Estratti della newsletter sul dannato futuro dei giornali.
domenica 7 Maggio 2023
Quartz, un sito americano di news di proprietà del gruppo G/O Media, lo scorso aprile aveva deciso di rimuovere il blocco dei suoi contenuti per i non abbonati al sito, che in quel momento erano 25mila. La scelta era stata presa per aumentare il traffico e generare di conseguenza più introiti pubblicitari. Una decisione presa di recente anche da Time Magazine per il suo sito web, e di cui avevamo parlato su Charlie.
Quartz però non ha finora registrato un aumento del traffico. Secondo alcune stime è sceso da una media di 3 milioni di visitatori mensili nel 2022 a 1,3 milioni nei primi tre mesi del 2023. Secondo altre stime, da 8,5 milioni nel mese di aprile 2022 a 4,4 milioni nell’aprile del 2023. La differenza tra le due stime è spiegata dal metodo diverso utilizzato per misurare le visite. Fare una correlazione tra la scelta di eliminare il paywall e il calo del traffico è complicato. Esistono altri fattori che avrebbero potuto contribuire al calo delle visite di Quartz, gli stessi che si ritiene abbiano portato alla chiusura di BuzzFeed News e alle difficoltà di Vice e che riguardano il modo differente con cui alcune piattaforme, soprattutto Facebook, diffondono i contenuti dei siti di news. Quartz non ha reso pubblico il numero di abbonati attuale.
domenica 7 Maggio 2023
Il fondatore del celebre sito di politica statunitense Politico, Robert Allbritton, ha stanziato 20 milioni di dollari per la creazione dell’Allbritton Journalism Institute, un’organizzazione senza scopo di lucro con sede a Washington che formerà giovani giornalisti.
Allbritton, che aveva iniziato la sua carriera come banchiere a fianco del padre Joe Allbritton prima di fondare Politico nel 2007, ha dichiarato di aver avuto questa idea mentre concludeva la vendita del sito al gruppo editoriale tedesco Axel Springer, avvenuta nel 2021 per oltre un miliardo di dollari.
L’Istituto, che al momento sembra finanziato completamente dal suo fondatore ma sul suo sito si dichiara aperto a sponsorizzazioni, aiuterà aspiranti professionisti ad inserirsi in un settore che secondo Allbritton ha smesso di formare i giovani e che è ormai inaccessibile a chi non possa permettersi una costosa scuola di giornalismo o uno stage non retribuito.
I borsisti, che potranno essere sia neolaureati sia persone che desiderano cambiare carriera, avranno per 18 mesi un’assicurazione sanitaria, giorni di ferie retribuiti e uno stipendio annuale di 60mila dollari per imparare il mestiere da oltre 20 giornalisti professionisti e pubblicare su una rivista dell’Istituto, il cui nome non è stato ancora annunciato.
domenica 7 Maggio 2023
La direttrice del Wall Street Journal, Emma Tucker, ha comunicato alla sua redazione che non dovrà più utilizzare le abbreviazioni che indicano le varie categorie formali in cui sono registrate le aziende (Inc., Co., Corp., PLC, Ltd. e simili) ogni volta che vengono citate negli articoli del giornale. «Abbiamo deciso che il loro valore è minore del clutter che spesso creano» (“clutter” vuol dire confusione o disordine, ma con più concretezza: ammassi di cose che creano impiccio) ha scritto Tucker nella mail inviata lunedì, facendo notare come l’articolo del 16 marzo sul salvataggio della First Republic Bank includesse cinque denominazioni aziendali in un solo paragrafo, che appesantivano inutilmente la lettura.
Il Wall Street Journal era l’unico fra i principali quotidiani americani ad utilizzare le denominazioni aziendali, data la sua maggiore attenzione ai temi economici e societari. Anche il settimanale Barron’s, nato come testata satellite del WSJ, ha smesso da tempo di utilizzarle, salvo alcune eccezioni.
domenica 7 Maggio 2023
È iniziato martedì scorso il progetto del Post di formazione di giovani giornalisti e investimento sul proprio futuro che per tre mesi coinvolgerà in un lavoro collettivo a fianco della redazione sei stagisti ventenni. Lo ha sintetizzato il direttore Luca Sofri in una conversazione pubblicata sul sito dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia.
” Ma se l’obiettivo è «stare aderenti alla contemporaneità» per dirla con il suo direttore, cioè ambire a parlare a chi oggi ha 20 anni, occorre anticipare il ricambio generazionale. «Ci siamo chiesti che cosa dovrà essere questo giornale tra 5 e 10 anni e abbiamo deciso di inserire in redazione forze ancora più giovani». Questa è la prima questione interessante: come oggi una testata nazionale può o deve gestire il successo (il Post è un caso editoriale per i motivi che abbiamo provato a spiegare qui) e impostare il futuro.
I sei stagisti hanno un’età tra i 20 e i 26 anni e saranno retribuiti con lo stipendio di un redattore di primo ingresso. «Dedicheremo il tempo a raccontar loro le cose che abbiamo imparato in questi 13 anni. In secondo luogo, più banalmente, suggeriremo loro delle cose da studiare, sia in termini di contenuti che di fonti e di modi interessanti di fare informazione. In terzo luogo, li coinvolgeremo nel lavoro quotidiano di confezione del giornale». La gran parte degli attuali giornalisti del Post è stata assunta dopo uno stage. «Ma erano training più operativi. Spesso avevano seguito le nostre Lezioni di giornalismo e venivano immessi direttamente nella produzione di contenuti. Adesso vogliamo prenderci e spendere un filo di tempo in più, e mettere in piedi un workshop, teoria e pratica insieme»”.
domenica 7 Maggio 2023
Reach, il più grande gruppo editoriale del Regno Unito, che possiede alcuni tabloid britannici tra cui Daily Mirror, Daily Express e Daily Star, sostiene che le sue perdite nei ricavi dalle pubblicità online siano riconducibili alle recenti modifiche dell’algoritmo di Facebook che hanno ridotto la priorità data alla diffusione di news e contenuti giornalistici. Dallo scorso anno Facebook aveva iniziato a cambiare il modo in cui vengono mostrate le notizie sulla piattaforma, penalizzando i contenuti provenienti dai mezzi di informazione. Un problema di cui aveva sofferto anche BuzzFeed, il giornale online che per primo aveva deciso di sfruttare il traffico dei contenuti che diventano virali più facilmente, come le gallery fotografiche.
Il gruppo Reach possiede molti altri quotidiani locali, tra cui il Birmingham Mail, il Liverpool Echo e il Manchester Evening News. Dall’inizio di quest’anno i ricavi di Reach per il settore cartaceo sono saliti del 2%, grazie alla vendita della pubblicità e all’aumento di prezzo dei giornali. L’amministratore delegato di Reach, Jim Mullen, in una dichiarazione ha parlato di “strenght of print”. L’incremento non è sufficiente però ad arginare le perdite derivanti dal traffico online, il 15% nel 2023. La perdita complessiva è del 6%. Reach a Marzo aveva annunciato il licenziamento di 420 dipendenti, parte di un piano di tagli dei costi da 30 milioni di sterline.
domenica 7 Maggio 2023
Ciclicamente vengono diffuse “classifiche sulla libertà di stampa” nei vari paesi del mondo, spesso poi citate superficialmente o equivocate: i criteri che usano, per esempio, si riferiscono in gran parte a intimidazioni da parte di organizzazioni criminali, e poco c’entrano con la libertà delle redazioni nel trattare gli argomenti generali di attualità e politica. Qualche anno fa il Post aveva provato a spiegarle e a limitare questi equivoci.
domenica 7 Maggio 2023
La rete televisiva americana CNN ha compiuto un nuovo passaggio nella sua scelta di nuovo corso rispetto al suo ruolo nell’informazione sulla politica americana, distanziandosi ulteriormente dalle posizioni antitrumpiane e schierate degli anni passati e decidendo di ospitare nientemeno che lo stesso Donald Trump in un town hall, un evento di confronto con gli elettori con la conduzione di una giornalista della rete. Questo cambiamento di identità era cominciato un anno fa, quando il precedente presidente Jeff Zucker era stato sostituito da Chris Licht, che assieme ai nuovi proprietari di Warner Bros. Discovery sta cercando di riportare la rete all’immagine passata di giornalismo distaccato e fattuale (senza per ora grandi risultati di pubblico). Ma oltre al calo nei rating, più accentuato che quelli delle reti concorrenti, si è attirata adesso nuove critiche da più parti, collegate al dibattito attorno al preteso pericolo per la democrazia rappresentato da Trump e al ruolo del giornalismo nell’offrirgli più possibilità di trasmettere i suoi messaggi. È da notare anche che la formula del town hall implica che il candidato risponda direttamente al pubblico di elettori ed elettrici in studio, e offre forse meno possibilità alla giornalista di CNN di incalzare l’ex presidente sugli aspetti più problematici della sua campagna. Decidere di ospitare proprio lui, in una delle prime trasmissioni importanti della campagna per le elezioni del 2024, è un segnale molto forte di una ricerca di nuovo pubblico verso destra: da parte di una rete che aveva ottenuto negli anni della presidenza Trump estesi consensi fra un’altra parte di pubblico per l’aggressività con cui aveva criticato il presidente e la deriva presa dal suo partito (ricambiata con grandi attacchi e insulti dallo stesso Trump: che infatti ha ricevuto a sua volta una minore dose di critiche per avere accettato l’invito).
domenica 7 Maggio 2023
Il mese scorso la storia di un reporter del McCurtain Gazette-News (un piccolo giornale dell’Oklahoma), Bruce Willingham, ha ottenuto l’attenzione dei media nazionali statunitensi. Al termine di una riunione dei funzionari della contea di McCurtain, dopo che ai cittadini era stato detto di abbandonare la sessione, Willingham aveva lasciato un registratore vocale attivo nella sala sperando di ottenere prove che i funzionari stessero tenendo riunioni operative segrete. Nell’audio recuperato si sente un commissario della contea proporre di uccidere giornalisti locali, e lamentarsi che i neri non possano più essere linciati. In seguito alla sua pubblicazione ci sono state proteste pubbliche e alcuni funzionari che avevano partecipato alla conversazione si sono dimessi. La storia ha generato anche un dibattito laterale sulla correttezza e la liceità del comportamento del reporter. Un giornalista del sito di una non profit dell’Alabama, Tom Arenberg si è chiesto in quali altre circostanze la raccolta di notizie potrebbe rientrare in questa zona etica grigia e sul suo blog ha proposto una serie di scenari ipotetici, chiedendo a giornalisti reali o potenziali come si comporterebbero di fronte a scelte simili, e indicando tra parentesi il suo, di parere.
(il contesto è quello del giornalismo americano, che ha rigori e regole condivise molto più di quanto accade da noi, rispetto alla correttezza con le fonti, con i coinvolti e con i lettori)
“Vedi due giornalisti accanto al tuo tavolo al ristorante. Stanno parlando ad alta voce e puoi sentire tutto quello che dicono su un argomento rilevante in cui sono coinvolti. Riferisci quello che dicono? (Io dico di sì, ma solo dopo aver dato a ciascuno la possibilità di elaborare, chiarire o fare marcia indietro il giorno dopo)”.
“Uno scenario simile ma questa volta riguarda camere d’albergo adiacenti. (Le tratterei come informazioni non registrate e le sfrutterei per ottenere conferme registrate dai giornalisti o da altri)”.
“Un giornalista sta tenendo un discorso a un incontro pubblicizzato come aperto al pubblico ma non ai media. Ti togli il tuo badge da giornalista, partecipi e riferisci? (Io sì, senza problemi)”.
“E se l’evento è destinato a soli membri di un club, ma sai che se ti intrufolerai nessuno ti noterà? Lo faresti, per raccontare? (Per me questo è un no”.
“Hai bisogno di un’intervista con una figura centrale in una grande controversia, ma l’amministrazione (segretaria, addetto alle relazioni con i media) sta mettendo dei blocchi. Dichiareresti di essere qualcuno diverso da un giornalista solo per superare i controlli? (Anche questo per me è un no)”.
Stai facendo un’intervista al protagonista di una notizia nel suo ufficio. Sulla sua scrivania c’è una lettera che riesci a leggere e puoi capire che riguarda una storia importante di cui ti stai occupando. Continui a leggere per vedere se sono notizie di cui dovresti ricevere conferma in seguito? (Io consiglierei di non leggerla)”.
“Prevedi un’intervista difficile con una persona chiave in una storia importante, in uno stato che non impone di rivelare che la stai registrando. Dubiti che la persona ti darà il permesso, ma vuoi che il pubblico la ascolti direttamente. Registri segretamente l’intervista? (Io lo farei ma non la renderei pubblica a meno che l’intervistato non contesti pubblicamente la mia accuratezza)”.
“In risposta ad una richiesta di dati pubblici, ottieni un documento parzialmente censurato. Ma la parte censurata è censurata male e puoi vedere cosa c’è nascosto o avere una tecnologia per svelarla. Pubblichi l’informazione nascosta? (Sì, in un batter d’occhio)”.
domenica 7 Maggio 2023
ADS è l’ente che certifica i dati di diffusione delle testate quotidiane e periodiche italiane, e di cui Charlie riferisce ogni mese i report mensili. Sono dei report definiti “stime”, che vengono successivamente riviste e assestate, con variazioni raramente significative: ma proprio per queste verifiche, i dati “certificati” su scala annuale arrivano a una certa distanza, e il mese scorso sono stati diffusi quelli del 2021. I più antichi in archivio sono quelli del 2013, e le voci singole di cui parliamo abitualmente nei report mensili non sono esattamente paragonabili, quindi ci siamo limitati a mettere a confronto i totali della diffusione (che includono anche omaggi, copie promozionali, copie digitali superscontate) per dare un’idea comunque della scala del declino soltanto negli ultimi dieci anni.
(le note a margine più rilevanti da considerare sono: il Sole 24 Ore ha ridotto molto il numero delle copie omaggio, che invece è cresciuto molto per Avvenire, e questo spiega in parte il suo risultato che si discosta dalla tendenza generale; anche gli omaggi di Italia Oggi sono stati 9mila nel 2021 contro meno di 2mila nel 2013)
domenica 7 Maggio 2023
Ciclicamente si torna a parlare di micropagamenti e giornali, cioè della possibilità di pagare per acquistare non un abbonamento mensile o annuale, ma una singola copia digitale di un giornale o un singolo articolo. Questa settimana c’è stato un tweet di Elon Musk, che ha scritto che in futuro gli editori potranno far pagare agli utenti i singoli articoli “con un solo click” definendo il sistema “a major win-win for both media orgs & the public”. L’idea non è nuova, come hanno fatto notare in molti, e il fatto che non ci siano state finora iniziative veramente di successo in questo senso non depone a favore dell’iniziativa. Questa settimana ne ha parlato in Italia Riccardo Luna su Repubblica, con una certa fiducia, soprattutto rispetto alla possibilità di allargare la percentuale pagante dei lettori di notizie online.
Dal lato degli editori ci sono diversi dubbi. Si è già parlato in Charlie della maggiore affidabilità degli abbonamenti rispetto al micropagamento, soprattutto a lungo termine. D’altro canto questa formula può avere senso in situazioni di subscription fatigue, una stagnazione del numero di abbonati: in cui allora i micropagamenti potrebbero essere un’occasione di attenuare le perdite. Un interessante, e critico, articolo di NiemanLab riporta uno studio dell’anno scorso che mostra come solo l’1% dei lettori, trovandosi davanti un paywall, decida di pagare per avere la notizia piuttosto che cercarla su altre fonti gratuite. Un altro dubbio riguarda la fiducia degli editori in un soggetto, come Musk, che si è mostrato ripetutamente ostile ai giornalisti e alla stampa, e un altro ancora l’effettivo ricavo estraibile da un sistema dagli elevati costi di gestione come quello delle microtransazioni.
domenica 7 Maggio 2023
Secondo “persone a conoscenza delle operazioni” intervistate dal New York Times, Vice presenterà una richiesta di fallimento nelle prossime settimane dopo che più di cinque aziende interessate alla sua acquisizione si sono tirate indietro.
In caso di accoglimento della richiesta, Vice continuerà a operare normalmente e la società sarà messa all’asta entro 45 giorni. Il suo creditore principale, Fortress Investment Group, che sarebbe il primo a essere pagato in caso di vendita, è considerato il suo acquirente più probabile. Gli investitori, come Disney, rischiano di non ottenere invece alcun ritorno.
Vice, nato come rivista in Canada negli anni Novanta per un pubblico giovanile, è diventato celebre per i suoi contenuti giornalistici aggressivi e poco convenzionali e i temi di consumi e mode contemporanee. Il suo successo e la sua trasformazione in società digitale e di produzione video, così come i suoi alti e bassi, sono raccontati nel libro di Jill Abramson Mercanti di verità, pubblicato in Italia da Sellerio.
Delle recenti difficoltà di Vice avevamo scritto quando il sito della rete televisiva americana CNBC aveva rivelato che i tentativi di trovare un acquirente per la rivista erano falliti per l’ennesima volta, portando il prezzo richiesto a un miliardo di dollari (nel 2017 era stata valutata 5,7 miliardi). Intanto è stata annunciata la chiusura della sua edizione francese e la sua amministratrice delegata e il suo responsabile globale per le notizie e l’intrattenimento si sono dimessi.
Insieme alla chiusura di BuzzFeed News e alla riduzione di 180 dipendenti nel resto dell’azienda, di cui avevamo parlato ad aprile, la probabile dichiarazione di fallimento di Vice è letta in questi giorni come una sorta di “fine di un’era” per una quota di giovani media digitali di grande successo internazionali.
domenica 7 Maggio 2023
Mercoledì TikTok ha annunciato di voler offrire una nuova opzione pubblicitaria sulla sua app. Si chiamerà Pulse Premiere, e sarà un’estensione del sistema pubblicitario già esistente Pulse, che permetterà agli inserzionisti di posizionare annunci associati ai contenuti prodotti dalle maggiori testate giornalistiche come BuzzFeed e NBC, con i ricavi condivisi a metà tra TikTok e le testate stesse.
Se in precedenza Pulse si era concentrato su creator e influencer indipendenti, secondo l’andamento di like, tempo di visualizzazione e commenti, il nuovo prodotto sarà piuttosto dedicato agli account di editori selezionati che avranno la possibilità di generare entrate direttamente dalla piattaforma. La scelta dovrebbe rendere gli inserzionisti e le testate più interessate alle sorti di TikTok in un momento in cui si discute molto del possibile divieto del servizio negli Stati Uniti – dove ha più di 150 milioni di utenti registrati – per questioni legate alla privacy dei dati degli utenti. E potrebbe essere un incentivo a definire meglio la presenza e il ruolo delle aziende giornalistiche su TikTok, finora usato da alcune di queste in esperimenti senza una visione esatta. Per quanto TikTok rappresenti una piccola quota del mercato degli annunci digitali se confrontata con Meta Platforms Inc. e Google di Alphabet, quest’anno dovrebbe detenere il 2,5% del mercato pubblicitario digitale statunitense e aumentare i ricavi del 36%, secondo una previsione della società di ricerche di mercato Insider Intelligence citata dal Wall Street Journal.
domenica 7 Maggio 2023
È stata ospitata anche su alcuni quotidiani italiani una campagna pubblicitaria dell’Unesco per il “World press freedom day” dedicata alla difesa della libertà d’espressione e del giornalismo, che – con un design e una creatività non molto elaborate – ha voluto mostrare l’effetto inquietante e poco rassicurante di un’informazione che dica solo che “va tutto bene”. La campagna è naturalmente benintenzionata, ma il suo effetto non è particolarmente convincente in Italia, dove i lettori dei quotidiani sono invece abituati a leggere ogni giorno, di fatto, che “va tutto male”, ed è a questi eccessi che forse vorrebbero sfuggire.
Fine di questo prologo.
domenica 30 Aprile 2023
Il prossimo sabato il Post ha organizzato alle OGR di Torino una giornata sui podcast, con gli autori che raccontano il loro lavoro e ospiti a discutere di cosa sta succedendo ai podcast, tra lo spazio di informazione stabilmente occupato e le sostenibilità economiche ottenute o ancora cercate. I posti sono andati esauriti in poche ore, malgrado lo spazio abbia una capienza di mille persone.
domenica 30 Aprile 2023
Un anno e mezzo fa ci fu una imbarazzante e drammatica vicenda alla Bild, il popolarissimo e criticatissimo quotidiano tedesco del grande editore Axel Springer: che si era conclusa con il licenziamento del direttore Julian Reichelt, accusato di comportamenti inappropriati e molestie con le dipendenti e colleghe. Adesso si è saputo di una causa civile di Axel Springer contro Reichelt, che avrebbe offerto informazioni riservate sull’azienda e su alcune persone che ci lavorano a un gruppo editoriale concorrente violando gli accordi di riservatezza con il suo ex editore. Che aveva fatto di nuovo notizia in modi sgradevoli due settimane fa per la diffusione di una serie di messaggi del suo ormai famigerato capo Mathias Döpfner.
domenica 30 Aprile 2023
Il sito di news Semafor ha riassunto questa settimana un’ipotesi di tendenza nuova, da prendere con molte cautele, relativa alle fortune e sfortune dell’informazione digitale. L’ipotesi, in grande sintesi, è questa: che stia finendo il periodo della prevalenza dei social network come strumenti di accesso alle news e che gli utenti stiano tornando a frequentare le home page dei siti di informazione, con un aumento del traffico sui siti stessi e un ritorno di rilevanza dei ricavi pubblicitari, mentre si sarebbe esaurita la spinta propulsiva degli abbonamenti, che molti grandi siti faticano a far crescere ancora. Sono citati alcuni possibili sintomi (vedi anche il prologo di questa newsletter) ma è poco per considerarla una tendenza: però teniamo d’occhio, le cose cambiano continuamente, da una trentina d’anni.
domenica 30 Aprile 2023
Si è infine formalizzata la vendita del Giornale alla famiglia Angelucci, già proprietaria dei quotidiani Libero e Tempo: se ne parlava da tempo, ed era stata decisa infine qualche settimana fa.
domenica 30 Aprile 2023
Su Charlie abbiamo parlato altre volte delle difficoltà imposte da molti giornali online agli abbonati che vogliano cancellare i propri abbonamenti. È una questione su cui si leggono spesso lamentele sui social network da parte di utenti italiani, ma di cui si discute anche negli Stati Uniti, dove l’introduzione di regole che costringano a maggiori semplicità non ha ancora sconfitto queste pratiche. Il sito del Lenfest Institute (una non profit americana dedicata al giornalismo, che possiede il quotidiano Philadelphia Inquirer) ha pubblicato un accurato report sulle operazioni necessarie per cancellare 22 abbonamenti a testate online statunitensi. Il suo autore, Charles Jun, ha spiegato che per due terzi di queste le cancellazioni sono state piuttosto semplici, fino a un caso in cui sono stati sufficienti tre clic (sul Post ne bastano due, ndr) , ma che per i rimanenti invece gli ostacoli sono stati fastidiosi. Anche le insistenze per fargli cambiare idea – a forza di offerte di sconti – sono a volte state eccessive e invece demotivanti. Jun spiega che per i più avveduti giornali online l’ambizione non deve essere di trattenere artificiosamente chi voglia cancellare ma di capire le ragioni per cui cancella, e ridurre quindi il “churn”, come è chiamata la quota di abbonati persi rispetto al totale. E che una parte sensibile dei “nuovi” abbonati – come sappiamo anche al Post – è costituita da persone che si erano già abbonate in passato e che scelgono di rifarlo dopo un periodo di sospensione: per queste persone l’esperienza passata con la facilità o meno di cancellare è un fattore rilevante nella scelta.
domenica 30 Aprile 2023
Il ferimento di un giornalista di Repubblica in Ucraina e la morte del suo collega ucraino che lo accompagnava come fixer hanno generato le accuse del “Centro di comunicazione strategica” del governo ucraino di non avere obbedito alle regole e alle richieste imposte ai giornalisti per ragioni di sicurezza. Repubblica ha pubblicato il comunicato ucraino e una propria interlocutoria risposta.
domenica 30 Aprile 2023
Sono tempi difficili per le due testate digitali che più avevano minacciato di sovvertire e dominare il sistema dell’informazione anglofona nello scorso decennio: della crisi di Buzzfeed abbiamo detto spesso, con l’apice della chiusura della sezione Buzzfeed News comunicata dieci giorni fa. Anche di Vice e del tentativo di venderlo abbiamo detto, adesso CNN ha anticipato le intenzioni di nuovi tagli e riduzioni delle operazioni motivati con lo stato di difficoltà.
(Buzzfeed e Vice erano stati i protagonisti, assieme a New York Times e Washington Post, del racconto della sfida del giornalismo americano nel libro di Jill Abramson Mercanti di verità).
domenica 30 Aprile 2023
La società di rilevazione Audiweb ha pubblicato i dati di traffico sui siti web a febbraio. Abbiamo isolato quelli relativi ai siti di news generalisti e alle testate più note: il dato sono gli “utenti unici nel giorno medio”. Come ricordiamo spesso, bisogna tenere presente che i dati di traffico dei siti web sono soggetti a variabili anche molto influenti di mese in mese, legati a singolari risultati di determinati contenuti o a eventi che ottengono maggiori attenzioni (il che rende non del tutto significativi nemmeno i confronti sull’anno precedente). I l dato di Sorrisi e Canzoni a febbraio, per esempio, è evidentemente in relazione con il festival di Sanremo.
Detto questo, anche questo mese la maggior parte dei siti mostra delle crescite rispetto a un mese fa ma dei declini rispetto a un anno fa: nelle prime posizioni Repubblica mantiene il suo recuperato piccolo ma simbolico vantaggio sul Corriere, e Fanpage ha recuperato sul grosso calo del mese passato.
Per alcune delle testate nelle prime posizioni ricordiamo che bisogna considerare che i numeri possono includere anche quelli di vere e proprie “sottotestate” con una loro autonomia: il sito di divulgazione tecnologica di Salvatore Aranzulla, per esempio, ha 272mila visitatori unici nelle ultime rilevazioni, contati nel totale del Messaggero; nei numeri del Corriere della Sera sono incluse quote di utenti che non necessariamente hanno visitato il sito del Corriere della Sera ma possono riferirsi ai soli siti di testate dello stesso editore come Oggi (108mila), Amica (47mila) e IoDonna (140mila); Repubblica ottiene ben 243mila utenti dal sito AlFemminile e 157mila da MyMovies; il Secolo XIX aggiunge i suoi 56mila utenti a quelli della Stampa. Mentre sotto la dizione “Quotidiani Gedi News Network” sono sommati i siti dei quotidiani locali del gruppo Gedi (primi nel traffico sono Mattino di Padova e Messaggero Veneto di Udine, con circa 45mila utenti); e anche Quotidiano Nazionale aggrega i tre quotidiani locali Resto del Carlino (293mila), Nazione (261mila) e Giorno (260mila).
domenica 30 Aprile 2023
Il presidente della rete televisiva e digitale britannica pubblica BBC si è invece dovuto dimettere dopo le rivelazioni sull’aver taciuto un suo conflitto di interessi.
“Venerdì mattina il presidente della BBC, Richard Sharp, si è dimesso dopo la pubblicazione di un rapporto che lo accusava di non aver dichiarato un conflitto di interessi con l’ex primo ministro britannico Boris Johnson, violando così il codice di gestione delle nomine pubbliche in vigore nel Regno Unito. BBC è la televisione pubblica britannica, e la nomina del suo presidente deve seguire le regole nazionali previste per le aziende statali. Sharp resterà in carica fino a giugno, quando sarà nominato un suo successore.
Secondo il rapporto, all’inizio del 2021 Sharp avrebbe aiutato Johnson, all’epoca primo ministro, a ottenere un prestito di 800mila sterline (oltre 900mila euro): poco tempo dopo, a febbraio del 2021, Sharp venne nominato presidente della BBC su raccomandazione del governo guidato da Johnson. Sharp non ha smentito il contenuto del rapporto e ha ammesso la violazione, giudicandola però «non rilevante» e precisando di averla commessa involontariamente. Ha detto di aver dato le dimissioni per «dare priorità agli interessi della BBC» e non «distrarre il buon lavoro dell’azienda»”.
domenica 30 Aprile 2023
La direttrice del settimanale scandalistico tedesco Aktuelle è stata licenziata in seguito alla pubblicazione della falsa intervista a Michael Schumacher di cui avevamo scritto domenica scorsa. L’editore si è scusato con la famiglia, che aveva minacciato di denunciare il giornale. Anne Hoffmann era alla Aktuelle dal 2009.
domenica 30 Aprile 2023
È stata una settimana di uscite clamorose di giornalisti famosi da alcune testate statunitensi, che in quel paese hanno avuto grandi attenzioni. La principale è stata quella di Tucker Carlson da Fox News, su cui ci sono stati misteri e curiosità man mano che si capiva almeno che non era stata una scelta condivisa come era stato detto ufficialmente. Carlson è stato in questi anni il più agguerrito sostenitore delle falsificazioni più deplorate del trumpismo e della destra americana.
CNN invece ha licenziato Don Lemon, giornalista e conduttore di diversi programmi, dopo nove anni. Come sia andata qui è ancora meno chiaro, con la rete che ha diffuso un comunicato diplomatico, salvo rispondere polemicamente quando Lemon ha twittato di essere stato allontanato brutalmente: il più noto argomento di controversia recente era stato un commento in onda di Lemon sulla perdita di capacità delle donne dopo una certa età (e si era parlato di altri suoi atteggiamenti misogini), ma più in generale il protagonismo polemico non sembra fosse apprezzato dal nuovo corso “moderato” di CNN.
Infine Nate Silver, famoso analista di dati divenuto molto popolare e molto discusso negli ultimi quindici anni, ha annunciato che i tagli al suo team escludono un rinnovo del contratto che aveva con la rete ABC. In Italia ne ha scritto il Foglio:
“I lettori all’inizio lo conoscevano solo come “poblano”. Analista di dati sul baseball durante il giorno, lo scrittore misterioso ha iniziato a immergersi nella politica in un post del blog Daily Kos pieno di dati pubblicato alle 2:10 di notte, il primo novembre 2007, intitolato “HRC Electability in Purple States”. “La Clinton è molto polarizzante. In effetti, è polarizzante come George W. Bush”, ha scritto “poblano”. “Pensate al grado di odio che provate per Shrub. Questo è ciò che molti elettori di ogni tonalità di viola e rosso provano per Hillary Clinton”. Ben presto ha avuto un pubblico fedele e ha fondato FiveThirtyEight – che prende il nome dal numero di voti nel collegio elettorale – nel marzo del 2008. A maggio ha rivelato la sua identità. “Non è molto professionale continuare a riferirsi a sé stessi come a un peperoncino”, ha scritto Nate Silver in un articolo intitolato: “No, non sono Chuck Todd”, riferendosi al conduttore e redattore politico della Nbc. Ora, 15 anni e molte iterazioni dopo, Silver sembra essere in procinto di lasciare Abc News e FiveThirtyEight, che dirige fin dalla sua fondazione. “Il mio contratto scadrà presto e mi aspetto di andare via”, ha twittato martedì. La notizia sul fatto che Silver stia pensando di lasciare FiveThirtyEight è stata data per la prima volta dall’Hollywood Reporter”.
domenica 30 Aprile 2023
Difficile che sia un’inversione di tendenza, ma le sue ragioni sono interessanti: la nuova CEO di Time Jessica Sibley ha detto in un’intervista al sito di news americano Axios (tradotta sabato da Repubblica) che Time rimuoverà il proprio paywall e renderà accessibili a tutti i propri contenuti online. È un’anomalia, dopo quasi una decina d’anni in cui praticamente tutti i principali giornali online hanno spostato le loro attenzioni – alcuni con successo, altri sperando di ottenerlo – sugli abbonamenti e sui contenuti a pagamento: e quella è tuttora la direzione promettente per quasi tutti, lontana da eventuali delusioni o ripensamenti. Ma Time – che da tempo non è più la testata del magazine più autorevole e ammirato del mondo e che da tre anni esce di carta ogni due settimane – ha deciso diversamente sulla base di due considerazioni collegate, e la seconda è la più interessante: la prima è di avere probabilmente più opportunità degli altri di raccolta pubblicitaria e di partnership – il brand resta forte e si è molto spostato sulle produzioni video e sugli eventi sponsorizzati – se può garantire agli inserzionisti di raggiungere un pubblico maggiore, cosa che il paywall impedisce. La seconda è che il paywall limita appunto molto la diffusione e la visibilità di una testata non più sostenuta dal successo del settimanale, e quindi anche il ricambio dei propri lettori e la presenza nella condivisione e nella discussione online. E questo è un limite che i paywall stanno mostrando ai giornali che lo hanno adottato e il cui brand non è consolidato o forte abbastanza da attrarre nuovi abbonati da solo o con la quantità dei propri contenuti. Un piccolo esempio da noi è quello del giovane quotidiano Domani, che fatica a farsi conoscere maggiormente in rete da nuovi potenziali abbonati perché tutti i suoi contenuti sono a pagamento solo per abbonati, in un circolo vizioso che si può interrompere solo con una presenza sui social network più vivace e arricchita da contenuti accessibili. Ma la questione vale per molte testate, i cui articoli spesso più capaci di circolare e dare qualità al sito non sono leggibili per la gran parte degli utenti online che quindi non vengono in contatto con quella qualità e non si convincono a pagare (da qui gli abbonamenti superscontati o i periodi di prova): mentre restano gratuiti quelli magari più facilmente “virali” che però raramente costituiscono una motivazione all’abbonamento. Time – ” the pre-eminent newsweekly when newsweeklies were still a thing” – ha pensato a un “rollback”: tornare a esserci nel mondo online, e quindi nel mondo, per ricominciare ad attrarre inserzionisti e magari lettori paganti. A costo di sacrificare gli ambìti ricavi degli abbonamenti, grazie alla disponibilità economica della sua più recente proprietà. Non se lo possono permettere tutti, ma la questione di allargare il proprio spazio di visibilità online c’è per tutti.
Fine di questo prologo.
domenica 23 Aprile 2023
Il ministro della Difesa Guido Crosetto ha accusato sabato la Stampa di avere manipolato un suo “intervento pubblico” definendolo un’intervista e attribuendogli virgolettati inventati. La Stampa ha risposto che “quella uscita oggi sul quotidiano è l’esatta e fedele trascrizione dell’intervista tra Guido Crosetto e il vicedirettore della Stampa Federico Monga, avvenuta nel corso di un evento pubblico nella sede della Confindustria di Cuneo, di fronte a centinaia di persone”. La spiegazione del giornale è fondata, ma si appoggia su un’ambiguità relativa al termine “intervista”: è vero che un incontro pubblico con domande e risposte può essere chiamato “intervista”, ma è una cosa diversa da quello che i lettori immaginano sia stata invece una conversazione dedicata alla pubblicazione e con l’intervistato consapevole di quella destinazione. La risposta della Stampa non si occupa invece dell’accusa sulla correttezza del virgolettato nel titolo dell’intervista: questione quotidiana nella titolazione dei giornali, in cui i virgolettati sono abitualmente inventati allo scopo di rendere più “efficaci” delle risposte che non lo sono abbastanza.
Sempre su interviste e virgolettati, c’è stato un vivace dibattito sull’account di Facebook dello scrittore e giornalista Piergiorgio Paterlini a proposito della frequente richiesta di alcuni intervistati di rivedere il contenuto delle interviste. Alcuni giornalisti la ritengono un’ingerenza nella propria autonomia e responsabilità, altri considerano che sia normale che l’intervistato possa voler verificare che il suo pensiero – di cui è titolare – sia riportato accuratamente. La complicazione rispetto a queste due posizioni è data dal timore che l’intervistato possa voler censurare delle cose rilevanti effettivamente dette, in un secondo momento.
domenica 23 Aprile 2023
L’organizzazione ambientalista Greenpeace e l’istituto di ricerca Osservatorio di Pavia svolgono ciclicamente un’indagine sulla copertura della crisi climatica da parte dei maggiori mezzi di informazione italiani. Secondo la ricerca sarebbe palese che il contributo economico di alcuni grossi inserzionisti nel settore dei combustibili fossili condizionerebbe la libertà del lavoro giornalistico in questi ambiti.
” Come potrete leggere nella pagine seguenti, mentre il clima fatica a farsi largo sui media italiani, altrettanto non avviene per le pubblicità delle aziende inquinanti, che sui giornali analizzati costituiscono una presenza quasi quotidiana, e spesso non sono altro che greenwashing. In tal modo l’industria dei combustibili fossili esercita una pericolosa influenza sul racconto giornalistico, un racconto in cui le fonti fossili e le aziende del gas e del petrolio sono raramente indicate tra i principali responsabili del riscaldamento del pianeta. Ne risulta così una cronaca (parziale e distratta) di un delitto senza colpevoli, che impedisce alle persone di percepire la gravità del problema e ritarda le soluzioni di cui avremmo urgente bisogno. Questo studio indica che liberare i media italiani dai condizionamenti dell’industria dei combustibili fossili è una necessità democratica ed esistenziale, perché soltanto un’informazione indipendente, corretta e veritiera potrà farci vedere la crisi climatica per ciò che è: un’emergenza che richiede azioni immediate per proteggere le persone e il pianeta”.
domenica 23 Aprile 2023
Dal 5 maggio il nuovo direttore del quotidiano Avvenire sarà Marco Girardo, oggi capo dell’Economia del giornale, che sostituirà Marco Tarquinio che lascia dopo 14 anni. Avvenire è il quotidiano della CEI, la Conferenza Episcopale Italiana, e dichiara una diffusione di 98mila copie di cui però più di 80mila sono omaggi, copie promozionali o digitali abbinate agli abbonamenti cartacei, o acquistate dalla rete delle organizzazioni ecclesiastiche.
domenica 23 Aprile 2023
Negli ambienti giornalistici statunitensi c’è stato un delicato dibattito intorno al rapporto dei media con la persona accusata di avere pubblicato online dei documenti riservati del Pentagono di cui si è molto parlato nelle ultime due settimane. La discussione, che è traboccata anche in partigianerie politiche (i media e gli opinionisti di destra hanno accusato le testate maggiori e più progressiste di tenere un doppio standard), è nata dall’incertezza su come definire e come comportarsi – da parte dei giornali – con la persona accusata: è da considerare una fonte di rivelazioni da proteggere e difendere in nome della libertà di informazione (come in altri casi famosi della storia americana più e meno recente), o un caso diverso? Le differenze ci sono, e palesi: non sembra che il giovane Jack Teixeira avesse tra le sue intenzioni quella di mettere al corrente il pubblico di informazioni importanti, e non si è rivolto ai giornali per essere aiutato in questo. Ma alcuni commentatori di destra hanno accusato i giornali che hanno persino contribuito – col loro lavoro – alla sua identificazione e al suo arresto. C’è una approfondita riflessione di Jon Allsop sulla Columbia Journalism Review.
domenica 23 Aprile 2023
Si sta tenendo a Perugia in questi giorni il Festival Internazionale del Giornalismo, che da anni è l’evento italiano sul giornalismo più ricco di ospiti internazionali e più attento ai cambiamenti nell’informazione (ma va citato anche il festival di Internazionale a Ferrara, più dedicato ai contenuti). Da qualche anno il festival ha ancora maggiori attenzioni su quello che succede nel resto del mondo, dando l’impressione di un maggior disinteresse sul meno aggiornato e creativo panorama delle aziende giornalistiche italiane. Mercoledì scorso se ne è lamentato in prima pagina il direttore del Fatto, sostenendo che il suo giornale sia stato boicottato per le proprie posizioni “pacifiste” sulla guerra in Ucraina. La fondatrice del festival Arianna Ciccone (che il mese scorso aveva attaccato una discussa vignetta sul Fatto contro la giornalista Francesca Mannocchi) si è limitata a rispondere con un post su Facebook a proposito dell’abuso dell’espressione “pacifisti”.
domenica 23 Aprile 2023
Die Aktuelle è un settimanale femminile/scandalistico tedesco tuttora con una diffusione cospicua, che nel suo ultimo numero ha messo in copertina “la prima intervista” con Michael Schumacher, famoso pilota di Formula 1 che dieci anni fa ebbe un gravissimo incidente di sci e da allora la sua famiglia che lo cura non ha voluto che i media se ne occupassero. L’intervista della Aktuelle era un falso, costruito con un software di “intelligenza artificiale”, come si capiva all’interno del giornale. La famiglia Schumacher ha comunicato che sta pensando di denunciare il settimanale.
domenica 23 Aprile 2023
Il gruppo editoriale GEDI (che possiede Repubblica, Stampa, HuffPost, Radio Deejay e Radio Capital, e alcune testate locali del nord Italia) ha dichiarato – all’interno del report annuale della società che lo controlla, Exor – per la prima volta un utile dal 2016: due milioni di euro, nel 2022, a fronte di una perdita che era stata di 50 milioni nel 2021. I ricavi sono calati del 6%, ma una riduzione di costi e di persone unita a dieci milioni relativi alla vendita del settimanale L’Espresso e della Nuova Sardegna hanno portato al risultato positivo. ” I ricavi circolanti dai prodotti tradizionali e dagli abbonamenti digitali sono stati pari a 202 milioni di euro (in calo di circa il 5% in termini comparativi), mentre i ricavi pubblicitari si sono attestati a 255 milioni di euro (in calo di circa il 2%). Nel 2022 è proseguito il trend positivo degli abbonamenti digitali, cresciuti del 26% rispetto all’anno precedente”, dice la comunicazione, non specificando se quest’ultimo aumento sia in termini di ricavi o di numero di abbonamenti.
Tra le proprietà di Exor, GEDI è la dodicesima per valore complessivo (le maggiori sono Stellantis, Ferrari, CNH Industrial, Juventus e Iveco; Exor possiede anche il settimanale britannico Economist).
domenica 23 Aprile 2023
Fox News, il grande network televisivo americano di proprietà di Rupert Murdoch che è ritenuto la più potente macchina di propaganda e informazione a favore della politica conservatrice statunitense, ha deciso di arrendersi alla causa che le era stata fatta dalla società Dominion e di pagare un risarcimento per quanto sostenuto nei suoi programmi di informazione sulle elezioni presidenziali del 2020. Fox News pagherà a Dominion 787 milioni di dollari per la falsità delle accuse contro la società che aveva gestito il voto elettronico.
“Dominion Voting Systems, che produce hardware e software per il voto elettronico, aveva chiesto 1,6 miliardi di dollari di danni di risarcimento a Fox News sostenendo che la rete americana l’avesse accusata ripetutamente, e ingiustamente, di avere preso parte a una frode elettorale per favorire Joe Biden nelle elezioni presidenziali del 2020, danneggiando il candidato Repubblicano e presidente uscente Donald Trump. Fox News in questi anni ha appoggiato con forza il partito Repubblicano e le sue frange più estreme, nonché l’ex presidente Trump, con pratiche giornalistiche molto aggressive e spesso poco aderenti al racconto della realtà”.
domenica 23 Aprile 2023
Un anno fa scrivemmo su Charlie che “la notizia della settimana” era stata la crisi di Buzzfeed News. La notizia di questa settimana nella storia contemporanea dell’informazione digitale è stata invece l’annuncio della chiusura di Buzzfeed News, giovedì.
” BuzzFeed esiste dal 2006 e per molto tempo è stato uno dei simboli di come l’informazione su Internet potesse essere redditizia, mischiando notizie e contenuti virali. La sezione News era stato creata invece nel 2011, con l’ambizioso obiettivo di avere «almeno uno scoop al giorno»: il fondatore era Ben Smith, che è uno dei più apprezzati esperti di media nel giornalismo statunitense e qualche mese fa ha aperto un nuovo sito di notizie, Semafor.
L’idea era che i contenuti virali di BuzzFeed, che producevano molte visualizzazioni e quindi più ricavi derivanti dalla pubblicità, potessero sostenere la sezione dedicata al giornalismo di qualità. E nel corso degli anni BuzzFeed News si è guadagnato un’ottima reputazione nel mondo dell’informazione come uno dei siti di giornalismo investigativo più apprezzati al mondo per la serietà e la profondità delle proprie inchieste, decisamente in contrasto con la leggerezza dei contenuti del sito principale. Nel 2021 la redazione aveva peraltro vinto il premio Pulitzer per un’inchiesta sui campi di detenzione della minoranza di etnia uigura nella regione cinese dello Xinjiang.
Dopo diversi anni di successo, però, il progetto ha smesso di essere sostenibile. In particolare, il traffico è molto sceso soprattutto a causa del declino di Facebook, su cui il sito aveva sempre puntato moltissimo per diffondere i propri contenuti.
Nella sua nota ai dipendenti, Peretti ha detto di aver a lungo deciso «di investire fin troppo» nella sezione News perché amava il lavoro che facevano, e ha riconosciuto di averci messo troppo tempo ad accettare che i social network non portavano più il traffico necessario a sostenere economicamente il lavoro del sito”.
domenica 23 Aprile 2023
Un’appendice al prologo della settimana scorsa sui delicati rapporti con le fonti e come questi possano influenzare l’autonomia di giudizio dei giornalisti. Non è solo una questione di fonti “pagate” in denaro: nella gran parte dei casi la capacità di un giornale di avere informazioni esclusive e importanti è legata alla coltivazione di relazioni interessate anche da parte delle fonti. Quando da qualche provenienza si decide di dare una notizia a un particolare giornalista piuttosto che a un altro spesso è anche perché si ritiene di poterne trarre dei benefici in altre occasioni, e perché si è creata una fiducia basata su reciproci scambi. I giornalisti che vogliono raccogliere con continuità confidenze da certi ambiti (una procura, un partito, uno staff, un’azienda, un’organizzazione) sanno che per mantenere quel canale di confidenze è necessario essere disponibili a indulgenze simmetriche: fare uscire una notizia, citare un ruolo, dare spazio a una versione o a una richiesta, prendere parte quando ci sono conflitti. È una parte della professione che i più attenti sanno coltivare con maggiore autonomia e col senso del limite, ma spesso uno scoop deriva anche da questo tipo di relazioni e da quello che offrono in cambio.
Fine di questo prologo.
domenica 16 Aprile 2023
Sarà online il prossimo venerdì la nuova edizione italiana del magazine americano The Hollywood Reporter, sotto la direzione di Concita De Gregorio, scrittrice e giornalista titolare di una rubrica fissa sul quotidiano Repubblica e di un programma televisivo sulla rete La7.
domenica 16 Aprile 2023
Il racconto giornalistico italiano ha con frequenza degli incidenti legati ad errori di traduzione da altre lingue. Questa settimana alcune testate hanno raccontato di una polemica dell’allenatore della Roma José Mourinho contro l’ex calciatore Antonio Cassano riferendo che Mourinho aveva alluso a un improbabile “bowling”, ma sembra più realistico che il termine usato da Mourinho fosse “bullying”.
domenica 16 Aprile 2023
Mathias Döpfner, CEO della grande multinazionale tedesca dei media Axel Springer, ha di nuovo generato attenzioni e polemiche per delle sue dichiarazioni piuttosto disdicevoli rivelate dal quotidiano tedesco Zeit (qui citate in inglese sul Guardian) che ha avuto accesso a una serie di mail e messaggi di Döpfner degli anni passati. Tra queste, una rivendicazione di essere “a favore del cambiamento climatico”, accuse contro i tedeschi dell’ex Germania Est di essere “disgustosi, o comunisti o fascisti, non saranno mai democratici” e auspici per un premio Nobel a Donald Trump, togliendolo a Barack Obama.
Come in precedenti occasioni, Döpfner si è difeso sostenendo che si trattasse di battute come è normale farne in conversazioni private o che le frasi siano state tolte da un contesto più comprensibile.
domenica 16 Aprile 2023
Con comprensibili toni polemici la scrittrice e collaboratrice quotidiana del sito di news Linkiesta Guia Soncini ha raccontato della conclusione, con una sentenza di Cassazione, della sua contesa giudiziaria col discusso programma televisivo Le iene : la sentenza ha confermato la condanna per violenza privata nei confronti di un “inviato” del programma per l’aggressione ai danni di Soncini da parte di un suo “inviato” che si era difeso sostenendo il proprio “diritto di cronaca” nel molestare Soncini per conto del programma.
domenica 16 Aprile 2023
I più autorevoli giornali internazionali hanno un grande rispetto della presunzione di innocenza e stanno attenti a indicare le notizie su indagini e sospetti con i termini adeguati che si riferiscano esattamente a quello che si sa per certo che sia successo, con un rigore che visto da qui è piuttosto eccezionale. Non solo non si azzardano a chiamare “il killer” una persona che sia stata arrestata con l’accusa di omicidio, o a usare formule simili familiari nell’informazione italiana in altri casi, ma usano cautele e condizionali ben rappresentate in questo esempio dall’account di Instagram di BBC News dedicato all’arresto della persona accusata di aver messo online dei documenti riservati dell’intelligence statunitense:
“Questo è il momento dell’arresto del presunto leaker dei documenti del Pentagono”.
“Era stato identificato come Jack Teixeira, 21 anni”.
“Una persona con questo nome è stata indicata come il leader di un gruppo di gaming online dove i documenti sono stati pubblicati”.
domenica 16 Aprile 2023
Sono stati pubblicati i dati ADS di diffusione dei quotidiani nel mese di febbraio 2023. Ricordiamo che la “diffusione” è un dato (fornito dalle testate e verificato a campione da ADS) che aggrega le copie dei giornali che raggiungono i lettori in modi molto diversi, grossomodo divisibili in queste categorie:
– copie pagate, o scontate, o gratuite;
– copie in abbonamento, o in vendita singola;
– copie cartacee, o digitali;
– copie acquistate da singoli lettori, o da “terzi” (aziende, istituzioni, organizzazioni) in quantità maggiori.
Il totale di queste copie dà una cifra complessiva, che è quella usata nei pratici e chiari schemi di sintesi che pubblica il giornale specializzato Prima Comunicazione, e che trovate qui. A febbraio gli andamenti rispetto al mese precedente sono stati nella media dei piccoli alti e bassi mensili consueti, con solo Avvenire che supera – tra le testate nazionali – una variazione del 2% (in positivo) e il Corriere della Sera che aumenta il suo distacco su Repubblica. Il mese scorso c’era stata una grossa crescita del Fatto che avevamo provato a spiegare con il lancio del nuovo paywall, ma nel frattempo quel dato è stato rettificato e quindi quella crescita era infondata.
Se guardiamo sulle stesse tabelle invece i più indicativi confronti con l’anno precedente, trascurando gli sportivi che hanno sempre alti e bassi, Repubblica ha un considerevole aumento del 5%, ma che si spiega con l’aggiunta dal mese precedente di circa 28.000 copie alla colonna “copie digitali promozionali e omaggio”, ovvero abbonamenti all’edizione digitale regalati o relativi a un’offerta sotto a un decimo del valore di copertina. Il Fatto è l’unica altra testata con una piccola crescita. Le perdite di diverse testate maggiori sono intorno al 5%, con un più grave 14% in meno per la Stampa e per la Verità.
Ma, come facciamo ogni mese, consideriamo invece un altro dato che è più significativo e più paragonabile rispetto alla generica “diffusione” che abbiamo descritto qui sopra: lo si ottiene sottraendo da questi numeri quelli delle copie distribuite gratuitamente oppure a un prezzo scontato oltre il 70% e quelle acquistate da “terzi” (aziende, istituzioni, alberghi, eccetera), per avere così un risultato meno “dopato” e relativo alla scelta attiva dei singoli lettori di acquistare e di pagare il giornale, cartaceo o digitale (ma questi dati comprendono ancora le copie acquistate insieme ai quotidiani locali con cui alcune testate nazionali fanno accordi, e che ADS non indica come distinte). Si ottengono quindi questi numeri (tra parentesi la differenza rispetto a un anno fa):
Corriere della Sera 181.095 (-4%)
Repubblica 103.656 (-17%)
Stampa 75.626 (-13%)
Sole 24 Ore 59.318 (-5%)
Resto del Carlino 57.969 (-12%)
Messaggero 49.651 (-10%)
Fatto 42.185 (-9%)
Nazione 38.487 (-12%)
Gazzettino 37.263 (-4%)
Giornale 28.966 (-12%)
Verità 26.745 (-22%)
Altri giornali nazionali:
Libero 21.736 (+6%)
Avvenire 15.623 (-9%)
Manifesto 12.504 (-6%)
ItaliaOggi 9.118 (+48%)
(il Foglio e Domani non sono certificati da ADS).
Rispetto al calo grossomodo medio del 10% anno su anno delle copie effettivamente “vendute”, cartacee e digitali (queste ultime in abbonamento), a cui siamo abituati, questo mese sono andati di nuovo meglio il Corriere della Sera e il Sole 24 Ore. C’è poi il caso di Repubblica che invece abitualmente mostra cali annuali intorno al 20% e questo mese perde il 17%; e quello della Verità, che nella prima metà del 2022 aveva avuto la sua grande crescita e ora mostra quindi il dato peggiore. Fanno numeri persino migliori di un anno fa Libero e ItaliaOggi . Il primo si può dire che “recuperi” rispetto a un periodo assai debole nel 2022, il secondo ha frequenti discontinuità e andò molto male a febbraio e marzo dell’anno scorso.
Tra gli altri quotidiani locali le perdite maggiori sono quelle della Gazzetta di Parma (-13%) e della Nuova Sardegna (-13%), ma quasi tutti sono intorno al -10%.
( Avvenire, Manifesto, Libero e ItaliaOggi sono tra i quotidiani che ricevono contributi pubblici diretti)
domenica 16 Aprile 2023
Il Guardian è uno dei più importanti quotidiani britannici, e tra le testate internazionali che hanno avuto più precoci attenzioni per i cambiamenti digitali dell’informazione: ha quindi investito molto sulla sua presenza online (introducendo la scelta del “digital first” una decina d’anni prima di alcune testate italiane, per esempio, e con maggiore coerenza). Questo spostamento di priorità su spazi diversi ha riguardato anche gli spazi geografici: approfittando della diffusione della propria lingua il Guardian è da anni diventato un giornale online “globale”, il maggiore tra quelli più autorevoli insieme al New York Times e al Wall Street Journal, entrando in competizione anche sul mercato statunitense con una gran quota di coperture giornalistiche prodotte da una struttura creata apposta che comprende 85 giornalisti. Questa settimana è stata nominata la nuova managing editor dell’edizione statunitense (la direttrice della redazione: sopra di lei c’è Betsy Reed, editor-in-chief ), Dana Canedy, 57 anni, afroamericana, che era già stata al New York Times e poi a dirigere la grande casa editrice Simon & Schuster.
domenica 16 Aprile 2023
“Paginone centrale” è l’espressione gergale che veniva usata nelle redazioni per definire le due pagine al centro di un quotidiano, stampate sullo stesso foglio, che potevano avere un ruolo protagonista per determinati contenuti o anche una funzione resa possibile proprio dal fatto che il foglio fosse unico e senza discontinuità: una grande foto, un contenuto da estrarre (un calendario, un poster, una carta da regalo, una lista di informazioni utili). Poi a volte il termine è stato usato anche per tradurre il ” centerfold ” di Playboy o di altre riviste, che però era concepito per dispiegarsi su tre pagine.
Adesso, con la perdita di centralità e di diffusione dei quotidiani di carta, simili usi sono più rari: ed è diventata problematica anche la progettazione di ogni doppia pagina all’interno del giornale, perché per chi legge le versioni digitali (che per alcune testate si stanno avvicinando agli stessi numeri di quelle cartacee, e all’estero le hanno spesso superate) non esiste più la visualizzazione di due pagine accoppiate, su smartphone o tablet. È un limite che riguarda molto le inserzioni pubblicitarie, spesso pensate per occupare lo spazio di due pagine con un’unica immagine o un’unica comunicazione: un caso particolare si è manifestato questa settimana con una pubblicità di Netflix appositamente pensata per mettere in relazione una pagina con quella vicina, relazione che nello sfoglio digitale – una pagina per volta – perdeva molto della sua efficacia e risultava anzi un po’ spaesante.
domenica 16 Aprile 2023
La scelta di Twitter di usare più estensivamente le definizioni di “testata affiliata a uno stato” o simili, applicandole anche a mezzi di informazione di paesi democratici e con relative indipendenze, continua ad avere sviluppi e generare irritazioni nelle testate in questione, che contestano la confusione tra ricevere sovvenzioni pubbliche e avere limitazioni nella propria autonomia giornalistica: ne avevamo parlato nel prologo di Charlie la settimana scorsa. Lunedì è toccato a BBC, l’azienda multimediale pubblica britannica, mentre quella americana NPR ha deciso di abbandonare Twitter (o più esattamente: di sospenderne l’uso, mantenendo gli account), insieme alla tv PBS.
domenica 16 Aprile 2023
Una complicata e ancora misteriosa storia intorno alla chiusura del programma televisivo “Non è l’arena” sulla rete La7 ha occupato molto spazio sui giornali nei giorni passati: un po’ perché ha appunto elementi misteriosi, un po’ per la notorietà del suo conduttore, un po’ perché alcune delle cose misteriose sono in relazione con una delle accuse più gravi che hanno riguardato la politica italiana degli ultimi decenni, quella intorno a delle relazioni tra un ex presidente del Consiglio e delle organizzazioni mafiose. Ma c’è un aspetto giornalistico che è uno spunto interessante per questa newsletter: un sospetto è che una fonte di rivelazioni in questo senso sia stata pagata irregolarmente dal programma per parteciparvi. In molti hanno spiegato come sia abituale che i programmi televisivi italiani paghino gli ospiti più preziosi, che siano giornalisti/opinionisti oppure persone che possono offrire racconti e rivelazioni eccezionali (l’accusa è che in questo caso ci siano stati pagamenti “in nero”). Ma la scelta di pagare le fonti, in un’attività giornalistica, non è così ovvia: in altri paesi è considerata contraria all’etica delle testate più autorevoli, mentre giornali più screditati e scandalistici ne fanno largo uso. Il rischio è quello di far perdere attendibilità e credibilità alla fonte e a ciò che racconta, dal momento che le sue rivelazioni eventuali acquisiscono un valore economico (e l’investimento indebolisce la disponibilità di chi paga a mettere in dubbio le rivelazioni raccolte). In un tribunale l’informazione che un testimone sia stato pagato per dire quello che dice lo screditerebbe molto, e questo vale anche in una testimonianza a un giornale.
Tutto questo ci porta alla sfuggente collocazione dei talk show televisivi italiani, la cui aderenza a dei criteri etici di informazione è molto intaccata dalle priorità di audience e protagonismo dei loro conduttori e autori. Se una fonte viene pagata per dire cose che faranno notizia, diventa più problematico considerarlo giornalismo.
Fine di questo prologo.
domenica 9 Aprile 2023
Sabato prossimo Luca Sofri e Francesco Cosa del Post saranno di nuovo al Circolo dei Lettori di Torino per ” I giornali spiegati bene “, la rassegna stampa che affronta molti dei temi che raccontiamo anche su Charlie.
domenica 9 Aprile 2023
“Cosa fa Lotta Comunista, oltre a distribuire i giornali”, è un articolo del Post che spiega e racconta un po’ di cose dietro a quegli eterni piazzisti di copie in cui tutti si sono imbattuti prima o poi.
“«Ogni compagno può proporre un articolo, che poi viene vagliato e discusso prima di essere pubblicato», dice Gian Giacomo Cavicchioli, professore di storia e filosofia in un liceo. L’ultimo numero si occupa dell’anniversario della guerra in Ucraina e sostiene che «l’imperialismo non può garantire la stabilità della spartizione e dell’ordine tra le potenze, come già accadde alla vigilia della Prima e della Seconda guerra mondiale». Per arrivare a questa tesi si utilizzano i Quaderni sull’imperialismo di Lenin, filtrati da uno scritto del fondatore di Lotta Comunista, Arrigo Cervetto. All’interno ci sono articoli con titoli tipo «Lenin e la tattica dei comunisti inglesi» o «’98 di sangue di Bava Beccaris», in riferimento al celebre episodio milanese del 1898, quando una rivolta contro l’aumento del prezzo del pane fu repressa violentemente dal generale Fiorenzo Bava Beccaris, che ordinò di sparare sulla folla anche con i cannoni (morirono 81 civili)”.
domenica 9 Aprile 2023
Non tutte le aziende che nominano un amministratore delegato ottengono che ne venga data notizia nelle pagine dell’economia dei maggiori quotidiani, nemmeno se sono di grandi dimensioni. Ma nella attuale gestione delle pagine suddette – in gran parte appaltate alle priorità delle concessionarie pubblicitarie – può avvenire con maggiore facilità se le aziende in questione hanno acquistato diverse pagine pubblicitarie nelle settimane precedenti, come è capitato con Mundys, il nuovo nome della società Atlantia.
domenica 9 Aprile 2023
La newsletter Mediastorm ha spiegato uno dei tanti “ritorni ciclici” sui mezzi di informazione italiani della stessa notizia, in questo caso quella del “sorpasso” di vendite tra i dischi in vinile e i cd.
“È molto probabile che chi ha letto questa notizia abbia avuto un senso di deja-vu. E in effetti, più o meno nello stesso identico modo, la notizia è apparsa in questi anni diverse altre volte su giornali, siti web, blog e post sui social. Riporto giusto, tra i molti, qualche titolo delle principali testate italiane, e la data di pubblicazione:
“Il revival del vinile (che supera il cd). Il sorpasso negli Usa per la prima volta dal 1986” (24 ottobre 2019, Corriere della Sera) — “Musica il vinile supera il CD dopo 30 anni” (22 aprile 2021, Sole 24 Ore) — “Effetto Taylor Swift, il vinile supera il CD. Record da fine anni Ottanta” (28 dicembre 2022, Ansa) — “In Usa vendite vinile battono cd, è la prima volta dal 1987” (10 marzo 2023, Ansa).
Può far sorridere che qualcosa definito “storico” accada quasi ogni anno e, oltretutto, “per la prima volta da circa 30 anni”, eppure va detto che tutti questi titoli sono, sostanzialmente, corretti. Come è possibile? Molto dipende da che metrica viene presa in considerazione (che è un concetto che ho sottolineato più volte anche in questa newsletter). Ad esempio il parametro può essere il valore totale delle vendite (il vinile oggi ha un costo nettamente superiore al cd), oppure il numero di “unità” vendute o quelle stampate, oppure il mercato o l’area geografica alla quale ci si riferisce (Stati Uniti, Italia, mercato globale); o ancora, la finestra di tempo presa in considerazione (i primi sei mesi o l’intero anno) e anche la combinazione di più di una di queste metriche (la prima settimana di vendite di un singolo album nel caso di Taylor Swift). Non c’è dubbio — da qualsiasi punto di vista lo si guardi — che il sorpasso del vinile sul cd sia davvero “storico”, ma ormai è un processo consolidato, enfatizzarlo ad ogni nuovo dato come una novità assoluta, finisce per svilire e banalizzare un “evento” che va comunque sempre contestualizzato (no, non è la rivincita dell’analogico sul digitale ma su un singolo formato “fisico”, il digitale vale comunque sui ricavi totali circa l’82% anche in Italia, nel 2022)”.
domenica 9 Aprile 2023
Dopo che alcuni articoli americani avevano raccolto le intenzioni delle maggiori testate giornalistiche a proposito delle “spunte blu” di Twitter, Twitter ha cancellato quella del New York Times, che era tra i giornali che avevano detto di non avere intenzione di pagare per mantenerla (ma altri account del New York Times ce l’hanno ancora). Finora Twitter ha invece mantenuto molte altre “certificazioni” di account personali o di giornali.