Charlie

Estratti della newsletter sul dannato futuro dei giornali.

domenica 23 Ottobre 2022

Charlie, posizionarsi

Parliamo di una cosa che riguarda solo le testate di informazione italiane, stavolta, ma è che di “scottante attualità”: il nuovo governo, nuovo e inedito per molti aspetti noti, che influenza avrà sulle opportunità commerciali dei giornali e dei siti italiani? Una parte della risposta è legata alle capacità di analisi e di visione del sottosegretariato a cui sarà affidata la delega all’editoria: finora quella delega – come gran parte della politica nazionale – non ha dimostrato grande competenza e sensibilità sui cambiamenti nell’informazione globale, e nel centrodestra se ne sono viste ancora meno. È quindi più probabile che la progettualità di questo governo si risolva – come anche per quello passato – nel rinnovare contributi economici privi di qualunque visione o indirizzo, e destinati soltanto a proteggere consuetudini in crisi e status quo, invece che incentivare soluzioni nuove o esperimenti di cui ci sarebbe bisogno.
L’altra parte della risposta è legata invece ai contenuti dei giornali: si sa che stare all’opposizione solitamente aiuta le vendite più di quanto lo faccia appoggiare i poteri vigenti. Questo potrebbe indebolire i quotidiani di centrodestra, e per esempio la 
Verità – titolare di grosse crescite “di opposizione” negli ultimi due anni – si è affrettata comunque ad attaccare il nuovo ministro della Salute (per essere stato favorevole al Green Pass) per mantenere un proprio posizionamento “contro”. Viceversa, Stampa Repubblica che sono state molto critiche contro l’alleanza di governo in campagna elettorale senza beneficiarne molto, potrebbero trarne maggiori vantaggi d’ora in poi, se volessero rimanere sulla stessa linea. Più convincentemente aggressivo è stato ed è Domani – insieme naturalmente al Manifesto – che evidentemente sta investendo ancora molto nel provare a occupare uno spazio trascurato da Repubblica ; il Foglio poi si troverà a dover decidere tra più recenti critiche e più longeve sintonie con i partiti di questo governo; quanto al Fatto , potrebbe essere meno capace di mobilitare i propri lettori contro la destra di quanto non lo sia stato finora contro il governo Draghi o contro il PD.
Insomma, tra tutte le cose che dovremo osservare di questo governo, sarà anche interessante capire che variabile diventerà nelle scelte dei quotidiani e dei siti che si occupano di politica.

Fine di questo prologo.


domenica 16 Ottobre 2022

Non raccontarla giusta

Luca Sofri, peraltro direttore del Post , ha brevemente commentato l’approssimazione di una versione offerta dal Fatto ai propri lettori a proposito degli sviluppi dei rapporti tra la Casa Bianca e l’Arabia Saudita.


domenica 16 Ottobre 2022

Diffido il titolista

Una piccola ma preziosa consapevolezza su come vengono fatti i giornali che Charlie ha cercato spesso di diffondere presso i lettori è stata sottolineata esplicitamente in un articolo di Giacomo Papi su Repubblica , lunedì: ovvero il fatto che i titoli degli articoli siano preparati nelle redazioni senza coinvolgere gli autori degli articoli. Papi ha ritenuto di premunirsi rispetto all’eventualità che al suo articolo venisse assegnato un titolo pigro e rituale a proposito dei problemi della sinistra italiana.


domenica 16 Ottobre 2022

Change is now

La contesa tra la redazione del Corriere della Sera – che non vuole tornare a lavorare a tempo pieno nella sede di via Solferino e chiede maggiori investimenti sul giornale – e l’editore prosegue, e la redazione ha deciso uno sciopero per mercoledì prossimo e ha prodotto un suggestivo spot a sostegno delle sue richieste.


domenica 16 Ottobre 2022

Questioni etiche

Il Post ha pubblicato in italiano l’articolo del Washington Post sulla ricerca di immagini sui social network da parte di giornali e giornalisti, che avevamo citato la settimana scorsa.

“Se da un lato la richiesta da parte dei giornalisti di utilizzare il lavoro altrui non è certo una novità, dall’altro la natura pubblica dei social media ha svelato il dietro le quinte della procedura e dato modo a chiunque di commentarlo. Qualcuno è rimasto infastidito nel vedere aziende giornalistiche multimilionarie implorare di fatto del materiale gratuito, di solito offrendo in cambio al fotografo amatoriale nient’altro che una citazione in didascalia. E poi c’è la questione di come queste richieste vengono formulate, spesso e volentieri con un artificioso misto di tono preoccupato e di solenne legalese”.


domenica 16 Ottobre 2022

L’editore del Sole 24 Ore

Questa settimana la ” rubrica Bonomi ” – il format di articolo dedicato a dichiarazioni qualsivoglia del capo di Confindustria, editrice del giornale – è stata pubblicata sul Sole 24 Ore martedì sabato domenica .


domenica 16 Ottobre 2022

Top Job

Nei giorni scorsi sono comparse con frequenza su alcuni grandi quotidiani diverse pagine pubblicitarie dell’azienda di pasta abruzzese De Cecco, dedicate a celebrare l’inserimento dell’azienda stessa in una lista dei “migliori datori di lavoro in Italia”: con grande visibilità del titolare dell’azienda Filippo Antonio De Cecco. Il tipo di inserzione permette di descrivere il lavoro di comunicazione collaborativo e “circolare” che coinvolge aziende, media e società esterne che offrono certificazioni a pagamento piuttosto generiche.
A dare a De Cecco il voto di 100 su 100 come “best employer” è in questo caso l'”Istituto Tedesco di Qualità e Finanza”, che è una società del grande gruppo editoriale tedesco Burda (pubblica molte testate importanti in diversi posti del mondo), che crea classifiche di “qualità” dedicate a centinaia di aziende e basate su ricerche di mercato descritte con linguaggi piuttosto oscuri sul sito; e poi vende alle aziende la possibilità di dichiararsi “certificate” rispetto a quella qualità, anche attraverso un trionfale bollo azzurro su cui di recente compare pure la partnership – a ulteriore garanzia di affidabilità – con la sezione “Affari e Finanza” del quotidiano Repubblica (questo anche quando le inserzioni sono ospitate da quotidiani dversi), la quale a sua volta promuove l’iniziativa.

Le aziende beneficiate dalle “certificazioni” dell’ITQF sono migliaia, e poi possono dichiararlo pubblicamente “a fronte del pagamento di una licenza temporanea”, come è indicato in piccolo e non con grande chiarezza nelle stesse pagine pubblicitarie ( nel caso di quella esposta da De Cecco “i 400 Migliori Datori di lavoro d’Italia possono ottenere il sigillo di qualità “TOP JOB – Best Employers 2022/23” e sfruttarlo su tutti i canali di comunicazione”; in altri casi arrivano a 750). È quindi nell’interesse di ITQF che le aziende ben figurino nelle proprie indagini, per poter vendere quei risultati alle aziende stesse, alle quali interessa usare nelle comunicazioni quella “certificazione” comprando pagine sui giornali (o spot in tv), ai quali interessa quindi che quelle certificazioni siano descritte come credibili. Tutti soddisfatti.


domenica 16 Ottobre 2022

Meno Domus

Editoriale Domus, storico editore di molte testate giornalistiche italiane più o meno note (oggi, tra le altre, Quattroruote Meridiani Domus ) ha annunciato chiusure, licenziamenti e riduzioni di costi. Ne scrive così il sito Prima Comunicazione:

“Da gennaio non usciranno più il mensile Youngtimer, il trimestrale Auto Italiana, Meridiani cammini e lo specializzato in mezzi commerciali TuttoTrasporti. Non basta, perché il mensile Dueruote, dedicato a moto e scooter, avrà solo un’edizione digitale, rinunciando al cartaceo e integrandosi maggiormente con il settore Professional, mentre Ruoteclassiche, il mensile sulle auto d’epoca, verrà riassorbito nell’orbita di Quattroruote: il direttore della testata “Heritage”, da gennaio, sarà Gianluca Pellegrini, lo stesso di Quattroruote. Prende il posto di David Giudici, che insieme a Ruoteclassiche guidava anche Auto Italiana e Youngtimer.
Sofia Bordone, amministratore delegato, spiega tagli e licenziamenti con l’esplosione dei costi: “Nell’ultimo anno abbiamo avuto un aumento del 70% dei costi della carta e del 160% delle bollette energetiche. A luglio di questo abbiamo speso 68 mila euro per il mese di luglio. L’anno scorso erano 16 mila: insostenibile”. La revisione del parco testate era nell’aria da tempo.
[…] 
La decisione di vendere parte della grande sede di Rozzano – 17mila 500 metri quadri – è conseguenza dei tagli alle testate ma anche dello smart working, che da due anni consente ai dipendenti di svolgere il lavoro da casa per due giorni alla settimana. L’azienda conta di finanziare i lavori per una nuova sede, che verrà realizzata sui terreni di Rozzano, grazie alla vendita dell’attuale.

Editoriale Domus punta a sviluppare ulteriormente il settore “Professional”, che si rivolge a tutti gli operatori del settore della mobilità offrendo un supporto strategico per il loro business che parte dalla banca dati ma si sviluppa in una serie di servizi evoluti che vanno dalla consulenza alla formazione. Nel 2022 il settore ha portato nelle casse della Domus circa 20 milioni, in crescita rispetto agli anni precedenti, ma non abbastanza per compensare il passivo di gestione della casa editrice, che chiuderà con il segno meno per il terzo anno consecutivo”.


domenica 16 Ottobre 2022

Il nuovo Ultimo uomo

Ultimo uomo è un apprezzato sito di informazione sportiva che ha in parte occupato uno spazio di “approfondimento” sullo sport – soprattutto sul calcio ma non soltanto – e di domanda per articoli più lunghi e riflessioni meno volatili, rispetto alle consuetudini delle testate sportive italiane. Nacque nel 2013 come piccolo esperimento di un gruppo di appassionati, guadagnò lettori affezionati e questo gli portò interessi e passaggi societari, con l’acquisizione da parte di Sky Sport nel 2018. Condizione che ha dato protezione economica a un progetto ancora piccolo in tempi difficili per le sostenibilità economiche ma che ha anche un po’ limitato le opportunità di crescita e invenzione. Così adesso Ultimo uom è tornato a essere dei suoi autori, e si è congiunto con un’offerta di podcast sportivi che avevano creato nel frattempo, chiamandola Fenomeno . E provando a fare funzionare la prospettiva più promettente di questi anni per testate che siano capaci di costruire un pubblico fedele, quella degli abbonamenti e dei contenuti a pagamento: 60 euro per un anno e 6 per un mese, e un modello simile a quello del Post , con gran parte dei contenuti aperta a tutti, e alcune cose in più per gli abbonati.

” 
Noi crediamo ancora che la cosa più importante sia stipulare un patto il più sincero possibile con i lettori: noi scriviamo di quello che ci sembra più importante, o interessante, divertente, stimolante, e lo facciamo nel modo migliore possibile, se lo facciamo bene sarete voi a premiarci, in caso contrario amen. Ovviamente anche il nostro scopo, come quello di tutti coloro che scrivono, è farci leggere da più persone possibile, ma senza trucchi, non è una gara a chi scrive per primo o in modo più polemico del tema del giorno”.


domenica 16 Ottobre 2022

Il risarcimento pagato dal Corriere

Il sito britannico specializzato in affari dei media PressGazette – che su Charlie citiamo spesso – ha riferito giovedì di una causa per diffamazione che si è estinta a Londra con un’implicita ammissione di responsabilità e un risarcimento “sostanzioso” pagato dal Corriere della Sera : la questione riguarda una serie di articoli dedicati all’acquisto di un edificio londinese da parte del Vaticano. La persona che ha ottenuto il risarcimento dal Corriere della Sera contestando la accuse rivoltele sul giornale ha anche fatto causa al gruppo GEDI per degli articoli su Repubblica e sull’ Espresso . La fonte della ricostruzione sull’accordo di risarcimento citata da PressGazette è un comunicato proveniente dallo stesso promotore della causa, mentre RCS – editrice del Corriere della Sera – non ha dato una sua versione.
(Il quotidiano Libero ne ha scritto in Italia, riprendendo l’articolo di PressGazette) .

“Secondo un comunicato stampa relativo all’accordo, un giornalista del Corriere della Sera interrogato dagli avvocati di Mincione ha sostenuto di non ricordare le fonti di alcune delle informazioni, mentre un altro giornalista ha ammesso di non aver verificato prove documentali, alcune delle quali sono state distrutte prima che il caso arrivasse in tribunale.
Dopo che Mincione aveva avviato un procedimento per diffamazione, l’editore ha ammesso che le accuse contro Mincione stesso negli articoli fossero diffamatorie. Aveva previsto di difendersi presso l’Alta Corte con l’argomento dell’interesse pubblico in un processo che avrebbe dovuto cominciare a novembre, ma a settembre ha invece offerto una transazione che prevede una “somma sostanziale” per il risarcimento. Mercoledì è stata letta alla corte una dichiarazione che conclude il caso.
Mincione, che aveva sostenuto che gli articoli avessero gravemente danneggiato la sua reputazione personale e professionale in Inghilterra, ha detto: «Questi articoli erano falsi, ingannevoli e altamente diffamatori. Mi hanno causato danni considerevoli. Anche dopo che erano stati pubblicati e che il danno era stato fatto, abbiamo cercato più volte di risolvere la disputa con RCS. È significativo che RCS non abbia nemmeno provato a sostenere che gli articoli fossero fondati, e si sia invece dedicata a una difesa basata sull’interesse pubblico. Come è successo durante tutta questa saga, nessuno è stato capace di produrre alcuna prova che io o le società del gruppo WRM abbiamo fatto qualcosa di illecito»”.


domenica 16 Ottobre 2022

I quotidiani ad agosto

Sono stati pubblicati lunedì scorso i dati ADS di diffusione dei quotidiani nel mese di agosto. Ricordiamo che la “diffusione” è un dato (fornito dalle testate e verificato a campione da ADS) che aggrega le copie dei giornali che raggiungono i lettori in modi molto diversi, grossomodo divisibili in queste categorie:
– copie pagate, o scontate, o gratuite;
– copie in abbonamento, o in vendita singola;
– copie cartacee, o digitali;
– copie acquistate da singoli lettori, o da “terzi” (aziende, istituzioni, organizzazioni) in quantità maggiori.

Il totale di queste copie dà una cifra complessiva, che è quella usata nei pratici e chiari schemi di sintesi che pubblica il giornale specializzato Prima Comunicazione , e che trovate qui , da cui si vedono, rispetto al mese di luglio, ancora recuperi di copie sensibili per alcune testate ( Avvenire Fatto Messaggero Verità Giornale ) e il calo peggiore di nuovo per Repubblica (ma fa impressione anche che calino tutti i tre maggiori quotidiani del gruppo GEDI: Repubblica Stampa Secolo XIX ): ma agosto è già un mese anomalo per le vendite cartacee, e questo era anche di campagna elettorale, quindi è difficile individuare fattori significativi.

Se guardiamo sulle stesse tabelle invece i più indicativi e severi confronti con l’anno precedente si ripete la lettura del mese scorso: i declini riguardano ancora una volta tutti eccetto la Verità (la sua grande crescita era avvenuta tra agosto e ottobre 2021, e quindi si vedrà se sta tenendo nei prossimi mesi) e il Corriere della Sera che ottiene un piccolo ma apprezzabile aumento*; ed è tornato a crescere rispetto a un anno prima, dopo diversi mesi, anche il Fatto . Si notano però soprattutto ancora il calo del 17% delle copie di Repubblica, dell’11% della Stampa (i due quotidiani maggiori del gruppo GEDI) del 14% del Giornale .

(*nota di metodo: ADS registra una prima stima da parte dei quotidiani, e poi un dato successivo “contabile” che può avere piccoli assestamenti: è la ragione per cui i dati del 2021 che vedete nelle tabelle di Prima Comunicazione non sono gli stessi che erano stati pubblicati un anno fa , ed è la ragione per cui appunto il Corriere mostra un aumento e non una diminuzione, come sarebbe confrontando la stima del 2021 con la stima del 2022)

Come facciamo ogni mese, consideriamo invece un altro dato che è più indicativo rispetto alla generica “diffusione” che abbiamo descritto qui sopra: lo si ottiene sottraendo da questi numeri quelli delle copie gratuite o scontate oltre il 70% e quelle acquistate da “terzi” (aziende, istituzioni, alberghi, eccetera), per avere così un risultato relativo alla scelta attiva dei singoli lettori di acquistare e pagare il giornale. Si ottengono quindi questi numeri (tra parentesi la differenza rispetto a un anno fa ):
Corriere della Sera 191.613 (-6%)
Repubblica 117.992 (-22%)
Stampa 82.468 (-13%)

Resto del Carlino 67.070 (-8%)
Sole 24 Ore 60.386 (-12%)
Messaggero 57.428 (-11%)
Fatto 47.636 (-8%)
Nazione 43.620 (-13%)
Gazzettino 38.141 (-9%)

Giornale 32.141 (-15%)
Verità 31.053 (+15%)
Altri giornali nazionali:
Libero 22.224 (-8%)
Avvenire 16.211 (-7%)
Manifesto 13.526 (+1%)
ItaliaOggi 10.531 (+4%)

(il Foglio Domani non sono certificati da ADS).

Altri dati più vistosi: la Stampa dichiara di avere perso quasi due terzi degli abbonati alla carta in cinque mesi (il 62%) passando da 9.962 a marzo a 3.822 ad agosto (erano addirittura 11.372 a settembre dell’anno scorso). Il Corriere della Sera ha perso circa 3mila abbonati digitali che avevano risposto alle offerte superscontate (quelle pagate meno del 30% rispetto al prezzo effettivo) ma ne mantiene ancora la grossa quota di 51mila (e ha perso anche la metà di un’altra offerta, quella delle copie digitali abbinate all’abbonamento cartaceo). Con 36mila copie il Corriere è primo anche tra gli abbonamenti digitali a prezzo superiore al 30%. Avvenire vende in edicola meno copie (5.184) del Manifesto e continua ad avere la maggiore diffusione di copie promozionali e omaggio (24.748).

Avvenire, Manifesto, Libero ItaliaOggi sono tra i quotidiani che ricevono contributi pubblici diretti)


domenica 16 Ottobre 2022

Equilibri difficili

La “riforma Cartabia”, che ha introdotto alcune novità legislative nelle cose che riguardano il funzionamento della Giustizia in Italia, ha cercato di attenuare le derive peggiori dell’uso dei documenti giudiziari sui giornali e di proteggere maggiormente la “presunzione di innocenza” delle persone sottoposte a indagini: ma la materia è complicata e c’è un grande dibattito intorno al fatto che la riforma riesca o meno nei suoi intenti e che generi altre complicazioni. Ne ha scritto in un articolo esteso il Post .


domenica 16 Ottobre 2022

Charlie, meno giornalismo

Una notizia americana di questa settimana aiuta a raccontare una situazione abbastanza paradossale per l’editoria giornalistica cartacea di molte parti del mondo: ovvero che per molti editori fare uscire un giornale è un costo, una perdita, tanto che un beneficio per i bilanci dell’azienda è generato persino dal fatto che il giornale non esca. Lo si era visto più palesemente durante la pandemia quando anche alcuni periodici italiani avevano diradato le uscite proprio per limitare gli onerosi costi di copie che sarebbero state acquistate molto poco. Adesso i tempi sono più “normali”, ma rimane che spesso un’edizione in meno è un risparmio: molte testate americane stanno tagliando il numero di copie cartacee che escono in una settimana e i “quotidiani” iniziano a uscire quattro, tre giorni alla settimana. E in una scala inferiore si fa in modo di favorire la riduzione di altri costi, a cominciare da quelli delle persone: Gannett , il più grande editore di giornali degli Stati Uniti, ha annunciato il blocco delle assunzioni e del contributo alle pensioni, l’assegnazione di cinque giorni di ferie non pagate a dicembre, incentivi all’uscita, e settimane di quattro giorni. È la condizione speculare di quella di cui parlammo qui la settimana scorsa (l’opportunità di fare buon giornalismo, a volte, senza pensare ai suoi ricavi), per cui per molte aziende giornalistiche la scelta non è neanche fare giornalismo peggiore perché costa meno, ma è proprio fare meno giornalismo, perché costa meno.

Fine di questo prologo.


domenica 9 Ottobre 2022

La rubrica Bonomi

Da qualche mese riferiamo meno sulla “rubrica Bonomi”, ovvero – per i più recenti iscritti a Charlie – quello spazio che il Sole 24 Ore dedica con frequenza quasi quotidiana a dichiarazioni di quello che è di fatto il suo editore, ovvero il presidente di Confindustria, che possiede il giornale. Gli articoli della rubrica in questione – interessanti per la disinvolta e rivendicata ingerenza dell’editore nell’autonomia della redazione – si distinguono per il formato praticamente identico che prevede nel titolo il nome dell’editore e un suo virgolettato (quasi sempre dal contenuto insignificante o lapalissiano, privo di qualunque tratto di notiziabilità) e un articolo affidato quasi sempre alla stessa autrice e illustrato dalla stessa sobria foto dell’editore. Se ci torniamo è appunto per ricordare l’anomalia tuttora abituale, approfittando del fatto che questa settimana si è proposta ininterrotta per ben quattro giorni compresa una prima pagina, martedì mercoledì giovedì venerdì


domenica 9 Ottobre 2022

Baruffe trentine

La creazione di un nuovo quotidiano in Trentino in uscita il 3 novembre, annunciata nelle settimane scorse, è una notizia particolare perché l’informazione locale nella regione Trentino Alto Adige è in mano a un monopolio: un solo editore possiede tutti i maggiori quotidiani da decenni, con limitate competizioni solo online. Un anno fa ci eravamo tornati su Charlie scrivendo così:

“Il Trentino Alto Adige ha una condizione unica e speciale dal punto di vista dell’informazione locale: tutte le sue maggiori testate in entrambe le lingue sono di proprietà dello stesso editore, la società Athesia posseduta da una ricca e potente famiglia altoatesina. Un anno fa l’editore ha chiuso uno dei suoi quotidiani, il Trentino: le organizzazioni dei giornalisti stanno da allora contestando quella scelta. Qualche mese fa hanno avuto una piccola vittoria giudiziaria; adesso stanno contestando il regime monopolistico della regione, e protestando contro le priorità dell’editore che ha appena acquistato un importante e lussuoso albergo sul lago di Garda”.

Adesso l’ulteriore notizia è che – dopo l’annuncio dell’arrivo di un concorrente – l’editore Athesia ha deciso di “riaprire” il Trentino , tornando in edicola con il Nuovo Trentino due settimane prima del T.


domenica 9 Ottobre 2022

Un po’ di soldi in giro

Il governo italiano uscente ha approvato – dopo che il suo Dipartimento per l’editoria affidato al sottosegretario Giuseppe Moles era stato piuttosto assente da iniziative o progetti di maggiore visione sul settore per tutto il suo mandato – la distribuzione di 90 milioni a sostegno “dell’editoria giornalistica”, in queste forme:
– un contributo una tantum fino a 2mila euro ciascuna per le edicole
– un contributo agli editori dei giornali cartacei col criterio di “5 centesimi ogni copia venduta”
– un contributo di 8mila euro per nuove assunzioni e uno di 12mila euro per trasformazioni di contratti a tempo indeterminato agli editori dei giornali, delle agenzie di stampa e delle radio e tv
– un contributo per “investimenti in tecnologie innovative” destinato ancora agli editori dei giornali, delle agenzie di stampa e delle radio e tv.


domenica 9 Ottobre 2022

La Zampa si allarga

Il successo della sezione della Stampa dedicata agli animali che si chiama “La Zampa”, di cui il Post e Charlie avevano scritto l’anno scorso, ha suggerito all’editore GEDI di farlo diventare un “hub” indipendente: ovvero trasformarlo in una sezione comune ai siti di Repubblica Stampa , capace di raccogliere più efficacemente inserzioni pubblicitarie dedicate e – nelle sue versioni duplicate – di portare traffico ai siti di entrambe le testate.


domenica 9 Ottobre 2022

Davvero basta con gli endorsement

Due anni fa Charlie aveva scritto una prima volta di una certa “stanchezza da endorsement” sui giornali americani: la pratica di scegliere di sostenere un candidato a questo o quel turno elettorale è da tempo criticata per le sue controindicazioni – in particolare la difficoltà a far percepire ai lettori l’autonomia della redazione rispetto agli editoriali – a fronte dell’idea di servizio ai lettori che la orienta. Adesso i molti giornali del fondo Alden (quello famigerato per avere acquisito e ridimensionato molte testate per poi rivenderle) stanno comunicando con simili editoriali – i primi pubblicati venerdì, ma alcune testate hanno rinviato a dopo questa campagna elettorale – che non ospiteranno più endorsement di questo genere.


domenica 9 Ottobre 2022

Le notizie dal bar

Nella sua rubrica sulla prima pagina della Stampa , Mattia Feltri ha riassunto lunedì in un esempio i percorsi della falsificazione delle notizie da parte delle testate giornalistiche e le loro ricadute in termini di propaganda politica.

“Quel formidabile segugio di Matteo Salvini ha fiutato un’altra notizia delle sue, e l’ha diffusa con corredo di indignazione a maggior scandalo del bravo cittadino: un immigrato marocchino con sette mogli percepisce otto redditi di cittadinanza, uno per sé e uno per ognuna delle sette mogli. La notizia lì per lì mi è sembrata credibile per una ragione precisa: soltanto il trio Salvini-Conte-Di Maio, che la varò, poteva varare una legge capace di dare otto redditi di cittadinanza a un marocchino e alle sue sette mogli (la tendenza ad approvare leggi che si disapprovano, ecco una grande sfida per la psichiatria contemporanea). Ho cominciato a dubitare dopo una lunga riflessione, circa quattro secondi, sul presupposto che la poligamia in Italia non è consentita, e doveva essere complicato per le sette spose allegare una documentazione al di sopra di ogni sospetto. Però, siccome si sa mai, mi sono fatto la mia brava e breve indagine: la notizia è stata data con qualche prudenza da Affaritaliani.it, che citava Pugliapress.tv, dove il signor Antonio Pepe, coordinatore dell’Associazione autonomi e partite Iva, sosteneva di averla sentita al bar”.

Mercoledì invece il Foglio ha provato a verificare un’altra notizia molto pubblicata su siti e giornali, senza trovarne riscontro : quella sulla “bolletta da mezzo milione” che avrebbe costretto alla chiusura alcuni alberghi pugliesi.


domenica 9 Ottobre 2022

Due per uno

Tra le frequenti sovrapposizioni tra contenuti “giornalistici” e pubblicità sui maggiori quotidiani questa settimana segnaliamo due esempi legati alla moda, dove questi accavallamenti sono più vistosi. Repubblica ha dedicato venerdì un’intervista di ben due pagine alla stilista Miuccia Prada per celebrare le sue iniziative filantropiche, a poche pagine di distanza da una pubblicità di una pagina intera dell’azienda Prada; e sabato ha dato spazio alla notizia dell’apertura di un negozio di Armani, di cui pure aveva ospitato un giorno prima una pagina pubblicitaria. Il Corriere della Sera ha dato spazio sabato alla notizia dell’apertura di un negozio milanese di un brand, apertura che era stata promossa due giorni prima con una pagina pubblicitaria.


domenica 9 Ottobre 2022

Sort of like a Rolling stone

«Non siamo mica Town & Country , siamo il fottuto Rolling Stone », dice  Noah Schachtman, 51 anni e direttore di Rolling Stone da un anno, in un lungo articolo dedicato alla nuova identità di quel giornale, pubblicato su Vanity fair .
Rolling Stone è una testata mensile ormai “storica” e di grandi fasti passati: nacque nel 1967 come quattordicinale e contenitore di nuove culture del tempo, di molta musica, e di molti reportage di attualità, inventato da Jann Wenner, che ne è rimasto capo fino a pochi anni fa quando ha venduto al gruppo editoriale Penske: suo figlio Gus è ora CEO dell’azienda.

Schachtman aveva diretto per sette anni (in due ruoli diversi) Daily Beast , uno dei primi e più vivaci giornali online americani, dandogli uno spazio ammirato e criticato allo stesso tempo, attraverso scoop aggressivi e approcci “da tabloid”. Adesso, racconta l’articolo di Vanity Fair , sta portando quell’impostazione a Rolling Stone , con inchieste e posizioni polemiche e secondo alcuni “gli interessano più gli scandali sui musicisti che la musica che fanno”, malgrado una giovinezza da bassista: ma anche con un entusiasmo e una motivazione che sono apprezzati da buona parte della redazione. Rolling Stone dichiara tuttora una diffusione di mezzo milione di copie di carta, mentre la sua presenza online è diventata una priorità solo negli ultimi tempi con la direzione Schachtman.


domenica 9 Ottobre 2022

Il Corriere della Sera e il lavoro in presenza

Le minacce di maggiori proteste della redazione del Corriere della Sera di cui avevamo scritto nelle scorse settimane si sono concretizzate giovedì e venerdì: i giornalisti hanno deciso di non firmare gli articoli per due giorni, e lo ha spiegato un ” comunicato sindacale ” giovedì. La questione, ricordiamo, è la richiesta dell’editore che i giornalisti tornino a lavorare stabilmente in redazione, condizione che secondo l’editore “valorizza il confronto, il dibattito e lo scambio di opinioni tra i giornalisti” mentre secondo il Comitato di redazione una “flessibilità del lavoro” è stata “utilizzata per fare un giornale di qualità”. A questo dissenso la redazione ha aggiunto la diffidenza per un’operazione societaria su cui l’azienda non ha consultato la redazione stessa – l’incorporazione nella società maggiore di quella che oggi contiene le edizioni locali del Corriere e i loro giornalisti. In un precedente comunicato il Cdr si era detto anche preoccupato di una terza questione – l’ingerenza della pubblicità nel lavoro dei giornalisti – ma quest’ultima cosa non appare una maggiore priorità della trattativa, come scriviamo qui sotto.

La forma della protesta – non firmare gli articoli pubblicati – ha esentato i “collaboratori, molti pagati a pezzo e al minimo contrattuale, che altrimenti perderebbero la loro retribuzione”, ma appare aver esentato ogni collaboratore, e sono state pubblicate regolarmente le firme di autori come Massimo Gramellini e Federico Rampini e Massimo Franco (che è uno dei giornalisti del Corriere della Sera in pensione che continuano a collaborare). Gli altri nomi che sono rimasti in testa agli articoli sono quelli dei vicedirettori (Fiorenza Sarzanini, Federico Fubini), che per norma non sono coinvolti.

Giovedì ha comunicato lo “stato di agitazione” anche il Corriere Fiorentino , appunto uno degli inserti locali del Corriere della Sera , ancora contestando la richiesta del lavoro in presenza (che secondo il Cdr non peserebbe “da un punto di vista della qualità del giornale”, qualità che gli stessi giornalisti assimilano però ai risultati quantitativi come “i dati di vendita del cartaceo” e i “contatti sul sito”).


domenica 9 Ottobre 2022

Le immagini altrui

Il Washington Post ha pubblicato delle considerazioni molto elaborate e interessanti sulle implicazioni dell’abitudine ormai molto frequente da parte delle testate giornalistiche di usare – nel loro lavoro di informazione – le immagini pubblicate dalle persone sui social network.  L’articolo non considera i casi – tuttora molto diffusi – di contenuti “fatti propri” dai siti di news senza neanche chiedere agli autori di foto e video che sono stati pubblicati online: ma si dedica ai casi – ancora non così consueti in Italia – in cui un giornale o un giornalista contatti qualcuno sui social network per chiedergli il permesso di riprendere e pubblicare la sua immagine (spesso relativa a notizie drammatiche e portatrici di dolore).
Da una parte, spiega l’articolo, ha assolutamente senso che i mezzi di informazione attingano a ogni contenuto che possa permettere loro di mostrare e raccontare meglio le notizie ai loro lettori; e dalla stessa parte c’è l’impossibilità da parte dei giornali e dei siti di news di avere fotografi o operatori video sul posto di ogni notizia inattesa, dove invece ci sono quasi sempre persone in grado di riprendere immagini efficaci. Dall’altra c’è il fatto che le immagini richieste agli autori, benché generino qualche misura di ricavi, non siano quasi mai retribuite – approfittando del fatto che gli autori non siano professionisti e che spesso apprezzino di avere le loro foto mostrate e attribuite in tv o su un grande sito di news – e che questo diventi un incentivo per smettere di usare e retribuire i fotografi professionisti.
Su questi fattori contraddittori si innestano poi spesso le delicatezze di certe situazioni e una tendenza – a volte motivata – a reagire con risentimento nei confronti del lavoro dei giornalisti, percepito come invadente e insensibile: a volte dagli autori delle immagini ma soprattutto dal pubblico dei social network che assiste alle richieste. Per non parlare della necessità di avere garanzie che chi ha pubblicato un’immagine o un video online sia davvero l’autore di quelle immagini e il titolare dei diritti di riproduzione.


domenica 9 Ottobre 2022

Facebook lascia perdere

All’interno di una scelta di distacco dalle news e dal giornalismo professionale (di cui avevamo scritto ), Facebook ha annunciato anche che dismetterà il suo servizio – chiamato Bulletin – per la produzione e invio di newsletter, che aveva costruito e promosso un anno fa per entrare in competizione in quel settore nel momento del grande successo della piattaforma Substack. Adesso le prospettive si sono un po’ ridimensionate: Substack ha ridotto i suoi occupati e Facebook ha deciso di rinunciare, malgrado investimenti sensibili fatti al lancio nel coinvolgere autori di grande attrattiva.


domenica 9 Ottobre 2022

Altre accuse contro i tabloid britannici

Elton John, il principe Harry, e altri noti personaggi britannici hanno presentato una denuncia contro la società editrice del quotidiano Daily Mail , accusandola di avere permesso invasioni indebite e criminali nella loro riservatezza, installando microspie e sistemi di sorveglianza ai loro danni, corrompendo agenti di polizia e investigatori per ottenere informazioni, mentendo per ottenere documenti ospedalieri e medici, accedendo illecitamente a documentazioni bancarie.
Le accuse seguono una lunga storia di dimostrate pratiche di questo genere da parte della stampa scandalistica inglese, storia che ebbe il suo periodo più drammatico e spettacolare con la chiusura del settimanale News of the World nel 2011.


domenica 9 Ottobre 2022

Charlie, e tutti gli altri

Una ricerca sull’uso di Twitter citata dal sito NiemanLab dà qualche spunto sulla questione più grande di tutte, forse: prendendo con le molle qualunque ricerca di questo genere. Ma il dato interessante è che la maggior parte degli utenti di Twitter non farebbe parte – come vuole la sensazione più diffusa tra chi si occupa di analisi dell’informazione – di una “bolla” di consenso politico partigiano, in cui ciascuno segue soprattutto account con cui è in sintonia senza entrare in contatto con idee e opinioni diverse. Questo, dice l’analisi, in effetti accade e accade per ogni parte politica: ma riguarda una minoranza. La maggioranza, persino su una piattaforma come Twitter spesso raccontata come la piattaforma dei giornalisti e della politica, segue tutt’altro genere di account – celebrities, soprattutto, o conoscenti – ed è destinataria di pochissimi contenuti di informazione, che vengano dai media giornalistici o dalla politica. La maggioranza non segue giornalisti, opinionisti, commentatori dell’attualità o politici, e dal coinvolgimento nel dibattito politico sta fuori.
Potrebbe persino suonare una buona notizia, considerato quello che è a volte il dibattito politico su Twitter, o altrove. Ma lo spunto è interessante per segnalare quella che abbiamo chiamato “la questione più grande di tutte”: ovvero la quota enorme e preponderante di persone che non viene interessata o coinvolta in generale nell’informazione giornalistica sull’attualità e nella spiegazione del mondo e della realtà (che non necessariamente viene solo dai giornalisti “professionisti” o dalla testate giornalistiche). Tutto quello di cui parla Charlie, per capirsi, riguarda un servizio pubblico di informazione che non raggiunge il grosso delle persone: e i mezzi di informazione che comprensibilmente cercano di conservare mille o diecimila lettori in più dovrebbero ricordarsi, in quello che fanno e in come lo fanno, anche dei milioni e delle decine di milioni che li ignorano.

Fine di questo prologo.


domenica 2 Ottobre 2022

Da Faenza

L’evento del Post a Faenza – Talk, alla sua quarta edizione a Faenza e sesta complessiva – si è tenuto lo scorso weekend con grandi partecipazioni e soddisfazioni, tanto che gli accoglienti spazi che lo ospitano dovranno essere arricchiti negli anni a venire. Qui ci sono diverse immagini , l’intenzione è di portarlo nel 2023 in altre città (dopo Faenza e Pesaro) come era già in programma – a conversazioni con le amministrazioni locali già avanzate – prima della pandemia: Talk è diventato non solo un’opportunità di ricavo economico attraverso le partecipazioni di sponsor locali e nazionali, ma soprattutto una grande occasione di aggregazione della comunità degli abbonati e dei lettori e di promozione del “brand” e dei suoi contenuti.


domenica 2 Ottobre 2022

Tempi duri

Nel promuovere il nuovo progetto di formazione che era stato annunciato nei mesi scorsi, l’amministratrice delegata della società editrice del Fatto Cinzia Monteverdi ha riferito in toni preoccupati – in un articolo pubblicato sul giornale – l’attuale situazione economica del giornale stesso. E alluso a riduzioni dei costi nella distribuzione del giornale alle edicole, intenzione che sembrava già affiorare da alcune iniziative dei mesi passati.

“Il consiglio di amministrazione della Società Editoriale Il Fatto ha approvato ieri la relazione finanziaria semestrale. Stiamo attraversando tempi duri. Il risultato non è positivo. Questi tempi duri erano previsti. Non è stata dunque una sorpresa per noi. Dallo scoppio del conflitto abbiamo subìto l’aumento dei costi industriali. Le edicole scricchiolano su dati altalenanti e anche la raccolta pubblicitaria, sia sul web che sulla carta, con la guerra ha avuto un calo legato a un mercato che sostanzialmente si è bloccato.
Siamo già all’opera da mesi per il nuovo piano industriale, che verrà deliberato a fine ottobre. Credo fortemente che questo momento sia il più importante a livello societario di quelli che abbiamo vissuto finora. E anche il più sfidante.
Quello che stiamo registrando è un’evoluzione che avremmo dovuto comunque affrontare e che, a causa del conflitto bellico, ha avuto un’accelerazione importante. Ma è proprio da questi momenti che ci si sveglia con una forza ancora maggiore.
L’anno che stiamo vivendo è stato caratterizzato da turbolenti tensioni geopolitiche esacerbate dallo scoppio del conflitto in Ucraina, fattori che hanno contribuito a generare uno scenario macroeconomico molto complesso. La difficile congiuntura, aggravata dall’aumento generalizzato dell’inflazione, ha avuto ripercussioni negative sulla domanda nel settore in cui operiamo. Inoltre la crescita del costo energetico e quello delle materie prime hanno influenzato ulteriormente le nostre spese di stampa e i nostri margini.
Il momento che stiamo affrontando è tra i più sfidanti dalla nascita di Seif e rimaniamo focalizzati sull’attenta gestione della Società, impegnandoci a costruire il suo futuro. Le nuove linee strategiche tracciano la strada per il recupero già nel triennio del nuovo piano industriale, 2023-2025. I punti fondamentali verteranno sulla definitiva transizione digitale e sulla conseguente ottimizzazione del piano di distribuzione nelle edicole per il contenimento dei costi industriali; sulla nascita del ramo dedicato alla Formazione che punterà ad avere un nuovo target legato a un bisogno fondamentale e necessario nella vita; sulla creazione di contenuti nelle forme tecnologicamente più innovative per soddisfare un pubblico che non compra i giornali”.


domenica 2 Ottobre 2022

È un bell’editore

Dal ritorno delle vacanze questa newsletter ha un po’ trascurato le segnalazioni di “ingerenze” degli editori nei contenuti dei quotidiani italiani, e il rischio è che ci abituiamo tutti a una cosa che normale non sarebbe: abbiamo appena parlato di quanto sia delicata e trattata con difficoltà e cautele una simile questione al Washington Post . Da noi invece la promozione anche personale degli editori – non solo dei loro interessi economici – è operata con straordinaria disinvoltura, e più visibilmente sui quattro quotidiani maggiori. Questa settimana il caso più vistoso è stato quello di Stampa Repubblica che hanno dedicato senza imbarazzi pagine intere (e Repubblica anche un richiamo in prima pagina) alla partecipazione del proprio editore John Elkann a una conversazione pubblica all’interno di un evento organizzato dall’azienda stessa.


domenica 2 Ottobre 2022

Il giornalismo anche sulla moda

In Francia è stata presentata con una campagna pubblicitaria una nuova newsletter giornalistica – si chiama Glitz – dedicata al business della moda e del lusso, curata da un gruppo che già si occupa di reporting di inchiesta su altri temi assai più “da inchiesta” (servizi segreti, politica e poteri francesi): gli autori hanno spiegato al New York Times che la moda ha similitudini con questi contesti bisognosi di maggiore informazione accurata e indipendente, e che costruiranno una redazione di quindici persone con un investimento di qualche milione di euro.
“Ci siamo spinti nel lusso perché sembrava un settore fatto per noi: chiuso, governato da famiglie, con pochissime informazioni disponibili e un controllo ossessivo sulla reputazione. È il tipo di ambiente su cui andiamo forte. Per noi, è la stessa cosa di indagare su un colpo di stato in Mali o sullo spionaggio in Cina.
Abbiamo realizzato che praticamente ogni altro giornale ha legami, in un modo o nell’altro, con l’industria del lusso. E abbiamo pensato ci fosse spazio per occuparsene così come si farebbe con l’industria delle armi o farmaceutica”.

L’abbonamento a Glitz è piuttosto costoso e immagina clienti tra le aziende e gli addetti ai lavori: la newsletter ha messo online alcuni dei suoi primi articoli per dare un’idea del proprio lavoro, in francese e in inglese.


domenica 2 Ottobre 2022

Bezos diventerà un problema al Washington Post?

Finora non è sembrato, e anzi molti hanno sostenuto – scherzando fino a un certo punto – che quello del Washington Post fosse il vero modello di business vincente in questi tempi difficili: trovare un ricchissimo miliardario che metta un sacco di soldi nel giornale. Ma questa settimana Dan Froomkin – studioso delle debolezze etiche dei media – ha scritto sulla Columbia Journalism Review un lungo articolo che pur ammettendo che non risultino a oggi interventi discutibili di nessun genere da parte dell’editore sulla fattura del giornale, la dimensione delle sue imprese crei un conflitto di interessi inevitabile, e un gravame psicologico sul comportamento dei giornalisti. Il rischio è diventato più concreto con gli ultimi interventi pubblici di Bezos contro le proposte economiche del presidente Biden, che hanno messo il Washington Post nella vulnerabile condizione di non poter prendere posizioni sulla materia senza sembrarne influenzati, in un modo o in un altro.


domenica 2 Ottobre 2022

Minori

Due giorni dopo i risultati elettorali, un importante studio legale romano famoso soprattutto per occuparsi di questioni familiari di persone pubblicamente note, ha inviato una ” diffida ” ai mezzi di informazione in cui si invitava a non pubblicare foto o informazioni sulla figlia minorenne di Giorgia Meloni – quest’ultima probabile prossima presidente del Consiglio italiana – “come già incautamente e illegittimamente accaduto in queste ore”. La ” carta di Treviso ” a cui allude la richiesta è una dichiarazione di intenti – non sempre osservati nella pratica – sulla tutela dei minori nel diritto di cronaca, che risale al 1990 (tempi assai diversi sia per l’informazione che per la visibilità pubblica dei minori).


domenica 2 Ottobre 2022

Agitazioni al Corriere della Sera

Il Comitato di redazione del Corriere della Sera ha pubblicato sul giornale di sabato un comunicato molto agguerrito contro l’azienda, contestando tre cose: la prima, che appare quella più sentita, è la richiesta dell’azienda che i giornalisti tornino a lavorare a tempo pieno in redazione; la seconda l’avevamo citata la settimana scorsa, ed è il timore che un’operazione di aggregazione di società nasconda intenzioni poco promettenti per i dipendenti; la terza è la preoccupazione – che però appare molto superata dai fatti – che ci siano “invasioni di campo da parte del marketing e della pubblicità”. Il comunicato riferisce che il Comitato di redazione ha ricevuto mandato dai giornalisti di gestire la possibilità di cinque giorni di sciopero. La “risposta dell’editore” tiene il punto su tutto.

( Intanto nei giorni scorsi c’era invece un ricco articolo di Vanity Fair sulle agitazioni al New York Times , dove molti giornalisti si sentono poco ricompensati dei successi dell’azienda, e c’è una trattativa sugli aumenti molto tesa: con la direzione tra l’incudine e il martello).


domenica 2 Ottobre 2022

La ricerca di Google meno provinciale

Google ha annunciato che dall’anno prossimo inizierà a introdurre una funzione sul suo motore di ricerca per rendere accessibili le notizie provenienti da fonti in altre lingue e non solo in quella prestabilita dall’utente (che dà grande priorità alle fonti in quella lingua anche quando la loro competenza o tempestività su una notizia è inevitabilmente scarsa).

“Diciamo che vogliate saperne di più delle conseguenze del terremoto in Messico dell’inizio di questo mese. Con questo servizio potrete cercare e trovare i titoli tradotti dei risultati dalle testate messicane, oltre a quelli scritti nella vostra lingua impostata. Potrete leggere i report dei giornalisti di quel paese, ottenendo una prospettiva unica su quello che vi sta succedendo”.


domenica 2 Ottobre 2022

“Il Times di Londra”

Il Times ha cambiato direttore, dopo nove anni. Il Times è il quotidiano londinese di maggiore fama all’estero, in ragione della sua lunga storia (nacque nel 1785; “il Times di Londra”, lo si chiamava qui nel secolo scorso), ma ha perso molto ruolo e autorevolezza internazionali nell’era digitale, rispetto allla capacità di innovazione e adeguamento di testate come il Guardian e il Financial Times , ma anche del suo maggiore concorrente Daily Telegraph : nel Regno Unito ha ancora invece grandi primati e oggi è un giornale che, pur avendo giornalisti e commentatori spesso capaci di qualità, ha un’impostazione delle priorità e delle titolazioni che di frequente si avvicina a quella di alcuni tabloid assai meno “autorevoli”. Dal punto di vista economico ha investito precocemente sui contenuti a pagamento online – con pagamenti elevati – e su un paywall molto rigido che lo hanno portato a una recente sostenibilità economica, ma questo lo ha anche molto isolato rispetto alla circolazione online dei contenuti stessi e del brand. In termini di diffusione del quotidiano cartaceo gli ultimi dati – di due anni fa, perché poi ha smesso di farsi certificare – gli davano 365mila copie rispetto alle circa 100mila di Guardian Financial Times e alle 300mila del Telegraph .

Il Times è del grande gruppo editoriale internazionale che fa capo all’editore Rupert Murdoch, come anche – solo per dirne alcune – il Wall Street Journal , il Sun , la rete americana Fox , il New York Post , molte testate australiane: tutte con un orientamento conservatore, come anche il Times ; orientamento che si immagina sarà rinforzato dalla scelta del nuovo direttore, dopo le dimissioni di John Witherow che ha 70 anni. Il suo successore Tony Gallagher h a 58 anni ed è già stato direttore del Telegraph e del Sun : era arrivato al Times nel 2020 come vicedirettore ed è stato direttore di fatto nei mesi passati in cui Witherow aveva preso un congedo per malattia. E a differenza di Witherow – che aveva tenuto allora il giornale su posizioni contrarie – da direttore del Sun era stato favorevole a Brexit (e sulla sua reputazione di distanza dalla politica Tory grava molto una foto di cinque anni fa in cui fa jogging con Boris Johnson).


domenica 2 Ottobre 2022

I siti di news a luglio

Audiweb ha diffuso i dati di traffico dei siti internet di luglio. Abbiamo isolato quelli relativi ai siti di news di attualità generalista e delle testate più note. La seconda colonna mostra il dato del mese precedente, ma Audiweb avvisa di prendere con cautela i confronti perché ha introdotto questo mese una “nuova variante metodologica”. Inoltre, come ricordiamo spesso, i dati di traffico dei siti web sono soggetti a variabili anche molto influenti di mese in mese (un confronto più esteso è sul sito DataMediaHub ).
Per alcune delle testate nelle prime posizioni bisogna tenere presente che i numeri possono includere anche quelli di vere e proprie “sottotestate” con una loro autonomia: il sito di divulgazione tecnologica di Salvatore Aranzulla, per esempio, ha circa 300mila visitatori unici, una quota dei quali sono contati nel totale del Messaggero , mentre nei numeri del Corriere della Sera sono incluse quote che non necessariamente hanno visitato il sito del Corriere della Sera ma possono riferirsi ai soli siti di testate dello stesso editore come Oggi, Amica IoDonna .
(manca il dato di Quotidiano Nazionale , spiega Audiweb, per un errore per cui i dati di quella testata torneranno corretti dal mese di settembre)


domenica 2 Ottobre 2022

I numeri dei morti

Il dato sulle “vittime” – come l’eufemistico linguaggio giornalese chiama i morti – è quasi sempre la prima notizia che i titolisti vanno a cercare e a promuovere, durante crisi, incidenti, catastrofi, stragi: è un tema che meriterebbe trattazioni estese, il nostro rapporto – anche quello dei lettori – con la misurazione dell’importanza degli eventi a partire dal numero dei morti. Ma un altro aspetto più concreto è che quel numero è spesso inafferrabile, nell’immediatezza dei fatti: e in casi drammatici e “breaking news” capita che circolino voci, ipotesi, invenzioni, e che vengano diffuse precipitosamente e pericolosamente (una illustre e meritevole eccezione fu il Wall Street Journal del 12 settembre 2001).
Giovedì scorso, il giorno dell’arrivo dell’uragano Ian in Florida, il New York Times ha invece riferito , durante la sua copertura online di quello che stava succedendo, che stava circolando una notizia sul numero dei morti priva di qualunque fondamento.


domenica 2 Ottobre 2022

Charlie, il buon giornalismo e basta

Adesso che sono più di due anni che questa newsletter cerca di raccontare a chi i giornali li legge quanto sia importante non darli per scontati, non considerarli un servizio pubblico gratuito, e tenere in considerazione quanto le inevitabili necessità economiche di aziende commerciali private influiscano sulla nostra conoscenza della realtà, adesso possiamo permetterci una pausa e un’eccezione rispetto a queste priorità. E ricordare che – quando invece sia in grado di sostenersi economicamente – il giornalismo ha anche delle motivazioni che dai ricavi economici dovrebbero e potrebbero emanciparsi del tutto. Dentro a un giornale pensare a fare ottimi contenuti di informazione senza preoccuparsi della resa – in termini di clic, di copie vendute, di abbonamenti, di complimenti, di visibilità personale, di posizionamento del giornale – è stata per alcuni decenni una condizione realizzabile, almeno in teoria e spesso nella pratica: si poteva, volendo. Quando le economie delle aziende giornalistiche erano floride, come ricaduta diretta e indiretta del prodotto giornalistico, i giornalisti e i direttori potevano decidere che un articolo – anche costoso, anche meno superficialmente attraente per i lettori – si facesse senza pensare “ai numeri”, ma solo perché sarebbe stato un buon servizio pubblico: mica avveniva sempre, anzi, ci mancherebbe. Ma poteva avvenire, e avveniva.
Oggi cominciano a esserci nel mondo fortunati e lungimiranti progetti giornalistici – grandi e secolari o piccoli e nuovi – che hanno ritrovato sostenibilità economiche dopo essere passati attraverso ristrettezze, rischi, tagli, osservazioni quotidiane e preoccupate dei numeri e parsimonia sugli spiccioli. Per quei giornali è un buon momento per provare a riemergere da quell’ordine di idee – riemergere un po’, con prudenza – e pubblicare belle storie e reportage solo perché il giornalismo è quella cosa lì e i suoi profitti servono a fare quella cosa lì.

Fine di questo prologo.


domenica 25 Settembre 2022

Correzioni

In Charlie della settimana scorsa abbiamo sbagliato il nome dell’editore Angelucci, che si chiama Antonio e non Alberto.


domenica 25 Settembre 2022

Explains

Il settimanale americano New Yorker ha pubblicato sul proprio sito un ritratto di Francesco Costa , vicedirettore del Post , a proposito del successo del podcast Morning .


domenica 25 Settembre 2022

Un accordo

Il progetto di legge statunitense che imporrebbe alle piattaforme come Google e Facebook trattative uniche con più testate giornalistiche rispetto al compenso per l’uso dei contenuti di queste ultime (ne avevamo scritto qui , e delle sue implicazioni) sembra avere superato l’intoppo che lo aveva bloccato: i due maggiori promotori della legge bipartisan si sono accordati per una formulazione che escluda che nelle trattative si discuta dei contenuti, senza che questa richiesta diventi un’opportunità per le piattaforme di ritirarsi dalla trattativa.


domenica 25 Settembre 2022

Copie individuali che non lo erano

Ogni mese, quando questa newsletter riferisce i dati di diffusione dei quotidiani, cerchiamo di spiegare e distinguere alcune delle diverse voci relative ai dati forniti da ADS, l’ente che si occupa di certificare quei dati. La certificazione arriva fino a un certo grado di garanzia, perché ADS fa dei controlli, ma quei dati e la loro distribuzione nelle diverse colonne sono comunicati dalle testate stesse. Una delle distinzioni più importanti è per esempio quella tra le copie definite “individuali” (“s i intende il totale delle copie vendute in Italia attraverso le edicole, i punti vendita autorizzati e/o abilitati alla vendita di giornali, quotidiani o periodici e attraverso il canale porta a porta. Tali copie sono acquistate direttamente dal singolo destinatario finale”) e quelle indicate come “multiple pagate da terzi” (“si intende il totale delle copie vendute in Italia cumulativamente/in blocco a strutture pubbliche o private”): perché nelle seconde ricadono acquisti di grandi numeri di copie che non necessariamente raggiungono dei lettori, che si tratti di copie acquisite da alberghi, da compagnie di trasporti pubblici o da altri enti pubblici o privati che poi le offrono gratuitamente ai propri clienti, associati, visitatori.
È quindi corretto che questi numeri siano indicati separatamente, e chi segue i report mensili di Charlie ha presente che mettiamo maggiore attenzione sull’isolare i numeri delle copie individuali, che sono un indicatore più affidabile delle inclinazioni dei lettori a pagare per leggere questo o quel quotidiano.

Ma bisogna anche avere presente come questa separazione offra garanzie di attendibilità limitate: blocchi di copie “multiple” sono spesso vendute in seguito ad accordi di copertura promozionale più o meno trasparente di determinate aziende, eventi o iniziative da parte del giornale, e l’acquisto avviene spesso con il tramite di un’edicola. Questo permette di farle ricadere nella quota di “vendite individuali” e non sempre le verifiche di ADS individuano questa comunicazione ambigua, diciamo.


domenica 25 Settembre 2022

Will cerca di farsi capire

Il Reuters Institute ha pubblicato un’intervista con Francesco Zaffarano, direttore del progetto di informazione online che si chiama Will (acquistato di recente dalla società di podcast Chora, che è guidata dall’ex direttore di Repubblica e della Stampa Mario Calabresi). Will si rivolge soprattutto a un pubblico giovane, attraverso i social network, con l’idea di fare un lavoro di divulgazione sull’attualità per lettori che fatichino a capire l’informazione delle maggiori testate tradizionali:

“Ogni tanto mi capita di leggere dei quotidiani italiani e giuro che non capisco di cosa stiano parlando. È surreale. Sono un giornalista, ho fatto questo lavoro per anni, non sono uno che non sappia orientarsi nel mondo dei media. Eppure certi giorni ci sono parole nei titoli che non capisco. Di solito sono nomi di aziende, e se nessuno mi indirizza, a chi stanno parlando? Se parli a un pubblico di addetti ai lavori, capisco. Ma se sei un grande quotidiano nazionale l’obiettivo dovrebbe essere di parlare a tutti”.


domenica 25 Settembre 2022

Il gruppo Class fa programmi per il futuro

Il gruppo Class Editori è un’azienda giornalistica che ha quasi quarant’anni e presidia una parte dell’informazione finanziaria e dedicata alle professioni e all’economia, il campo in cui il protagonista principale è la società del Sole 24 Ore : Class possiede il quotidiano Milano Finanza, la tv Class CNBC, la rete di informazione Telesia che diffonde news nelle metropolitane e negli aeroporti, le riviste Class Capital , e indirettamente è editrice anche del quotidiano ItaliaOggi, che è formalmente di un’altra società che da anni richiede e ottiene contributi pubblici. Class Editori è stata creata dall’imprenditore Paolo Panerai, che ha 76 anni e la gestisce tuttora personalmente, e che prima di diventare editore fu direttore negli anni Settanta del settimanale che si chiamava il Mondo. Panerai ha parallelamente proprietà nel settore della produzione vinicola.
Adesso il gruppo ha arruolato come direttore dello sviluppo digitale Roberto Bernabò, che – dopo una carriera giornalistica in cui si era occupato dei quotidiani locali del gruppo GEDI e aveva diretto il Tirreno – negli ultimi cinque anni aveva avuto un ruolo analogo al Sole 24 Ore dove aveva guidato le innovazioni editoriali e di business online del giornale, e a cui è stata affidata la responsabilità di progettare le opportunità di un’azienda giornalistica finora molto legata alla carta e a modelli di ricavo tradizionali.


domenica 25 Settembre 2022

Soldi che girano

Tra le iniziative commerciali estranee al progetto giornalistico che i quotidiani italiani stanno sperimentando per ottenere fonti di ricavo accessorio, è da notare per novità quella del Fatto quotidiano proposta questo mese: una ” carta di credito del Fatto ” offerta ai lettori in bundle con un abbonamento e attraverso un accordo col fornitore della carta di credito.


domenica 25 Settembre 2022

Mugugni al Corriere

Il Comitato di redazione del Corriere della Sera ha contestato in un comunicato l’editore Urbano Cairo per avere scavalcato – e non informato – la redazione nel comunicare pubblicamente l’intenzione di assorbire i dipendenti delle testate locali (quelle pubblicate in allegato al quotidiano in diverse città italiane ) all’interno della società “madre” del Corriere . L’editore ha risposto con toni concilianti.

“Il Cdr del Corriere della Sera ha appreso la sera di martedì 20 settembre dall’azienda del progetto di fusione tra Rcs Mediagroup spa e Rcs Edizioni locali. La comunicazione è stata data in maniera del tutto inusuale rispetto alla storia dei rapporti sindacali del giornale, che hanno sempre visto una condivisione preventiva, anche informale, in occasione di passaggi così importanti. Il Corriere della Sera ha appena superato uno stato di crisi con prepensionamenti e uscite a vario titolo e il Cdr chiederà con forza che l’ingresso annunciato di 100 giornalisti delle Edizioni locali diventi lo strumento per un rilancio e consolidamento sul mercato italiano e straniero, e non un artificio di bilancio aziendale”.


domenica 25 Settembre 2022

Il podcast che ha riaperto il caso

Negli Stati Uniti si è parlato molto di un caso giudiziario che ha avuto un ribaltamento questa settimana e che molte persone conoscevano per essere stato l’oggetto di uno dei podcast più famosi degli anni passati, a cui si attribuisce di avere fatto fare un salto di qualità alla popolarità dei podcast.

” La notizia ha avuto un grosso rilievo sui media americani e non solo, perché Syed era stato il protagonista di Serial , un podcast di giornalismo investigativo pubblicato nel 2014 che rese famoso il caso, e che per primo sollevò grossi dubbi sull’esito del processo. Serial ebbe un successo enorme e fu uno dei primi podcast a diventare un fenomeno di massa, paragonabile a una serie TV di cui tutti parlano e commentata un po’ ovunque: nei fatti la sua influenza fu talmente grande da contribuire alla riapertura del caso di Syed a molti anni di distanza.

Syed, che è stato scarcerato lunedì, è stato messo agli arresti domiciliari. Entro trenta giorni dalla decisione si saprà se sarà chiesto per lui un nuovo processo”.


domenica 25 Settembre 2022

Supportare la forza vendita

Sul delicatissimo e secolare affare della distinzione tra giornalismo e pubblicità – affare di rinnovata attualità in questi anni di crisi di ricavi per i giornali – è interessante riportare la rivendicazione del network di siti locali Citynews , le cui attività abbiamo raccontato altre volte, in una risposta al sito Professione Reporter che aveva pubblicato alcune critiche.

“Nelle aziende editoriali tradizionali, molto spesso, la semplice idea di giornalisti che collaborino o semplicemente parlino o pranzino insieme con i colleghi del marketing faceva inorridire, in primis gli stessi giornalisti.
Noi al contrario abbiamo sempre rivendicato la scelta di essere una
azienda unica che non separa editore e concessionaria. Così chi vende la pubblicità deve avere a cuore sempre la qualità del prodotto (es. poco affollamento e qualità nelle pubblicità) mentre chi produce il contenuto giornalistico deve avere a cuore il tema dei ricavi pubblicitari e supportare la forza vendita”.


domenica 25 Settembre 2022

Ancora guai (gli stessi) per Axel Springer

Il grande e potente editore tedesco su cui avevamo aggiornato la settimana scorsa è ora destinatario di una denuncia con richiesta di danni in California da parte della donna che aveva accusato l’ex direttore del quotidiano Bild di abusi e violenze: le accuse erano state dettagliate da un articolo di Ben Smith sul New York Times in seguito al quale il direttore era stato allontanato. Adesso l’accusatrice sostiene che l’azienda abbia coperto gli abusi.


domenica 25 Settembre 2022

Difendersi dalle news

È stata pubblicata una ricerca sulla “news avoidance” che sostiene che un fattore rilevante nel disinteresse di molte persone nei confronti dell’informazione sia la previsione di un alto effetto “stressante” delle notizie stesse, e la sensazione che non ne riceveranno niente di utile. Il direttore del Post ha scritto alcune considerazioni e citato la sua limitata esperienza personale, su questo.