCS ai rappresentanti del Consiglio d’amministrazione. Molte riguardavano lo sfuggente rapporto tra redazione e concessionaria pubblicitaria (spesso commentato negli ultimi anni), e una in particolare ha ottenuto una risposta non convincentissima, per chi segue e conosce alcuni “format” promozionali ospitati abitualmente dal giornale.
“Rcs offre a pagamento esclusivamente gli spazi pubblicitari distinti e distinguibili dagli spazi editoriali. Nel caso dei publiredazionali o dei cosiddetti branded content la dicitura ‘avviso a pagamento’ o ‘contenuto sponsorizzato’ è sempre posta in evidenza affinché non vi possano essere dubbi al riguardo”.
domenica 8 Maggio 2022
Un articolo sul sito Linkiesta firmato dalla scrittrice Guia Soncini – una delle sue rubriche quotidiane sul sito – ha riassunto l’indagine che l’autrice aveva fatto per ricostruire quale fosse la fonte di una notizia assai trattata la settimana precedente da molti giornali e siti italiani che riguardava gli attori Ben Affleck e Jennifer Lopez, e che però non aveva avuto nessuna copertura nel loro paese, gli Stati Uniti. La conclusione è stata che la notizia era sbagliata (una vecchia voce, già pubblicata anni fa), e la sua provenienza molto inaffidabile. Una buona risposta a chi spesso chiede “come faccio a capire se una notizia è falsa?”: se non la pubblicano quelli che per primi dovrebbero, questo è un buon indizio di dubbio.
“Era un’esclusiva italiana? Qualcuno citava come fonte Esquire, che nell’edizione anglofona è uno dei giornali più belli del mondo e non poteva essere vero. E infatti l’articolo era, una settimana prima, sul sito di Esquire spagnolo, che a sua volta rimandava a Cosmopolitan spagnolo, che quanto a fonti fantasticava di «muchos medios americanos». I giornali americani immaginari.
Poiché gli spagnoli saranno pure più cialtroni di noi, ma Esquire scriveva questa puttanata una settimana prima, Cosmopolitan pure, persino Marca (un giornale di calcio) si era inventato la clausola prematrimoniale una settimana prima, mi sono andata a leggere tutti i siti italiani che avevano ripreso la scemenza del giorno, alla ricerca della risposta a «perché oggi».
E a un certo punto sono arrivata a commenti memorabili punto it, che non so bene cosa sia, un sito di meme, una di quelle cose moderne, un posto in cui le puttanate sarebbero fisiologiche.
E invece loro, al terzo paragrafo, scrivono: «La notizia continua a diffondersi a macchia d’olio attraverso tutti i social media […]. In realtà si tratta di una clausola che J. Lo e Ben Affleck avrebbero concordato nel 2002, quando si fidanzarono per la prima volta»”.
domenica 8 Maggio 2022
In mezzo alle ipotesi di una riduzione delle proprie risorse e opportunità di informazione, la rete televisiva pubblica britannica BBC ha commissionato un esperimento per valutare la percezione del suo valore da parte del suo pubblico. I soggetti dell’esperimento sono state 80 famiglie e 200 persone che non hanno avuto nessun accesso a nessun contenuto di BBC per nove giorni: secondo i suoi risultati (l’esperimento è stato condotto da un ente di ricerca, e commissionato da BBC, ricordiamo) il 70% delle 60 famiglie coinvolte che avevano detto inizialmente di poter fare a meno di BBC e di non voler pagare il canone relativo, o pagarne uno minore, avrebbe cambiato idea dopo i nove giorni di “astinenza”.
Una ricerca simile aveva dato analoghi risultati nel 2014.
domenica 8 Maggio 2022
Il Foglio ha pubblicato una celebrazione del magazine Entertainment Weekly scritta dalla lettrice/fan Mariarosa Mancuso (che sul Foglio si occupa da sempre soprattutto di cinema e di serie): Entertainment Weekly ha appena cessato la sua pubblicazione su carta.
” Finire di leggere Entertainment Weekly prima che uscisse il numero successivo era un’impresa. Anche saltando (confessiamo) la sezione musica e la sezione videogiochi. In cambio, il lettore ricavava tutto quel che doveva sapere per organizzarsi un divertente fine settimana (americano). Non solo il cinema, che quando il settimanale debuttò stava meglio di adesso. Anche la televisione, con le serie e i reality show, gli spettacoli di Broadway, e pure i libri: una sezione piccola ma super affidabile nelle sue scelte.
Rispetto a Variety, a Hollywood Reporter, o al più recente Deadline, EW era una guida per gli spettatori. Non una rivista specializzata per gli addetti ai lavori (quelle che ai festival recensiscono ogni cosa, così i distributori sanno come spendere i loro soldi). Il primo numero del settimanale uscì a febbraio del 1990, ad aprile di quest’anno una lacrimuccia ha salutato l’ultimo fascicolo. Resta l’edizione online, ma non è la stessa cosa. Non lo era neanche il passaggio da settimanale a mensile deciso nell’estate del 2019, senza cambiare la testata. Ultimo tentativo per non scomparire dal mercato delle riviste cartacee”.
domenica 8 Maggio 2022
Il Mattino è lo storico quotidiano di Napoli: ha appena festeggiato i suoi 130 anni e dal 1996 appartiene al gruppo Caltagirone, assieme al Messaggero di Roma e al Gazzettino di Venezia (e al quotidiano “freepress” Leggo e altre testate locali). Nel mese di febbraio (ultimi dati disponibili) aveva dichiarato circa 24mila copie di diffusione, con un calo di 2mila rispetto a un anno prima. Il suo direttore è Federico Monga, che nel 2018 aveva preso il posto di Alessandro Barbano (licenziato in modi molto discussi allora), lasciando la Stampa : questa settimana è stata data notizia del suo ritorno alla Stampa come vicedirettore; per ora l’editore non ha comunicato scelte sul prossimo direttore o direttrice del Mattino.
domenica 8 Maggio 2022
Dall’ articolo del Post :
” Dopo 33 anni ha chiuso Telejato , emittente televisiva siciliana molto nota per i suoi servizi giornalistici di denuncia contro la mafia e l’illegalità nella regione. Lo ha annunciato il 5 maggio Pino Maniaci, editore della tv e direttore del telegiornale, che di fatto era il programma principale di Telejato.
Telejato non è stata ammessa nella graduatoria delle emittenti locali che possono trasmettere con i nuovi standard DVB-T2 (il cosiddetto digitale terrestre di seconda generazione). Maniaci ha spiegato che, per continuare ad avere una frequenza in Sicilia, Telejato avrebbe dovuto pagare 40mila euro, soldi che non ha.
«Non c’è riuscita la mafia coi suoi attentati a farci chiudere, non ci sono riusciti pezzi del tribunale di Palermo e ci riesce lo stato. Le nostre frequenze sono state vendute al 5G», ha detto Maniaci, aggiungendo che al momento Telejato continuerà a trasmettere in streaming sul sito Telejato.it e sui canali social. Maniaci ha anche detto di essere riuscito a ottenere alcuni spazi nei telegiornali dell’emittente locale TVM. «Ho promesso alla responsabile della televisione di fare un telegiornale più soft per evitare di allungare la sfilza di oltre 380 querele che mi sono preso in questi anni»”.
domenica 8 Maggio 2022
Da quando raccontammo la prima volta delle incertezze e cautele delle grandi testate internazionali nel dare indirizzi di comportamento sui social network ai propri giornalisti sono già cambiate un po’ di cose: le pretese di libertà e autonomia hanno perso un po’ di forza a fronte di incidenti sempre più frequenti, l’intervento del New York Times ha creato un precedente importante (come avviene spesso col New York Times ), e l’acquisto di Twitter da parte di Elon Musk ha generato ulteriori preoccupazioni. Quindi adesso è il Guardian , grande quotidiano britannico e ormai grandissimo protagonista dell’informazione digitale mondiale, ad aver dato indicazioni ai propri giornalisti: lo racconta un articolo del sito americano NiemanLab , uno dei più seri tra quelli che si occupano di innovazione nell’informazione. La prima cosa chiarita è che “Guardian News Media (GNM) non vi chiede di avere alcuna presenza sui social media”, che è già una differenza rispetto a richieste di alcuni anni fa che i giornalisti si facessero promotori coi propri account dei contenuti delle loro testate. E, tra le molte altre indicazioni, non è banale nemmeno quella che dice: “Ricordatevi che come giornalisti il vostro lavoro è dare le notizie per GNM, non sui social media. Twittate delle breaking news solo se il vostro editor (il caporedattore o il riferimento editoriale in redazione, ndr) è d’accordo”.
E persino: “Consigliamo fortemente ai dipendenti di cancellare vecchi tweet e altri post sui social. Raccomandiamo di usare il servizio Tweetdelete per farlo. Il suo costo è a carico dell’azienda”.
domenica 8 Maggio 2022
La notizia più grossa nella politica e nella vita statunitense questa settimana è stata la rivelazione che la Corte Suprema starebbe già lavorando concretamente sulla riduzione del diritto all’aborto delle donne americane. La prospettiva era nota da tempo, ma a renderla reale è stato un vero scoop del sito Politico , che ha avuto accesso a un documento interno della Corte, nel più classico dei “leak” che hanno fatto spesso la storia dell’informazione e della politica americane. Tanto che molte attenzioni sono state dedicate ( anche dal Post ) allo scoop stesso, e qualcuno ha anche criticato che queste attenzioni sottraessero rilevanza alla gravità del merito della questione.
domenica 8 Maggio 2022
È una storia interessante e poco raccontata: quella che dovrebbe essere la principale e attraente “vetrina” di un giornale online – la sua homepage, l’equivalente della prima pagina cartacea – è diventata ormai da tempo sia una priorità relativa che una complicazione. Da una parte il traffico sui contenuti dei giornali online arriva in grandi misure da percorsi indipendenti dalla homepage, che la ignorano: condivisioni sui social network, ricerche su Google, link da altri siti e piattaforme. Dall’altra la prevalenza della consultazione su apparecchi mobili (che ormai supera stabilmente il 70% o persino l’80% del traffico a seconda delle testate) ha ridotto molto le variazioni e gli esperimenti possibili, da che la homepage su mobile è costretta dalla sua dimensione a essere poco più di una “timeline” o di una lista. Per molti giornali, poi, la gran mole di contenuti prodotta non è comunque ospitabile nello spazio della homepage, mobile o desktop che sia: il risultato è che molti degli articoli faticano a raggiungere i lettori attraverso la homepage, e quelli che ci riescono partecipano a un disordine visivo che è il frutto del tentativo di gremire la homepage dare visibilità a più link e titoli possibile.
Questi fattori paralizzanti hanno ridotto molto la creatività sulle homepage da diversi anni. Quello che alcune delle testate con maggior attitudine alla sperimentazione stanno facendo, racconta un articolo del sito Digiday, è provare a “personalizzare” di più le homepage stesse, dando priorità diverse ai contenuti mostrati in base alle storie di navigazione dei diversi lettori o alla loro localizzazione, in modo da selezionare quelli più efficaci di volta in volta: tentativo per cui è ulteriormente prezioso che i lettori siano registrati e loggati. È un progetto complesso e su cui andranno raffinati i criteri, ma potrebbe aiutare ad attenuare la “stanchezza” delle homepage.
Fine di questo prologo.
domenica 1 Maggio 2022
Mercoledì 11 maggio sarà nelle librerie il nuovo numero della rivista del Post, Cose spiegate bene , dedicato alle “droghe” (le virgolette sono abbondantemente spiegate). La rivista e i suoi risultati hanno rappresentato nel 2021 una voce importante nei ricavi accessori del Post (quelli non rappresentati da abbonamenti o pubblicità), con quasi il 5% del totale dei ricavi.
Gli abbonati al Post possono come sempre già ordinare Cose e riceverlo gratuitamente a casa.
domenica 1 Maggio 2022
Questa settimana è il sito Senza bavaglio ad avere pubblicato la segnalazione di una delle quotidiane sovrapposizioni tra contenuti redazionali e pubblicità all’interno dei quotidiani maggiori, che in particolare sul Corriere della Sera hanno già generato inascoltate proteste interne nei mesi scorsi. In questo caso si tratta di una società che produce gelatiere, promossa con un articolo e con una pagina pubblicitaria a poca distanza.
domenica 1 Maggio 2022
Giulio Gambino, direttore del settimanale TPI che ha iniziato le pubblicazioni pochi mesi fa, ha intervistato l’ex inviato di Repubblica Bernardo Valli, all’interno di un numero dedicato ai problemi dell’informazione tradizionale e cartacea . Valli è stato uno dei più importanti e ammirati giornalisti italiani tra quelli che si sono occupati di esteri e di guerre, ha 92 anni , e ha lasciato due anni fa Repubblica mantenendo la sua rubrica bisettimanale sull’Espresso. Nell’intervista ha confermato le ragioni della sua scelta, così come erano state raccontate allora: «Mi chiesero di cambiare il lead di un articolo sulla politica di Israele, io dissi che non cambiavo assolutamente nulla, e quindi il direttore mise l’articolo nelle pagine interne. Era una “punizione”, visto com’è avvenuta. Siccome non mi è stata data alcuna spiegazione di questo, ho salutato e me ne sono andato. Basta».
domenica 1 Maggio 2022
Il Foglio ha pubblicato martedì un articolo di Dario Di Vico, ex vicedirettore del Corriere della Sera, grande esperto di temi del lavoro e di economia, 69 anni, da poco in pensione: indicandolo come l’inizio di una sua collaborazione col Foglio. Di Vico ha mantenuto un contratto di collaborazione col Corriere della Sera (cura per esempio una rubrica settimanale sul magazine 7 ), e di fatto lavora come freelance: il suo caso è interessante, perché rivela le opportunità molto attuali di un mercato dell’informazione che si è allargato pur avendo ridotto le sue risorse economiche, ed è quindi interessato a usare professionalità e competenze laddove il loro costo – come nel caso dei pensionati – può essere più contenuto.
domenica 1 Maggio 2022
Il Post ha riassunto una storia che è stata dibattuta nel giornalismo di moda americano il mese scorso, per quello che racconta del terreno scivoloso – divenuto ancora più scivoloso – in cui lavorano i giornalisti di moda che diventano anche influencer online, o almeno promotori di prodotti e brand. Cercando di capire anche come sono le cose in Italia.
domenica 1 Maggio 2022
Il quotidiano Repubblica ha annunciato oggi un progetto di corsi e lezioni presentato venerdì a Roma, e chiamato “Italian Tech Academy”: “tre master che partiranno a settembre per acquisire competenze utili a trovare lavoro”. Il progetto è diretto da Riccardo Luna, responsabile degli “hub” di tecnologia e ambiente del gruppo GEDI (ovvero delle sezioni tematiche congiunte di Repubblica e Stampa ).
La “formazione” è diventata sempre di più un fronte accessorio di ricavi promettenti per le aziende editoriali, su cui si stanno cimentando in molti: il quotidiano rivale di Repubblica, il Corriere della Sera, è già molto più avanti con un’intensa batteria di corsi e master promossi sul giornale, ed entrambi si stanno muovendo sulla promessa ai giovani iscritti di costruire opportunità di lavoro, a partire sia dalla formazione stessa che dalla collaborazione con una serie di aziende partner dei rispettivi progetti.
domenica 1 Maggio 2022
Il nuovo progetto di news americano Semafor , di cui si era parlato negli scorsi mesi per autorevolezza e fama dei due giornalisti che lo hanno fondato – Ben Smith e Justin Smith, non parenti – è andato online con un primo segnaposto e l’invito a fornire il proprio indirizzo mail per chi voglia riceverne tempestivi aggiornamenti. La vera e propria nascita del giornale è prevista per autunno, maggiori informazioni erano attese a una festa indetta da Justin Smith a casa sua a Washington la notte passata, dopo la leggendaria cena annuale dei giornalisti della Casa Bianca.
(A proposito della quale un articolo su Politico racconta il declino di attrattiva del ruolo di corrispondente dalla Casa Bianca, che è sempre stato un passaggio di carriera illustre e ricercato, malgrado dal punto di vista dell’iniziativa giornalistica e del reporting offra molto meno di altri impieghi)
domenica 1 Maggio 2022
Al Corriere della Sera è in corso un guaio interno – ma con estese partecipazioni anche da parte dei lettori che ne hanno seguito e in parte generato gli sviluppi – nato da un articolo di Roberto Saviano pubblicato sul magazine 7 (supplemento del Corriere ) la settimana prima di questa. L’ articolo proponeva la legalizzazione del sex work , e ha ricevuto critiche e proteste da lettori e lettrici a partire da posizioni anche molto diverse tra loro, ma tra le più numerose sono state quelle di persone e movimenti femministi. Lo sviluppo maldestro è stato che una giornalista del Corriere della Sera – Monica Sargentini, al giornale da diciotto anni, altre volte critica sulle scelte recenti – ha a quanto pare condiviso il testo di una mail di protesta, divenendo così agli occhi della direzione complice o addirittura ispiratrice della protesta stessa: ed è stata sospesa per tre giorni con una lettera di richiamo. Sargentini aveva nel frattempo coinvolto un avvocato, e tutta la storia ha avuto estesa pubblicità su molti siti di news, generando ulteriori proteste (e il compiacimento di alcuni altri quotidiani) anche dall’associazione della stampa romana. Il direttore del Corriere ha risposto alla redazione che “i termini della questione sono profondamente diversi da ciò che, come scrivete, ‘è diventato di dominio pubblico’”. Il sito Professione Reporter ha un racconto più lungo.
domenica 1 Maggio 2022
Un articolo nella sezione “Insider” del New York Times – che si occupa di spiegare funzionamenti e scelte del giornale ai lettori, seppur sempre in toni molto autopromozionali – ha descritto l’esistenza di un ufficio che segue la sicurezza dei giornalisti e dei collaboratori del giornale all’estero, e si dedica a farli allontanare dai paesi in cui si trovano quando sono in condizioni di particolare pericolo.
Queste, dice l’articolo, si possono distinguere in tre categorie diverse: quando un giornalista riceve delle minacce personali, quando i conflitti o le violenze in un paese diventano la norma (come in Afghanistan l’estate scorsa, o alcune aree dell’Ucraina in queste settimane), o quando un giornalista si stia dedicando a un’investigazione che lo mette a rischio di ritorsioni da parte di poteri o forze locali minacciose.
Nel caso dell’Afghanistan l’estate scorsa, l’articolo dice che oltre duecento persone sono state aiutate a lasciare il paese e trovare sistemazioni altrove, mentre operazioni simili sono state compiute anche con i dipendenti dell’ufficio moscovita messi a rischio dalle severe leggi censorie russe sulla stampa.
domenica 1 Maggio 2022
C’è stata una breve polemica su Twitter tra tre giornalisti di Repubblica e del Corriere della Sera : Tonia Mastrobuoni, corrispondente da Berlino, e Davide Frattini, corrispondente da Gerusalemme; e Greta Privitera del Corriere , autrice dell’articolo contestato inizialmente da Mastrobuoni (Privitera si è limitata a criticare la critica). Polemica che segnala lo status sfuggente del formato delle interviste sui quotidiani italiani, che delle interviste fanno larghissimo uso (molto maggiore delle testate di altri paesi) e spesso con delle libertà di scrittura e composizione. In questo caso la questione dibattuta è stata la legittimità di definire intervista la trascrizione delle risposte durante una conferenza stampa.
domenica 1 Maggio 2022
BBC è una delle reti televisive più famose al mondo, quella il cui nome è familiare anche fuori dal suo paese da più tempo, e che è da sempre citata come esempio maggiore (da noi, a proposito della simile condizione della RAI) di tv gestita indirettamente dallo stato, con ampia autonomia propria, e sovvenzionata da contributi pubblici provenienti direttamente dai cittadini: quello che in Italia chiamiamo “il canone” e che nel Regno Unito è di 159 sterline l’anno.
BBC è anche la rete del suo genere di maggiore capacità produttiva e varietà di offerta, che raggiunge molti paesi anglofoni e non: circa un quarto dei suoi ricavi deriva invece dalla vendita di proprie produzioni ad altri. Da alcuni anni però la qualità dei suoi servizi di informazione è molto contestata: fondamentalmente per meccanismi di partigianeria politica che in questo millennio si sono accentuati e riguardano molti paesi e molti settori, e attraverso i quali la politica conservatrice ha attaccato molta dell’informazione mondiale critica nei suoi confronti o ritenuta non sufficientemente indulgente. Ma anche il consenso popolare nei confronti di quella che un tempo era una più rispettata istituzione nazionale è calato, anch’esso coinvolto nelle tendenze insofferenti e spesso strumentalizzate nei confronti di istituzioni e media. Il governo britannico sta da tempo non solo criticando le scelte di BBC , ma studiando e promuovendo interventi che ne limitino libertà e opportunità, soprattutto attraverso riduzioni delle sue risorse economiche.
Mercoledì il direttore generale Tim Davie ha annunciato per la prima volta una riduzione delle capacità produttive di BBC , e dei suoi investimenti, adducendo come ragioni le riduzioni al proprio bilancio imposte dal governo: ci saranno meno programmi nuovi, più uso dell’archivio, mentre per ora non sembra prevista una riduzione del numero dei canali radio e televisivi.
domenica 1 Maggio 2022
Quello di giovedì sulla falsa morte del procuratore sportivo Mino Raiola non è stato uno dei tanti errori quotidiani dell’informazione italiana ma un caso un po’ più particolare, per il contagio tra moltissime testate e fonti online, e l’assenza tuttora di una ricostruzione chiara di come la notizia sia stata data per prima. Il tweet del Tg La7 sembra aver preceduto di pochi minuti l’articolo del Messaggero e quello della Gazzetta dello Sport .
Ma quasi nessuna di queste e altre testate ha poi commentato l’errore e le sue ragioni. Il Post ha spiegato di avere preso un rischio che non avrebbe dovuto prendere affidandosi alla grande quantità di testate competenti sulle notizie di sport che avevano scelto di pubblicare la notizia falsa, e l’ha corretta dopo pochi minuti scusandosi ed estendendo il rammarico nella newsletter per i propri abbonati (c’erano purtroppo due precedenti , di cui uno divenuto famoso nell’informazione americana). Il nuovo direttore di Tuttosport Guido Vaciago ha sostenuto che “abbiamo fatto il nostro lavoro in maniera corretta”, in quanto la notizia falsa è stata poi aggiornata.
Mino Raiola è morto sabato .
domenica 1 Maggio 2022
Avevamo appena parlato della scelta in controtendenza di Quartz – sito di news e business stimato e di qualità – di abolire il proprio paywall, che è arrivata la notizia che Quartz è stato venduto al gruppo G/O Media, noto per avere rilevato il network di siti di news Gawker Media, di cui il più noto è Gawker , protagonista prima di una storia vivace e travagliata (ma nel gruppo c’è anche il famoso sito satirico The Onion ). G/O Media ha avuto alcune tensioni e scontri con i dipendenti dei suoi siti negli ultimi due anni, ma sia il suo amministratore delegato che il fondatore di Quartz hanno per ora garantito che non ci saranno riduzioni dello staff: benché Quartz sia in discrete perdite, peggiorate nel 2021. La loro speranza è che l’integrazione nel network rafforzi il suo potenziale di traffico e coinvolga verso gli altri siti i suoi investitori pubblicitari.
domenica 1 Maggio 2022
La turbativa storica introdotta dall’azienda Eni nell’informazione italiana è nota (insieme ad altre turbative che limitano la qualità della stessa) e va dal suo possedere un’agenzia di stampa influente al sovvenzionare attraverso investimenti pubblicitari ininterrotti quasi tutti i mezzi di informazione, rendendone più fragile l’autonomia e garantendo alle proprie pratiche e alle proprie comunicazioni una promozione “giornalistica” continua. Ma non aiuta che le poche testate che decidono di emanciparsi da questa servitù la ribaltino in esibizioni demagogiche di propaganda opposta di altrettanto limitata credibilità: almeno un paio di quotidiani italiani questa settimana ha aizzato la riprovazione dei lettori per i risultati economici dell’azienda conseguenti alla crisi dell’energia e alla guerra. Il messaggio era chiaro, “si arricchiscono con la guerra”. Si dà il caso che la guerra – come la pandemia – abbia anche spinto più lettori e abbonati bisognosi di informarsi verso i giornali, aiutando anche le sconquassate finanze delle aziende giornalistiche.
Fine di questo prologo.
domenica 24 Aprile 2022
Nella scorsa newsletter, elencando i dati ADS di diffusione dei quotidiani, avevamo scritto tra le altre cose che “complessivamente questo mese ItaliaOggi ha perso ben 6mila copie di diffusione, distribuite equamente tra le vendute e gli omaggi”: come ci hanno fatto notare cortesemente da ItaliaOggi , il numero aveva un’approssimazione eccessiva e le copie in meno sono 5.282.
domenica 24 Aprile 2022
Ne ha fatto una sintesi il sito DataMediaHub , mettendo in una grafica il numero di utenti unici nel giorno medio: rispetto a un anno prima (le variazioni mensili sono sempre molto volatili), tra i siti generalisti maggiori (quelli oltre i 500mila) crescono di oltre il 10% TgCom24 , il Giornale e il Post , mentre perdono oltre il 10% il Messaggero , Repubblica , la Stampa (-27%), Leggo e HuffPost (la cui diminuzione di traffico era però prevista, e spiegabile con il paywall introdotto a gennaio).
domenica 24 Aprile 2022
Il gruppo Athesis, che è l’editore dei quotidiani locali Giornale di Vicenza , Bresciaoggi e Arena di Verona, e che possiede la casa editrice Neri Pozza, ha scelto anche il nuovo direttore del Giornale di Vicenza ( dopo quello degli altri due), che sarà Marino Smiderle, 57 anni, adesso caporedattore allo stesso giornale.
domenica 24 Aprile 2022
Il settimanale americano New Yorker ha raccontato un account di Twitter che raccoglie le formule artificiose usate nell’informazione anglofona per aggirare la paura delle ripetizioni di soggetti. È una debolezza che è ancora più familiare nella lingua italiana, figlia di un terrorismo scolastico sulle ripetizioni, e che ha creative applicazioni soprattutto nel giornalismo sportivo e in quello musicale: il primo è il maggiore utilizzatore di formule auliche per definire le provenienze geografiche (“la squadra partenopea”, “la compagine scaligera”), mentre nel secondo esiste una ammiccante esibizione gergale fatta di “la band di Athens”, “il molleggiato”, “i quattro di Liverpool”, eccetera. Ma la ricerca di rimpiazzi che nessuno userebbe parlando riguarda tutta la scrittura giornalistica, e anche quella in inglese, con estese riflessioni .
domenica 24 Aprile 2022
Due delle più recenti vertenze sindacali nei quotidiani italiani riguardano il lavoro domenicale. Una delle questioni che ha generato l’agitazione al Tirreno è la decisione dell’azienda di ridurre ulteriormente i giornalisti impiegati la domenica. Qualche settimana prima era stato il Coordinamento dei Comitati di redazione del gruppo Editoriale Nazionale – che comprende Qn , Quotidiano.net , Resto del Carlino , Nazione e Giorno – a decidere tre giorni di sciopero per “l’impoverimento del giornale in edicola lunedì” per estese riduzioni nella foliazione delle sezioni della Cronaca nazionale, locale e sportiva. Lo stato di agitazione, accompagnato da lettere con dure accuse reciproche fra i giornalisti e l’editore Andrea Riffeser Monti (che è anche presidente della Fieg, l’associazione delle aziende editrici di giornali) è attualmente in sospeso per l’elezione di una nuova rappresentanza sindacale. Al centro delle dispute ci sono le riduzioni al lavoro domenicale, che entrambi gli editori definiscono come necessari per rispondere ad aumenti di altri costi (energia, carta): il contratto di lavoro giornalistico prevede un aumento del compenso quotidiano del 55 per cento per i giornalisti impegnati la domenica, senza contare che il previsto riposo festivo, se non recuperato, implica il pagamento degli “straordinari”. Mandare in edicola i giornali il lunedì presuppone quindi costi supplementari non trascurabili per le aziende (diversi quotidiani escono il lunedì con edizioni ampiamente preparate durante la settimana precedenti), che negli ultimi anni stanno cercando di ridurre ulteriormente il numero delle persone impiegate anche ricorrendo a una foliazione minore. Una tendenza che trova l’opposizione delle redazioni che da una parte si dicono allarmate dall’abbassamento di completezza e qualità del prodotto giornalistico, dall’altra sono interessate al mantenimento delle retribuzioni, di cui le “domeniche” sono componenti non trascurabili.
domenica 24 Aprile 2022
“Per oltre un secolo la New York Times Book Review è stata una delle istituzioni più influenti, se non la più prestigiosa, nella letteratura americana”. Inizia così un lungo articolo sul settimanale americano The Nation dedicato alla storia, alle fortune e alle incerte prospettive del supplemento letterario del New York Times , alle prese – racconta l’articolo – con i cambiamenti che internet e i social network stanno portando anche all’informazione e promozione sui libri, e con la sostituzione della sua direttrice, che ha annunciato il suo passaggio alla sezione delle opinioni del giornale. Il tratto più noto dell’approccio all’informazione editoriale della New York Times Book Review è la sua neutralità (una specie di Svizzera, dice The Nation ) e la sua scelta di avere recensioni che informano piuttosto che interpretare o giudicare, con attenzioni ecumeniche e “terze” su tutte le uscite: scelta che nei decenni (la testata ha 126 anni) è stata anche molto criticata da una parte di mondo letterario che predicava la necessità di “critica”, di scontro, di vivacità, lacrime e sangue, nella discussione culturale (l’altrettanto famosa rivista New York Review of Books nacque nel 1963 rivendicando proprio questo opposto pensiero). Negli ultimi anni la New York Times Book Review si è mossa verso formati di informazione più contemporanei e appetibili per i social network, ma sempre cercando di raggiungere sia gli appassionati di libri e letteratura che pubblici più larghi e più estranei, e secondo The Nation le due ambizioni difficilmente possono convivere.
domenica 24 Aprile 2022
Tra le molte occasioni in cui si succedono sui quotidiani inserzioni pubblicitarie e articoli redazionali dedicati a promuovere gli stessi inserzionisti, segnaliamo questa settimana le pagine comprate da Generali pubblicate il giorno successivo al grande spazio celebrativo dedicato da tutti i maggiori quotidiani al restauro del palazzo veneziano delle Procuratie Vecchie, ad opera di Generali stessa (che ne è proprietaria).
domenica 24 Aprile 2022
Dopo la gragnuola di trasferimenti di giornalisti noti da una testata all’altra che si era vista nei mesi successivi al cambio di proprietà in GEDI (tra gli altri: Roberto Saviano, Francesco Piccolo, Gad Lerner, Attilio Bolzoni, Federico Rampini) le cose si sono un po’ calmate: ma due settimane fa Repubblica ha annunciato l’arruolamento di Roberto Burioni, virologo di grande visibilità come divulgatore scientifico, mentre la Stampa ha annunciato il ritorno come editorialista di Lucia Annunziata, che aveva lasciato la direzione dello HuffPost dopo l’acquisto del gruppo GEDI da parte della famiglia Elkann (gruppo GEDI a cui appartiene anche la stessa Stampa).
domenica 24 Aprile 2022
Il magazine di moda più famoso del mondo, che ha edizioni locali in una ventina di paesi, non sarà più pubblicato in Russia: lo ha deciso – dopo l’annuncio di una sospensione il mese scorso – l’editore americano Condé Nast in conseguenza delle leggi sulla censura accentuate in Russia dopo l’inizio dell’invasione dell’Ucraina. La redazione sarà quasi completamente smantellata.
domenica 24 Aprile 2022
Il direttore del quotidiano Domani ha annunciato (due settimane fa, ma qui non ci vediamo da allora) un aumento di prezzo del 25% della singola copia del giornale di carta, spiegandone le ragioni.
” Le cause sono abbastanza ovvie: l’aumento del costo dell’energia colpisce prima le industrie energivore, come le cartiere, e poi si riversa sul prodotto finito quando scadono gli accordi che bloccano i prezzi.
È quello che è successo a noi con Domani: prima le cartiere ci hanno annunciato che non producevano più la nostra amata carta da 52 grammi (più redditizio fare i pacchi per Amazon) e poi che il prezzo di quella da 42, che usiamo ora, saliva tra il 70 e l’80 per cento”.
domenica 24 Aprile 2022
“Fine di un’era” si è detto spesso negli ultimi due decenni a proposito delle chiusure o delle trasformazioni di questa o quella testata internazionale: ma è un’espressione che si attaglia abbastanza alla comunicazione che non esisterà più l’edizione cartacea di Time Out londinese, il capostipite di una serie di decine di pubblicazioni cittadine che per 54 anni ha informato su eventi, novità, tendenze della città di Londra, diventando un’istituzione per locali e visitatori in cerca di informazioni. Negli ultimi mesi la sua diffusione (il settimanale è gratuito dal 2012) era di circa 310mila copie: ma i suoi ricavi maggiori vengono da eventi e prodotti televisivi e digitali e da altri progetti collaterali e partnership, e soprattutto dal gruppo di locali “Time Out Market” aperti in diverse città del mondo.
domenica 24 Aprile 2022
Il più illustre newsmagazine italiano è stato venduto un mese fa dal gruppo GEDI all’imprenditore campano Danilo Iervolino, e anche qui la redazione si è piuttosto preoccupata, sia per le prospettive dell’impresa che per l’autonomia editoriale . In attesa di disegnare un progetto per il giornale (le cui difficoltà tipiche del settore erano attenuate dall’essere allegato a Repubblica e collegato a quell’azienda), l’editore ha intanto scelto l’amministratore delegato della società editrice, che è Marco Forlani (figlio dell’ex segretario della Democrazia Cristiana Arnaldo Forlani).
domenica 24 Aprile 2022
Quartz è un sito americano di informazione nato dieci anni fa nel gruppo editoriale dell’ Atlantic con proposte innovative sui formati delle proprie news e sulle relazioni con i lettori. Nel tempo ha ulteriormente spostato le sue attenzioni verso i temi di business e aziende, e ha cambiato proprietà, tra alti e bassi di sostenibilità (ha licenziato ottanta persone due anni fa, adesso i dipendenti sono circa ottanta tra cui cinquanta giornalisti). Tre anni fa aveva introdotto un sistema di abbonamenti e un paywall e dice di avere raggiunto la quota di 25mila abbonati, ma ora ha annunciato di voler rimuovere il paywall per quanto riguarda la gran parte dei suoi contenuti, mantenendo il sistema di abbonamenti: che il suo capo e fondatore Zach Seward sostiene funzionare soprattutto sulla volontà degli abbonati di sostenere il progetto e di avere accesso su alcuni contenuti premium (una dinamica simile a quella del Post , per capirsi: compreso l’invito a sostenere la gratuità del sito per tutti i lettori). Mentre il paywall limita la diffusione e la visibilità dei contenuti del sito e la sua possibilità di crescere e raggiungere nuovi lettori e potenziali abbonati, dice sempre Seward.