Charlie

Estratti della newsletter sul dannato futuro dei giornali.

domenica 4 Settembre 2022

I quotidiani a giugno

All’inizio di agosto erano stati pubblicati i dati ADS di diffusione dei quotidiani nel mese di giugno. Ricordiamo che la “diffusione” è un dato (fornito dalle testate e verificato a campione da ADS) che aggrega le copie dei giornali che raggiungono i lettori in modi molto diversi, grossomodo divisibili in queste categorie:
– copie pagate, o scontate, o gratuite;
– copie in abbonamento, o in vendita singola;
– copie cartacee, o digitali;
– copie acquistate da singoli lettori, o da “terzi” (aziende, istituzioni, organizzazioni) in quantità maggiori.

Il totale di queste copie dà una cifra complessiva, che è quella usata nei pratici e chiari schemi di sintesi che pubblica il giornale specializzato Prima Comunicazione , e che trovate qui , da cui si vedono, rispetto al mese scorso, perdite più o meno sensibili per tutte le testate maggiori, con l’eccezione del Fatto: Repubblica Corriere della Sera perdono meno degli altri e Repubblica torna quindi a essere “davanti” al Sole 24 Ore (c’è un errore nella tabella di Prima Comunicazione : i dati del mese scorso di Repubblica Sole 24 Ore sono invertiti), mentre i cali maggiori riguardano appunto il Sole 24 Ore Avvenire .

Se guardiamo invece i più indicativi e severi confronti con l’anno precedente i declini riguardano tutti eccetto la Verità (che da qualche mese perde copie ma continua ad avere numeri molto maggiori di un anno prima): si notano però soprattutto ancora il calo del 15% delle copie di Repubblica, del 13% della Nazione e dell’11% della Stampa . In una generale tendenza alla perdita di copie tra il 5% e il 15% di anno in anno, il calo inferiore all’1% del Corriere è un risultato eccezionale (spiegato solo in parte da una crescita di quasi 7mila copie digitali a prezzo scontato oltre il 70%, senza le quali lo stesso calo arriverebbe al 3%).

Per una volta diamo un’occhiata anche ai tre quotidiani sportivi, ora che le variabili legate al Covid non influenzano più tornei e campionati e calendari, e prendiamo l’ultimo dato “normale”  e paragonabile, quello del giugno 2019. ADS mostra separatamente i dati del lunedì – giorno “speciale” per i quotidiani sportivi – e quelli degli altri giorni della settimana, per cui i cali di diffusione in tre anni sono rispettivamente: Gazzetta dello Sport 32/29%, Corriere dello Sport 36/38%, Tuttosport 47/46%.

Come facciamo ogni mese, consideriamo invece un altro dato più indicativo della generica “diffusione” che abbiamo descritto qui sopra: lo si ottiene sottraendo da questi numeri quelli delle copie gratuite o scontate oltre il 70% e quelle acquistate da “terzi” (aziende, istituzioni, alberghi, eccetera), per avere così un risultato relativo alla scelta attiva dei singoli lettori di acquistare e pagare il giornale. Si ottengono quindi questi numeri (tra parentesi la differenza rispetto a un anno fa):
Corriere della Sera 183.615 (-3,9%)
Repubblica 110.947 (-23%)
Stampa 80.949 (-13%)

Resto del Carlino 64.491 (-10%)
Sole 24 Ore 60.586 (-14%)
Messaggero 53.283 (-7%)
Fatto 45.650 (-10%)
Nazione 41.895 (-13%)
Gazzettino 37.855 (-9%)

Giornale 30.786 (-18%)
Verità 28.955 (+21%)
Rispetto al mese passato recuperano tutti qualche centinaio di copie, con l’eccezione di Sole 24 Ore Stampa Avvenire che ne perdono: la Verità ha il calo maggiore (-1.115).
Altri giornali nazionali:
Libero 19.069 (-18%)
Avvenire 16.621 (-6%)
Manifesto 12.191 (-10%)
ItaliaOggi 10.455 (-3%)

(il Foglio Domani non sono certificati da ADS).

I dati di luglio dovrebbero essere diffusi lunedì 12 settembre e tra due numeri di Charlie approfondiremo ulteriormente quelli: nel frattempo la campagna elettorale dovrebbe aiutare i numeri in questi mesi.

Avvenire, Manifesto, Libero ItaliaOggi sono tra i quotidiani che ricevono contributi pubblici diretti)


domenica 4 Settembre 2022

Un’altra crisi del giornalismo

I giornalisti del gruppo editoriale Reach, il più grande del Regno Unito, sono “in agitazione” da alcune settimane per l’indisponibilità dell’azienda ad aumenti e adeguamenti degli stipendi; stipendi che – secondo diversi articoli che ne hanno parlato – “ormai rendono i giornalisti protagonisti delle stesse storie di cui scrivono” quando raccontano delle difficoltà con il costo della vita per molti cittadini britannici. Molti giornalisti di Reach – che pubblica i tre tabloid Daily Mirror Daily Express Daily Star , e più di duecento quotidiani locali, anche in Irlanda – hanno una paga inferiore a quella media nazionale e che va dalle 21mila alle 24mila sterline annue: l’azienda ha offerto un aumento del 3% che è stato giudicato inaccettabile dal maggiore sindacato che rappresenta i giornalisti, i cui aderenti hanno abbandonato il lavoro mercoledì, annunciando diverse giornate di sciopero e limitazione del lavoro da martedì 13 settembre, con rischi per la pubblicazione dei quotidiani.
Un altro aspetto della questione indicato da diversi commentatori, è la contraddizione tra la linea editoriale conservatrice e antisindacale del Daily Express e le attuali adesioni alle rivendicazioni sindacali da parte dei suoi giornalisti che di quella linea sono abitualmente esecutori.


domenica 4 Settembre 2022

Il SEO truffaldino

Google sta diffondendo in queste settimane un aggiornamento degli algoritmi del suo motore di ricerca, annunciati con l’intenzione di limitare gli usi ingannevoli del SEO che restituiscono risultati insoddisfacenti per gli utenti.
Il SEO è l’insieme delle pratiche che aiutano a posizionare nelle prime posizioni dei motori di ricerca (Google, sostanzialmente) le proprie pagine, in modo che ottengano maggiori visibilità e maggiori accessi: i siti di news di tutto il mondo lo hanno scoperto in varie fasi, alcuni con ritardo, ma è ormai da anni un aspetto importantissimo del lavoro di promozione dei propri contenuti. In teoria l’algoritmo di Google dovrebbe dare maggiore visibilità alle pagine che meglio rispondono alle relative ricerche, ma i suoi criteri possono essere equivoci e sono sistematicamente studiati e sfruttati da molti siti per ottenere maggiore traffico e per produrre pagine dedicate soltanto a ingannare Google. L’effetto è familiare a tutti: che una ricerca su Google ci mostri per primi dei risultati che non danno risposte soddisfacenti a quella ricerca, o che hanno nel titolo una domanda o un’istruzione (“come fare questo o quello”) a cui non segue nessuna risposta reale o che non può avere risposta (“chi vincerà le elezioni”), o che ospitino contenuti copiati da fonti originali, a discapito di queste ultime.

Il nuovo aggiornamento, dice Google, dovrebbe riuscire a identificare meglio questi contenuti “creati per i motori di ricerca e non per gli umani”, e togliere valore ai siti che li ospitano, privilegiando quelli più credibili e soddisfacenti. Come tutti gli aggiornamenti della ricerca, anche questo crea quindi un possibile rischio per i siti di news (e non solo di news) che hanno investito molto sullo sfruttare determinati criteri di SEO e sulla loro dipendenza dalle ricerche su Google. Per ora l’aggiornamento riguarda solo le pagine in lingua inglese, e le altre lingue seguiranno.


domenica 4 Settembre 2022

Charlie, il giornalismo da emergenza

La scuola di giornalismo della Columbia University di New York ha organizzato tra due martedì una conferenza intitolata “Guerre dell’obiettività”. E l’ha presentata così: «È in corso una battaglia per il futuro del giornalismo e di come viene praticato. Al modello tradizionale di reporting e obiettività, imparziale, dai toni neutrali, considerato un bastione contro il declino della fiducia nei media, è spesso opposto un giornalismo più muscolare, diretto, che reagisca a una nazione e a una professione sotto assedio. Le redazioni sono divise come mai, spesso su fronti generazionali e demografici, e i due campi sono irrigiditi dalle bolle dei social network. Le due parti possono allearsi? Trovare un modo di convivere? Ridefinire quello che definiamo buon giornalismo?».
L’attualità del tema è molto americana, perché da noi è meno rigoroso e frequente il primo modello, e si è già ibridato spesso col secondo, in una consuetudine alla partigianeria del giornalismo che qui prevale da sempre. Ma anche per questo è lo stesso interessante la discussione, che è una discussione “politica” più eterna e generale: quella sulle emergenze e sulla necessità di superamento delle regole, su “quando il gioco si fa duro”, sui rischi del giocare pulito quando altri giocano sporco o invece i rischi di rendere tutto sporco uguale. Il pericolo principale, e il panorama italiano sembra mostrarlo, è che l’emergenza diventi permanente, e dall’attivismo partigiano (anche di parti buone contro parti cattive) non si torni indietro e diventi la norma.
Tornando solo al giornalismo, si tratta di credere che il suo ruolo di migliorare il mondo si risolva nell’informare bene le persone che così – inevitabilmente – lo miglioreranno, oppure che debba diventare protagonista attivo e creatore del cambiamento. CNN, lo scriviamo sotto, è in mezzo a questi pensieri (anche dal punto di vista commerciale, naturalmente).

Per sintetizzarla con un esempio limitato ma chiaro: se ottenere che l’informazione faccia votare le persone più oculatamente e per politici migliori, o se ottenere che costringa alle dimissioni dei politici peggiori. La differenza a favore del primo caso la fanno la credibilità e la capacità di raggiungere e convincere molte persone; senza quelle, è ovvio che si cerchino altre strade.

Fine di questo prologo.


domenica 17 Luglio 2022

Torna a settembre

Come annunciato Charlie va in vacanza e torna a settembre, approfittiamo per dire grazie a tutti per essere tanti: per essere tanti tra chi lavora intorno ai giornali, e ok; e per essere tanti anche tra chi è invece curioso di sapere cosa succede, ai giornali, e come questo influenza i modi in cui veniamo informati sul mondo e sull’attualità. Se in questo tempo volete approfittare per abbonarvi al Post e permettere che questo lavoro di condivisione continui a essere fatto per tutti, siete come sempre benvenuti e meritevoli, e vi aggiungete a molti altri, qui. Ma buone vacanze a tutti quanti (e in quanto newsletter che si chiama Charlie ci associamo al consiglio del direttore del Post , se voleste restare su questi argomenti nel frattempo).


domenica 17 Luglio 2022

“E mai, dico mai…”

La settimana scorsa avevamo raccontato un incidente esemplare della riduzione di cautele e protezioni rispetto a ciò che può venire pubblicato sbadatamente all’interno di molte redazioni: il Corriere della Sera aveva messo su Instagram un proprio necrologio di Eugenio Scalfari, e Scalfari era ancora vivo.
Alcuni lettori ci hanno segnalato una cosa apparentemente contigua pubblicata dal Post giovedì, quando è arrivata la notizia – stavolta vera – della morte di Eugenio Scalfari. Nelle anteprime dell’articolo del Post mostrate da Twitter e da Google sono comparse per alcuni secondi tre parole che non avrebbero dovuto esserci (“rimettere tweet telegram”). Si è trattato di un colpevole errore, naturalmente, ma che ha una spiegazione diversa e interessante per altre ragioni: quelle tre parole erano state in effetti accuratamente rimosse al momento della pubblicazione dell’articolo, ma un problema con la rete che gestisce la “cache”* del Post da alcuni giorni fa sì che vengano aggiornati in ritardo i titoli che compaiono nelle anteprime quando i titoli originali vengono modificati, e quindi l’anteprima ha conservato quelle parole (che erano state inserite nella “bozza” dell’articolo per ricordare invece una cautela, a chi avrebbe pubblicato: l’avere disinnescato la pubblicazione sui social network). Ma benché questo mostri le complicazioni quotidiane nel controllo delle tecnologie che fanno funzionare i siti di news (una cosa identica è capitata lo stesso giorno alla rete americana ABC ), quello che soprattutto racconta è che di queste complicazioni bisogna sempre tenere conto comunque, e attenuare i rischi.

*ovvero il sistema che permette a molti elementi delle pagine web di non essere aggiornati sempre e continuamente, per rendere più veloce il loro caricamento.


domenica 17 Luglio 2022

Di accorpamenti o meno

Da Hearst Italia ci segnalano gentilmente che Daria Veledeeva, scelta per dirigere la nuova edizione italiana della rivista Harper’s Bazaar , ha lasciato invece l’edizione russa, da che l’editore Hearst ha interrotto la pubblicazione delle sue testate in quel paese lo scorso marzo. La conseguente riflessione che avevamo fatto una settimana fa sull’aggregazione sotto singole direzioni di più edizioni internazionali è una riflessione che quindi non si attaglia a questo caso, e scusateci per l’errore.
Nel frattempo, invece, uno dei maggiori responsabili della testata mensile GQ – pubblicata dall’editore Condé Nast – ha spiegato appunto come i miglioramenti nelle economie del gruppo si debbano in buona parte ad avere accorpato produzioni di articoli e servizi che le diverse edizioni internazionali facevano ognuna per conto proprio, duplicando e triplicando costi per contenuti molto simili.


domenica 17 Luglio 2022

Si comincia con una newsletter

La newsletter aperta nel 2018 da Carola Frediani – giornalista di precoci attenzioni sui cambiamenti digitali – che si chiama Guerre di Rete si occupa di sicurezza informatica e privacy online. In questi anni ha raccolto un buon seguito proprio perché ha occupato stabilmente una nicchia poco presidiata: oggi ha più di 11mila iscritti ed è spesso citata come fonte da giornali generalisti e siti specializzati. Dopo tre anni di newsletter gratuita, all’inizio del 2021 lanciò una campagna di donazioni da parte dei lettori per sostenere il progetto, provare ad ampliarlo nel tempo e mantenere i contenuti aperti a tutti. L’obiettivo della campagna era di 5mila euro, ne arrivarono più di 14mila da 565 donatori diversi. Il successo di quelle donazioni ha accelerato i progetti di espansione della newsletter: a marzo di quest’anno è nato un sito di notizie, chiamato sempre Guerre di Rete , dalla collaborazione tra Frediani e un gruppo indipendente di professionisti del settore della cybersicurezza, Cyber Saiyan. È un sito che raccoglie articoli di approfondimento sugli stessi temi della newsletter, scritti da una serie di collaboratori specializzati e retribuiti. Frediani spiega che l’obiettivo è garantire un’informazione di qualità «su argomenti generalmente trattati male in Italia» e anche valorizzare giornalisti esperti che in altre redazioni non hanno molto spazio. Secondo Frediani uno dei problemi principali è che quando le notizie di cybersicurezza toccano anche un altro argomento, per esempio l’economia, nelle redazioni si tende ad assegnarle a chi si occupa di economia, ma magari non ha altrettante competenze sulla cybersicurezza. Al momento la frequenza di pubblicazione su Guerre di Rete è più o meno di un articolo di approfondimento a settimana (oltre alla newsletter di Frediani). Il sito si mantiene interamente con i soldi raccolti grazie a un altro giro di donazioni, a cui avevano partecipato amici dei fondatori, tutti professionisti e appassionati del settore interessati a sostenere questo genere di progetto (più una parte delle donazioni che aveva raccolto Frediani nel 2021). A settembre Frediani e gli altri fondatori decideranno se continuare a puntare su crowdfunding occasionali o se cercare di individuare una strategia di finanziamento più a lungo termine, per ampliare progressivamente il sito e i suoi contenuti.


domenica 17 Luglio 2022

La democrazia muore dietro ai paywall

Il sito del Poynter Institute ha pubblicato un altro interessante articolo su un tema molto al centro del dibattito sui media in questi anni, e di cui abbiamo parlato altre volte : il rischio collaterale grave associato a quella che viene vista come la prospettiva più interessante per la sostenibilità dei giornali in questi tempi (il ritorno ai contenuti a pagamento, ai paywall, e ai lettori che contribuiscono a che i giornali esistano e stiano in piedi). Il rischio collaterale grave è che a beneficiare dell’informazione di qualità sia solo una nicchia di lettori privilegiati e paganti, e già tra i più informati e interessati ad esserlo, mentre la grande maggioranza delle persone viene raggiunta solo da informazione gratuita inaffidabile, quando non di propaganda, mendace o ingannevole. L’articolo propone una serie di possibilità – e anche di cambi di approccio – per prendere in considerazione le maggioranze degli elettori e non solo le élite attente, selettive e paganti.


domenica 17 Luglio 2022

QR code

Dopo il Fatto anche Repubblica ha iniziato a praticare l’esperimento di offrire ai clienti del proprio quotidiano di carta – attraverso un QR code – l’accesso ai contenuti online del giornale: scelta introdotta da altre testate con l’obiettivo di dare maggior valore al declinante acquisto del quotidiano in edicola, e di avvicinare quel genere di clientela alle forme di abbonamento online su cui stanno investendo tutti i giornali del mondo. L’idea è in pratica di dare al giornale di carta anche la funzione che hanno più abitualmente prodotti come le newsletter gratuite: e diventare un veicolo per avvicinare nuovi lettori ai contenuti online, a registrarsi sul sito (che è necessario) e alla prospettiva di abbonarsi. E insieme arricchire l’offerta per chi acquista il quotidiano in edicola, pur col rischio di perderlo come tale se l’offerta digitale dovesse poi convincerlo di più.


domenica 17 Luglio 2022

Un milione

La campagna del settimanale britannico New European – che avevamo raccontato tre settimane fa – per cedere quote del giornale ai suoi lettori ha raccolto un milione di sterline da duemila nuovi soci che ora ne possiedono insieme il 16,7%.


domenica 17 Luglio 2022

La fine della battaglia di Solferino

Sembra essersi improvvisamente risolta con un imprevisto accordo la questione complicata e preoccupante – per l’editore RCS – che riguardava la vendita della “storica sede” del Corriere della Sera in via Solferino a Milano, di cui abbiamo raccontato spesso negli scorsi due anni. RCS e il fondo Blackstone – che aveva fatto causa per la perdita di valore dell’immobile seguita a un’azione giudiziaria da parte di RCS – si sono accordati perché RCS ricompri l’immobile per 60 milioni di euro, cifra cospicua ma assai minore di quelle che erano state evocate come ipotesi di risarcimento a cui RCS rischiava di essere condannata. RCS ha anche accettato di pagare altri dieci milioni a Blackstone per le spese sostenute. Nel suo comunicato “RCS dà atto che Blackstone o Kryalos non hanno posto in essere alcuna scorrettezza e si rammarica per il disagio causato dalla controversia”. Un commento sul Foglio di sabato ha dato una lettura un po’ più completa dello sviluppo, e qualche informazione in più era anche in un articolo di Repubblica , pur con l’impressione di un giudizio non del tutto terzo e obiettivo nei confronti dei concorrenti, diciamo.


domenica 17 Luglio 2022

I giochi sono fatti

Il valore dei giochi e di Wordle in particolare nei recenti successi di abbonamenti del New York Times è un dato ormai noto e assodato : ma il battere ancora il ferro da parte del giornale – che ha annunciato la versione “da tavolo” di Wordle (costa 19 dollari e 99) in collaborazione con la grande società produttrice Hasbro – è un allontanamento ulteriore dal legame non solo con il contenuto giornalistico ma anche con il contenitore giornale, e va nella direzione – leggermente diversa – di sostenere il giornalismo con altri business completamente estranei e di maggiori fortune economiche.


domenica 17 Luglio 2022

Stanchezza

Un articolo del Post ha raccontato diverse impressioni e spiegazioni sul fatto che molti autori di newsletter attraversino delle fasi di stanchezza e fatica, dovute ad alcune peculiarità di questo tipo di formato (Charlie comunque va in vacanza per un po’!).

“l’ansia di inviare la newsletter con cadenza regolare non esiste solo per chi ne ha fatto la propria fonte di sostentamento principale: molti sentono a prescindere una certa responsabilità verso i lettori, che spesso instaurano con l’autore un rapporto personale, gli scrivono per ringraziarlo del suo lavoro, lo seguono sui profili social privati. Secondo Vincenzo Marino, che da due anni e mezzo invia gratuitamente la newsletter Zio, oltre a questo nell’autore si insinua anche un meccanismo di stimolo continuo legato «al grafico degli iscritti che cresce, o alla gente che vedi che si disiscrive»”.


domenica 17 Luglio 2022

Girarci intorno

C’è la grande questione della sovrapposizione dei contenuti giornalistici e di quelli pubblicitari, nelle maggiori testate italiane: se ci pensate, tra l’altro, nei molti casi in cui i secondi non sono segnalati i giornali si comportano già come gli influencer che spesso le redazioni criticano; ovvero sfruttano il proprio seguito e la propria credibilità per dire ai lettori/follower che alcuni prodotti da cui vengono pagati hanno qualità non sottoposte a valutazioni giornalistiche indipendenti, senza informare i lettori/follower degli accordi economici relativi. La differenza è che nel caso degli influencer questi accordi sono spesso implicitamente percepiti e considerati dai fan, nel caso dei giornali i lettori sono più abituati a pensare che le promozioni non indicate come pubblicità siano estranee ad accordi.

La soluzione per dare maggiore trasparenza alle necessità di sostenibilità economica dei giornali attraverso accordi pubblicitari dovrebbe essere che i contenuti concordati con gli inserzionisti siano indicati chiaramente come tali. In molte parti dei quotidiani e dei siti di news italiani questo non avviene (in violazione di norme deontologiche condivise, peraltro), mentre in altre si cercano formule che distinguano quei contenuti senza scontentare troppo gli inserzionisti (che comprensibilmente preferiscono che non ci sia scritto “pubblicità” sugli articoli che hanno acquistato). Ci sono testate – in tutto il mondo – che usano maggiori chiarezze e termini come “pagato da”, “sponsorizzato”; e altre che creano sfumature più ambigue che differenzino quei contenuti senza dire chiaramente cosa siano.

Gli esempi a volte sono particolarmente inventivi o spaesanti, come nel caso degli articoli sponsorizzati dall’azienda A2A che i siti dell’editore GEDI ha scelto di indicare ai lettori col nome di una redazione dedicata: “Fonti Attendibili”, espressione che indica in realtà esattamente l’opposto della loro natura.


domenica 17 Luglio 2022

Un patrimonio

Rendere disponibili online gli archivi dei contenuti dei giornali è un servizio utile e spesso molto interessante, da parte delle testate che lo forniscono. Tra gli italiani, quelli che hanno costruito i sotto-siti più pratici e completi in questo senso sono forse la Stampa e il Corriere della Sera (solo per abbonati), pur con delle opportunità di ricerca moderate. Altri hanno più o meno efficienti archivi degli articoli pubblicati online, ma non delle edizioni originali sfogliabili del giornale, che sono spesso utili a capire contesti, scelte, misure o a fare ricerche meno mirate.
Il sito dell’ Atlantic – storico mensile americano che ha molto spostato online le sue priorità – ha presentato questa settimana una revisione del suo archivio online che offre molte opportunità su entrambi i formati, aggregando gli articoli testuali di ogni numero ma anche con la possibilità di visualizzarli nelle riproduzioni delle edizioni originali. Quella di un magazine mensile è una condizione naturalmente più facile da gestire rispetto a un quotidiano: sia per quantità di contenuti pubblicati, sia per loro maggiore omogeneità.


domenica 17 Luglio 2022

I quotidiani a maggio, e la notizia è ancora Repubblica

Sono stati pubblicati i dati ADS di diffusione dei quotidiani a maggio, li avevamo citati domenica scorsa e qui oggi facciamo le consuete considerazioni più approfondite e aggiornate. Ricordiamo che la “diffusione” è un dato (fornito dalle testate e verificato a campione da ADS) che aggrega le copie dei giornali che raggiungono i lettori in modi molto diversi, grossomodo divisibili in queste categorie:
– copie pagate, o scontate, o gratuite;
– copie in abbonamento, o in vendita singola;
– copie cartacee, o digitali;
– copie acquistate da singoli lettori, o da “terzi” (aziende, istituzioni, organizzazioni) in quantità maggiori.

Il totale di queste copie dà una cifra complessiva, che è quella usata nei pratici e chiari schemi di sintesi che pubblica il giornale specializzato Prima Comunicazione , e che trovate qui , da cui si vedono, rispetto al mese scorso, piccole variazioni (entro il 2%) diverse per le maggiori testate con l’eccezione ancora di Repubblica e della Verità che perdono rispettivamente il 5% e il 3% delle copie, col risultato che Repubblica è di nuovo superata – in “diffusione” – dal Sole 24 Ore . Se guardiamo invece i più indicativi e severi confronti con l’anno precedente, si notano il calo del 18% delle copie di Repubblica e della Nazione , del 19% del Giornale , del 10% della Stampa , del Fatto e del Resto del Carlino . A fronte di una rara crescita dell’1% del Corriere della Sera , che rimane di gran lunga al primo posto e vicino a dichiarare il doppio delle copie di quello che fu il suo principale concorrente, Repubblica . Malgrado i piccoli ridimensionamenti degli ultimi mesi, la Verità continua ad avere numeri superiori del 25% rispetto a quelli di un anno fa.

(trascuriamo le analisi sugli andamenti degli sportivi, che sono stati su un ottovolante in questi due anni, per via delle incertezze legate allo svolgimento delle competizioni, e da cui fin qui sembra riprendersi solo la Gazzetta dello Sport )

Come facciamo ogni mese, vale però la pena considerare un altro dato più indicativo della generica “diffusione” che abbiamo descritto qui sopra: lo si ottiene sottraendo da questi numeri quelli delle copie gratuite o scontate oltre il 70% e quelle acquistate da “terzi”, per avere così un risultato relativo alla scelta attiva dei singoli lettori di acquistare e pagare il giornale. Ottenendo quindi questi numeri (tra parentesi la differenza rispetto a un anno fa):
Corriere della Sera 182.333 (-5%)
Repubblica 110.214 (-25%)
Stampa 81.676 (-12%)

Resto del Carlino 63.612 (-13%)
Sole 24 Ore 61.004 (-15%)
Messaggero 52.296 (-9%)
Fatto 44.777 (-14%)
Nazione 40.907 (-15%)
Gazzettino 37.384 (-8%)

Giornale 30.864 (-20%)
Verità 30.070 (+20%)
Rispetto al mese passato perdono più di tutti Repubblica (-6.781 copie), Corriere della Sera (-3.037) e Stampa (1.932).
Altri giornali nazionali:
Libero 18.675 (-19%)
Avvenire 17.059 (-5%)
Manifesto 12.671 (-11%)
ItaliaOggi 9.498 (-24%)

(il Foglio Domani non sono certificati da ADS).

Quanto invece alle altre copie comunicate dalle testate come “diffusione”, le cose notevoli – che sono quelle che spiegano le discrepanze tra i due criteri di conteggio – sono:
– Corriere Sole 24 Ore hanno sempre una quota molto alta di copie digitali scontate oltre il 70% del prezzo (quelle che chiamiamo “supescontate”): 47mila e 35mila, dietro di loro c’è Repubblica che ne ha 16mila.
– per il quarto mese consecutivo Repubblica dichiara un calo anche delle copie digitali rispetto al precedente.
– il Manifesto rimane ottavo per copie digitali non scontatissime (ne indica più del Giornale e della Gazzetta dello Sport ), pur essendo 39mo nel totale, e si avvicina al settimo posto del Messaggero .
– per il secondo mese consecutivo la Verità ha aggiunto ai dati di diffusione più di 5mila copie digitali superscontate.
– Avvenire comunica ben 59mila copie “multiple pagate da terzi”, e anche il Sole 24 Ore ne indica una quota eccezionale, 25mila.
– delle 17mila copie dichiarate da ItaliaOggi , 4mila sono copie “promozionali e omaggio”, ovvero quasi un quarto.
– gli altri quotidiani che dichiarano più copie omaggio sono Avvenire (più di 20mila), Messaggero (8mila) e Gazzettino (5mila).
– i giornali che conteggiano oltre 5mila copie “digitali abbinate agli abbonamenti cartacei” (ovvero duplicate nel conteggio totale) sono Corriere della Sera (15.900), Sole 24 Ore (14.200) , Stampa (10mila) e Avvenire (6mila).

Avvenire, Manifesto, Libero ItaliaOggi sono tra i quotidiani che ricevono contributi pubblici diretti)


domenica 17 Luglio 2022

L’Essenziale non esce più

Il numero di sabato dell’ Essenziale, il settimanale prodotto dalla redazione di Internazionale e dedicato alle notizie sull’Italia, è stato l’ultimo a uscire in edicola. Il direttore Giovanni De Mauro ha spiegato nel suo editoriale le ragioni, e le prospettive della testata, che era nata lo scorso ottobre.

“Questo è l’ultimo numero della versione settimanale cartacea dell’Essenziale. L’aumento dei prezzi delle materie prime, dovuto soprattutto alla guerra in Ucraina, non ci consente di proseguire. Il giornale va bene, in edicola e in abbonamento, ma non abbastanza da coprire tutti i costi di carta, stampa e distribuzione. E quindi ci fermiamo, almeno con l’edizione che esce il sabato. Ma il progetto dell’Essenziale continua.
Online, sul sito essenziale.it in cui pubblicheremo regolarmente articoli e commenti. Al festival di Internazionale a Ferrara, dove gli incontri sull’Italia saranno curati dalla redazione dell’Essenziale. Con una rivista, a cui stiamo pensando e che ogni sei mesi dovrebbe raccogliere il meglio degli articoli usciti online oltre a contenuti originali”.


domenica 17 Luglio 2022

Please stay

Piano è un’azienda che è diventata in questi anni una delle più usate dai siti di news per gestire i propri servizi di abbonamento online e facilitare l’analisi dei comportamenti degli abbonati, le comunicazioni con loro, il marketing, e altro. Questa settimana Piano ha pubblicato un rapporto – che è pur sempre un rapporto di un’azienda interessata a vendere il proprio prodotto, non una relazione indipendente – che mostra molti dati e riferisce alcune osservazioni interessanti per i giornali online e per le loro necessità sia di conservare gli abbonati esistenti che di guadagnarne nuovi.
Tra le molte cose indicate dal rapporto: gli utenti da mobile completano molto meno i processi di abbonamento, perché trovano meno gestibili le complicazioni eventuali del percorso; una quota molto alta di abbonati è composta da “dormienti”, ovvero da persone che dopo essersi abbonate usano poco o niente i contenuti del sito, e sono quindi a maggiore rischio di cancellare l’abbonamento; coinvolgere questi ultimi con proposte convincenti è dunque prezioso, ma al tempo stesso rischia di “svegliarle” e ottenere soltanto che cancellino un abbonamento che altrimenti spesso dimenticano di avere in corso; un terzo delle cancellazioni di abbonamenti avviene nelle prime 24 ore: può avere a che fare con la scelta di abbonarsi solo per la necessità di leggere un singolo articolo o accedere a un singolo contenuto, ma anche con l’insofferenza per il rinnovo automatico e il timore di dimenticarlo successivamente, se il sito non avvisa.


domenica 17 Luglio 2022

Charlie, le notizie contate

Il Washington Post ha pubblicato una riflessione che parte da un contesto che riguarda molto gli Stati Uniti, ma che può essere estesa a un rapporto con le news che vale anche qui. L’articolo spiega come siano sfuggenti o arbitrari i criteri con cui viene dato diverso spazio – nei mezzi di informazione americani – alle diverse e frequenti aggressioni armate che sono tornate a essere trattate come una “crisi” per il loro essersi intensificate negli ultimi mesi. Non è sempre chiarissimo in base a quali variabili (movente, origine delle vittime, luogo, modalità) ciascuna di queste serie di uccisioni guadagni maggiori o minori attenzioni: ci sono molti fattori, e una strage è considerata più una notizia se avviene in un luogo dove è meno prevedibile, o dove le persone dovrebbero essere più protette e al sicuro. Spesso il matematico dato quantitativo del numero dei morti è quello che governa di più le scelte, ma anche che attrae di più l’interesse dei lettori. La redazione del Washington Post , si dice nell’articolo, manda di norma un inviato quando i morti sono almeno quattro: “non riusciamo a seguire tutte le storie”. Ed è appunto un tema di riflessione quanto i meccanismi dell’informazione ci abbiano abituato a considerare degne della nostra attenzione e analisi catastrofi, tragedie, violenze, a partire dal numero di persone morte con cui si concludono, considerato quanto siano spesso fortuite alcune ragioni che influiscono su questi bilanci e quanto siano importanti a prescindere gli eventi che li hanno causati.

Fine di questo prologo.


domenica 10 Luglio 2022

Penultima

Vi ricordiamo che Charlie andrà in vacanza tra una settimana e per tutto agosto, anche per fare un po’ di programmi e bilanci dopo due anni. L’ultima newsletter sarà quella di domenica prossima, 17 luglio.


domenica 10 Luglio 2022

Tagli

Il quotidiano Domani è tornato sulla causa in corso tra Danilo Iervolino e l’editore GEDI, a proposito di articoli che raccontavano accuse contro la sua società Pegaso pubblicati da Repubblica e dall’ Espresso nel 2014 e nel 2015. La richiesta di Iervolino è stata respinta in primo grado, ma lui ha fatto ricorso in appello. Ciò che rende tutto quanto una storia è che nel frattempo Iervolino ha comprato l’ Espresso dal gruppo GEDI, e quindi le rispettive società si trovano oggi in collaborazione (l’ Espresso esce tuttora abbinato a Repubblica ) ma in causa, con Iervolino che è editore del giornale a cui ha fatto causa. L’articolo di Domani cita alcuni passaggi della richiesta degli avvocati di Iervolino:

“«L’impatto mediatico denigratorio delle pubblicazioni è stato devastante per Danilo Iervolino determinando stati di ansia persistenti, perdite di concentrazioni, rinvii di appuntamenti, rinuncia a uscite pubbliche (etc.)», si legge nel ricorso.
Mauro e Vicinanza e, ovviamente i cronisti, sarebbero responsabili «di tali paturnie e dell’assoluto senso di abbandono e solitudine determinati dagli articoli diffamanti de L’Espresso e de La Repubblica, Danilo Iervolino dovrà ottenere un congruo ristoro nella misura non inferiore a 2.000.000,00 euro in considerazione della rete di rapporti professionali intrattenuta, della persistente pubblicazione degli articoli, della defatigante opera di ricostruzione dei rapporti familiari (che ancora oggi risultano compromessi)»
La materia del contendere sono due articoli, definiti nel ricorso «opera di infangamento». Il primo è un’inchiesta pubblicata a novembre 2014 e intitolata “Pegaso, l’ateneo dove la laurea volta”, il secondo è un lavoro, firmato da Corrado Zunino, nel 2015, dal titolo “Il Consiglio di stato ferma l’università telematica Pegaso””.


domenica 10 Luglio 2022

Greenwashed

Sempre per quel repertorio che i lettori di Charlie conoscono, che riguarda le formulazioni piuttosto positive e promozionali di certi articoli che riguardano gli inserzionisti maggiori, questa settimana segnaliamo “La svolta sostenibile di Arvedi, prima acciaieria green del mondo”, che non è una pubblicità di Arvedi ma il titolo di un articolo di mezza pagina sul Corriere della Sera. Le pubblicità di Arvedi sono invece questa questa questa (sempre a pagina 7).


domenica 10 Luglio 2022

Un caso unico in Europa

Repubblica ha ospitato nella pagina dei commenti, venerdì, una sorta di appello alla libera concorrenza nel calcio firmato da una decina di nomi accademici italiani e spagnoli che si sono occupati finora in forme assai diverse di calcio. L’articolo perorava la causa del progetto di una “Super Lega” – un campionato europeo limitato a poche grandi squadre – promosso l’anno scorso dalle proprietà di alcune grandi squadre, e affondato con spettacolare rapidità dalle proteste più varie: progetto che ora è davanti a un giudizio della Corte di Giustizia dell’Unione Europea. Tra i maggiori promotori della “Super Lega” c’era stato il presidente della Juventus, Andrea Agnelli: la sua famiglia possiede la società Exor che ha tra le sue proprietà sia la squadra della Juventus che il quotidiano Repubblica : e vistose sovrapposizioni di interesse erano apparse già allora. L’articolo pubblicato questa settimana da Repubblica – i cui autori sono indicati col sommario titolo di “professore”: il primo firmatario è un insigne studioso di letteratura inglese che si definisce “tifoso sfegatato della Juventus” – contiene tra gli altri questo passaggio:
“Attualmente tre storici club europei stanno cercando di cambiare lo status quo. Due sono di proprietà di “soci” (cittadini dell’Ue); il terzo è gestito dalla stessa famiglia da un secolo, un caso unico in Europa. Questi tre club, insieme, contano centinaia di milioni di tifosi in Europa e nel mondo”.


domenica 10 Luglio 2022

Con il chiaro intento

Il Sole 24 Ore ha descritto sabato una sentenza di una sezione civile della Corte di Cassazione che ha confermato la condanna al risarcimento danni per diffamazione di un quotidiano locale che aveva usato informazioni mediche riservate e dati sensibili per dare la notizia di una donna che aveva partorito a 55 anni “senza il consenso della diretta interessata”: perché “non esiste alcun interesse pubblico alla notizia”.

” Nel riportare la notizia, il reportage forniva ai lettori una serie di notizie specifiche sulle condizioni di salute della puerpera, con il chiaro intento di sottolineare l’eccezionalità dell’evento in considerazione dell’età avanzata, aggiungendo inoltre il ricorso a tecniche di procreazione medicalmente assistita vietate dalla legge italiana; tali informazioni, è emerso dalle memorie di parte depositate nei due gradi di merito, sono risultate peraltro infondate.

Un modus operandi di fornire informazione che, oltre a ledere la reputazione della cinquantacinquenne e del coniuge, aveva anche violato la privacy del minore, divulgandone immagini e generalità senza la preventiva autorizzazione dei genitori e in assenza delle condizioni di notorietà che ne potrebbero consentire la libera pubblicazione, come previsto tra l’altro dalle regole deontologiche dei giornalisti”.


domenica 10 Luglio 2022

Troppe aspettative

Quella che doveva essere la prima presentazione pubblica del progetto di Semafor – il nuovo giornale online, super promosso e super finanziato, creato da due importanti giornalisti americani – si è risolto in un mezzo fallimento: solo una serie di conversazioni con altri giornalisti del direttore Ben Smith trasmesse online per un pubblico che è stato piuttosto esiguo, e senza momenti di particolare rilevanza, salvo il contestato circense intervento di Tucker Carlson, famigerato giornalista della rete tv di destra americana Fox News .


domenica 10 Luglio 2022

Il dito sul grilletto

Mercoledì c’è stato un incidente di un genere non rarissimo, nelle redazioni, ma in questo caso più imbarazzante del solito. Il genere è quello della pubblicazione online per errore (in qualche caso eccezionale avviene anche sui giornali di carta, ma lì i passaggi sono maggiori e i tempi meno immediati) di un articolo che non sia ancora pronto per la pubblicazione o che contenga ancora delle formulazioni di lavorazione, con effetti a volte comici e a volte seccanti. Un sottogenere più frequente è quello dei “coccodrilli” – i necrologi dedicati a persone famose e preparati in anticipo nelle redazioni – che vengono messi online prima del tempo: è più frequente perché sono articoli già pronti nei sistemi di pubblicazione dei siti di news, e basta un clic sbadato per metterli online.
In questo caso la cosa è stata peggiorata dal fatto che il maggiore quotidiano italiano ha pubblicato per errore il necrologio del fondatore del suo giornale concorrente, dando sul suo account di Instagram la notizia della morte di Eugenio Scalfari, che ha 98 anni ed è in fragili condizioni di salute, con un testo evidentemente pronto negli archivi del Corriere della Sera e firmato dal suo giornalista Antonio Carioti. Il post su Instagram è stato rimosso dopo pochi minuti.


domenica 10 Luglio 2022

Bazaar

Harper’s Bazaar è un famoso e illustre mensile di moda americano che ha più di 150 anni (nacque da una costola di Harper’s , che è una differente rivista ) e decine di edizioni internazionali: l’edizione statunitense dichiara ben 721mila abbonamenti e appena 23mila copie in edicola ( Vogue ed Elle , nello stesso settore, dichiarano oltre un milione di copie). In Italia ne esiste dal 2020 una versione online, ma adesso l’editore Hearst (una delle maggiori multinazionali dell’editoria mondiale) ha annunciato che inizierà a pubblicare anche la rivista di carta in italiano, con una frequenza ancora da definire e sotto la direzione dell’attuale direttrice dell’edizione russa, scelta che conferma la recente tendenza dei grandi editori internazionali di riviste di aggregare il coordinamento dei contenuti tra diverse edizioni nazionali.


domenica 10 Luglio 2022

Maurizio Belpietro licenzia

Proseguono le previste e temute riduzioni di costi e di dipendenti nei giornali che l’editore Mondadori ha venduto alla società di Maurizio Belpietro, direttore ed editore del quotidiano la Verità , del settimanale Panorama e di un gruppo di altre testate acquisite appunto da Mondadori, che negli ultimi anni sta dismettendo buona parte delle sue attività nell’editoria giornalistica. Una settimana fa sono stati licenziati undici giornalisti.


domenica 10 Luglio 2022

Un’anticipazione dei quotidiani a maggio

I nuovi dati di diffusione ADS dei quotidiani sono stati pubblicati sabato, quindi vi rimandiamo alla prossima newsletter per le consuete elaborazioni più approfondite. Qui vi anticipiamo solo i numeri dei primi quotidiani per numero di copie “diffuse”, che come ricordiamo sempre includono anche copie promozionali, omaggio, scontate di più del 70% e acquistate “da terzi” (enti, aziende, acquisti plurali). Rispetto a maggio 2021:
Corriere della Sera 256.651 + 1% (-5%)
Sole 24 Ore 139.757 -6% (-15%)
Repubblica 134.713 -18% (-25%)
Avvenire 103.173 -6% (-5%)
Stampa 97.518 -10% (-12%)
(quelle tra parentesi sono le differenze percentuali rispetto a maggio 2021 paragonando invece solo le copie “acquistate individuali a prezzo intero o con sconti minori del 70%” e non quelle gratuite e super scontate)


domenica 10 Luglio 2022

Ci avete provato

Il SEO (a volte in Italia indicato con l’articolo femminile, “la SEO”) è l’insieme delle tecniche con cui siti web di ogni genere cercano di ottenere posizioni di maggiori visibilità nelle pagine delle ricerche su Google, in minima sintesi: significa Search Engine Optimization. È da molti anni una piccola scienza, in evoluzione continua perché Google cambia spesso i suoi algoritmi, fatta di teorie e ipotesi in parte condivise e in parte discusse e divergenti: l’importanza delle ricerche su Google nell’indirizzare visitatori e ricerche su questa o quella pagina web, generando anche grandi volumi di traffico, spiega come mai sia al centro delle attenzioni anche nei siti di news, a volte con sapienza e a volte con ingenuità.

Tra le pratiche SEO sperimentate da anni dai suddetti siti di news – che a differenza di altri siti sono soggetti a grandi volatilità delle ricerche: gli interessi sulle notizie cambiano continuamente, a seconda dell’attualità – c’è anche quella di ridare visibilità ad articoli vecchi che Google può avere accantonato proprio per la loro minore attualità e il loro essere superati. Un tentativo artificioso in questo senso, che può servire da esempio per spiegarlo, è quello che ha fatto venerdì mattina BBC , poche ore dopo l’attentato contro l’ex primo ministro giapponese Shinzo Abe. I responsabili del SEO di BBC hanno individuato nei loro archivi un articolo del 2017 dedicato alle armi in Giappone, che non conteneva nessun riferimento a Shinzo Abe, e lo hanno rititolato aggiungendo in modo molto posticcio il nome che in quel momento era al centro di molte ricerche su Google.

Il tentativo non sembra avere ingannato Google né avere dato grandi risultati nel riportare il vecchio articolo in alto nei risultati di ricerca, e nel corso della giornata il titolo è stato ripristinato .

 


domenica 10 Luglio 2022

Polvere di stelle

L’editore GEDI ha annunciato questa settimana – con diverse pagine dedicate sui propri quotidiani Repubblica Stampa – l’acquisto del 30% di una società che si chiama Stardust, con la prospettiva di acquisirla interamente nei prossimi anni. Stardust si occupa di costruire e sfruttare il successo dei cosiddetti “influencer” e “creator” (il secondo termine è stato introdotto praticamente come sinonimo da qualche anno per attenuare l’accezione spesso negativa del primo e includervi attività di qualità maggiore), ovvero di chi ha saputo creare un grosso seguito personale sui social network e lo usa per un lavoro in parte di comunicazione su molti temi diversi (di solito molto egocentrico) e in parte di promozione commerciale di partner e sponsor, con ritorni economici che possono essere molto sostanziosi e interessanti. Le attenzioni verso questa forma di promozione e sui suoi risultati sono cresciute tantissimo da parte delle aziende, e questo è andato anche a scapito del business dei giornali, la cui capacità di essere strumenti pubblicitari efficaci è diventata meno competitiva: molti brand e prodotti preferiscono investire sugli influencer piuttosto che sugli spazi sui mezzi di informazione, e ne ottengono maggiori risultati (senza dover affrontare le peraltro fragili limitazioni etiche dei giornali rispetto alla commistione dei contenuti con la pubblicità).
Contemporaneamente, gli influencer sono i beneficiari delle maggiori attenzioni da parte dei lettori più giovani, della cui perdita irrecuperabile si lamentano da molti anni i giornali.
La scelta di GEDI prende atto di queste tendenze e invece di cercare di opporvicisi – ambizione in questo momento piuttosto disperata – prova ad adeguarsi al cambiamento. Con implicazioni e rischi rispetto alla perdita di priorità della mission principale di un’azienda giornalistica, ma forse con avvedutezza commerciale, come sostengono i molti articoli pubblicati da GEDI in questi giorni.

“I ragazzi, si sa, oggi stanno sui social, ma non sugli altri media. In Italia la Generazione Z e i Millennials trascorrono più o meno 3 ore al giorno sulle diverse piattaforme (Facebook e Instagram, con TikTok e Twitch in forte crescita), ma non frequentano siti o altre fonti di informazione tradizionali, meno che mai i giornali. Per costruire il suo futuro e avvicinare anche il target dei giovanissimi, che nessun gruppo editoriale tradizionale sta raggiungendo, Gedi stringe una partnership con Stardust, un innovativo media specializzato nella comunicazione sui social, acquistandone il 30% del capitale”.

“È un mestiere serio, che permette di fare soldi per davvero (tanti, e anche in Italia) e per cui si può essere portati o avere un’inclinazione, ma che comunque va imparato, come qualsiasi mestiere. A scuola, anche. E se non in una scuola, in una casa che sembra una scuola. E la Stardust House, che prende il nome dall’omonima azienda di cui Gedi ha appena acquistato il 30%, è proprio questo: è una villa di 1500 metri quadrati con piscina, palestra e parco, aperta il 4 luglio del 2020 a Briosco, in provincia di Monza, che appunto funziona come una specie di scuola da influencer. Semplificando, è quella che si definisce content house, cioè è una casa in cui le persone si ritrovano per creare contenuti ma anche per imparare, una specie di via di mezzo fra Amici (per la parte dell’apprendimento) e il Grande Fratello (perché quello che succede all’interno si vede all’esterno)”.


domenica 10 Luglio 2022

Charlie, ci occuperemo d’altro

Il maggiore editore italiano di news (sotto forma di giornali, siti, radio) ha annunciato con grande enfasi e investimento di promozione di essere entrato nel business degli “influencer”, come spieghiamo meglio qui sotto. Lo sviluppo non stupisce più di tanto: da quando è stata acquisita da una nuova proprietà l’azienda sta mostrando sia attenzioni molto maggiori verso le potenziali dinamiche commerciali, sia investimenti ed esperimenti in questo senso che sembrano più interessati al “contemporaneo” che ai risultati dei propri giornali. La questione che si pone è in che relazione entrino il “contemporaneo” e il “commerciale” con le priorità etiche tradizionali e tuttora valide dei progetti di informazione, la loro funzione per le democrazie eccetera: e trattandosi del maggiore editore italiano di news e non di un caso minore e laterale, è una questione che in prospettiva interessa tutti i progetti di informazione. Ha lucidamente notato Riccardo Luna sulla Stampa (che ha ospitato , e va a onore di entrambi, un commento meno entusiasta sul “fenomeno” da parte del responsabile dell’informazione sul digitale del gruppo, accanto alle molte promozioni dell’operazione di acquisizione): “L’operazione con la quale Gedi, uno dei principali editori italiani, ha comprato il 30 per cento di StarDust, segnala il trionfo degli influencer. O dei creator, come si chiamano adesso. Una nuova forma di economia per la quale chiunque in grado di fare un video di successo viene ingaggiato dalle aziende per valorizzare i propri prodotti. […] Va notato che i creator teoricamente c’erano già al tempo dei blog, ma erano un fenomeno di nicchia, elitario: devi saper scrivere piuttosto bene per fare un blog, e devi voler leggere per diventare un follower. Con i creatori attuali invece ti basta guardare un video dopo l’altro. È il trionfo del telegenico”.
Ed è lo stesso editore a raccontare altrove che gli influencer non sono considerati uno strumento e un investimento per la promozione del giornalismo del gruppo: “Non è prevista alcuna integrazione operativa: Stardust continuerà a operare in autonomia, seguendo il suo piano di crescita”. Tutto molto interessante per chi è curioso del cambiamento e dell’innovazione: ma per le priorità e la centralità del giornalismo si prospetta una specie di resa.

Fine di questo prologo.


domenica 3 Luglio 2022

Avviso estivo

Promemoria: Charlie andrà in vacanza dalla fine di luglio e per tutto agosto, anche per fare un po’ di programmi e bilanci dopo due anni. L’ultima newsletter sarà quella del 17 luglio.


domenica 3 Luglio 2022

Angolino litigioso

Giovedì la competizione tra i quotidiani italiani di destra – inacidita dai successi di quello che era il più piccolo e ora è il più venduto, la Verità – è arrivata sulla prima pagina di Libero , con un commento piuttosto completo e spietato sulla linea editoriale della Verità stessa.
Ancora giovedì, Linus – direttore di Radio Deejay, di proprietà del gruppo GEDI, che spesso ne promuove risultati e progetti sui suoi quotidiani – ha invece criticato il quotidiano concorrente del gruppo, il Corriere della Sera , per le poche attenzioni ai successi degli eventi di Radio Deejay. Tema interessante in tempi in cui i quotidiani fanno un grande lavoro di autopromozione aziendalista, che crea in effetti sproporzioni di obiettività nell’informare i lettori su quello che fa chi è giudicato “concorrenza”: una sorta di “filter bubble” commerciale che avvolge i lettori di ciascun quotidiano.


domenica 3 Luglio 2022

Mosso il Tirreno

Il quotidiano livornese il Tirreno continua ad avere agitazioni tra la redazione e la direzione e la proprietà, anche dopo il cambio di direttore lo scorso novembre. L’ultima ragione di insoddisfazioni era stata la creazione di una nuova redazione ed edizione fiorentina, per andare a occupare uno spazio nel capoluogo della regione dove la nuova proprietà (non più così nuova, avendo comprato il Tirreno dall’editore GEDI ormai da due anni) vuole contare di più e costruire relazioni. Adesso le questioni che parte della redazione ritiene più importanti e delicate sono tornate a far litigare e venerdì il giornale non è uscito (e il sito non è stato aggiornato) per sciopero: sciopero che forse ai lettori avrebbe potuto essere spiegato in più di una riga sul sito .


domenica 3 Luglio 2022

Buzzfeed tossico

Le cose non stanno migliorando a Buzzfeed , il grande sito americano che era stato uno dei più vistosi successi tra i progetti di nuova informazione online attraverso una convivenza di contenuti “virali” con un progetto di news più tradizionale e qualificato. Quest’ultimo è stato molto ridimensionato , mentre il primo non beneficia più dei grandi ricavi pubblicitari di un tempo: l’ultima ardita iniziativa di cambiamento è stata una quotazione in borsa che continua ad andare male , e in più ha creato grandi irritazioni tra i dipendenti per le ineguaglianze con cui la quotazione è stata gestita. C’è un lungo articolo sul sito del New York magazine: c’è uno scambio di accuse e denunce tra dipendenti e azienda, coi primi che sostengono di essere stati discriminati nelle opportunità date dalla quotazione: “c’è una situazione che potrebbe essere la più tossica tra tutti i media digitali”, dice l’autrice dell’articolo.


domenica 3 Luglio 2022

«Chi ti manda?»

Il Post ha pubblicato un podcast – La bomba – che cerca di raccontare come mai l’Italia sia il paese in cui ci sono state meno indagini, sia giudiziarie che giornalistiche, sui casi di pedofilia e molestie da parte di rappresentanti della Chiesa cattolica: la storia riguarda molto l’informazione italiana, e vi consigliamo innanzitutto le riflessioni sugli approcci del giornalismo italiano di Rachel Donadio, ex corrispondente a Roma del New York Times , nella prima puntata del podcast ( al minuto 27 ).
“Una stampa in cui l’idea è che se tu fai un pezzo che è critico di qualcuno, c’è sempre la domanda «ma chi ti manda? chi è dietro chi? quale imprenditore vuole attaccare un altro?»”.
Altre cose interessanti sui temi di cui si occupa Charlie – quali siano i meccanismi e le scelte nell’agenda dei giornali italiani – le dice il direttore di Domani Stefano Feltri nella sesta puntata ( al minuto 21 ).


domenica 3 Luglio 2022

Piano piano, l’Espresso

Il passaggio del settimanale l’Espresso alla nuova proprietà e a una sua probabile nuova identità sta avendo tempi comprensibilmente più lenti e tappe successive rispetto all’improvviso annuncio della sua cessione da parte dello storico editore GEDI lo scorso marzo. Questa settimana il nuovo editore ha diffuso un comunicato molto enfatico e motivante in cui le informazioni meno generiche sono: il prezzo di 4,5 milioni per la vendita; la conferma del direttore Lirio Abbate, delle redazioni di Milano e Roma, dei collaboratori e dei dipendenti; il mantenimento dell’abbinamento in edicola con Repubblica ; la creazione di una radio e di una tv dell’ Espresso.


domenica 3 Luglio 2022

Substack un po’ meno

È un periodo in cui sembrano rallentare, ridimensionarsi o addirittura invertirsi le attenzioni – spesso in effetti eccessive – rispetto a questa o quella “next big thing” che per periodi diversi e in misure diverse è sembrato dovesse cambiare il mondo: in misure diverse cose diverse come Clubhouse, gli NFT, i bitcoin e persino il metaverso, stanno attraversando periodi di scetticismi o svalutazioni, e in alcuni casi le crisi sono concrete mentre in altri sono spinte anche dalle cicliche curve dello hype e delle necessità mediatiche e umane di comunicare novità. Quindi prendetela con cautela che nel calderone da qualche tempo ci sia anche Substack, il servizio di gestione di newsletter a pagamento che ha guadagnato grandi interessi, grandi investimenti e grandi partecipazioni negli ultimi due anni, e a cui è stato attribuito un grande ruolo nella prospettiva di nuove forme individuali di informazione.
Ora la cosa sta un po’ passando – che spesso significa solo una normalizzazione – ma non in modi indolori: questa settimana Substack ha licenziato 13 persone su 90, ma come spiega il New York Times questo non racconta solo un problema di Substack quanto un problema di investimenti nelle startup e nei progetti ancora in cerca di un modello di business: investimenti che in questo periodo incerto si stanno molto ritirando.


domenica 3 Luglio 2022

La percezione di un effettivo aumento

Sono state pubblicate le motivazioni della sentenza di primo grado che un mese fa aveva condannato a due anni e mezzo l’ex direttore del Sole 24 Ore Roberto Napoletano (ora direttore del Quotidiano del Sud ) per aver creato un sistema di falsificazione del numero delle copie vendute dal suo giornale.

“[Napoletano] insisteva costantemente con i propri collaboratori perché questi fornissero dati diffusionali e relativi ricavi in modo da ingenerare la percezione di un effettivo aumento delle copie digitali e, in generale, un’adeguata capacità di far fronte alle difficoltà del settore”.


domenica 3 Luglio 2022

Ve lo foro, ‘sto Twitter

Anche il Washington Post ha diffuso delle “linee guida” sull’uso dei social network da parte dei suoi giornalisti, dopo i guai e i litigi di un mese fa : sono meno repressive di quelle del New York Times , ma come dice il sito Daily Beast che le ha pubblicate , dicono “pensateci due volte, prima” e “non dite cose che nuocciano al giornale”.


domenica 3 Luglio 2022

La nuova vita dello HuffPost italiano

Il direttore dello HuffPost italiano, Mattia Feltri, ha raccontato al sito specializzato Prima Comunicazione alcuni dei risultati del programma di abbonamenti introdotto all’inizio dell’anno, per mettere il sito al passo con quello che da alcuni anni è il modello di ricavo e sostenibilità più promettente tra i siti di news. Lo HuffPost italiano, ricordiamo, è stato interamente ceduto dalla proprietà americana – che dall’anno scorso è Buzzfeed – all’editore GEDI con cui era stato creato nel 2012.
Feltri ha detto di essere soddisfatto dei numeri finora, che gli abbonati sono più di 5mila e che questo obiettivo se lo era dato per la fine dell’anno. L’80% si è abbonato per un anno o due (pagando rispettivamente 50 e 70 euro), mentre il 20% ha scelto la prova di tre mesi per 10 euro e 50. L’introduzione di un paywall e di limitazioni alla lettura per i non abbonati ha diminuito le visite del 40%. E a settembre anche lo HuffPost avrà un proprio festival, a Viterbo.


domenica 3 Luglio 2022

Di cosa stiamo parlando

Su Charlie ci riferiamo continuamente, inevitabilmente, alla crisi di diffusione dei quotidiani di carta, e forniamo spesso confronti relativi agli ultimi anni o ad alcuni anni fa, quando la crisi era già comunque iniziata da un pezzo; e alludiamo più genericamente a periodi pre-digitali di condizioni radicalmente diverse. Ma è utile capire una volta di quali numeri fosse fatta questa diversità e che dimensioni abbia davvero questo declino. Questi sono i dati di diffusione dei maggiori quotidiani ad aprile 2000, confrontati con gli ultimi dati disponibili, quelli di aprile 2022. Nella terza colonna si vedono le perdite di copie in percentuale; nella quinta le stesse perdite sono attenuate prendendo in considerazione anche le copie digitali (che nel 2000 erano di fatto inesistenti e non conteggiate).

Le copie dei quotidiani di carta nel 2000 erano tra cinque e nove volte maggiori di quello che sono oggi. Se si pensa che i numeri straordinariamente più esigui di oggi garantiscono tuttora agli stessi quotidiani i ricavi pubblicitari e di vendita maggiori (rispetto a quelli che ottengono dal digitale), ci si fa un’idea sia di quale dovesse essere la loro ricchezza ventidue anni fa, sia di quanto siano limitate e faticose le prospettive di ricavo del digitale. Quanto alle singole testate ( qui potete vedere i dati anche delle successive posizioni nella lista dei più venduti nel 2000) si vedono:
– l’ormai noto scollamento nella competizione tra Corriere della Sera Repubblica , con la seconda che ha avuto perdite assai maggiori e oggi dichiara poco più della metà delle copie del concorrente;
– la “tenuta” di Avvenire che continua a garantirsi un grande numero di copie distribuite attraverso le reti ecclesiastiche, in cospicua parte gratuite o pagate appunto dalle parrocchie;
– i cali maggiori di tutti per il Giornale , il Sole 24 Ore ItaliaOggi ;
– gli “apprezzabili” risultati di alcuni quotidiani locali che hanno perso soltanto la metà delle copie.

 

 

 


domenica 3 Luglio 2022

La carta a chi vuole la carta

Questa settimana i siti internazionali che studiano gli sviluppi e i cambiamenti nei progetti di informazione hanno citato diverse nuove ricerche e dati sui declini e sulle chiusure dei quotidiani di carta americani: una storia che prosegue da tempo, ma in cui i numeri sono sempre impressionanti (vedi anche sotto, per quel che riguarda il meno drammatico contesto italiano dove finora hanno chiuso in pochi). Tra i molti dati , ha generato attenzioni e commenti il risultato positivo del quotidiano di una città della Florida, il Daily Sun dei Villages, che vende tuttora 55mila copie cartacee in una comunità di circa 120mila persone: perché in effetti i Villages non sono una città, ma una di quelle estese “comunità urbane” costruite per accogliere pensionati benestanti, e che sono diventate un modello diffuso soprattutto in Florida ormai da diversi decenni. Insomma, il Daily Sun – che nell’ultimo anno ha persino aumentato le proprie vendite, unico tra i 25 quotidiani a maggiore diffusione – vende più o meno quanto i più importanti quotidiani di città come Denver, Buffalo o St. Louis, che hanno un bacino potenziale di diverse centinaia di migliaia di lettori.

Il dato – singolare, certo – suggerisce di guardare da un altro punto di vista la famigerata scena dei giornali di carta agonizzanti intorno ai loro sempre più rari lettori anziani, e di considerare i lettori “anziani” un capitale prezioso, un bicchiere mezzo pieno: non solo un disperato e perdente modo di sopravvivere un giorno di più, con cui quei lettori vengono trattati e vissuti da diversi giornali. I lettori anziani sono tanti, la loro rilevanza culturale e sociale cresce proprio in conseguenza di questo squilibrio demografico, vivono molto più a lungo, in molti hanno disponibilità di spesa e hanno abitudine a considerare normale la spesa per i giornali di carta. Non saranno probabilmente loro il futuro del giornalismo , ma possono essere il futuro di singolari e dedicati progetti cartacei che siano innovativi e contemporanei (ormai ci sono sessantenni che hanno vissuto la nascita dei tempi digitali) e si facciano una ragione di quali siano i loro potenziali bacini di lettori interessati a informarsi, senza considerarli solo come macchiette di nonnetti parcheggiati davanti alla tv (cosa che fanno già con discreti risultati alcuni periodici e alcune pagine di quotidiani) e senza vagheggiare inafferrabili lettori giovani.

Fine di questo prologo.


domenica 26 Giugno 2022

Preavviso estivo

Cominciamo ad avvertire: Charlie andrà in vacanza dalla fine di luglio e per tutto agosto, anche per fare un po’ di programmi e bilanci dopo due anni. L’ultima newsletter sarà quella del 17 luglio.


domenica 26 Giugno 2022

Pesaro 2022

Il Post ha tenuto a Pesaro la quinta edizione (la seconda a Pesaro) del suo evento di incontri con i lettori e gli abbonati che ha chiamato Talk, con grande partecipazione e soddisfazioni: e con la rinnovata convinzione che Talk – oltre alle gratificazioni, emozioni, e discussioni interessanti che produce – sia un proficuo modo di rafforzare la relazione con gli abbonati. Qui ci sono un po’ di foto, a settembre ci sarà la sesta edizione a Faenza, e intanto stiamo facendo progetti con altre città.


domenica 26 Giugno 2022

Il Fatto si appella ai lettori

Il Fatto sta proseguendo la sua campagna di mobilitazione dei propri lettori frequenti e occasionali per ottenere da loro un sostegno economico maggiore che attenui il calo di diffusione degli ultimi mesi e i problemi legati ai costi di produzione e distribuzione dell’edizione cartacea. Venerdì le ha dedicato anche l’editoriale del direttore che ha ammesso che “qualche lettore è rimasto disorientato” dalle posizioni del giornale sull’invasione russa dell’Ucraina e dalle accuse che ha ricevuto: “ci appelliamo alla nostra comunità di lettori perché ci sostenga con l’abbonamento o con l’acquisto quotidiano”.


domenica 26 Giugno 2022

In Romagna

Nel contesto di una serie di sbrigative cessioni e cambi di direzione dei quotidiani locali dell’editore GEDI, un anno fa era stato particolarmente spiacevole l’esonero del direttore della Gazzetta di Mantova Paolo Boldrini. Ora Boldrini, che nel frattempo era caporedattore al Tirreno a Livorno, è stato scelto per dirigere il Corriere Romagna , quotidiano tra i maggiori destinatari dei contributi pubblici per l’editoria.


domenica 26 Giugno 2022

I vivaci anni del New European

Il New European è un settimanale britannico che aveva fatto notizia al tempo della sua nascita nel 2016 perché fu un esperimento e un tentativo di aggregare la resistenza critica contro Brexit all’indomani del referendum che fece uscire il Regno Unito dall’Unione Europea: tentativo in buona parte fruttuoso, perché il giornale ottenne estesi consensi e vendite ed è riuscito – caso raro tra i nuovi progetti giornalistici cartacei – a stare in piedi finora. Oggi è di proprietà di un largo gruppo di soci che comprende l’ex CEO del New York Times e l’ex direttore del Financial Times , insieme ad Alastair Campbell (direttore responsabile ed ex portavoce di Tony Blair), riuniti un anno fa dal fondatore Matt Kelly – che ha la quota maggiore, del 40% – per acquistarlo dall’editore originale. Negli ultimi due anni ha fatto nuovi investimenti sul digitale ed è andato sotto di 150mila sterline nel 2021 – con una diffusione comunicata di circa 20mila copie – ma dovrebbe essere in pareggio nel 2022, dice Kelly.

Questa settimana il New European – che non raccoglie pubblicità – ha iniziato a vendere ai lettori quote della società, dandosi l’obiettivo di raccogliere almeno mezzo milione di sterline, obiettivo superato dopo due giorni. I soldi raccolti, ha spiegato Kelly, servono soprattutto a una campagna di comunicazione: “il New European è molto amato dai suoi lettori, ma poco conosciuto dagli altri”.