Estratti della newsletter sul dannato futuro dei giornali.
domenica 8 Settembre 2024
Negli Stati Uniti è stata molto discussa – tra chi segue le cose dei giornali e della politica – la scelta delle maggiori testate di non pubblicare dei documenti riservati riguardanti Donald Trump e ottenuti attraverso un’intrusione informatica illecita. La questione centrale è il confronto con quello che avvenne otto anni fa, quando invece ci furono eccezionali attenzioni – si rivelarono sproporzionate e precipitose – intorno alle mail riservate della candidata Hillary Clinton, attenzioni che senz’altro favorirono l’elezione del suo avversario Donald Trump.
Molti hanno sostenuto che la maggiore cautela odierna possa essere giustificata, a partire dalla lezione di allora, ma che correttezza vorrebbe che i media interessati ammettessero l’errore di allora. Ma è anche vero che non tutto è uguale e paragonabile.
domenica 8 Settembre 2024
Il lavoro di alcuni giornalisti che si occupano di cinema è giudicato ormai superfluo dai produttori di film, che finora ne erano stati i principali promotori: lo ha raccontato il Post.
domenica 8 Settembre 2024
La tendenza di molte delle più note testate giornalistiche italiane a enfatizzare o falsificare banalità qualunque che avvengono su Facebook con toni allarmisti e capaci di generare curiosità e polemiche del tutto sterili, ha avuto un esempio assai chiaro sabato. Una coppia ha raccontato su una pagina Facebook di avere messo un annuncio , sempre su Facebook, per cercare un appartamento a Torino, aggiungendo una propria foto: e di avere ricevuto dei commenti di critiche e insulti per i tatuaggi dei due, tra cui uno che diceva ” se avessi una casa la brucerei piuttosto che darla a due che fanno così schifo”. Una reazione orribile e stupida di “body shaming”, ma come ne avvengono purtroppo ogni giorno a migliaia sui social network. Il racconto di un commento demente però è stato trasformato (da Repubblica, dal Corriere della Sera, da Open, da Fanpage, tra gli altri) in un caso di razzismo sulle case in affitto, da inserire nel solco delle case non affittate a stranieri o ad altre categorie umane soggette a discriminazioni. In realtà nessun proprietario di casa ha rifiutato di affittare una casa ai due: gli articoli che però riferivano questa versione hanno ovviamente ottenuto sui social attenzioni maggiori ancora, clic, e ulteriori insulti e commenti stupidi. Di fatto vedendo premiata la scelta di prendere le decisioni giornalistiche a partire da questo tipo di risultati.
domenica 8 Settembre 2024
Il Post ha raccontato storia e recenti sviluppi (ne scrivemmo su Charlie nei mesi passati) della rivista americana Sports Illustrated, che ha compiuto 70 anni.
“Il 16 agosto del 1954, settant’anni fa, fu esposta per la prima volta nelle edicole americane una rivista sportiva destinata ad avere una popolarità enorme: Sports Illustrated. Costava 25 centesimi e aveva in copertina la foto di una partita di baseball tra i Milwaukee Braves e i New York Giants giocata nel giugno di tre anni prima. L’aveva scattata il fotografo sportivo Mark Kauffman, e raffigurava tre giocatori di baseball in delle pose ormai molto familiari agli appassionati: il terza base dei Braves Eddie Mathews in fase di battuta, il ricevitore dei New York Giants Wes Westrum e l’arbitro Augie Donatelli”.
domenica 8 Settembre 2024
Lo scorso 13 agosto un “malfunzionamento” di Fastweb – l’azienda che fornisce connessioni e infrastrutture digitali a un gran numero di utenti e imprese in tutta Italia – ha impedito la pubblicazione di quattro dei quotidiani del gruppo Caltagirone, il Messaggero di Roma, il Mattino di Napoli, il Quotidiano di Puglia e il Corriere Adriatico di Ancona. I giornali hanno pubblicato articoli e comunicati particolarmente severi e indignati nei confronti di Fastweb.
domenica 8 Settembre 2024
Da alcuni anni la pratica degli “endorsement” elettorali (è un termine che è bene usare in inglese: ormai lo conosciamo, e non ha corrispondenti italiani con identiche specifiche accezioni) è molto in discussione nei giornali americani. Il dibattito più ampio riguarda la sempre maggiori difficoltà di fare comprendere ai lettori la possibile convivenza, all’interno dell’offerta giornalistica complessiva, tra il racconto dei fatti e gli articoli di opinione: e nel caso degli endorsement – pratica comune alla vigilia delle elezioni – questa difficoltà ha conseguenze sulla credibilità dei giornali. Quindi alcune testate stanno tirando i remi in barca, da qualche tempo.
Ma questa settimana ha fatto notizia che il giornale dei giornali – il New York Times – abbia annunciato che abbandonerà almeno gli endorsement relativi alle elezioni newyorkesi (non ancora quelli sulle elezioni presidenziali, che durano da più di un secolo e mezzo).
“In recent years, The Times has also cut back on the number of editorials it publishes. In a February 2020 note to readers, the Opinion editor said that instead of publishing multiple times a day, the editorial board would reserve its view “for matters of great significance”. Still, The Times’s decision to end local endorsements is likely to make waves in the cutthroat world of New York politics, where the editorial board’s view has been closely watched by generations of candidates and voters.The Times has made an editorial endorsement in every New York City mayor election since 1897, backing Democrats and Republicans. Campaigns for mayor, governor and other local offices have developed elaborate strategies to win over the board”.
domenica 8 Settembre 2024
Un modo antico e immortale di ottenere l’attenzione dei propri lettori da parte dei quotidiani locali è quello di fare leva su una frequente curiosità che i lettori possono avere per le relazioni con le loro città delle notizie di scala maggiore. Relazioni che a volte possono essere rilevanti e significative, mentre altre volte sono enfatizzate in modi piuttosto artificiosi, riferendo per esempio lontanissime parentele locali di personaggi famosi, o passeggere relazioni geografiche di protagonisti delle notizie (altre volte quelle relazioni esistono, ma sono comunque piuttosto insignificanti rispetto alla notizia). Nei giorni delle Olimpiadi la fragilità di queste “notizie” è stata assai visibile nelle scelte con cui due quotidiani dello stesso gruppo editoriale – Corriere dell’Umbria e Corriere di Siena – hanno riferito della medaglia d’oro della tiratrice Diana Bacosi, nata a Città della Pieve ma cresciuta a Cetona, città separate da pochi chilometri e dal confine di regione.
domenica 8 Settembre 2024
Un po’ di link a cose che sono successe, su cui siamo sbrigativi – scusate – per affollamento di notizie al ritorno dalle vacanze. Nelle settimane prossime ne riprenderemo altre.
– ci sono agitazioni all’ Espresso , settimanale con una ininterrotta storia di agitazioni da quando è stato venduto dal gruppo GEDI due anni fa. La redazione ha annunciato uno sciopero lunedì scorso, l’editore e il direttore hanno risposto per le rime, i giornalisti si sono arrabbiati ulteriormente.
– il Washington Post ha pubblicato un lungo articolo dell’editore del New York Times, allarmato sui rischi per la libertà di informazione se Trump dovesse vincere le elezioni.
– ha fatto un ulteriore progresso verso l’introduzione ufficiale la norma italiana sulla pubblicazione delle ordinanze di custodia cautelare, quella chiamata “legge bavaglio” dai suoi critici, con critiche e altre critiche ai critici.
– gli ultimi dati di bilancio del Guardian, il più importante quotidiano britannico, non sono buoni: il giornale ha annunciato di volersi muovere verso altri ambiti di ricavo, a cominciare dalle affiliazioni coi siti di e-commerce.
– il direttore del Foglio ha riassunto mercoledì una serie di novità introdotte dal giornale negli ultimi mesi.
– si è definita la vendita del quotidiano genovese Secolo XIX all’azienda di navigazione MSC, e la sostituzione della direttrice Stefania Aloia (che resterà al gruppo GEDI) con Michele Brambilla, 65 anni, già direttore della Gazzetta di Parma e del Quotidiano Nazionale e prima ancora vicedirettore dei quotidiani Libero e Giornale.
– c’è una battaglia legale in corso sulla futura eredità di Rupert Murdoch, proprietario di un grandissimo e potentissimo gruppo editoriale (che possiede per esempio il Wall Street Journal, Fox News, il Times di Londra), e su chi dei suoi figli governerà quest’ultimo. I giornali americani hanno protestato che i documenti sulla contesa siano tenuti riservati.
– il Fatto ha sostenuto in un articolo che i ricavi della Gazzetta di Parma siano stati usati nel 2019 dalla proprietà per i suoi interessi in altre attività imprenditoriali.
– il primo agosto il sito del quotidiano Repubblica aveva chiesto scusa ai lettori per un titolo accusato di sessismo a proposito di un risultato delle Olimpiadi.
– la Columbia Journalism Review ha pubblicato un lungo articolo sui successi del sito di informazione sulla moda Business of Fashion e del suo creatore.
– l’ultimo numero del tabloid gratuito quotidiano Evening Standard sarà distribuito a Londra il 19 settembre. Dopo la testata diventerà settimanale con il nome di London Standard : la scelta era stata annunciata lo scorso maggio.
– il direttore del Post ha condiviso su Twitter un paio di casi di articoli di testate nazionali copiati identici o quasi dal sito del Post (ma la pratica non è rara, in giro).
– c’è stato un polemico confronto tra l’allenatore della squadra di calcio della Roma Daniele De Rossi e il quotidiano Repubblica, all’inizio di questo mese (con dei precedenti). De Rossi ha accusato il giornale di avere scritto delle cose false, Repubblica ha replicato – con una “Nota della direzione” e un “Comunicato del CdR” – contestando la scelta di De Rossi di “additare” il giornalista autore dell’articolo.
domenica 8 Settembre 2024
Domenica prossima riferiremo i dati di diffusione dei quotidiani nel mese di luglio, che come di consueto vengono pubblicati poco più di un mese dopo. Rimandiamo quindi a questo prossimo aggiornamento, limitandoci a sintetizzare qui i dati relativi a giugno per le testate maggiori : leggermente migliori di quelli di maggio, ma più o meno con le solite perdite medie intorno al 10% rispetto a un anno prima per quanto riguarda il dato che privilegiamo abitualmente, ovvero quello che esclude le copie promozionali, quelle omaggio, quelle scontate oltre il 70% e quelle vendute in quote “multiple” ad aziende, organizzazioni e istituzioni.
Corriere della Sera -6,6%
Repubblica -12,6%
Stampa -14,5%
Sole 24 Ore -5,7%
Resto del Carlino -9,2%
Messaggero -9,9%
Nazione -7,9%
Gazzettino -5,3%
domenica 8 Settembre 2024
Dallo scorso giovedì le testate del gruppo editoriale GEDI hanno introdotto un sistema di semplificazione delle pratiche di cancellazione degli abbonamenti. La questione è annosa e internazionale: molti abbonati a testate digitali protestano per quanto sia reso difficile disdire gli abbonamenti, procedura su cui tanti siti impongono una serie di ostacoli per cercare di demotivarla. E negli Stati Uniti più volte negli anni scorsi istituzioni governative hanno ordinato che le cancellazioni debbano avere la stessa semplicità delle attivazioni di abbonamenti.
Spesso le testate italiane chiedono agli abbonati di inviare un fax, o una PEC, o di telefonare, sapendo che questo disincentiva gli abbonati stessi: adesso GEDI ha infine inserito un tasto per cancellare l’abbonamento alle proprie testate online ( Repubblica, Stampa), come già fanno diversi altri siti (il Post, per esempio). La possibilità non è visibilissima e il sito non fa niente per comunicarla meglio – per concludere la pratica serve poi superare le richieste di sette pagine successive – ma è un apprezzabile progresso.
“Per disattivare il Servizio, al fine di fornire data certa alla relativa comunicazione, l’Utente può, in via alternativa: i) contattare l’assistenza clienti al numero 06/89834120, dal lunedì al venerdì dalle 9:00 alle 21:00 e il sabato e prefestivi dalle 9 alle 15, festivi esclusi. La chiamata non avrà alcun costo aggiuntivo, salvo eventuali costi applicati all’Utente dal proprio operatore telefonico in base al piano tariffario prescelto. In questo caso l’Utente riceverà un’e-mail di conferma dell’avvenuta disattivazione; ii) inviare una PEC all’indirizzo recesso.abbonamentidigitali@pec.gedidigital.it, specificando l’oggetto e la User ID necessaria a identificare i Servizi di cui si chiede la disattivazione. Oppure attivare la procedura di disattivazione online, cliccando sull’apposito pulsante di disattivazione presente nell’area “Abbonamenti” all’interno dell’area personale utente. Si precisa che il pulsante di disattivazione non potrà essere selezionato per gli abbonamenti a tempo indeterminato già disattivati dall’Utente mediante una delle modalità di cui ai punti i) o ii) che precedono”.
domenica 8 Settembre 2024
La sostenibilità economica dei podcast è stato ed è tuttora uno degli argomenti maggiori nelle attenzioni e nei dibattiti intorno alle generali sostenibilità dei prodotti di informazione, in questi anni. Perché i podcast sono un ennesimo – e grande – esempio della frequente contraddizione tra il “successo” di un prodotto digitale e la sua capacità di ottenere ricavi economici sufficienti a coprire i suoi costi.
E come in molti altri casi precedenti, nessun modello economico unico e universale è stato individuato che possa rendere “profitable” o almeno sostenibili i podcast in generale: chi li produce si è finora affidato – con risultati nella maggior parte dei casi insoddisfacenti – a raccogliere inserzioni pubblicitarie (poche, e povere), a farseli pagare dalle piattaforme che li distribuiscono (solo quando il podcast ha grandi attrattive), a produrre parallelamente podcast sponsorizzati da aziende interessate alla promozione dei propri interessi (oneroso, in risorse, tempo e denaro), a sperare in fortunate vendite di diritti televisivi (rare).
Per la gran parte dei giornali, in realtà, il processo auspicato è quello di un ricavo indiretto: che i podcast, ovvero, diventino parte di un’offerta che invita gli ascoltatori all’abbonamento al giornale. Sia perché il podcast può essere solo per abbonati, sia perché avvicina al prodotto editoriale complessivo e ad abbonarsi successivamente.
Ma il processo è, appunto, auspicato: alcune testate ne registrano risultati soddisfacenti (misurarli non è sempre facile, proprio perché il percorso è in parte indiretto), molte altre non ancora.
E siccome il tempo passa, e la diffusione dei podcast non è più una novità su cui poter fare ancora grandi esperimenti di monetizzazione, sono notevoli la scelta e la considerazione che ha fatto il Boston Globe, il maggiore quotidiano di Boston e uno dei più importanti e storici degli Stati Uniti. Che ha deciso nel giro di poche settimane di ritirare un investimento previsto sui podcast, spostando su altri ruoli tre persone appena assunte per occuparsi dei podcast, con la motivazione che i podcast “non attraggono abbonati”. Non è una generale inversione di tendenza, è un caso finora unico tra le grandi testate: ma qualcosa dice delle insoddisfazioni di una parte – una parte – dei giornali con i podcast.
domenica 8 Settembre 2024
Tra i tanti aspetti della balenga storia che ha portato alle dimissioni del ministro Gennaro Sangiuliano, uno riguarda i giornali ed è affiorato solo parzialmente, ma abbastanza da incuriosire i profani che non conoscono queste consuetudini, tenute nascoste per loro definizione. È stato raccontato che sulla relazione tra il ministro e Maria Rosaria Boccia sono circolate delle fotografie di paparazzi che alcune riviste avrebbero ricevuto decidendo di non pubblicarle: secondo alcune dichiarazioni di Boccia questo avrebbe dato degli strumenti di ricatto alle riviste stesse nei confronti del ministro.
La pratica è in realtà assai frequente e riguarda personaggi pubblici di vario genere, e anche politici. Per ogni servizio fotografico scandalistico pubblicato che rivela ai lettori relazioni – o comportamenti – che i protagonisti avrebbero preferito non far conoscere, molti altri non vengono pubblicati, preferendo le riviste stesse conservare degli utili e preziosi rapporti coi protagonisti stessi. A volte questo avviene con una telefonata da parte dei responsabili della rivista che avvisa i soggetti di avere ricevuto la proposta di acquistare delle foto sgradite ai soggetti, a volte sono i soggetti stessi a intervenire quando ne vengono a conoscenza; a volte la rivista rifiuta quindi il servizio al fotografo, che però può allora proporlo a un’altra testata; quindi è frequente anche che la rivista – con ulteriore indulgenza per i soggetti fotografati – acquisti il servizio senza pubblicarlo.
domenica 8 Settembre 2024
Torneremo da questa vacanza sparigliando, e segnalando stavolta un format dei più autorevoli giornali americani su cui avere delle diffidenze piuttosto che delle ammirazioni: ed è un tipo di articoli che espongono in maniera ingannevole e sproporzionata l’opinione e il comportamento di un numero limitatissimo di individui, dando l’idea che si tratti di una maggioranza, o di un fenomeno esteso. Voi direte che questa sopravvalutazione avviene anche sui media italiani, spesso: è vero, ma è un po’ diverso, sui media italiani si esagerano esplicitamente le dimensioni di “tendenze” probabilmente assai limitate o di limitata durata. Invece su giornali come il New York Times o il Wall Street Journal o il Washington Post si riferisce correttamente che quello che viene riportato riguarda la persona A, la persona B e la persona C, per un totale di tre persone (o cinque, o otto): ma nei fatti il riportare il pensiero o l’esperienza di quelle tre persone, e farne un titolo, dà l’impressione non che si tratti di tre storie singolarmente interessanti ma statisticamente insignificanti, quanto di tre storie esemplari e prevalenti. Meglio essere diffidenti di quei titoli.
Fine di questo prologo.
domenica 21 Luglio 2024
È un mese di vacanza. La prossima newsletter arriverà l’8 settembre, passate un buon agosto e abbonatevi al Post se non lo avete ancora fatto (se lo avete fatto, sempre grazie).
domenica 21 Luglio 2024
La Città è il quotidiano di Salerno, che è stato a lungo nella ricca offerta di quotidiani locali del gruppo Espresso, ma fu tra i primi a essere ceduto (adesso sono stati ceduti quasi tutti da GEDI, la società in cui si è trasformato il gruppo Espresso) per evitare che le proprietà complessive violassero le leggi antitrust quando furono accorpati il gruppo Espresso e quello della Stampa. Il giornale ha poi avuto ulteriori passaggi di proprietà e crisi, con licenziamenti contestati nel 2019: adesso si sono concluse le indagini per il fallimento della prima società che acquisì il giornale nel 2016 (e che nel frattempo lo ha ceduto a un nuovo editore).
domenica 21 Luglio 2024
Il Toronto Star ha più di un secolo ed è uno dei due quotidiani a maggior diffusione in Canada (l’altro è il Globe and Mail, più conservatore). Ha stabilmente un paywall sul suo sito dal 2018, che limita l’accesso a buona parte degli articoli (superato un piccolo bonus iniziale per ogni utente). Questa settimana la newsletter Toolkits di Jack Marshall ha rivelato che il Toronto Star attiverà presto un’offerta di “micropagamenti” per l’acquisto di singoli articoli: ciascuno costerebbe 75 centesimi di dollaro, ma acquistandone due si avrebbe accesso a tutto il sito per una giornata. Tra le grandi testate internazionali è la prima che prova questo approccio, dopo che i micropagamenti – benché spesso richiesti dai lettori – sono stati finora trascurati dai siti di news, che ritengono siano una fonte di ricavo troppo esigua e disincentivino eventuali abbonamenti che hanno maggior valore nel tempo.
domenica 21 Luglio 2024
È stata raccolta anche da alcune grosse testate internazionali la notizia della sentenza che ha condannato per diffamazione una giornalista italiana per quello che aveva scritto su Twitter a proposito della presidente del Consiglio Giorgia Meloni. La sentenza impone a Giulia Cortese il pagamento complessivo di quasi 10mila euro, tra multa, risarcimento e spese legali.
“«Una donnetta», «oltretutto alta un metro e venti». È un body shaming «offensivo e diffamatorio» di Giorgia Meloni dirle in un tweet che «la gogna mediatica che hai creato sulla tua pagina Facebook contro di me ti qualifica per quello che sei: una donnetta», e che «non mi fai paura GiorgiaMeloni. Oltretutto sei alta un metro e venti. Non ti vedo neanche». […] In un primo messaggio la giornalista aveva pubblicato una foto (fake) di Meloni con dietro un ritratto di Mussolini. Meloni sul proprio profilo Facebook aveva riportato questo post per lamentare a suo avviso un certo tipo di giornalismo che faceva figurare cose non vere come il fatto che tenesse un ritratto di Mussolini alle proprie spalle. A sua volta allora la giornalista aveva rimosso il proprio iniziale post, ma aveva aggiunto le due altre frasi da cui Meloni si è sentita diffamata e per le quali l’imputata è stata ora condannata dal giudice monocratico Valerio Natale su richiesta della pm Roberta Amadeo (che aveva proposto 8 mesi di reclusione), mentre per il primo post è stata assolta”.
domenica 21 Luglio 2024
Ci sono trasformazioni e riduzioni del numero dei giornalisti a DAZN, l’azienda che offre un servizio di streaming di eventi e argomenti sportivi. Li ha raccontati il Post.
“Nel corso dell’ultima stagione è stata cancellata la maggior parte delle produzioni cosiddette “non live”, cioè servizi, interviste e approfondimenti girati non in diretta e caricati sulla piattaforma, che ampliavano l’offerta principale di DAZN, cioè la trasmissione delle partite (non solo di Serie A) in diretta. Tra questi ci sono per esempio Lost in the weekend, una sorta di recap in chiave ironica del weekend calcistico che usciva ogni mercoledì e sembrava piuttosto apprezzato, o il video-podcast Croquetas: entrambi sono stati tagliati quando la stagione di Serie A era ancora in corso.
Da DAZN spiegano che il taglio di contenuti (e quindi di giornalisti) non avviene solo per motivi economici, ma perché col tempo l’azienda ha capito che per gli spettatori è importante quasi esclusivamente il momento del live, quindi proprio la partita, e che invece tutto quello che avviene prima e dopo la partita interessa meno. Anche per questo dalla scorsa stagione è stata introdotta Fan Zone, una chat in cui gli utenti possono commentare in diretta le partite, mentre già da un po’ durante la partita sono consultabili sull’app di DAZN le statistiche, le formazioni e altre informazioni”.
domenica 21 Luglio 2024
Il governo tedesco ha vietato martedì la pubblicazione di una rivista mensile di estrema destra, Compact, e le sue ulteriori operazioni, condannando la sua diffusione di contenuti razzisti, antisemiti e promotori di violenza: le sedi della rivista sono state perquisite e ci sono stati sequestri di materiale e riserve economiche. «La rivista aizza in modi indicibili contro gli ebrei, contro le persone immigrate e contro la nostra democrazia», ha detto la ministra dell’Interno.
domenica 21 Luglio 2024
Apple ha fatto un accordo con Taboola per affidare a quest’ultima la gestione della pubblicità sul suo servizio Apple News. Taboola è una piattaforma di gestione delle inserzioni pubblicitarie on line, una delle più grosse e importanti del mondo, con cui tutti abbiamo familiarità anche quando non vediamo l’indicazione “Taboola” accanto alle inserzioni suddette qui ne avevamo scritto sul Post, per una notizia che poi venne sovvertita): viene spesso contestata perché il suo servizio – ancora più di quello gestito da Google, il più diffuso – spalma sulle pagine web contenuti pubblicitari spesso di bassa qualità o ingannevoli, ma la cui responsabilità è anche naturalmente dei siti che decidono di ospitarli senza sufficienti limitazioni (i siti possono impostare dei filtri), in modo da ottenerne più ricavi possibile. Om Malik, esperto autore e commentatore di cose digitali e tecnologiche, ha per esempio annunciato che cancellerà il proprio abbonamento ad Apple News, per insofferenza delle pratiche di Taboola.
domenica 21 Luglio 2024
Non vi raccontiamo da tempo di che ne sia della ricerca di acquirenti per il Daily Telegraph – uno dei più importanti quotidiani britannici – perché per un po’ non è successo niente, dopo che il governo era intervenuto persino con una legge per evitare l’acquisto da parte di un fondo arabo.
Venerdì invece si doveva chiudere la scadenza per il nuovo giro di offerte (che riguardano anche il settimanale Spectator, che appartiene allo stesso gruppo), ma secondo il Financial Times potrebbero arrivarne ancora altre in questi giorni. Quindi eventuali chiusure dell’affare non ci saranno prima dell’autunno: le sorti del Telegraph sono particolarmente rilevanti per il suo essere considerato il quotidiano più vicino al partito Tory e ai suoi elettori, entrambi in un periodo di grande crisi.
domenica 21 Luglio 2024
Un articolo di Charlie Warzel sull’ Atlantic ha riassunto martedì alcuni dei tantissimi spunti offerti ai pensieri sull’informazione dall’attentato di una settimana fa contro Donald Trump. Uno è la rapidità con cui notizie di dimensione storica vengono digerite e si accavallano: che non significa che siano trattate più sbrigativamente, ma che l’intensità della loro circolazione e discussione ne satura ogni aspetto in tempi molto più brevi.
Un secondo è come gran parte di questa condivisione di informazioni sia condizionata dagli interessi dei messaggeri: gli interessi delle piattaforme digitali a incentivare l’uso dei propri spazi, gli interessi dei media vecchi e nuovi a guadagnare attenzioni, gli interessi di ogni individuo a ottenere visibilità per sé, per le proprie attività online o anche soltanto per la propria vanità e desiderio di affermazione di sé.
Un terzo aspetto è il conflitto tra i tempi precipitosi della circolazione e della discussione delle notizie da una parte, e quelli delle più elementari cautele sulla loro accuratezza dall’altra: nei minuti successivi all’attentato molte testate hanno dato la notizia dicendo quel che si sapeva fino a quel punto, e attente alle approssimazioni e falsità che spesso circolano nei momenti concitati successivi a imprevisti simili. E hanno titolato su “Trump ferito mentre si sono sentiti dei rumori simili a spari”; o hanno scritto del ” presunto attentatore ucciso”, che era quello che si sapeva in quel momento. Ma le esigenze affannose dei social network hanno rapidamente attaccato – con qualche supponenza – quei titoli, e li hanno fatti circolare a lungo, anche quando erano stati aggiornati, accusando i siti in questione persino di indulgenza nei confronti della gravità di quello che era successo.
Parte di questa confusione, che non fa che crescere ormai da anni, si deve alla fine della distinzione dei ruoli tra giornalisti di professione e persone che formalmente non lo sono: ma spesso quello che fanno è la stessa cosa – informare altri – e questa fine è inevitabile, da accettare, e in parte anche preziosa. Ma delle sue implicazioni i non giornalisti non sembrano avere ancora preso consapevolezza, e svolgono quindi quotidianamente ruoli rilevantissimi di promozione e diffusione delle notizie (vere o false: ma quello lo fanno anche i giornalisti) senza sentirne abbastanza la responsabilità, e con frequenti ingenuità e ignoranze su cosa sia il lavoro dei giornali. Invece di opporsi risentiti a una cosa che ormai è successa, gli stessi giornali farebbero un lavoro proficuo a condividere di più quello che serve sapere di come funziona il loro lavoro: siamo tutti sulla stessa enorme barca.
Fine di questo prologo.
domenica 14 Luglio 2024
Ricordiamo che Charlie arriverà la prossima domenica, 21 luglio, e poi andrà in vacanza fino a settembre.
domenica 14 Luglio 2024
Il Post ha annunciato i quattro libri finalisti del Premio Vero, il premio organizzato assieme alla Fondazione Peccioliper per promuovere il lavoro di informazione e spiegazione della realtà attraverso i libri.
domenica 14 Luglio 2024
Un incidente maggiore è accaduto a diversi giornali italiani questa settimana, per assenza di verifiche aggravata da una precipitosa tendenza a pubblicare le notizie che generano indignazione o conflitto. Un messaggio spedito a un utente di Airbnb è stato equivocato – non si è ancora ben capito come – dal destinatario e da un sito di news israeliano, e raccontato come un “insulto antisemita”. La storia è stata ripresa da tante testate italiane, generando persino reazioni politiche, prima che si capisse che si trattava appunto di un equivoco linguistico: ma la comprensione è avvenuta a seguito di un’indagine interna di Airbnb successiva alle proteste, e non con una verifica da parte dei giornali prima di pubblicare la notizia.
A margine, nessun giornale sembra essersi preso la responsabilità della diffusione dell’errore (e delle reazioni conseguenti): l’articolo di aggiornamento di Repubblica che ha corretto la prima notizia parla di “alcuni quotidiani” che l’hanno ripresa e riferisce della richiesta di scuse da parte del protagonista, senza menzionare l’articolo di Repubblica precedente (tuttora online e non corretto).
domenica 14 Luglio 2024
L’editoriale di saluto di Carlo Verdelli, che ha lasciato la direzione del settimanale di Oggi. Nello stesso numero anche Fabio Fazio ha annunciato la conclusione della sua rubrica.
domenica 14 Luglio 2024
L’istituto della revisione del processo, nel diritto italiano, è abbastanza complicato: il Post lo aveva spiegato qui. Ed è abbastanza rara la sua applicazione, e questo spiega come mai alcuni giornali – quando devono occuparsene – diano notizie poco chiare o persino errate: errori a cui volte concorre la quotidiana tentazione a enfatizzare e a dare per definitive notizie in realtà parziali o precarie. È successo con la richiesta di revisione per il delitto noto come “strage di Erba“. Lo scorso gennaio diversi giornali avevano titolato “ci sarà la revisione” o “un nuovo processo” o “processo da rifare” o “ottengono la revisione” per raccontare quello che era solo un passaggio interlocutorio della richiesta di revisione: perché spesso l’espressione “processo di revisione” viene usata sia per la procedura che deve accogliere la richiesta di un nuovo processo, sia per l’eventuale nuovo processo. Ma mercoledì la Corte d’appello di Brescia ha stabilito che il nuovo processo non si farà.
domenica 14 Luglio 2024
Al Washington Post da tempo si discute del fatto che il “claim” introdotto nel 2016 per comunicare l’impegno del giornale – “Democracy dies in darkness” – dopo l’elezione di Donald Trump, possa avere perso parte della sua efficacia comunicativa, e soffra l’effetto di un messaggio che parla ai lettori di oscurità e morte. Anche per questa ragione una prossima campagna promozionale promossa dal nuovo management partirà dall’idea di “illuminare”, “accendere la luce”.
domenica 14 Luglio 2024
Le disgraziate vicende dell’edizione italiana della testata di spettacolo Hollywood Reporter hanno avuto ancora qualche sviluppo questa settimana. Lunedì il sito BadTaste ha pubblicato una lunga ricostruzione attraverso i racconti delle diverse persone che ci hanno lavorato, da cui emerge un misto di approssimazione da parte dell’editore italiano, di superficialità della società americana e di occasionale ingenuità da parte delle direzioni e della redazione. Mercoledì l’editore Sandri ha risposto alle accuse di queste settimane con un testo indignato ricco di generiche smentite ma piuttosto disordinato e sfuggente rispetto alle contestazioni. Nel frattempo la nuova direzione di cui avevamo scritto la settimana scorsa ha dato un esempio della sua intenzione di portare il sito verso visibilità più facili e polemiche, prendendo una posizione contromano sulle accuse contro il cantante Morgan di cui si è parlato questa settimana.
domenica 14 Luglio 2024
Sono stati pubblicati i dati ADS di diffusione dei quotidiani nel mese di maggio 2024. Come ogni mese, selezioniamo e aggreghiamo tra le varie voci il dato più significativo e più paragonabile, piuttosto che la generica “diffusione” totale: quindi escludendo i dati sulle copie distribuite gratuitamente, su quelle vendute a un prezzo scontato oltre il 70% e su quelle acquistate da “terzi” (aziende, istituzioni, alberghi, eccetera). Il dato è così meno “dopato” e più indicativo della scelta attiva dei singoli lettori di acquistare e di pagare il giornale, cartaceo o digitale (anche se questi dati possono comunque comprendere le copie acquistate insieme ai quotidiani locali con cui alcune testate nazionali fanno accordi, e che ADS non indica come distinte). Più sotto citiamo poi i dati della diffusione totale, quella in cui invece entra tutto. Tra parentesi la differenza rispetto a un anno fa.
Corriere della Sera 164.798 (-6%)
Repubblica 90.584 (-9%)
Stampa 62.225 (-14%)
Sole 24 Ore 53.884 (-6%)
Resto del Carlino 50.767 (-10%)
Messaggero 44.036 (-10%)
Nazione 33.237 (-10%)
Gazzettino 32.790 (-6%)
Dolomiten 27.784 (-2%)
Fatto 26.919 (-32%)
Giornale 26.199 (-6%)
Messaggero Veneto 23.851 (-11%)
Unione Sarda 22.093 (-6%)
Eco di Bergamo 22.047 (-4%)
Verità 21.100 (-14%)
Secolo XIX 20.671 (-10%)
Altri giornali nazionali:
Libero 18.041 (-16%)
Avvenire 14.545 (-6%)
Manifesto 13.752 (+9%)
ItaliaOggi 5.683 (-38%)
(il Foglio e Domani non sono certificati da ADS).
A prescindere dal calo annuale che riguarda sempre quasi tutti, questo mese non tutte le testate hanno perso copie rispetto al mese precedente: quelle le cui crescite superano le poche decine sono ancora il Manifesto (+3,8%) e poi Dolomiten (+3,1%), Repubblica (+2,2%), il Fatto (+1,5%) e il Sole 24 Ore (+1,5%).
La grossa perdita annuale del Fatto invece si deve ancora – e sarà così per diversi mesi – a un aumento del prezzo del quotidiano in edicola cinque mesi prima, che ha automaticamente determinato un aumento del numero di abbonamenti digitali con uno sconto “maggiore del 70%” (oltre 24mila), classificati quindi al di fuori di questi numeri (ADS divide in tre categorie gli abbonamenti digitali: quelli di fatto gratuiti, venduti a meno del 10% del prezzo del giornale; quelli “scontatissimi”, tra il 10% e il 30%; quelli ritenuti più sostanzialmente “venduti”, a un prezzo superiore al 30%). È utile ricordare che le offerte scontate sono una strategia che mira appunto a coinvolgere più abbonati per cercare poi di trattenerli quando le offerte scadono e i prezzi degli abbonamenti aumentano.
Continuano a perdere molto più di tutti Verità e Libero, ma anche la Stampa.
Se guardiamo i soli abbonamenti alle edizioni digitali – che dovrebbero essere “la direzione del futuro”, non essendolo ancora del presente – l’ordine delle testate è questo (sono qui esclusi gli abbonamenti venduti a meno del 30% del prezzo ufficiale, che per molte testate raggiungono numeri equivalenti o persino maggiori: il Corriere ne dichiara quasi 37mila, il Sole 24 Ore più di 33mila, il Fatto più di 24mila, come detto sopra, Repubblica più di 15mila). Tra parentesi gli abbonamenti guadagnati o persi questo mese.
Corriere della Sera 46.507 (-342)
Sole 24 Ore 22.355 (-282)
Repubblica 21.315 (-367)
Stampa 6.647 (-270)
Manifesto 7.561 (+848)
Fatto 6.406 (+24)
Gazzettino 6.134 (-28)
Tornando alle vendite individuali complessive – carta e digitale – tra gli altri quotidiani locali le perdite maggiori rispetto a un anno fa sono ancora sempre del Tirreno (-16%); e poi del Mattino di Napoli (-22%) e dell’ Arena di Verona (-16%). Ha perso ancora il 31% la Provincia di Como, ne scrivemmo.
Quanto invece al risultato totale della “diffusione”, ricordiamo che è un dato (fornito anche questo dalle testate e verificato a campione da ADS) che aggrega le copie dei giornali che raggiungono i lettori in modi molto diversi, grossomodo divisibili in queste categorie:
– copie pagate, o scontate, o gratuite;
– copie in abbonamento, o in vendita singola;
– copie cartacee, o digitali;
– copie acquistate da singoli lettori, o da “terzi” (aziende, istituzioni, organizzazioni) in quantità maggiori.
Il totale di questi numeri di diversa natura dà delle cifre complessive di valore un po’ grossolano, mostrate nei pratici e chiari schemi di sintesi che pubblica il giornale specializzato Prima Comunicazione, e che trovate qui.
( Avvenire, Manifesto, Libero, Dolomiten e ItaliaOggi sono tra i quotidiani che ricevono contributi pubblici diretti, i quali costituiscono naturalmente un vantaggio rispetto alle altre testate concorrenti)
domenica 14 Luglio 2024
Il Post ha raccontato la storia dei successi e delle attuali difficoltà del quotidiano USA Today, che abbiamo citato di recente su Charlie per le suddette difficoltà. Negli anni Ottanta fu una rivoluzione creare un quotidiano popolare, nazionale, fatto di articoli molto brevi, di foto a colori, e con una distribuzione moderna ed efficiente su tutto il territorio degli Stati Uniti. Ma quella modernità è ora diventata vecchia ed è stata messa in crisi dagli stravolgimenti di questi decenni.
“USA Today arrivava nelle grandi città e nei piccoli centri, aveva una presenza massiccia negli aeroporti e chiuse accordi con molte compagnie aeree e catene di alberghi, che acquistavano molte copie da fornire gratuitamente ai propri clienti. I giornali erano anche venduti in oltre 100mila distributori di giornali, le scatole agli incroci delle strade in cui si inserivano monete e si prelevava la copia: non erano una peculiarità di USA Today , che però ne allestì un gran numero di distributori e particolarmente riconoscibili, a forma di televisione”.
domenica 14 Luglio 2024
Il capo di CNN Mark Thompson, manager giornalistico di ricco curriculum chiamato pochi mesi fa a occuparsi della crisi della rete, ha annunciato il licenziamento di circa cento persone (il 3% dei dipendenti) e il progetto di uno spostamento verso il digitale delle priorità dell’azienda, con un sistema di abbonamenti che riguardi i contenuti video e non video. Tra le attività dismesse sembra esserci tutta la sezione “Opinion” del sito.
domenica 14 Luglio 2024
Dal loro pubblico di lettori, i giornalisti sono spesso immaginati e ritratti come scaltriti esseri umani rotti a ogni esperienza, di grande realismo nel migliore dei giudizi, di grande cinismo nel peggiore. Educati dal mestiere alla diffidenza, alla critica, alla messa in discussione delle cose, ad “averne viste tante”, e a trattenere gli entusiasmi spontanei.
Ed è un po’ vero, che è un mestiere così, che fa diventare a volte così.
Ma c’è un elemento di ingenuità da cui tantissimi giornalisti e giornaliste, anche i più sgamati, non riescono a liberarsi, rivelando una affascinante debolezza. E che si manifesta nel momento in cui arriva un editore, o un direttore, che dice loro: “ho un progetto meraviglioso da affidarti, su cui ho grosse ambizioni e possiamo fare grandi cose, perché intendo investirci e darti le risorse e la libertà per realizzarlo”. Può essere un giornale nuovo, può essere un giornale da rilanciare, può essere una sezione del giornale, un progetto collaterale, uno sviluppo online, o un’altra cosa nuova e bella “che faremo insieme”.
E il giornalista o la giornalista accettano entusiasti e motivati, ovviamente: voi non accettereste? È tutto così convincente. Lo è persino per il giornalista o la giornalista che accettano entusiasti e motivati, malgrado “ne abbiano viste tante”. Malgrado abbiano visto tante storie simili in cui in tempi più o meno brevi l’editore si rende conto che i costi sono maggiori di quelli che aveva superficialmente calcolato; o che i tempi necessari a sviluppare quel progetto sono lunghi e serve pazienza; o abbiano visto che il direttore, una volta affidato quell’impiccio, torna a occuparsi d’altro; o che le risorse immaginate non ci sono, e non è possibile ottenere le due persone immaginate o qualunque altro strumento ipotizzato; o che certe cose non si possono fare, per via di questo e di quello. A volte il committente era in buona fede, e non sapeva bene quello che progettava e in che impresa si metteva; a volte aveva solo bisogno di rifilare delle castagne da togliere dal fuoco, e non l’ha raccontata giusta.
Giornalisti e giornaliste ne hanno viste tantissime di storie così. Eppure, quando l’offerta arriva a te, accetti, con entusiasmo. Faremo grandi cose.
Fine di questo prologo.
domenica 7 Luglio 2024
Ricordiamo infine che Charlie arriverà le prossime due domeniche, fino al 21 luglio, e poi andrà in vacanza fino a settembre.
domenica 7 Luglio 2024
Sabato prossimo la rassegna del Post, “I giornali spiegati bene”, si terrà con Luca Sofri e Luca Misculin a Peccioli, nel corso dell’evento di due giorni dedicato alla musica – ma non solo, appunto – e alla newsletter Le Canzoni.
domenica 7 Luglio 2024
A questo proposito, accanto ai contenuti promozionali presentati in forma di articolo, sui quotidiani maggiori continuano a manifestarsi interviste e pubblicazioni di comunicati stampa evidentemente legati a investimenti pubblicitari. Sabato il Corriere della Sera ha riferito ai propri lettori nelle pagine dell’Economia che Fincantieri ha varato una grossa barca: Fincantieri aveva comprato diversi spazi pubblicitari sul giornale il giorno stesso e quelli precedenti. E sabato lo stesso Corriere della Sera ha presentato con un articolo una mostra organizzata dal brand Intimissimi, protagonista di una campagna pubblicitaria quasi quotidiana nelle settimane passate. Mentre Mastercard ha comprato una pagina pubblicitaria, uscita giovedì, e il giornale ha pubblicato un’ intervista al suo “country manager” qualche giorno prima.
Invece il Fatto ha attaccato polemicamente il Corriere della Sera sabato per alcune pagine giudicate di eccessiva simpatia nei confronti del giornalista Bruno Vespa e del convegno politico organizzato in una sua tenuta pugliese. Ma anche quelle pagine – presentate come articoli della redazione, scritti da giornalisti del Corriere – erano parte di un più ampio accordo pubblicitario col convegno stesso.
domenica 7 Luglio 2024
Un nuovo “manuale per il praticantato e l’esame di stato”, che si chiama “Diventare giornalisti” (Carocci)*, contiene un’istruzione chiarissima per notarne la violazione quotidiana sulle maggiori testate tradizionali, di cui abbiamo scritto spesso su Charlie, e che non conosce nessuna sanzione o discussione. Scrive Eugenio Occorsio, giornalista di Repubblica, in uno dei tanti articoli di diversi autori di cui è fatta l’antologia, a proposito delle ingerenze della pubblicità nel lavoro giornalistico: “Tutto questo non ha nulla a che fare con la purezza e la genia dell’informazione indipendente che i lettori chiedono e che detta i principi etici del buon giornalismo. Esiste un dovere deontologico previsto dal contratto nazionale ed esiste un patto di trasparenza con i lettori per cui è vietato mescolare le notizie con la pubblicità e prestarsi a scrivere e/o firmare articoli o interviste o altri contenuti giornalistici che siano richiesti dalla concessionaria di pubblicità direttamente o per interposta persona”.
*il libro, a cura di Carlo Chianura, proprio perché compilato da autori diversi (41 autori, 6 autrici), ha contenuti inevitabilmente discontinui. Ci sono testi chiari, pratici e ricchi di informazioni di base, accanto ad altri più faticosi e a opinioni più discutibili, per esempio sugli obiettivi di un articolo giornalistico: “Con una rapida ricerca in rete si trovano molti decaloghi che suggeriscono le regole da rispettare nella preparazione dei primi articoli. Ma al di là delle norme, un giornalista che si siede davanti alla tastiera deve avere chiara una cosa: il pezzo che sta per scrivere deve trasmettere una sensazione emotiva. Dolore, compassione, gioia, rabbia. L’articolo deve modificare per qualche attimo lo stato mentale, l’umore, il modo di pensare del lettore”.
Questa newsletter non si sentirebbe di suggerire questa priorità a chi voglia “diventare giornalista”.
domenica 7 Luglio 2024
In un servizio del Tg1 il cantautore Calcutta ha evidenziato una goffa abitudine del giornalismo italiano, soprattutto televisivo, di “intervistare” le persone mettendole di fronte ad affermazioni piuttosto che a domande: col frequente risultato di lasciare spaesati gli intervistati, o di costringerli a improvvisate e fumose considerazioni per dare un senso al microfono che viene messo loro davanti.
«Dopo cinque anni torni a contatto col tuo pubblico»
«Sì… qual è la domanda, però?»
L’intervista è sembrata a molti assai mal riuscita, ma il Tg1 ha ritenuto lo stesso di trasmetterla.
domenica 7 Luglio 2024
L’ottimismo che questa newsletter aveva espresso un mese fa sulla raccolta pubblicitaria del quotidiano Domani – la sua maggiore fatica, insieme a una presenza online ancora molto esigua – è stato forse prematuro: questa settimana le pubblicità sulle pagine del giornali è stata di complessive quattro inserzioni su sette numeri.
domenica 7 Luglio 2024
Si è dimesso il direttore dell’edizione italiana dello Hollywood Reporter , e con lui tutta la redazione, in uno sviluppo ulteriore e drastico delle traversie del giornale di cui avevamo raccontato nelle settimane scorse su Charlie e anche sul Post. L’editore ha affidato ora il sito ad Alessio De Giorgi, giornalista noto soprattutto come animatore di campagne e propaganda online di Matteo Renzi, ma che è stato anche fondatore del sito Gay.it e collaboratore del Riformista.
domenica 7 Luglio 2024
La Gazzetta di Reggio è uno dei quotidiani che il gruppo SAE – che si creò a questo scopo – ha acquistato negli ultimi anni da GEDI, il grande editore che un tempo si chiamava Editoriale L’Espresso e che si è appunto liberato del suo grande patrimonio di quotidiani locali. Finora a comunicare insoddisfazioni per la gestione delle testate da parte dell’editore era stata soprattutto la redazione del maggiore tra questi quotidiani, il Tirreno di Livorno. Ma lunedì scorso i giornalisti della Gazzetta di Reggio (di Reggio Emilia) hanno scioperato “contro la mancanza di dialogo con l’azienda che ha tagliato in modo unilaterale l’organico procedendo, di fatto, a un impoverimento della redazione”. L’azienda ha risposto definendo “assolutamente falso” quanto sostenuto dal Comitato di redazione.
domenica 7 Luglio 2024
Vanity Fair, l’edizione originale americana, ha pubblicato un lungo articolo sulla direttrice del Wall Street Journal Emma Tucker (in carica da poco più di un anno), sul suo lavoro di “allargamento” del giornale per farlo percepire non solo come un giornale della finanza, e sulle complicazioni del rapporto con la redazione seguite alle riduzioni di organico.
domenica 7 Luglio 2024
È diventato molto familiare a tutti, in Italia, un modo suggestivo e sensazionalistico di descrivere i fenomeni meteorologici, sottraendoli alle descrizioni scientifiche e portandoli verso un racconto emotivo e romanzesco: come peraltro avviene anche in molti altri ambiti del linguaggio giornalistico italiano. Siti di previsioni del tempo, ma anche testate maggiori, hanno preso l’abitudine di “raffigurare” gli eventi del clima, o di descrivere le loro manifestazioni come se fossero delle sceneggiature cinematografiche.
L’abitudine è stata indicata con fastidio anche dalla nipote di Edmondo Bernacca, il più famoso meteorologo televisivo del Novecento italiano, in un’intervista al Corriere della Sera : «Parlano di bombe d’acqua, ribattezzano con nomignoli gli anticicloni, a volte lanciano termini senza significato. C’è molto sensazionalismo. Ho imparato dal nonno che oltre i tre giorni le previsioni hanno un’attendibilità estremamente ridotta e che è importante chiamare i fenomeni col proprio nome. Chissà che direbbe lui».
L’espressione “bomba d’acqua” compare tra l’altro sullo stesso Corriere della Sera con intensissima frequenza.
domenica 7 Luglio 2024
In tutt’altro contesto, Terence Samuel si è dimesso da direttore del quotidiano americano USA Today dopo solo un anno, senza che né lui né l’azienda ne dessero spiegazioni (anzi, spiegando di non volerne dare).
USA Today è un quotidiano particolare, nel gruppo delle testate che negli Stati Uniti vengono considerate “nazionali” (col New York Times, il Wall Street Journal e il Washington Post): più popolare e meno conosciuto e considerato nel resto del mondo, appartiene al grande editore Gannett ed è da tempo in cospicuo declino di copie.
domenica 7 Luglio 2024
Le dimissioni di Carlo Verdelli dalla direzione di Oggi sono una storia che ha dentro molte storie, che proviamo a riassumere nell’abituale sintesi di questa newsletter.
Verdelli ha 66 anni e potrebbe essere il giornalista italiano con la più varia e ricca esperienza e conoscenza del mondo dei giornali tradizionali in Italia. Nessun altro ha diretto due dei maggiori quotidiani (Repubblica e Gazzetta dello Sport), è stato vicedirettore di un terzo (Corriere della Sera), diretto due dei più importanti settimanali (Vanity Fair e Oggi) e avuto molti altri ruoli importanti in contesti assai vari (direttore del supplemento Sette del Corriere della Sera, capo dell’informazione in Rai). E in ognuno di questi passaggi, è stato protagonista di storie importanti: il successo dell’edizione italiana di Vanity Fair – forse l’ultimo successo di un periodico cartaceo in Italia -, il tentativo (sconfitto) di riprogettazione dell’informazione in Rai, l’invenzione di prospettive e spazi nuovi nella Gazzetta dello Sport, la battagliera gestione (brutalmente stroncata) dell’ultima fase della “prima Repubblica“.
All’inizio del 2022 a Verdelli era stata data la direzione del settimanale Oggi, che fa parte del gruppo RCS (quello che pubblica il Corriere e la Gazzetta, tra le altre cose), e che è sempre stato un settimanale “popolare” di attualità e argomenti più leggeri. Verdelli ci ha applicato la sua attitudine a prodotti giornalistici di maggior spessore e qualità, e raccogliendo collaboratori dalle testate RCS e columinist autorevoli (Liliana Segre, Ferruccio De Bortoli, Fabio Fazio, Valeria Parrella) ha avviato un’operazione simile a quella che – in tempi precedenti alla grave crisi delle riviste – gli era riuscita trasformando Vanity Fair da “femminile” in newsmagazine: dedicando all’attualità e alle news la prima parte del giornale, e alle celebrity e agli argomenti più “larghi” la seconda. I tempi sono diversi, ma l’operazione ha ricevuto diffusi apprezzamenti ed è riuscita a contenere il declino di diffusione che riguarda un po’ tutti i settimanali, mentre p iù critico è stato il bilancio della raccolta pubblicitaria, da cui il giornale – che costa due euro – dipende molto. Da quando Verdelli è diventato direttore, Oggi ha perso il 13% della diffusione per “copie individuali” (dati ADS, gennaio 2024 rispetto a gennaio 2022), mentre il suo concorrente Gente ne ha perse il 27%, e altri settimanali come Chi e Sorrisi e Canzoni hanno perso il 16%.
Questo malgrado la carenza di risorse e sostegno di cui il “rilancio” di Oggi, più volte comunicato dall’azienda RCS, avrebbe avuto bisogno: la testata anzi è stata soggetta alle strategie abitualmente preferite dall’editore Urbano Cairo – spesso con buoni risultati economici, ma con le conseguenze relative sui prodotti editoriali – di riduzione dei costi e degli investimenti. Verdelli ha così ritenuto di avere fatto quello che poteva e si è dimesso.
Al suo posto Cairo ha nominato una figura di direttore molto diversa: Andrea Biavardi ha versatilmente guidato (dopo una breve direzione alla Nazione e al Giorno negli anni Novanta) riviste assai varie di argomenti di minore attualità giornalistica, da For men magazine, a Men’s Health a Vera, a In viaggio, e più di recente Airone fino alla sua chiusura e poi Giallo (che negli stessi due anni ha perso il 30% delle copie), oltre ad avere ottenuto una visibilità televisiva partecipando a programmi di intrattenimento e di cronaca, e ad aver scritto il libro Sbuccia il maschio.
– Carlo Verdelli intervistato da Luca Sofri nel 2020.
domenica 7 Luglio 2024
La preoccupata o compiaciuta concitazione intorno alla candidatura di Joe Biden riguarda molto anche i giornali. Non solo come osservatori della vicenda, ma come protagonisti capaci di influenzarla. Nei giorni successivi al dibattito il New York Times è stato per esempio molto ripreso e considerato per il suo editoriale in cui suggeriva di rimpiazzare Biden, con un intervento che al tempo stesso rendeva improbabile una decisione simile in quel momento. Ma le prese di posizione sono tuttora molto condivise e “pesano” nella costruzione dell’opinione pubblica, e quindi anche sulle ricadute nella decisione di Biden e nelle scelte dei dirigenti del suo partito e di chi gli sta intorno. Come pesa anche il lavoro giornalistico più tradizionale, gli articoli che riferiscono pareri anonimi nell’entourage di Biden, quelli che raccontano aneddoti che sembrano confermare la sua fragilità, eccetera. Tutto lavoro giornalistico dovuto, se svolto correttamente.
Però bisogna vederla anche da un altro lato. Per alcuni giornali rianimare la campagna elettorale è un interesse commerciale non insignificante, in particolare per quelli che hanno un pubblico che finora vedeva la campagna dirigersi verso una previsione di sconfitta. È abbastanza facile immaginare che le attenzioni del pubblico e dei lettori per la campagna elettorale nei prossimi mesi crescerebbero se la candidata Democratica diventasse – per esempio – Kamala Harris, rispetto alla condizione attuale. E questa crescita di interesse sarebbe preziosa per molte testate, e per quelle i cui lettori maggiormente avversano una vittoria di Trump. Questo non significa dire che la scelta di dedicare più o meno risorse a rivelare la debolezza di Biden e i dubbi tra chi gli sta intorno non generi informazione corrette. Ma l a scelta per i giornali non è solo raccontare cose vere o false, ma anche quanto spazio e frequenza e priorità dare alle cose vere rispetto ad altre cose vere. Ed è una scelta che crea un conflitto di interesse, che forse sarebbe corretto spiegare e condividere, come lo si fa quando degli articoli accurati e fondati possono privilegiare il proprio editore, o un importante inserzionista, o avere altri effetti collaterali positivi per il giornale. Nel lungo, ai giornali americani servono modelli di business aggiornati che continuino a funzionare: nel breve, serve la rinuncia di Biden.
Fine di questo prologo.
domenica 30 Giugno 2024
Con buon anticipo iniziamo ad avvisare che Charlie arriverà le prossime tre domeniche, fino al 21 luglio, e poi andrà in vacanza fino a settembre.
domenica 30 Giugno 2024
C’è stato qualche attrito pubblico tra l’ex direttore di Domani Stefano Feltri (che oggi cura una newsletter che si chiama Appunti) e il suo precedente giornale, il Fatto, che lo aveva criticato a proposito dei suoi giudizi su Julian Assange.
domenica 30 Giugno 2024
Il sito di news svizzero Heidi News è dedicato soprattutto a scienza e sanità, e sabato ha pubblicato un dettagliato resoconto su una vicenda giudiziaria che oppone il Dipartimento per l’istruzione del Cantone di Ginevra e la giornalista italiana Sabrina Pisu (che vive a Ginevra e ha da poco pubblicato per Einaudi un libro su Francesca Morvillo). Pisu è l’autrice di un articolo pubblicato sull’ Espresso un anno fa e intitolato “Mio figlio confinato in una scuola ghetto per persone con disabilità”. La scuola in questione si trova a Ginevra, fa parte di un sistema di scuole “speciali” con cui la Svizzera “gestisce” i bambini autistici con problemi sociali (sistema che era stato già protagonista in passato di casi criticati), e una delle madri dei bambini che la frequentavano la raccontava così:
«È la scuola della miseria, venuta su da un giorno all’altro nel maggio dello scorso anno, me l’hanno imposta», racconta. «È una struttura chiusa, solo per ragazzi disabili e con sindromi serie, dai 15 ai 18 anni, alcuni hanno crisi epilettiche, sono violenti l’uno con l’altro. È orribile, mio figlio è stato strangolato, è tornato a casa due volte con gli occhiali rotti. Hanno messo qui tutti i bambini per cui non c’era posto altrove, senza un programma pedagogico. All’Omp mi hanno detto che se non mi sta bene posso cambiare Paese, io resto qui». Un problema sociale, culturale e politico: «È una vergogna», continua, «manca una riflessione su come integrare questi bambini, un giorno adulti. Vogliono renderli invisibili».
Il Dipartimento per l’Istruzione ginevrino e i suoi responsabili si erano opposti sistematicamente all’indagine di Pisu, durata diversi mesi, impedendole visite e interviste, e nel 2022 l’avevano denunciata per violazione di domicilio dopo che Pisu aveva accompagnato una madre all’ingresso della scuola per incontrare suo figlio assieme a lei; e avevano sostenuto che l’uso da parte di un fotografo – inviato dall’ Espresso – di un drone sopra la scuola avesse creato un pericoloso allarme tra i ragazzi. Le versioni del Dipartimento sono sempre state negate e contestate da Pisu e dal fotografo Gianni Cipriano, e la denuncia nei loro confronti era stata ritenuta infondata e archiviata a seguito di una serie di indagini e accertamenti. Ma il Dipartimento ha fatto ricorso contro l’archiviazione, e i due giornalisti ritengono che si tratti di una ritorsione e di una intimidazione, scrive Heidi News.
domenica 30 Giugno 2024
Quando le copie di carta erano l’unico formato di diffusione dei quotidiani, era una consuetudine proficua quella di rivedere la distribuzione dei quotidiani e delle riviste nei mesi estivi, in modo da raggiungere efficacemente i lettori che si spostavano dalle loro città nelle località delle vacanze. La pratica è stata ridimensionata in questo secolo, ma è ancora sfruttata da alcuni giornali, soprattutto quelli che hanno quote di lettori che raggiungono abitualmente gli stessi luoghi di vacanza non troppo lontani da quelli di stampa del giornale. Per fare un esempio, le regioni dove vengono vendute (e quindi inviate) più copie dell’ Eco di Bergamo, a parte la Lombardia, sono Emilia Romagna (23), Liguria (13), Veneto e Trentino Alto Adige (10 ciascuna). La Stampa – sempre come media giornaliera – vende più nelle province di Forlì Cesena (1.634), di Rimini (1.177) e di Ravenna (1.001) che in qualunque provincia della più vicina Lombardia (667 a Milano). Fuori dal Triveneto la Tribuna di Treviso indica una sola copia venduta ed è a Rimini.
Venerdì scorso il Foglio ha annunciato ai propri lettori che nei mesi di luglio e agosto riattiverà la distribuzione del giornale in Sicilia e in Sardegna.