Charlie

Estratti della newsletter sul dannato futuro dei giornali.

domenica 1 Maggio 2022

Le ragioni di Valli

Giulio Gambino, direttore del settimanale TPI che ha iniziato le pubblicazioni pochi mesi fa, ha intervistato l’ex inviato di Repubblica Bernardo Valli, all’interno di un numero dedicato ai problemi dell’informazione tradizionale e cartacea . Valli è stato uno dei più importanti e ammirati giornalisti italiani tra quelli che si sono occupati di esteri e di guerre, ha 92 anni , e ha lasciato due anni fa Repubblica mantenendo la sua rubrica bisettimanale sull’Espresso. Nell’intervista ha confermato le ragioni della sua scelta, così come erano state raccontate allora: «Mi chiesero di cambiare il lead di un articolo sulla politica di Israele, io dissi che non cambiavo assolutamente nulla, e quindi il direttore mise l’articolo nelle pagine interne. Era una “punizione”, visto com’è avvenuta. Siccome non mi è stata data alcuna spiegazione di questo, ho salutato e me ne sono andato. Basta».


domenica 1 Maggio 2022

Freelance di ritorno

Il Foglio ha pubblicato martedì un articolo di Dario Di Vico, ex vicedirettore del Corriere della Sera, grande esperto di temi del lavoro e di economia, 69 anni, da poco in pensione: indicandolo come l’inizio di una sua collaborazione col Foglio. Di Vico ha mantenuto un contratto di collaborazione col Corriere della Sera (cura per esempio una rubrica settimanale sul magazine ), e di fatto lavora come freelance: il suo caso è interessante, perché rivela le opportunità molto attuali di un mercato dell’informazione che si è allargato pur avendo ridotto le sue risorse economiche, ed è quindi interessato a usare professionalità e competenze laddove il loro costo – come nel caso dei pensionati – può essere più contenuto.


domenica 1 Maggio 2022

Etica e affitti da pagare

Il Post ha riassunto una storia che è stata dibattuta nel giornalismo di moda americano il mese scorso, per quello che racconta del terreno scivoloso – divenuto ancora più scivoloso – in cui lavorano i giornalisti di moda che diventano anche influencer online, o almeno promotori di prodotti e brand. Cercando di capire anche come sono le cose in Italia.


domenica 1 Maggio 2022

C’è sempre l’insegnamento

Il quotidiano Repubblica ha annunciato oggi un progetto di corsi e lezioni presentato venerdì a Roma, e chiamato “Italian Tech Academy”: “tre master che partiranno a settembre per acquisire competenze utili a trovare lavoro”. Il progetto è diretto da Riccardo Luna, responsabile degli “hub” di tecnologia e ambiente del gruppo GEDI (ovvero delle sezioni tematiche congiunte di Repubblica Stampa ).
La “formazione” è diventata sempre di più un fronte accessorio di ricavi promettenti per le aziende editoriali, su cui si stanno cimentando in molti: il quotidiano rivale di Repubblica, il Corriere della Sera, è già molto più avanti con un’intensa batteria di corsi e master promossi sul giornale, ed entrambi si stanno muovendo sulla promessa ai giovani iscritti di costruire opportunità di lavoro, a partire sia dalla formazione stessa che dalla collaborazione con una serie di aziende partner dei rispettivi progetti.


domenica 1 Maggio 2022

Col giallo

Il nuovo progetto di news americano Semafor , di cui si era parlato negli scorsi mesi per autorevolezza e fama dei due giornalisti che lo hanno fondato – Ben Smith e Justin Smith, non parenti – è andato online con un primo segnaposto e l’invito a fornire il proprio indirizzo mail per chi voglia riceverne tempestivi aggiornamenti. La vera e propria nascita del giornale è prevista per autunno, maggiori informazioni erano attese a una festa indetta da Justin Smith a casa sua a Washington la notte passata, dopo la leggendaria cena annuale dei giornalisti della Casa Bianca.
(A proposito della quale un articolo su Politico racconta il declino di attrattiva del ruolo di corrispondente dalla Casa Bianca, che è sempre stato un passaggio di carriera illustre e ricercato, malgrado dal punto di vista dell’iniziativa giornalistica e del reporting offra molto meno di altri impieghi)


domenica 1 Maggio 2022

Un po’ tutti contro tutti

Al Corriere della Sera è in corso un guaio interno – ma con estese partecipazioni anche da parte dei lettori che ne hanno seguito e in parte generato gli sviluppi – nato da un articolo di Roberto Saviano pubblicato sul magazine (supplemento del Corriere ) la settimana prima di questa. L’ articolo proponeva la legalizzazione del sex work , e ha ricevuto critiche e proteste da lettori e lettrici a partire da posizioni anche molto diverse tra loro, ma tra le più numerose sono state quelle di persone e movimenti femministi. Lo sviluppo maldestro è stato che una giornalista del Corriere della Sera – Monica Sargentini, al giornale da diciotto anni, altre volte critica sulle scelte recenti – ha a quanto pare condiviso il testo di una mail di protesta, divenendo così agli occhi della direzione complice o addirittura ispiratrice della protesta stessa: ed è stata sospesa per tre giorni con una lettera di richiamo. Sargentini aveva nel frattempo coinvolto un avvocato, e tutta la storia ha avuto estesa pubblicità su molti siti di news, generando ulteriori proteste (e il compiacimento di alcuni altri quotidiani) anche dall’associazione della stampa romana. Il direttore del Corriere ha risposto alla redazione che “i termini della questione sono profondamente diversi da ciò che, come scrivete, ‘è diventato di dominio pubblico’”. Il sito Professione Reporter ha un racconto più lungo.


domenica 1 Maggio 2022

La protezione dei giornalisti al New York Times

Un articolo nella sezione “Insider” del New York Times – che si occupa di spiegare funzionamenti e scelte del giornale ai lettori, seppur sempre in toni molto autopromozionali – ha descritto l’esistenza di un ufficio che segue la sicurezza dei giornalisti e dei collaboratori del giornale all’estero, e si dedica a farli allontanare dai paesi in cui si trovano quando sono in condizioni di particolare pericolo.
Queste, dice l’articolo, si possono distinguere in tre categorie diverse: quando un giornalista riceve delle minacce personali, quando i conflitti o le violenze in un paese diventano la norma (come in Afghanistan l’estate scorsa, o alcune aree dell’Ucraina in queste settimane), o quando un giornalista si stia dedicando a un’investigazione che lo mette a rischio di ritorsioni da parte di poteri o forze locali minacciose.
Nel caso dell’Afghanistan l’estate scorsa, l’articolo dice che oltre duecento persone sono state aiutate a lasciare il paese e trovare sistemazioni altrove, mentre operazioni simili sono state compiute anche con i dipendenti dell’ufficio moscovita messi a rischio dalle severe leggi censorie russe sulla stampa.


domenica 1 Maggio 2022

Interviste che non lo erano

C’è stata una breve polemica su Twitter tra tre giornalisti di Repubblica e del Corriere della Sera : Tonia Mastrobuoni, corrispondente da Berlino, e Davide Frattini, corrispondente da Gerusalemme; e Greta Privitera del Corriere , autrice dell’articolo contestato inizialmente da Mastrobuoni (Privitera si è limitata a criticare la critica). Polemica che segnala lo status sfuggente del formato delle interviste sui quotidiani italiani, che delle interviste fanno larghissimo uso (molto maggiore delle testate di altri paesi) e spesso con delle libertà di scrittura e composizione. In questo caso la questione dibattuta è stata la legittimità di definire intervista la trascrizione delle risposte durante una conferenza stampa.


domenica 1 Maggio 2022

Pagare per meno

BBC è una delle reti televisive più famose al mondo, quella il cui nome è familiare anche fuori dal suo paese da più tempo, e che è da sempre citata come esempio maggiore (da noi, a proposito della simile condizione della RAI) di tv gestita indirettamente dallo stato, con ampia autonomia propria, e sovvenzionata da contributi pubblici provenienti direttamente dai cittadini: quello che in Italia chiamiamo “il canone” e che nel Regno Unito è di 159 sterline l’anno.
BBC è anche la rete del suo genere di maggiore capacità produttiva e varietà di offerta, che raggiunge molti paesi anglofoni e non: circa un quarto dei suoi ricavi deriva invece dalla vendita di proprie produzioni ad altri. Da alcuni anni però la qualità dei suoi servizi di informazione è molto contestata: fondamentalmente per meccanismi di partigianeria politica che in questo millennio si sono accentuati e riguardano molti paesi e molti settori, e attraverso i quali la politica conservatrice ha attaccato molta dell’informazione mondiale critica nei suoi confronti o ritenuta non sufficientemente indulgente. Ma anche il consenso popolare nei confronti di quella che un tempo era una più rispettata istituzione nazionale è calato, anch’esso coinvolto nelle tendenze insofferenti e spesso strumentalizzate nei confronti di istituzioni e media. Il governo britannico sta da tempo non solo criticando le scelte di BBC , ma studiando e promuovendo interventi che ne limitino libertà e opportunità, soprattutto attraverso riduzioni delle sue risorse economiche.

Mercoledì il direttore generale Tim Davie ha annunciato per la prima volta una riduzione delle capacità produttive di BBC , e dei suoi investimenti, adducendo come ragioni le riduzioni al proprio bilancio imposte dal governo: ci saranno meno programmi nuovi, più uso dell’archivio, mentre per ora non sembra prevista una riduzione del numero dei canali radio e televisivi.


domenica 1 Maggio 2022

Non deve succedere

Quello di giovedì sulla falsa morte del procuratore sportivo Mino Raiola non è stato uno dei tanti errori quotidiani dell’informazione italiana ma un caso un po’ più particolare, per il contagio tra moltissime testate e fonti online, e l’assenza tuttora di una ricostruzione chiara di come la notizia sia stata data per prima. Il tweet del Tg La7 sembra aver preceduto di pochi minuti l’articolo del Messaggero e quello della Gazzetta dello Sport .
Ma quasi nessuna di queste e altre testate ha poi commentato l’errore e le sue ragioni. Il Post ha spiegato di avere preso un rischio che non avrebbe dovuto prendere affidandosi alla grande quantità di testate competenti sulle notizie di sport che avevano scelto di pubblicare la notizia falsa, e l’ha corretta dopo pochi minuti scusandosi ed estendendo il rammarico nella newsletter per i propri abbonati (c’erano purtroppo due precedenti , di cui uno divenuto famoso nell’informazione americana). Il nuovo direttore di Tuttosport Guido Vaciago ha sostenuto che “abbiamo fatto il nostro lavoro in maniera corretta”, in quanto la notizia falsa è stata poi aggiornata.

Mino Raiola è morto sabato .


domenica 1 Maggio 2022

La vendita di Quartz

Avevamo appena parlato della scelta in controtendenza di Quartz – sito di news e business stimato e di qualità – di abolire il proprio paywall, che è arrivata la notizia che Quartz è stato venduto al gruppo G/O Media, noto per avere rilevato il network di siti di news Gawker Media, di cui il più noto è Gawker , protagonista prima di una storia vivace e travagliata (ma nel gruppo c’è anche il famoso sito satirico The Onion ). G/O Media ha avuto alcune tensioni e scontri con i dipendenti dei suoi siti negli ultimi due anni, ma sia il suo amministratore delegato che il fondatore di Quartz hanno per ora garantito che non ci saranno riduzioni dello staff: benché Quartz sia in discrete perdite, peggiorate nel 2021. La loro speranza è che l’integrazione nel network rafforzi il suo potenziale di traffico e coinvolga verso gli altri siti i suoi investitori pubblicitari.


domenica 1 Maggio 2022

Difficile fidarsi

La turbativa storica introdotta dall’azienda Eni nell’informazione italiana è nota (insieme ad altre turbative che limitano la qualità della stessa) e va dal suo possedere un’agenzia di stampa influente al sovvenzionare attraverso investimenti pubblicitari ininterrotti quasi tutti i mezzi di informazione, rendendone più fragile l’autonomia e garantendo alle proprie pratiche e alle proprie comunicazioni una promozione “giornalistica” continua. Ma non aiuta che le poche testate che decidono di emanciparsi da questa servitù la ribaltino in esibizioni demagogiche di propaganda opposta di altrettanto limitata credibilità: almeno un paio di quotidiani italiani questa settimana ha aizzato la riprovazione dei lettori per i risultati economici dell’azienda conseguenti alla crisi dell’energia e alla guerra. Il messaggio era chiaro, “si arricchiscono con la guerra”. Si dà il caso che la guerra – come la pandemia – abbia anche spinto più lettori e abbonati bisognosi di informarsi verso i giornali, aiutando anche le sconquassate finanze delle aziende giornalistiche.

Fine di questo prologo.


domenica 24 Aprile 2022

Correzione

Nella scorsa newsletter, elencando i dati ADS di diffusione dei quotidiani, avevamo scritto tra le altre cose che “complessivamente questo mese ItaliaOggi ha perso ben 6mila copie di diffusione, distribuite equamente tra le vendute e gli omaggi”: come ci hanno fatto notare cortesemente da ItaliaOggi , il numero aveva un’approssimazione eccessiva e le copie in meno sono 5.282.


domenica 24 Aprile 2022

Ferré

Una settimana fa è morta Giusi Ferré, una delle più note giornaliste di moda italiane. Aveva 76 anni.


domenica 24 Aprile 2022

I numeri dei giornali online a febbraio

Ne ha fatto una sintesi il sito DataMediaHub , mettendo in una grafica il numero di utenti unici nel giorno medio: rispetto a un anno prima (le variazioni mensili sono sempre molto volatili), tra i siti generalisti maggiori (quelli oltre i 500mila) crescono di oltre il 10% TgCom24 , il Giornale e il Post , mentre perdono oltre il 10% il Messaggero Repubblica , la Stampa (-27%), Leggo HuffPost (la cui diminuzione di traffico era però prevista, e spiegabile con il paywall introdotto a gennaio).


domenica 24 Aprile 2022

Il quotidiano berico

Il gruppo Athesis, che è l’editore dei quotidiani locali Giornale di Vicenza Bresciaoggi Arena di Verona, e che possiede la casa editrice Neri Pozza, ha scelto anche il nuovo direttore del Giornale di Vicenza dopo quello degli altri due), che sarà Marino Smiderle, 57 anni, adesso caporedattore allo stesso giornale.


domenica 24 Aprile 2022

Come altro chiamarli

Il settimanale americano New Yorker ha raccontato un account di Twitter che raccoglie le formule artificiose usate nell’informazione anglofona per aggirare la paura delle ripetizioni di soggetti. È una debolezza che è ancora più familiare nella lingua italiana, figlia di un terrorismo scolastico sulle ripetizioni, e che ha creative applicazioni soprattutto nel giornalismo sportivo e in quello musicale: il primo è il maggiore utilizzatore di formule auliche per definire le provenienze geografiche (“la squadra partenopea”, “la compagine scaligera”), mentre nel secondo esiste una ammiccante esibizione gergale fatta di “la band di Athens”, “il molleggiato”, “i quattro di Liverpool”, eccetera. Ma la ricerca di rimpiazzi che nessuno userebbe parlando riguarda tutta la scrittura giornalistica, e anche quella in inglese, con estese riflessioni .


domenica 24 Aprile 2022

Ogni maledetta domenica

Due delle più recenti vertenze sindacali nei quotidiani italiani riguardano il lavoro domenicale. Una delle questioni che ha generato l’agitazione al Tirreno è la decisione dell’azienda di ridurre ulteriormente i giornalisti impiegati la domenica. Qualche settimana prima era stato il Coordinamento dei Comitati di redazione del gruppo Editoriale Nazionale – che comprende Qn Quotidiano.net Resto del Carlino Nazione Giorno – a decidere tre giorni di sciopero per “l’impoverimento del giornale in edicola lunedì” per estese riduzioni nella foliazione delle sezioni della Cronaca nazionale, locale e sportiva. Lo stato di agitazione, accompagnato da lettere con dure accuse reciproche fra i giornalisti e l’editore Andrea Riffeser Monti (che è anche presidente della Fieg, l’associazione delle aziende editrici di giornali) è attualmente in sospeso per l’elezione di una nuova rappresentanza sindacale.  Al centro delle dispute ci sono le riduzioni al lavoro domenicale, che entrambi gli editori definiscono come necessari per rispondere ad aumenti di altri costi (energia, carta): il contratto di lavoro giornalistico prevede un aumento del compenso quotidiano del 55 per cento per i giornalisti impegnati la domenica, senza contare che il previsto riposo festivo, se non recuperato, implica il pagamento degli “straordinari”. Mandare in edicola i giornali il lunedì presuppone quindi costi supplementari non trascurabili per le aziende (diversi quotidiani escono il lunedì con edizioni ampiamente preparate durante la settimana precedenti), che negli ultimi anni stanno cercando di ridurre ulteriormente il numero delle persone impiegate anche ricorrendo a una foliazione minore. Una tendenza che trova l’opposizione delle redazioni che da una parte si dicono allarmate dall’abbassamento di completezza e qualità del prodotto giornalistico, dall’altra sono interessate al mantenimento delle retribuzioni, di cui le “domeniche” sono componenti non trascurabili.


domenica 24 Aprile 2022

Rinnovamento nella tradizione

“Per oltre un secolo la New York Times Book Review è stata una delle istituzioni più influenti, se non la più prestigiosa, nella letteratura americana”. Inizia così un lungo articolo sul settimanale americano The Nation dedicato alla storia, alle fortune e alle incerte prospettive del supplemento letterario del New York Times , alle prese – racconta l’articolo – con i cambiamenti che internet e i social network stanno portando anche all’informazione e promozione sui libri, e con la sostituzione della sua direttrice, che ha annunciato il suo passaggio alla sezione delle opinioni del giornale. Il tratto più noto dell’approccio all’informazione editoriale della New York Times Book Review è la sua neutralità (una specie di Svizzera, dice The Nation ) e la sua scelta di avere recensioni che informano piuttosto che interpretare o giudicare, con attenzioni ecumeniche e “terze” su tutte le uscite: scelta che nei decenni (la testata ha 126 anni) è stata anche molto criticata da una parte di mondo letterario che predicava la necessità di “critica”, di scontro, di vivacità, lacrime e sangue, nella discussione culturale (l’altrettanto famosa rivista New York Review of Books nacque nel 1963 rivendicando proprio questo opposto pensiero). Negli ultimi anni la New York Times Book Review si è mossa verso formati di informazione più contemporanei e appetibili per i social network, ma sempre cercando di raggiungere sia gli appassionati di libri e letteratura che pubblici più larghi e più estranei, e secondo The Nation le due ambizioni difficilmente possono convivere.


domenica 24 Aprile 2022

Procurarsi inserzionisti

Tra le molte occasioni in cui si succedono sui quotidiani inserzioni pubblicitarie e articoli redazionali dedicati a promuovere gli stessi inserzionisti, segnaliamo questa settimana le pagine comprate da Generali pubblicate il giorno successivo al grande spazio celebrativo dedicato da tutti i maggiori quotidiani al restauro del palazzo veneziano delle Procuratie Vecchie, ad opera di Generali stessa (che ne è proprietaria).


domenica 24 Aprile 2022

Movimenti

Dopo la gragnuola di trasferimenti di giornalisti noti da una testata all’altra che si era vista nei mesi successivi al cambio di proprietà in GEDI (tra gli altri: Roberto Saviano, Francesco Piccolo, Gad Lerner, Attilio Bolzoni, Federico Rampini) le cose si sono un po’ calmate: ma due settimane fa Repubblica ha annunciato l’arruolamento di Roberto Burioni, virologo di grande visibilità come divulgatore scientifico, mentre la Stampa ha annunciato il ritorno come editorialista di Lucia Annunziata, che aveva lasciato la direzione dello HuffPost dopo l’acquisto del gruppo GEDI da parte della famiglia Elkann (gruppo GEDI a cui appartiene anche la stessa Stampa).


domenica 24 Aprile 2022

Niente Vogue in Russia

Il magazine di moda più famoso del mondo, che ha edizioni locali in una ventina di paesi, non sarà più pubblicato in Russia: lo ha deciso – dopo l’annuncio di una sospensione il mese scorso – l’editore americano Condé Nast in conseguenza delle leggi sulla censura accentuate in Russia dopo l’inizio dell’invasione dell’Ucraina. La redazione sarà quasi completamente smantellata.


domenica 24 Aprile 2022

Carta costa

Il direttore del quotidiano Domani ha annunciato (due settimane fa, ma qui non ci vediamo da allora) un aumento di prezzo del 25% della singola copia del giornale di carta, spiegandone le ragioni.
” Le cause sono abbastanza ovvie: l’aumento del costo dell’energia colpisce prima le industrie energivore, come le cartiere, e poi si riversa sul prodotto finito quando scadono gli accordi che bloccano i prezzi.

È quello che è successo a noi con Domani: prima le cartiere ci hanno annunciato che non producevano più la nostra amata carta da 52 grammi (più redditizio fare i pacchi per Amazon) e poi che il prezzo di quella da 42, che usiamo ora, saliva tra il 70 e l’80 per cento”.


domenica 24 Aprile 2022

Out of time

“Fine di un’era” si è detto spesso negli ultimi due decenni a proposito delle chiusure o delle trasformazioni di questa o quella testata internazionale: ma è un’espressione che si attaglia abbastanza alla comunicazione che non esisterà più l’edizione cartacea di Time Out londinese, il capostipite di una serie di decine di pubblicazioni cittadine che per 54 anni ha informato su eventi, novità, tendenze della città di Londra, diventando un’istituzione per locali e visitatori in cerca di informazioni. Negli ultimi mesi la sua diffusione (il settimanale è gratuito dal 2012) era di circa 310mila copie: ma i suoi ricavi maggiori vengono da eventi e prodotti televisivi e digitali e da altri progetti collaterali e partnership, e soprattutto dal gruppo di locali “Time Out Market” aperti in diverse città del mondo.


domenica 24 Aprile 2022

A piccoli passi verso il nuovo Espresso

Il più illustre newsmagazine italiano è stato venduto un mese fa dal gruppo GEDI all’imprenditore campano Danilo Iervolino, e anche qui la redazione si è piuttosto preoccupata, sia per le prospettive dell’impresa che per l’autonomia editoriale . In attesa di disegnare un progetto per il giornale (le cui difficoltà tipiche del settore erano attenuate dall’essere allegato a Repubblica e collegato a quell’azienda), l’editore ha intanto scelto l’amministratore delegato della società editrice, che è Marco Forlani (figlio dell’ex segretario della Democrazia Cristiana Arnaldo Forlani).


domenica 24 Aprile 2022

Quartz va nell’altra direzione

Quartz è un sito americano di informazione nato dieci anni fa nel gruppo editoriale dell’ Atlantic con proposte innovative sui formati delle proprie news e sulle relazioni con i lettori. Nel tempo ha ulteriormente spostato le sue attenzioni verso i temi di business e aziende, e ha cambiato proprietà, tra alti e bassi di sostenibilità (ha licenziato ottanta persone due anni fa, adesso i dipendenti sono circa ottanta tra cui cinquanta giornalisti). Tre anni fa aveva introdotto un sistema di abbonamenti e un paywall e dice di avere raggiunto la quota di 25mila abbonati, ma ora ha annunciato di voler rimuovere il paywall per quanto riguarda la gran parte dei suoi contenuti, mantenendo il sistema di abbonamenti: che il suo capo e fondatore Zach Seward sostiene funzionare soprattutto sulla volontà degli abbonati di sostenere il progetto e di avere accesso su alcuni contenuti premium (una dinamica simile a quella del Post , per capirsi: compreso l’invito a sostenere la gratuità del sito per tutti i lettori). Mentre il paywall limita la diffusione e la visibilità dei contenuti del sito e la sua possibilità di crescere e raggiungere nuovi lettori e potenziali abbonati, dice sempre Seward.


domenica 24 Aprile 2022

Quelli che non vanno in tv

Un articolo del Post ha messo un po’ di carne al fuoco delle discussioni recenti sui talk show televisivi e sulle loro derive che li allontanano da un servizio reale di informazione.

“Molte persone si sono lamentate dell’eccessiva esposizione mediatica dei virologi, accusati in alcuni casi di essersi fatti trascinare in tempi e modi televisivi che alla lunga hanno danneggiato la loro credibilità professionale. Tra chi ha deciso di rifiutare sistematicamente partecipazioni nei talk show c’è Andrea Gori, direttore del reparto Malattie infettive al Policlinico di Milano. Ancora oggi gli capita di declinare molti inviti e di essere occasionalmente accusato di venire meno a un suo dovere divulgativo. «Io al massimo ho il dovere di informare, di dare dati e informazioni precise», dice Gori. «Lì si danno opinioni, io non sono uno showman: i medici devono essere molto ligi al dato scientifico, che non è un’opinione»”.


domenica 24 Aprile 2022

Il Tirreno in subbuglio

Il Tirreno di Livorno è il più importante e diffuso quotidiano della Toscana occidentale (mentre nella provincia di Firenze e nelle altre interne ha un ruolo principale la Nazione ): alla fine del 2020 è stato venduto dal gruppo GEDI – l’editore di Stampa Repubblica , tra le altre cose – in un processo di riduzione dei suoi quotidiani locali. La nuova proprietà è la società SAE guidata da Alberto Leonardis, che da alcuni anni si muove in acquisti di quotidiani locali, senza però avere mostrato finora progetti molto chiari sulla loro revisione e ripresa. I dubbi su queste chiarezze al Tirreno erano stati notati da subito, e tra l’editore e la redazione ci sono già stati alcuni conflitti. Adesso, in un percorso comune anche ad altre cessioni di proprietà simili nei giornali internazionali, l’editore ha chiesto di rivedere alcuni accordi contrattuali garantiti al suo arrivo, e la redazione ha annunciato scioperi, aggiungendo anche le sue perplessità sulla contemporanea intenzione di estendere l’impegno del giornale verso la provincia di Firenze.


domenica 24 Aprile 2022

Direttori ed editor

Joe Kahn è stato nominato “executive editor”, mentre Ryan e Lacey saranno ” managing editors”. Nelle aziende giornalistiche americane quelle che da noi sono chiamate direzioni e vicedirezioni vengono indicate con termini più specifici che discendono dalla separazione – molto più sancita che da noi – tra “editors” e “reporters”, ovvero tra giornalisti con impieghi nella redazione dedicati al coordinamento e alla confezione del giornale (quelli che nel gergo italiano sono chiamati lavori “di macchina” o “di cucina”, o anche “di desk”) e giornalisti dedicati alla raccolta delle notizie e alla scrittura degli articoli. I primi sono appunto “editors” (lo stesso termine che si usa nelle case editrici di libri, o nel cinema per il montaggio: chi “edita” il materiale originale e lo elabora e confeziona per un risultato successivo), e le gerarchie interne sono definite da diverse qualifiche di “editor”.


domenica 24 Aprile 2022

Joe Kahn e il New York Times

La notizia della settimana nel giornalismo americano è una notizia della settimana che ha avuto comprensibili attenzioni anche fuori dal giornalismo e anche fuori dall’americano. Il New York Times , il quotidiano più importante e potente del mondo, ha scelto un nuovo direttore (“executive editor”, ne parliamo qui sotto). La decisione era attesa – l’attuale direttore Dean Baquet aveva fatto capire più volte di voler rispettare la consuetudine che 65 anni sia l’età giusta per lasciare – ma il nome di Joe Kahn (che ne ha 57) era uno tra diversi possibili. Sul quale sono state già pubblicate pagine e pagine di commenti, che si possono sintetizzare solo a grande scapito della complessità del contesto. Dopo il primo direttore afroamericano della storia del New York Times – Baquet – il giornale ne na scelto uno bianco, bostoniano, di ricca famiglia (suo padre fu cofondatore di Staples, enorme società di prodotti per ufficio), ma che condivide con Baquet un’idea più rigorosa e tradizionale del giornale, rispetto ai cambiamenti e alle agitazioni di questi tempi. Soprattutto rispetto alle pressioni che sono arrivate negli ultimi anni – dall’esterno e dall’interno del giornale – per un ruolo più “impegnato” e non neutrale del giornale in difesa dei diritti e dei principi democratici, messi molto in discussione negli Stati Uniti dalle partigianerie politiche e dall’amministrazione Trump. La posizione di Kahn – il cui curriculum è riassunto qui – sembra essere più orientata a considerare che l’impegno del New York Times debba essere quello di raccontare e spiegare i fatti in maniera autorevole e attendibile, senza rischiare di perdere credibilità, senza diventare un giornale “d’opposizione” alle derive della destra americana. Ma è una posizione che rischia di scontentare molti, sia tra i lettori che nella enorme, varia e rinnovata azienda del New York Times , come aveva spiegato qualche anno fa Jay Rosen, rinomato studioso dei problemi dell’informazione, descrivendo i “fedeli” del giornale: «Per la gran parte sono persone sconvolte da Trump che lo vogliono vedere maggiormente attaccato. Vogliono che il Times sia più aggressivo sui suoi sostenitori e più insistente nel rivelare le sue bugie. Vogliono che i giornalisti del Times vedano quello che vedono loro – un assalto alle istituzioni democratiche, la corruzione della repubblica americana – e si comportino di conseguenza. Ma queste persone sono vissute come una minaccia dalla redazione. La paura è che vogliano trasformare il Times in un giornale d’opposizione. Che non è ciò che il Times si considera. La paura è che vogliano che il Times aiuti a salvare la democrazia americana. E neanche questo è quello che il Times pensa di sé».
Kahn ha già nominato due suoi vice, Carolyn Ryan e Marc Lacey, di cui lo stesso New York Times indica che: “Ms. Ryan sarà la prima giornalista dichiaratamente omosessuale nel ruolo di managing editor. Mr. Lacey è il terzo giornalista nero nello stesso ruolo”.


domenica 24 Aprile 2022

Adesso viene il difficile

C’è una “stanchezza” nei servizi sostenuti da abbonamenti, dopo i successi degli ultimi due anni. È più visibile in settori di maggiore successo, come sta accadendo con Netflix o con il nuovo e già morto progetto di CNN+, ma riguarda anche i giornali e le fortune che i più avveduti tra loro hanno avuto ultimamente : fortune a cui hanno concorso il generale ritorno – limitato ma prezioso – di disponibilità a pagare da parte dei lettori e le abitudini e necessità di informazione create dalla pandemia. Ora però quegli abbonati vanno conservati, e i dati di molte testate mostrano che negli ultimi mesi le crescite sono molto rallentate, quando non si sono proprio arrestate, per una varietà di ragioni: i lettori sono impensieriti dalle prospettive economiche non confortanti, le richieste di informazione continua e aggiornata si stanno attenuando, la competizione tra i vari servizi in abbonamento è affollata, un primo cerchio di abbonati potenziali è stato forse saturato , e ora bisogna lavorare sugli altri .
Probabilmente era prevedibile, e l’entusiasmo per i successi – per chi li ha avuti, una minoranza – ha distratto dalla necessità di arrivare preparati al loro rallentamento. Ma il capitale economico e di esperienza di questi due anni – sempre per chi ha saputo costruirlo – permette di trovare soluzioni e dà il tempo di costruire un’offerta di maggiore qualità e rafforzare il legame con i lettori che pagano.

Fine di questo prologo.


domenica 10 Aprile 2022

Buona Pasqua

Domenica prossima, 17 aprile (giorno di Pasqua) Charlie fa festa, e ritorna domenica 24.


domenica 10 Aprile 2022

Interviste o conversazioni

Il Foglio aveva pubblicato giovedì – con l’indicazione “L’intervista” – una serie di commenti di Luigi Berlinguer rispettosi ma critici nei confronti delle scelte di Bianca Berlinguer e del suo programma in tv. Luigi Berlinguer ha 89 anni, è stato a lungo in politica e ha fatto il ministro dell’Istruzione ed è cugino dello storico leader del PCI Enrico Berlinguer, ovvero il padre di Bianca Berlinguer. Nelle ore successive alla pubblicazione Luigi Berlinguer ha diffuso una lettera rivolta a Bianca Berlinguer per scusarsi ” avendo letto ciò che il giornale ha rappresentato come mia intervista. In verità, non mi era stata annunciata alcuna intervista da parte del giornalista che mi ha telefonato, il quale mi ha fatto domande su argomenti disparati e mai avrei immaginato che invece volesse confezionare un articolo tutto su di te” : la lettera è stata ospitata sul Foglio di venerdì.

Un caso simile era avvenuto a ottobre dello scorso anno, quando il Foglio aveva pubblicato un’intervista con lo storico 75enne Emilio Gentile, a proposito della quale lo stesso Gentile aveva scritto una smentita : ” In verità, alla richiesta di una intervista da parte del giornalista ho risposto di no, e gli ho esplicitamente negato di pubblicare alcunché della conversazione che abbiamo avuto in forma esclusivamente personale e privata. Trasformando la conversazione in una intervista o in una “chiacchierata” senza la mia autorizzazione, il giornalista non solo ha commesso un atto scorretto nei miei confronti, ma ha riportato in modo distorto o mutilato il contenuto delle mie frasi, attribuendomi inoltre frasi che non ho pronunciato”.


domenica 10 Aprile 2022

La Verità batte il ferro

È uscito in edicola questa settimana il nuovo quotidiano economico del gruppo della Verità , che era stato annunciato quando il suo direttore Franco Bechis aveva lasciato la direzione del Tempo per essere appunto coinvolto in questo progetto da Maurizio Belpietro, direttore della Verità . Il giornale si chiama Verità&Affari , sotto la testata indica di essere “Fondato da Maurizio Belpietro”, e dai primi numeri dà l’impressione di voler applicare l’approccio della Verità – molto polemico e “opinionated” – alle notizie di economia e finanza. Venerdì, per esempio, il direttore definiva in prima pagina “un predicozzo da salotto” le dichiarazioni del presidente del Consiglio Mario Draghi sulla guerra in Ucraina, mentre l’articolo di apertura indicava l’azienda Tim come una “mucca da mungere”.
I primi numeri di un nuovo giornale non sono mai indicativi rispetto alla sua capacità di raccogliere pubblicità (il “lancio” di un progetto nuovo è sempre attraente per gli inserzionisti), ma questa settimana Verità&Affari ha ospitato gli investimenti di diversi inserzionisti maggiori di quelli presenti di solito con continuità sui quotidiani più importanti (e che nelle ultime settimane sembrano avere raccolto l’invito di Belpietro a considerare la Verità il maggiore quotidiano del centrodestra): ENI, Unicredit, Enel, oltre al produttore di vino Aneri, che ha sempre ricambiate simpatie per i quotidiani vecchi e nuovi di centro e destra.


domenica 10 Aprile 2022

I risultati del Fatto

È stato presentato il bilancio del 2021 della società che pubblica il quotidiano e il sito, insieme ad altre attività, riassunto con completezza dal sito Datamediahub.

” I ricavi riconducibili al settore editoria sono composti essenzialmente dai ricavi delle vendite in edicola del quotidiano per un importo di 16,2 milioni di euro, che sono calate di oltre il 6% rispetto all’esercizio precedente; delle vendite del magazine mensile FQMillennium per  540mila euro, che hanno registrato un calo di oltre il 7% rispetto all’esercizio precedente; delle vendite dei libri Paper First nel canale edicola e libreria per 1,5 milioni, incrementatisi del 3%; e delle vendite di abbonamenti dei prodotti editoriali e contenuti digitali per oltre 6 milioni,  in cre3scita del 37% rispetto all’esercizio 2020.

A fine 2021 i ricavi da digitale per il settore editoria hanno un peso di circa un quarto [24.9%] sul totale dei ricavi di questa area di business, che pesa il 74.7% del totale ricavi di SEIF.
I ricavi pubblicitari hanno registrato un incremento del 5.4% rispetto al 2020. I ricavi si compongono essenzialmente della raccolta pubblicitaria sul quotidiano per 710mila euro, e della raccolta pubblicitaria sul sito per poco meno di 4 milioni di euro.  Ben l’84.7% della raccolta pubblicitaria viene dunque dall’online”.


domenica 10 Aprile 2022

Qualcosa da sistemare

Le copie digitali dei quotidiani hanno cambiato molte abitudini di lettura, pur mantenendo una forma del contenuto identica al giornale cartaceo: è diverso il formato . Nei fatti la tecnologia nuova ha però delle ricadute sul risultato: se da una parte elimina tutti i pro e i contro dell’uso della carta, dall’altra genera complicazioni diverse, una delle quali tocca la delicata questione della soddisfazione degli inserzionisti rispetto al loro investimento. Non sempre infatti il controllo sul risultato – ma può capitare con altri effetti anche sulla carta – è garantito, e a volte la pubblicazione delle inserzioni appare ai lettori con delle inadeguatezze grafiche che compromettono in diverse misure il risultato. Su Repubblica di giovedì è capitato in ben due casi diversi.


domenica 10 Aprile 2022

Direttore responsabile

Molti giornali hanno riferito giovedì lo sviluppo delle questioni giudiziarie seguite allo scandalo delle “copie gonfiate” al Sole 24 Ore di alcuni anni fa. Così lo racconta Repubblica :

“Quattro anni di carcere sono stati chiesti al Tribunale di Milano per l’ex direttore del Sole 24 ore Roberto Napoletano, imputato per le presunte irregolarità nei conti quando era ai vertici del gruppo editoriale. La proposta di condanna è stata avanzata dal pm Gaetano Ruta, ora alla procura Europea, per il giornalista, adesso alla guida del Quotidiano del Sud,  ritenendo fosse “amministratore di fatto” del Sole 24 ore dal 23 marzo 2011 al 14 marzo 2017.
Napoletano, l’unico dei coindagati ad aver scelto il rito ordinario (Donatella Treu e l’ex presidente del cda Benito Benedini hanno patteggiato), ha sempre dichiarato di essere innocente, respingendo le accuse di false comunicazioni sociali e manipolazione del mercato. Inoltre circa un anno fa si è visto annullare dalla Corte d’appello di Roma la sanzione di 280 mila euro inflitta dalla Consob. Confindustria intanto ha ritirato la costituzione di parte civile. Una scelta che potrebbe essere stata dettata da un accordo tra le parti i cui dettagli non sono noti.
Il pm Ruta, nella sua ricostruzione, ha parlato di “falsi colossali nel rendere noti i dati diffusionali” e di conseguenza “nella rappresentazione esterna del successo del quotidiano”. Ha ribadito, come del resto si legge nel capo di imputazione, che “le operazioni di vendita con ‘sostegno’ in diversi casi erano fittizie”. Operazioni, che sono state effettuate  attraverso intermediari, in particolare la società DiSource, ma anche Edifreepress e il gruppo Johnson, che si occupavano anche di promozione, i cui contratti, per l’accusa, avevano una marginalità negativa. Un sistema questo, al di la delle copie cartacee “gettate al macero” o a quelle digitali a favore di abbonati “inesistenti”, “utilizzato per diffondere dati farlocchi”, ha affermato il pm 
“.


domenica 10 Aprile 2022

La popolare rubrica Bonomi

Dopo un periodo di diminuita frequenza, nelle ultime settimane il Sole 24 Ore è tornato a dare spazio più volte alla settimana alle dichiarazioni del suo editore, nella persona del vicepresidente di Confindustria Carlo Bonomi: con articoli dedicati che però ultimamente non sono più affidati sempre alla stessa giornalista, ma vengono firmati solo con le iniziali da altri. Può essere una piccola cautela etica, o magari una coincidenza temporanea. Questa settimana comunque le comunicazioni di Bonomi sono state nei titoli sul giornale martedì mercoledì venerdì .

Rimanendo sulla disponibilità delle redazioni ad accogliere la promozione personale dei propri editori, anche Repubblica ha dedicato ben quattro articoli celebrativi al proprio editore John Elkann e alle sue aziende nel giro di una settimana. L’editore del Corriere della Sera Urbano Cairo era invece sul suo giornale giovedì .


domenica 10 Aprile 2022

Il Fatto rinfaccia la Russia a Repubblica

Forse ricorderete che due settimane fa avevamo raccontato il supplemento “informativo” pagato dal governo russo che per alcuni anni (fino al 2017: ma il sito in italiano è tuttora aggiornato e promosso da una pagina sul Sole 24 Ore ) fu pubblicato da diversi quotidiani in tutto il mondo, e in Italia da Repubblica . Questa settimana quell’iniziativa è stata ampiamente ricordata anche dal Fatto , che l’ha utilizzata in modo polemico nella propria annosa competizione contro Repubblica , tornandoci per tre giorni con crescente convinzione e arrivando venerdì a chiedere a Repubblica una risposta alla domanda “quanti soldi ha ottenuto dalla pubblicazione della rivista con le veline del Cremlino?”.


domenica 10 Aprile 2022

C’è una supponenza degli inviati di guerra?

Il sito openDemocracy – un progetto di giornalismo e analisi che ha sede a Londra ma è finanziato da alcune grosse fondazioni internazionali – ha criticato in un articolo molto severo del documentarista Alik Sardarian l’irresponsabilità di alcuni media stranieri nell’uso dei collaboratori ucraini per seguire le notizie sulla guerra. Secondo l’articolo i rischi per i professionisti locali che fanno da ” fixer ” sarebbero trascurati dai loro colleghi internazionali inviati sul campo. Tra gli esempi che vengono citati ce n’è anche uno italiano.

“Dopo un mese di guerra possiamo dire che i giornalisti occidentali – anche se non tutti, e non sempre – mancano regolarmente di rispetto per i loro colleghi ucraini. Trascurano la loro sicurezza. Violano tutti i possibili standard etici che loro stessi, tra 20 o 30 anni, andranno a insegnare ai loro giovani studenti da qualche parte nel Missouri o a Londra.
«Siete fortunati che ci avanza un giubbotto antiproiettile», hanno detto i giornalisti di un canale televisivo italiano a un produttore locale che conosco: «che non ne abbiate è un problema vostro. Dobbiamo andare a Kharkiv». Questi giornalisti hanno rifiutato di occuparsi di un kit di protezione per l’autista. Il mio collega si è rifiutato di lavorare per loro a queste condizioni”.


domenica 10 Aprile 2022

Informazione di servizio, a fondo perduto

Alcune testate europee hanno prodotto dei progetti di informazione per i profughi ucraini arrivati nei relativi paesi: in particolare in Polonia , dove il numero di persone arrivate è molto maggiore. Un articolo del Reuters Institute ha messo insieme altri esempi, tra i quali la sezione con alcuni articoli in ucraino creata sul sito del Giornale di Brescia . Sono scelte benintenzionate ma che – come molte scelte fatte nei giornali di questi tempi – scontano le necessità di bilanciare costi e ricavi: sono infatti forse l’esempio estremo di produzione di informazione che non ha nessun ritorno economico per le testate che ci si impegnano.


domenica 10 Aprile 2022

I quotidiani a febbraio, molto male Repubblica

Sono stati pubblicati i dati ADS di diffusione dei quotidiani a febbraio. Ricordiamo che la “diffusione” è un dato (fornito dalle testate e verificato a campione da ADS) che aggrega le copie dei giornali che raggiungono i lettori in modi molto diversi, grossomodo divisibili in queste categorie:
– copie pagate, o scontate, o gratuite;
– copie in abbonamento, o in vendita singola;
– copie cartacee, o digitali;
– copie acquistate da singoli lettori, o da “terzi” (aziende, istituzioni, organizzazioni) in quantità maggiori.

Il totale di queste copie dà una cifra complessiva, che è quella usata nei pratici e chiari schemi di sintesi che pubblica il giornale specializzato Prima Comunicazione , e che trovate qui , da cui si vedono questo mese risultati migliori rispetto al mese precedente da parte di alcune testate e in particolare per Corriere della Sera Stampa ; continua a crescere la Verità e va molto meglio Avvenire , che però aveva avuto un gennaio pessimo in termini di diffusione.

(trascuriamo le analisi sugli andamenti degli sportivi, che sono stati su un ottovolante in questi due anni, per via delle incertezze legate allo svolgimento delle competizioni)

Più chiaro e omogeneo è il quadro se si guarda il confronto con l’anno precedente, che ancora una volta mostra solo perdite – e grosse – per quasi tutti ma un sensibile guadagno per il Corriere della Sera (sempre da commisurare alla gran quota di copie scontatissime) e ancora il notevole successo della Verità , che nel giro di un anno cresce del 32%.
A perdere di più e oltre il 10% sono ancora Repubblica , il Giornale e il Fatto (che da qualche mese sta “restituendo” la crescita ottenuta tra il 2020 e il 2021): ma anche il secondo quotidiano dell’editore GEDI, la Stampa , perde l’8%. Repubblica ha di nuovo il record negativo di copie della sua storia: per la prima volta sono sotto le 150 mila.

Come facciamo ogni mese, vale la pena considerare un altro dato più indicativo della generica “diffusione” che abbiamo descritto qui sopra: lo si ottiene sottraendo da questi numeri quelli delle copie gratuite o scontate oltre il 70% e quelle acquistate da “terzi”, per avere un risultato relativo alla scelta attiva dei singoli lettori di acquistare e pagare il giornale. Ottenendo quindi questi numeri (tra parentesi la differenza rispetto a un anno fa):
Corriere della Sera 187.815 (-4%)
Repubblica 124.330 (-18%)
Stampa 86.744 (-10%)

Resto del Carlino 66.026 (-11%)
Sole 24 Ore 62.646 (-16%)
Messaggero 55.428 (-6%)
Fatto 46.195 (-21%)
Nazione 43.886 (-11%)
Gazzettino 38.811 (-10%)
Verità 34.333 (+29%)
Giornale 32.947 (-20%)

Rispetto al mese passato perdono più di tutti Repubblica (ben 8mila copie) e Fatto (1.700).
Altri giornali nazionali:
Libero 20.487 (-14%)
Avvenire 17.113 (-5%)
Manifesto 13.373 (-6%)
ItaliaOggi 6.170 (-47%)

(il Foglio Domani non sono certificati da ADS)

Quanto invece alle altre copie comunicate dalle testate come “diffusione”, le cose notevoli – che spiegano le discrepanze tra i due conti – sono:
– Corriere Sole 24 Ore hanno una quota molto alta di copie digitali scontate oltre il 70% del prezzo: 48mila e 35mila, dietro di loro c’è Repubblica che questo mese le ha aumentate da 12mila a 16mila.
– in una inversione anomala, Repubblica Fatto a febbraio hanno dichiarato un calo anche delle copie digitali rispetto a gennaio (e un piccolo ma significativo travaso di abbonati verso le offerte scontatissime, quelle a meno del 30% del prezzo).
– il Manifesto rimane ottavo per copie digitali (ne indica più del Giornale e della Gazzetta dello Sport ), pur essendo 39mo nel totale.
– Avvenire comunica ben 62mila copie “multiple pagate da terzi”, ricostituendo la cifra che era stranamente calata a 55mila il mese passato.
– anche il Sole 24 Ore ne indica una quota eccezionale, 24mila, in aumento di 3mila rispetto a gennaio.
– delle 15mila copie dichiarate da ItaliaOggi , metà sono copie “promozionali e omaggio”. Complessivamente questo mese ItaliaOggi ha perso ben 5.282 copie di diffusione, distribuite equamente tra le vendute e gli omaggi.
– gli altri quotidiani che dichiarano più copie omaggio sono Avvenire Messaggero, Gazzettino . Il Sole 24 Ore le ha ridotte sensibilmente.
– i giornali che conteggiano oltre 5mila copie “digitali abbinate agli abbonamenti cartacei” (ovvero duplicate nel conteggio totale) sono Corriere della Sera Sole 24 Ore, Stampa Avvenire .

Avvenire, Manifesto, Libero ItaliaOggi sono tra i quotidiani che ricevono contributi pubblici diretti)


domenica 10 Aprile 2022

Con Google non è finita

Come i lettori di Charlie sanno , le insistenti richieste degli editori di news di mezzo mondo di essere compensati da Google per “l’uso” dei propri contenuti sono state abbastanza messe a tacere – soprattutto quelle degli editori maggiori – con concessioni economiche autonome da parte di Google, a cominciare da quelle nascoste dentro il progetto che si chiama ” Showcase “.
I due paesi in cui intanto le richieste degli editori hanno avuto maggiore ascolto dalla politica e dai legislatori sono l’Australia e il Canada: la prima ha già stabilito che Google debba accordarsi per retribuire le testate che cita sulle sue pagine, mentre il governo del secondo martedì ha presentato una legge sullo stesso modello (che dovrebbe riguardare anche Facebook).

Intanto il Wall Street Journal ha riferito di un progetto legislativo simile che circola anche al Congresso degli Stati Uniti, e che si distinguerebbe per escludere dalla trattativa su un contributo le aziende giornalistiche più grandi (ma molto più grandi: sopra i 1500 dipendenti).


domenica 10 Aprile 2022

Dove i giornali non arrivano più

A proposito della ridotta distribuzione dei giornali nelle edicole di molti luoghi d’Italia, c’era un buon articolo sul penultimo numero dell’ Essenziale , il settimanale di cose italiane creato dalla redazione di Internazionale .

“In Sicilia, quotidiani come la Stampa, Domani, il Manifesto e il Riformista non ci sono. Il Foglio invia solo il numero del fine settimana, mentre altri giornali, come il Messaggero e il Mattino, sono diffusi solo tra luglio e agosto per seguire i loro lettori in vacanza”.


domenica 10 Aprile 2022

Il costoso profumo della carta

Gli aumenti di prezzo delle materie prime di questi mesi hanno riguardato anche la carta, e anche la carta con cui si fanno i giornali. Un articolo del Post ha spiegato processi e numeri dell’uso della carta per la stampa, e come si stanno comportando le aziende editoriali.

” Negli ultimi anni le aziende editoriali hanno poi cercato, non senza fatica, di ottimizzare i processi di distribuzione per ridurre la quantità di copie invendute, il cosiddetto “reso”, in passato talvolta tenuto volutamente alto allo scopo di poter dichiarare tirature più consistenti (uno dei dati usati per concordare i prezzi di vendita degli spazi pubblicitari). Ma la riduzione del numero di copie invendute viene ottenuta da molti anni anche con la contrazione delle aree nazionali raggiunte dalla distribuzione: ci sono regioni o luoghi in cui per i giornali è troppo oneroso raggiungere le edicole (con un ulteriore effetto di calo delle vendite)”.


domenica 10 Aprile 2022

Il quotidiano francese The World

C’è uno sviluppo esemplare sul tema dei limiti dei progetti di informazione legati a lingue diverse dall’inglese, che quindi hanno un bacino di potenziali utenti più contenuto ed esauribile: quelli in italiano per primi. Ne avevamo scritto qui .
Il giornale Le Monde , la testata francese più nota e illustre, e oggi il quotidiano più venduto del paese, ha inaugurato una sezione in inglese del suo sito, su cui ha annunciato di avere delle ambizioni non indifferenti: non si tratta di pochi occasionali articoli tradotti ma un vero sito di news in inglese , con un investimento su una struttura dedicata soprattutto alla traduzione e all’elaborazione dei contenuti del giornale: non ci sarà per ora una produzione originale solo per il sito in inglese. Nel presentarlo, i responsabili di Le Monde hanno parlato dell’opportunità di offrire ai lettori anglofoni una lettura delle notizie diversa da quelle americacentriche del New York Times o del Washington Post.


domenica 10 Aprile 2022

Meno Twitter al New York Times

Le attenzioni che il mondo dell’informazione mondiale ha sempre nei confronti di quello che fa il New York Times – il quotidiano americano considerato “in un altro campionato” in termini di qualità e di risorse e potere – hanno avuto questa settimana soddisfazione grazie all’iniziativa del direttore Dean Baquet di insistere con la sua redazione perché passi meno tempo su Twitter. Ovvero il social network che oggi è il maggior strumento online di raccolta di informazioni e notizie per i giornalisti, ma che può anche essere il maggior luogo di dispersione di tempo ed emozioni, e di travisamento della percezione della realtà. Baquet – che mostra argomentate insofferenze nei confronti dei social network da tempo – ha diffuso delle comunicazioni interne che hanno fatto notizia (negli anni passati molti giornali hanno invece incentivato i giornalisti a una presenza su Twitter che potesse promuovere le attività delle loro testate), e ha spiegato meglio il suo parere in un’intervista con il sito specializzato NiemanLab . In cui il giornalista Joshua Benton sintetizza le preoccupazioni del direttore così:
– Twitter occupa troppo del tempo dei giornalisti
– influenza il loro giornalismo cambiando la loro impressione su chi sia il loro pubblico e quali siano le reazioni al loro lavoro
– è un fattore maggiore di molestie e violenze verbali nei loro confronti
– tweet “sbagliati” sono un danno significativo alla reputazione del giornale e dei suoi dipendenti.

Le istruzioni di Baquet alla sua redazione sono state accolte con dubbi e scetticismi da molti: un po’ perché districare l’uso proficuo e professionale di Twitter dalla sua abituale frequentazione quotidiana – con le controindicazioni che implica – è molto difficile, e un po’ perchè parliamo di un’attività sociale che ha ormai una presenza rilevantissima nella vita di tante persone, al pari di altri social network.


domenica 10 Aprile 2022

A chi vuole parlare il giornalismo

Tra le tante occasioni in cui la risposta alle domande sulle scelte del giornalismo è “dipende”, ce n’è una enorme e che in generale riguarda il chiedersi “chi vogliamo informare?”. Molte delle considerazioni che si fanno sui “lettori” sono infatti generiche e grossolane, e indicano come “lettori” tanti modi diversi di relazionarsi con l’informazione giornalistica. Uno dei quali è persino non relazionarcisi affatto.
Una prima suddivisione appena più definita è quella tra le categorie di chi legge e si informa abitualmente, e di chi non lo fa, e viene raggiunto dall’informazione solo casualmente o occasionalmente, attraverso canali indiretti. Ottenere l’attenzione dei primi o quella dei secondi sono due priorità del tutto diverse: sia nella scelta dei contenuti che dei modi con cui vengono confezionati e presentati. E il discorso vale anche se le priorità sono commerciali: ottenere che certi lettori si abbonino a una testata è un lavoro del tutto diverso se parliamo di lettori abituali o se vogliamo coinvolgere persone disabituate a pagare per l’informazione. Nelle attuali situazioni di necessità dei giornali, nessuna delle due “audience” è trascurabile.

Una ricerca del Reuters Institute pubblicata nei giorni scorsi dice delle cose interessanti per chi voglia cercare di raggiungere persone fuori dalla nicchia dei consumatori abituali di news: lettori occasionali, o diffidenti. I quali, dice la ricerca, superano il loro disinteresse a partire da molti aspetti che il giornalismo tende a ritenere laterali o marginali, come la familiarità del brand, le parole usate nei titoli, le immagini, la quantità dei like sui social network. “È superficiale pensare”, sintetizza un articolo del sito Poynter , che questi generi di lettori “possano essere conquistati solo raddoppiando gli sforzi sul buon reporting e sulla buona scrittura”. Immaginare di produrre formati di informazione diversi per pubblici diversi è probabilmente la prospettiva più ragionevole.

Fine di questo prologo.


domenica 3 Aprile 2022

Con chi vuoi

Avvisiamo per tempo: tra due domeniche, il 17 aprile (giorno di Pasqua) Charlie fa festa, e ritorna domenica 24. Domenica prossima invece tutto regolare.


domenica 3 Aprile 2022

I giornali spiegati bene

La rassegna stampa del Post al Circolo dei Lettori di Torino (e anche in streaming) torna il prossimo sabato 9 aprile , con Luca Sofri e Francesco Costa.