Charlie

Estratti della newsletter sul dannato futuro dei giornali.

domenica 24 Settembre 2023

Un mondo meno Murdoch, forse

La notizia della settimana, nelle attenzioni sui media internazionali, è stata l’annuncio delle dimissioni di Rupert Murdoch dai ruoli dirigenziali operativi del suo enorme gruppo editoriale, che in questi anni ha avuto un ruolo e un potere grandissimi nell’orientare politica e cultura di diversi paesi, ma soprattutto quelle statunitensi.

L’imprenditore australiano Rupert Murdoch, il più importante magnate della stampa mondiale, ha annunciato che lascerà la presidenza delle sue due aziende principali: il conglomerato di testate giornalistiche News Corp e Fox Corporation, che tra le altre cose controlla il discusso e popolarissimo network televisivo conservatore statunitense Fox News. Murdoch, che ha 92 anni, ha fatto sapere che la presidenza delle società passerà al figlio Lachlan, di 52 anni.
[…] Da alcuni mesi inoltre una serie di scandali che aveva coinvolto Fox News avevano fatto pensare a molti osservatori e analisti del settore che presto la guida delle società controllate da Rupert Murdoch sarebbe cambiata. Ne ha parlato di recente anche lo scrittore statunitense Michael Wolff in una biografia di Murdoch di prossima uscita negli Stati Uniti intitolata The Fall (La caduta). Wolff, già autore in passato di un’altra biografia di Murdoch, nel libro racconta di come il declino di Fox News abbia indebolito notevolmente il potere di Murdoch e la capacità di mantenere il controllo delle sue aziende.


domenica 24 Settembre 2023

Charlie, la diversità vista da qui

Il Reuters Institute for the Study of Journalism, una delle istituzioni più attive nell’analisi dei cambiamenti dell’informazione, ha fatto circolare in molte redazioni delle domande per un’indagine annuale che quest’anno è molto dedicata a due questioni: come una maggior flessibilità nel lavoro in presenza stia cambiando le redazioni, e come le redazioni si pongano rispetto alla creazione di maggiori “diversità” al loro interno. Dove con diversità si intende la “diversity” protagonista di un dibattito molto americano sulla scarsa rappresentanza di “minoranze” di varia natura nel giornalismo: si parla di etnie, ma anche di disabilità, e di genere.
Lette dall’Italia, le domande del Reuters Institute spiazzano un po’: pongono questioni lontanissime dall’agenda e dai pensieri, qui. Con l’eccezione di quella sul ruolo delle donne – che Charlie ha citato spesso – quelle relative alle minoranze non bianche e non di origini europee pongono una questione più grande, che è la presenza di quelle minoranze nella cultura e nel dibattito italiani. Detto che parliamo di comunità tuttora molto più piccole di quelle americana o inglese o francese o persino tedesca, quelle comunità esistono e crescono ma è tutto il sistema culturale italiano che non le contempla (se non nella loro forma transitoria e grossolana di “migranti”): e su questo andrebbero fatte riflessioni che possono precedere la questione della “diversità” nelle redazioni, oppure esserne incentivate. E persino sulle disabilità (o sulle altre identità di genere) la scarsa attenzione alla loro rappresentazione sui media deriva sicuramente da una scarsa integrazione in tutte le opportunità della vita comune e civile, e da un limite più grande di questo paese: ma che è difficile affrontare senza appunto coinvolgere le persone più competenti, anche nei giornali.
Il percorso delle “quote” è sempre complicato, e ha i suoi limiti e i suoi buoni argomenti da valutare di volta in volta: ma intanto cominciare anche solo a pensarci senza cadere dalle nuvole, a queste cose, sarebbe già un progresso.

Fine di questo prologo.


domenica 17 Settembre 2023

Uomo morde cane morde uomo

È uscita anche nelle librerie la rivista del PostCose spiegate bene , dedicata ai temi dei giornali e del giornalismo di cui si occupa abitualmente Charlie. Qui c’è l’introduzione di Luca Sofri.

“Un vecchio modo di dire del giornalismo predica che una notizia sia «uomo morde cane» e non lo sia invece «cane morde uomo». Ma non è vero: le notizie possono essere tali per la loro eccezionalità imprevista, ma lo sono altrettanto in molti casi in cui confermano un fenomeno, una storia, una questione eterna che si può approfondire e spiegare. Le storie che si sceglie di raccontare possono essere storie puntuali che raccontano contesti e realtà più grandi, che fanno capire altro, oppure storie singolari e così straordinarie da essere avvincenti e interessanti di per sé”.


domenica 17 Settembre 2023

Non condizionante

Martedì il Corriere della Sera ha pubblicato una pagina per promuovere un evento, organizzato dalla propria sezione Corriere Salute, sul tema “Come prevenire il rischio cardiovascolare”: l’evento ospiterà tre diversi relatori e sarà condotto da una giornalista del Corriere . Nella stessa pagina si legge, in fondo, che l’evento ha il “contributo non condizionante di Dompé”. È una frase non molto usuale, scelta per suggerire che la presenza di Dompé come sponsor dell’evento (Dompé è un’azienda farmaceutica, il contributo è evidentemente un contributo economico) non abbia avuto nessun tipo di influenza sulla scelta degli ospiti invitati né che influenzerà la discussione. È un modo per indicare – in tempi in cui questi terreni sono molto scivolosi, e lo sono stati in particolare al Corriere – l’indipendenza del giornale rispetto allo sponsor, specialmente in questo caso visto che gli interessi dell’azienda farmaceutica potrebbero essere vicini agli interessi dell’evento. Aziende come Dompé possono decidere di sostenere questo genere di iniziative per trarne benefici indiretti di comunicazione del proprio brand, per propri interessi nel promuovere il dibattito e l’attenzione sui temi della salute, oppure per avere un ritorno di immagine dal sostegno a iniziative di interesse pubblico.


domenica 17 Settembre 2023

Il Mulino cambia

Il Mulino è una storica rivista che si occupa di politica e cultura, pubblicata dall’omonima casa editrice di Bologna. La rivista oggi esiste in due forme – cartacea trimestrale e con un sito online -, fu fondata negli anni Cinquanta ed è riuscita a costruire un proprio spazio e un’autorevolezza all’interno del dibattito intellettuale nella sinistra italiana, e a costruire una comunità di collaboratori e simpatizzanti. Il sito ha ospitato contributi vivaci da parte degli autori della rivista e da vari collaboratori, tutti disponibili gratuitamente. Mario Ricciardi, professore ordinario di Filosofia del diritto, dirige il Mulino dal 2018 ma il numero appena uscito a settembre è stato l’ultimo sotto la sua direzione. Il Mulino prevede che ogni mandato da direttore duri tre anni, al termine dei quali è possibile ricandidarsi; ogni direttore è selezionato dai soci che fanno parte dell’Associazione il Mulino (che ha la funzione di organizzare la vita della rivista).

Le motivazioni della mancata ricandidatura di Ricciardi non sono molto chiare, il Corriere della Sera ha parlato di problemi tra i soci per le posizioni di Ricciardi verso una parte della sinistra italiana: in questi anni è stato più critico con le correnti vicine a Bonaccini e la cosiddetta area riformista, mentre è stato più vicino ai temi promossi da Elly Schlein. Repubblica ha scritto anche che alcuni problemi potrebbero essere nati per il tipo di contenuti che il Mulino ospitava sul proprio sito.

” Questo editoriale è l’ultimo che scrivo come direttore […]. Dirigere «il Mulino», dopo aver fatto parte per diversi anni del Comitato di direzione, è stata un’esperienza molto bella, che mi ha permesso di lavorare con tante persone (a partire dai componenti delle direzioni e delle redazioni che mi hanno affiancato in questi anni), da cui ho imparato molto. Insieme abbiamo sottratto la rivista al destino che a molti appariva inesorabile – e comune a tante riviste di cultura di un dignitoso declino scandito dall’assottigliarsi del numero dei lettori. Oggi «il Mulino» ha più abbonati e numerosissimi nuovi lettori – più donne, tanti giovani – che l’hanno scoperta grazie ai contenuti pubblicati sia nella versione cartacea sia in quella online, le due gambe che hanno consentito in questi sei anni di andare avanti con slancio.

Nonostante le sollecitazioni ricevute in tal senso, e la consapevolezza che ci sarebbe tanto da fare per consolidare i risultati fin qui ottenuti, ho deciso di non ricandidarmi come direttore. A convincermi che sia ora di lasciare è in primo luogo la convinzione che due mandati siano l’arco di tempo ottimale per dare modo a un direttore di fornire un contributo utile e duraturo a una rivista. In secondo luogo il timore, per me decisivo, che non sarebbe possibile, anche se confermato per un terzo mandato, continuare a svolgere il mio lavoro con la stessa serenità di questi anni”.


domenica 17 Settembre 2023

Altri messaggeri

L’eccitazione iniziale per un nuovo sito di news americano chiamato The Messenger sembra stia già per finire. La startup giornalistica, che si occupa prevalentemente di news generaliste e politica, era stata lanciata il 15 maggio di quest’anno e i principali dirigenti avevano fatto grandi proclami per i piani futuri dell’azienda: il giornale era partito con 200 dipendenti (di cui due terzi giornalisti) e nella sua crescita prevedeva di arrivare a 500 assunzioni. The Messenger aveva raccolto circa 50 milioni di dollari prima del lancio con l’obiettivo di raggiungere un fatturato di 100 milioni di dollari nel 2024. Il fondatore è l’imprenditore Jimmy Finkelstein (ricco ex editore del sito americano The Hill ) mentre presidente della società editoriale è Richard Beckman (che ha una lunga esperienza nei media, soprattutto nel gruppo Condé Nast). Ma diversi analisti dei media avevano accolto con molto scetticismo i programmi del giornale che invece di essere innovativo sembra replicare vecchi modelli giornalistici poco lungimiranti: articoli virali, clickbait, ricerca di traffico e un giornalismo superficiale. La fonte di guadagni principale scelta si basa sulla raccolta pubblicitaria, che da anni ormai si è rivelata essere insufficiente per sostenere un’azienda giornalistica. La situazione nel giornale è effettivamente peggiorata rapidamente; il magazine online Daily Beast riporta che quattro mesi dopo il lancio diversi giornalisti, giornaliste e dirigenti si stanno dimettendo o stanno cercando di andarsene: tra le cause sembrano esserci contrasti con Beckman e una pessima organizzazione interna. Nonostante i propositi di raggiungere profitti e aumentare notevolmente il fatturato «finora l’unico inserzionista di rilievo che il sito ha attirato è stato Interactive Brokers LLC, un’azienda che compra e vende azioni, obbligazioni e alcune criptovalute».


domenica 17 Settembre 2023

Messaggero e messaggi

Secondo un articolo pubblicato sul Fatto venerdì, una campagna del Messaggero contro i tram romani – accusati di essere di disturbo per cittadini e residenti – sarebbe in relazione con gli interessi economici dell’editore del giornale, una cui azienda è coinvolta in un progetto di linea metropolitana.


domenica 17 Settembre 2023

Isole rimaste deserte

E da questa settimana l’inserto dedicato ai libri di Repubblica , Robinson, sposta il suo giorno di uscita dal sabato alla domenica (quando escono già gli inserti concorrenti del Corriere della Sera e del Sole 24 Ore; mentre Tuttolibri della Stampa resta solo al sabato): il suo responsabile Dario Olivero ne ha spiegato alcune ragioni.

“A Robinson è oggi affidato un compito storico di grande responsabilità: sostituire in edicola la domenica l’Espresso – la prima creatura pensata da Scalfari e da cui sarebbe nata Repubblica – che non uscirà più allegato al nostro giornale ma sarà autonomo”.


domenica 17 Settembre 2023

Il distacco dell’Espresso

Da questa settimana il settimanale L’Espresso ha smesso di essere venduto in edicola la domenica assieme al quotidiano Repubblica, ed esce in autonomia il venerdì. Il distacco era stato previsto al momento della vendita dell’ Espresso , l’anno scorso, da parte del suo storico editore GEDI (un tempo, appunto, gruppo Espresso), e aveva avuto qualche rinvio ma ora è stato attuato: il settimanale torna al suo tradizionale giorno di uscita (era stato spostato alla domenica nel 2016) e dovrà ottenere di essere acquistato dai lettori solo con le sue forze.


domenica 17 Settembre 2023

Più mercanzia

Un problema di questi anni di spostamento della lettura sugli smartphone, per i giornali online, è stata la riduzione dello spazio a disposizione per promuovere i propri contenuti in homepage: oggi tutti i siti di news producono molti più articoli e pagine di quelli che riescono a mostrare nella loro pagina di accesso.
Ma la questione nuova è anche una questione vecchia, che ha riguardato e riguarda i giornali cartacei – quotidiani e periodici – rispetto a quante notizie e articoli comunicare sulle loro prime pagine e copertine: se privilegiare un impatto e un’attrattiva visiva più semplificati o cercare di comunicare un’offerta più ricca possibile di quello che si troverà all’interno.
Da qualche settimana, nell’ambito dei cambiamenti introdotti dal nuovo direttore, il quotidiano Domani si sta spostando dal primo di questi approcci al secondo. Se fino a pochi mesi fa la prima pagina non mostrava che due o al massimo tre blocchi di testo – spesso presenti con una cospicua porzione di testo, se non nella loro interezza – adesso si nota un maggiore affollamento di richiami a quello che si troverà all’interno del giornale.


domenica 17 Settembre 2023

Il Daily Telegraph sospeso

Ci sono alcuni aggiornamenti sulla vendita del quotidiano inglese Daily Telegraph e delle pubblicazioni che fanno parte del suo gruppo editoriale, come la sua versione domenicale Sunday Telegraph e la rivista The Spectator. Il Daily Telegraph fa parte del gruppo britannico Telegraph Media Group ed è un giornale conservatore ritenuto più autorevole (nella categoria del Times e del Guardian ), per differenziarlo dai più diffusi e famigerati tabloid. La vendita dell’azienda è stata decisa a giugno dalla Bank of Scotland, che è creditrice per circa un miliardo di sterline nei confronti dell’azienda e della famiglia Barclay (che possiede la maggioranza delle quote del gruppo). Il Daily Telegraph negli ultimi anni è cresciuto e ha raggiunto 30 milioni di utili nel 2022; ad agosto ha superato il milione di abbonamenti e ha storiche vicinanze al partito conservatore britannico. Per questi motivi diversi imprenditori stanno valutando di fare un’offerta per la sua acquisizione. Fra gli interessati c’è l’ereditiere Jonathan Harmsworth, proprietario fra gli altri del tabloid Daily Mail che la sua famiglia controlla sin dalla fondazione nel 1896: secondo il Financial Times starebbe discutendo con investitori del Qatar per fare un’offerta combinata. Una strategia simile potrebbe essere adottata anche dalla famiglia Barclay, che avrebbe avuto colloqui con finanziatori degli Emirati Arabi Uniti per tentare di conservare il controllo del gruppo editoriale. L’asta per la vendita del Telegraph Media Group dovrebbe incominciare nelle prossime settimane.


domenica 17 Settembre 2023

I siti di news a luglio

La società di rilevazione Audiweb (che ha in corso un processo di integrazione che le darà il nuovo nome di Audicom) ha pubblicato i dati di traffico sui siti web a luglio. Abbiamo isolato anche questo mese quelli relativi ai siti di news generalisti e alle testate più note: il dato sono gli “utenti unici nel giorno medio”. Come ricordiamo sempre, bisogna tenere presente che i dati di traffico dei siti web sono soggetti a variabili anche molto influenti di mese in mese, legate a singolari risultati di determinati contenuti; o a eventi che ottengono maggiori attenzioni; o a fattori esterni che li promuovono in maniere volatili, come gli algoritmi di Google o di Facebook (e questo rende non del tutto significativi nemmeno i confronti sull’anno precedente).
Per il quarto mese di seguito Repubblica è poco più avanti del Corriere (ma pesano gli “aggregati” per entrambi, vedi sotto). Mentre continuano a essere molto variabili i dati di Fanpage.

Per alcune delle testate nelle prime posizioni ricordiamo che bisogna considerare che i numeri possono includere anche quelli di vere e proprie “sottotestate” con una loro autonomia (su cui il gruppo GEDI sta per esempio intensificando un’operazione di acquisizioni: il secondo apporto più importante ai numeri presentati come di Repubblica è il sito Ticonsiglio.com), come abbiamo spiegato altre volte.


domenica 17 Settembre 2023

L’appello

Domenica scorsa Charlie aveva mostrato un vistoso esempio delle farraginose elencazioni con cui spesso gli articoli sui quotidiani si sdebitano nei confronti di autorità diverse che hanno dato informazioni o suggerimenti agli autori. Vale la pena ripetere la spiegazione grazie a questo esempio ancora più ricco, sull’inserto ligure di Repubblica di martedì.


domenica 17 Settembre 2023

Boris

Il Foglio ha pubblicato sabato un lungo ritratto di Alessandro Sallusti – tornato a dirigere il Giornale – scritto da Michele Masneri.

“In realtà raccontano che Sallusti non sia molto entusiasta, della nuova avventura, un po’ perché l’ingaggio è lo stesso che aveva a Libero . Ma sono i soldi che lo animano? “No, direi di no”, dice Feltri. Guadagna più lei o più Sallusti? “E che ne so, mica gli faccio i conti in tasca”. Ha cambiato tanti giornali. “Se è per questo io ne ho cambiati diciotto”. A chi gli chiede, a Sallusti, perché non è tanto contento di andare a fare il Giornale, lui pare risponda che un giornale moderato in un mondo ormai polarizzato dove non ci sono più lettori ma agitatori e agitati, a destra come a sinistra, non venderà mai tanto; sembra Murdoch quando gli chiedono di fare la Fox di centro, o il regista cialtrone René Ferretti in “Boris”, nell’ormai celebre “La qualità ha rotto il cazzo””.


domenica 17 Settembre 2023

Dal meteo tra le notizie alle notizie tra il meteo

La rivista Link, che si occupa di media e tv ed è curata dal reparto marketing di Mediaset, ha pubblicato un articolo di Gianluca Diegoli su come le notizie e le previsioni meteo siano sempre più utilizzate e occupino un grande spazio tra i contenuti più visitati online. I siti di previsioni meteo hanno sviluppato un linguaggio spesso allarmista e basato sul clickbait, che permette di aumentare i propri ricavi che dipendono in particolar modo dalla profilazione dei dati degli utenti e dalla vendita di spazi pubblicitari programmatic. Il linguaggio usato dai siti meteo, spiega l’articolo, rischia di creare confusione in chi guarda le previsioni perché spesso sono poco accurate, inoltre i fenomeni climatici estremi sono legati a nomi di fantasia (Caronte, Nerone) piuttosto che ai cambiamenti della crisi climatica (il Post se ne era occupato qui). Le società che si occupano delle previsioni meteo sembrano economicamente in ottima salute, e occupano i primi posti nelle statistiche di traffico online: «Ilmeteo Srl, la società dietro ilmeteo.it ha fatturato circa dodici milioni di euro con utili per sei milioni. Il tutto con soli tredici dipendenti. Anche nei mercati meno sviluppati come l’Italia, il meteo è la gallina digitale dalle uova d’oro».

“Ogni app guadagna dalla pubblicità cosiddetta in programmatic, e questo significa che se aprite la app vi troverete tracciati da una lista infinita di server esterni, che in tempo reale ingurgiteranno il vostro profilo di comportamento meteorologico (incluso quello più prezioso, la geolocalizzazione precisa) e faranno offerte per apparire nei banner. Ovviamente le agenzie e le app immobiliari sono interessate a dove siete/abitate. Perfino piattaforme di hotel potrebbero tentarvi con offerte real-time per una vacanza, o per offrirvi una esperienza (“visto che sei a Torbole, non vuoi proprio provare un’ora di lezione di windsurf con un coupon di 20 euro?” O un pranzo in riva al lago, il concetto è lo stesso). Perfino qualche catena di distributori di benzina vi potrebbe offrire bollini in zona. Naturalmente la segmentazione si paga: dal lato delle app meteo si incassa qualche decimo di euro a ogni mille visualizzazioni, che arrivano da Google, Criteo, Amazon e altri, che a loro volta incassano dagli inserzionisti più svariati – il meteo in fondo accomuna compratori di auto e fashion addicted. Non solo, da qualche tempo è possibile targetizzare le proprie inserzioni a seconda del tempo che fa o farà: i prodotti stagionali (gelati, preparati per cioccolate calde, cappotti, ecc.) non pianificheranno più seguendo il calendario ma apparendo su siti e app quando le temperature o le precipitazioni saranno ottimali per l’acquisto. Publitalia ’80 (disclaimer: Link fa parte del gruppo) ha lanciato di recente il Meteo Targeting: negli spazi della tv connessa (cosiddetta “addressable”) e sui siti della concessionaria gli investitori si ritroveranno un’ulteriore possibilità di segmentazione”.


domenica 17 Settembre 2023

Ross Douthat

Il settimanale americano New Yorker ha pubblicato un esteso ritratto di Ross Douthat, un importante opinionista conservatore che scrive sul New York Times dal 2009 di religione, morale, politica e società. Secondo il New Yorker Douthat rappresenta una sorta di eccezione rispetto ad altri giornalisti o autori conservatori ospitati sul quotidiano, che ha invece un orientamento e dei lettori prevalentemente progressisti: Douthat è capace di farsi leggere anche da questa maggioranza di lettori e non solo da quelli più in sintonia con le sue opinioni. Nei suoi articoli emerge una forma di fondamentalismo religioso ma Douthat, che ha 43 anni, appare anche curioso, e non solo preoccupato, dal declino della fede nella vita americana. A livello politico si definisce pro-vita, pro-famiglia e populista ma è distante e scettico rispetto a Donald Trump. La sua rubrica sul New York Times, oltre a distaccarsi dal sostegno per Trump, è spesso critica verso il Partito Repubblicano e non ha idee fanatiche sui vaccini; questo lo rende un autore credibile pur in questa posizione di dissenso anche quando si schiera contro l’aborto o contro la legalizzazione dei matrimoni gay. Douthat ha preso anche posizioni nette e contrarie sul fatto che uno stato laico possa rendere più semplice l’eutanasia, e si oppone agli sforzi di maggiore trasparenza di Papa Francesco e di liberalizzazione nella Chiesa, soprattutto per quanto riguarda il divorzio e la possibilità di sposarsi nuovamente dopo il divorzio. Il punto di vista di Douthat può essere interessante perché in alcuni suoi commenti espone la difficoltà dei giornali, e dell’informazione in generale, di riuscire a raggiungere e dialogare con persone molto diffidenti rispetto alle istituzioni: soprattutto con chi ha posizioni cospirazioniste e complottiste e chi è vicino a Trump. Sono persone che per Douthat richiedono un’attenzione giornalistica diversa e che difficilmente decideranno di informarsi imponendo loro «una quarantena intellettuale, sorvegliata dal fact-checking dei media e dalle dichiarazioni di esperti autorevoli».


domenica 17 Settembre 2023

I quotidiani a luglio

Sono stati pubblicati i dati ADS di diffusione dei quotidiani nel mese di luglio 2023. Ricordiamo che la “diffusione” è un dato (fornito dalle testate e verificato a campione da ADS) che aggrega le copie dei giornali che raggiungono i lettori in modi molto diversi, grossomodo divisibili in queste categorie:
– copie pagate, o scontate, o gratuite;
– copie in abbonamento, o in vendita singola;
– copie cartacee, o digitali;
– copie acquistate da singoli lettori, o da “terzi” (aziende, istituzioni, organizzazioni) in quantità maggiori.

Il totale di questi numeri di diversa natura dà una cifra complessiva di valore un po’ grossolano, che è quella usata nei pratici e chiari schemi di sintesi che pubblica il giornale specializzato Prima Comunicazione, e che trovate qui. A luglio gli andamenti rispetto al mese precedente sono stati alterni ma con variazioni quasi tutte intorno all’1%, con peggioramenti maggiori ancora per i due maggiori quotidiani vicini al centrodestra (Libero Giornale) e per i due maggiori quotidiani GEDI (Repubblica Stampa). Se guardiamo i già più indicativi confronti con l’anno precedente, trascurando gli sportivi che hanno sempre alti e bassi, tutti i quotidiani perdono tra il 5% e il 12% delle copie. Le eccezioni sono Repubblica , che da alcuni mesi ha aggiunto al conteggio una quota cospicua di copie digitali gratuite o scontatissime, il Fatto che perde meno di tutti e il Corriere della Sera che di solito perde meno di tutti ma questo mese si avvicina al -5%.

Ma se invece, come facciamo ogni mese, consideriamo un altro dato che è più significativo e più paragonabile rispetto alla generica “diffusione” (che abbiamo descritto qui sopra e in cui entra un po’ di tutto), i risultati sono diversi: li si ottengono sottraendo da questi numeri quelli delle copie distribuite gratuitamente oppure a un prezzo scontato oltre il 70% e quelle acquistate da “terzi” (aziende, istituzioni, alberghi, eccetera), per avere così un risultato meno “dopato” e più indicativo della scelta attiva dei singoli lettori di acquistare e di pagare il giornale, cartaceo o digitale (ma questi dati comprendono sempre le copie acquistate insieme ai quotidiani locali con cui alcune testate nazionali fanno accordi, e che ADS non indica come distinte). Si ottengono quindi questi numeri (tra parentesi la differenza rispetto a un anno fa):

Corriere della Sera 181.576 (-5%)
Repubblica 101.172 (-15%)
Stampa 72.870 (-12%)

Resto del Carlino 57.944 (-12%)
Sole 24 Ore 55.956 (-10%)
Messaggero 50.369 (-9%)
Fatto 42.946 (-10%)
Nazione 37.731 (-14%)
Gazzettino 35.579 (-7%)
Dolomiten 28.242 (-10%)

Giornale 28.207 (-10%)
Messaggero Veneto 26.430 (-8%)

Verità 24.851 (-17%)

Altri giornali nazionali:
Libero 22.642 (+4%)
Avvenire 15.060 (-8%)
Manifesto 12.738 (-%)
ItaliaOggi 7.955 (-14%)

(il Foglio Domani non sono certificati da ADS).

Rispetto al calo grossomodo medio del 10% anno su anno delle copie effettivamente “vendute”, cartacee e digitali (queste ultime in abbonamento), a cui siamo abituati, questo mese continua ad andare meglio solo il Corriere della Sera. Mentre hanno declini maggiori ancora Repubblica Verità e anche i due quotidiani dell’editore Monrif, Nazione Resto del Carlino. Anche se è rallentato continua il recupero di Libero che si sta riprendendo dei lettori che aveva perso a favore della Verità durante le sue campagne contro i novax. Va male anche il Fatto, che sta soprattutto subendo grosse perdite di acquisti in edicola, dove vende meno della Verità e di diversi quotidiani locali: mentre va per contro meglio negli abbonamenti digitali: sui quali l’ordine delle testate è questo (sono esclusi gli abbonamenti venduti a meno del 30% del prezzo ufficiale, che per molte testate raggiungono numeri equivalenti o persino maggiori).
Corriere della Sera 43.325
Repubblica 25.873
Sole 24 Ore 22.656
Fatto 19.192
Stampa 8.603
Manifesto 6.462
Gazzettino 6.215

La cosa notevole di questi numeri è che stanno calando per tutti rispetto ai mesi passati (con l’eccezione del Manifesto), mentre salgono gli abbonamenti digitali pagati a prezzi superscontati attraverso offerte di vario genere: significa che dopo ormai alcuni anni di queste campagne l’effetto non è ancora quello auspicato di progressivo travaso degli abbonati verso le formule a prezzo intero, ma il contrario. Un’altra cosa interessante che avevamo già notato è quanto sia esigua la quota di abbonamenti digitali non scontati per alcune testate nazionali (soprattutto quelle con un pubblico più anziano) in un tempo in cui quella è la direzione più promettente per la sostenibilità di molti giornali: 1.689 abbonamenti digitali (pagati almeno il 30%) per Avvenire, 1.346 per il Giornale, 1.325 per la Verità, 1.408 per Libero, 2.452 per la Gazzetta dello Sport (che però ne ha più di 10mila a meno del 30% del prezzo). I tre quotidiani Monrif (GiornoResto del CarlinoNazione) ne dichiarano complessivamente 2.092.

Tornando alle vendite individuali complessive – carta e digitale – tra i quotidiani locali le perdite maggiori rispetto a un anno fa sono ancora del Tirreno (-18%), e poi dell’ Arena , del Giornale di Vicenza e del Centro (tutti -17%).

(AvvenireManifestoLibero ItaliaOggi sono tra i quotidiani che ricevono contributi pubblici diretti, che costituiscono naturalmente un vantaggio rispetto alle altre testate concorrenti)


domenica 17 Settembre 2023

Le brutte pieghe israeliane si avvicinano ai media

Il quotidiano israeliano Haaretz ha pubblicato un lungo commento firmato da Jasmin Gueta e Nati Tucker sulle scelte e i progetti dell’attuale primo ministro israeliano Netanyahu e del suo governo nei confronti dei giornali e delle televisioni nazionali. Secondo l’articolo Netanyahu, alla guida di un governo conservatore e di estrema destra che in molti – soprattutto Haaretz – accusano di intenzioni autoritarie e antidemocratiche, avrebbe intenzione di indebolire in modo più diretto i media del paese, diffondendo informazioni false attraverso i social network e screditando le testate che lo criticano. Queste azioni nei confronti dei media sono, secondo gli autori, molto simili a quelle di Orbán in Ungheria e potrebbero essere pericolose per l’esistenza e il funzionamento della democrazia israeliana.


domenica 17 Settembre 2023

La solita cosa della “monetizzazione”, coi video

Questa settimana nella sua newsletter Brian Morrissey, ex direttore del sito di media e marketing Digiday, ha ridimensionato il valore – finora – dell’investimento sul video che stanno facendo molti siti di news in tutto il mondo. Spiegando che malgrado sia evidente l’attrattiva del formato e il suo uso, il ritorno economico è ancora molto limitato. Una ricerca sui risultati presso 165 editori, spiega Morrissey, ha mostrato “una distanza tra come il video è percepito strategicamente (molto importante) e la sua realtà economica attuale (spesso modesta per molti editori). Abbiamo verificato che gli editori sono impegnati ad adeguarsi allo spostamento verso il video delle preferenze degli utenti, ma faticano ad associare dei ricavi a questo impegno. Metà dei partecipanti alla ricerca ha detto di ottenere meno del 10% dei propri  ricavi dal video”.


domenica 17 Settembre 2023

Charlie, e le news a scuola

A scuola si spiegava spesso l’utilità di leggere più quotidiani, “per farsi un’idea” delle diverse scelte sul dare le notizie. Era un’istruzione benintenzionata ma piuttosto fragile: le notizie sui maggiori e più rispettabili quotidiani sono in gran parte le stesse, e seguono un’agenda generale piuttosto conformista (il timore di “prendere un buco” da un concorrente è un esempio di questa limitata autonomia).
Oggi a scuola – mentre proseguono alcuni anacronistici e interessati progetti di lettura dei quotidiani di carta – si fatica a confrontarsi con i nuovi modi di informazione, ed è un peccato: perché quelle buone intenzioni avrebbero molto bisogno di essere applicate al mondo nuovo. Un mondo nuovo che, tra l’altro, offre in maniera molto più efficace quell’opportunità tanto predicata: attingere a fonti di informazione molto diverse e varie, uscire dalle bolle – se lo si vuole e si vuole insegnare a sfidare l’algoritmo -, confrontare i modi di informare nei vari paesi e quelli di siti di assai diversa natura. Il “pluralismo” dell’informazione, per i ragazzi, godrebbe molto di più di un buon uso di internet che dei contributi spartitori che lo stato distribuisce a questa e a quella testata. Cominciando a mostrare nelle news online un’opportunità e non solo un pericolo (“difendersi-dalle-fake-news” è uno slogan spesso piuttosto vuoto, ma crea anche quello un indotto), e cercando di attenuare il gap di contemporaneità tra chi insegna e chi impara. Se lo facesse la scuola sarebbe molto più facile il lavoro che deve fare il buon giornalismo – ovvero la scuola per gli adulti – dopo.

Fine di questo prologo.


domenica 10 Settembre 2023

Romagna

Nel weekend tra il 22 e il 24 settembre si terrà Talk , le giornate di incontri del Post , nella sua sede più tradizionale di Faenza: per la prima volta con un’estensione a tre giorni e con un’aumentata capienza per accogliere più richieste.


domenica 10 Settembre 2023

Uomo o donna della provvidenza

Sul sito specializzato Prima Comunicazione un articolo ha segnalato le già abbondantemente criticate implicazioni e implausibilità del “garante per le fake news” istituito con un decreto del governo come condizione perché le agenzie di stampa ottengano i finanziamenti pubblici.

“Ora sono in corso le procedure concorsuali, con la richiesta di iscrizione all’apposito elenco, naturalmente con i requisiti richiesti. Il garante anti fake rimane ed è così un fardello imbarazzante.
Non per caso nelle stesse FAQ (Frequently Asked Questions) inviate per delucidazioni al Dipartimento ve ne sono alcune inerenti alla figura del garante: puntualizzazioni sulla natura dell’organismo, modalità di scelta e di inserimento.
Stride con la rigida sequenza dei requisiti formali richiesti per le aspiranti agenzie nazionali il bizzarro e vago affresco dai contorni estranei a norme e contratti dell’uomo (o donna) della provvidenza.
Insomma, il vulnus sta ancora lì e rischia di creare non pochi danni” 
.


domenica 10 Settembre 2023

Queste immagini potrebbero

Il Post ha condiviso, in risposta alle cicliche domande di alcuni lettori, una serie di riflessioni intorno alle scelte sulla pubblicazione di foto “impressionanti” che completano le informazioni sulle notizie.

“al contrario di quello che qualche volta viene detto un po’ sbrigativamente, non è mai vero che “quella foto non aggiunge niente”, come non è vera quasi nessuna affermazione così assoluta e perentoria. Ogni immagine aggiunge qualcosa alla conoscenza delle cose, senza bisogno di scomodare le frasi fatte sulle “immagini che valgono mille parole”: quando la guardiamo, come quando leggiamo del testo, riceviamo nuove conoscenze e nuove informazioni, vediamo cose che prima ignoravamo. Ma non è il solo effetto che le immagini pubblicate hanno, ed è infatti questo il tema di riflessione, piuttosto: quale bilancio e scelta trarre dal soppesare da una parte la conoscenza che ciascuna immagine aggiunge e dall’altra gli effetti spiacevoli o dolorosi che può generare quella conoscenza” .


domenica 10 Settembre 2023

A Berlino

Holger Friedrich è un imprenditore berlinese 56enne che ha fatto fortune con startup e società di consulenza tecnologiche. Nel 2019 ha comprato l’azienda editoriale Berliner Verlag, che possiede il quotidiano Berliner Zeitung, fondato nel 1945 e che è il secondo quotidiano di Berlino dopo il Tagesspiegel: è letto soprattutto dagli ex cittadini dell’Est, dove veniva pubblicato fino al 1989 (ma con numeri molto distanti dai maggiori quotidiani nazionali). Per i lettori di Charlie, Friedrich era l’editore concorrente a cui l’ex direttore del quotidiano Bild Julian Reichelt aveva cercato – secondo le accuse della sua ex azienda Axel Springer – di passare informazioni riservate su Axel Springer (nel frattempo questa settimana si sono accordati su quella causa). A partire dalla scelta di Friedrich di informarne il CEO di Axel Springer e di non proteggere la sua fonte, il Financial Times ha dedicato un ritratto a Friedrich e alle sue idee e scelte assai discusse e poco convenzionali (molto critiche su giornali e giornalisti, per esempio).


domenica 10 Settembre 2023

Via il Nordest

Si è concretizzato il percorso di dismissione di un gruppo di altri quotidiani locali da parte dell’editore GEDI (quello di proprietà della famiglia Agnelli-Elkann, che possiede tra le altre cose Repubblica Stampa):

“I l Gruppo GEDI e Nord Est Multimedia S.p.A. (“NEM”) comunicano di aver sottoscritto un accordo preliminare per la cessione a NEM dei quotidiani “Il Mattino di Padova”, “La Tribuna di Treviso”, “La Nuova di Venezia e Mestre”, “Il Corriere delle Alpi”, “Il Messaggero Veneto”, “Il Piccolo” di Trieste e della testata online “Nordest Economia”, nonché delle relative attività digitali e di raccolta pubblicitaria. Il perfezionamento della cessione del ramo editoriale e digitale è previsto possa avvenire entro il mese di ottobre 2023, mentre il perfezionamento della cessione del ramo pubblicitario è atteso entro il primo semestre del 2024″.

A dirigere il gruppo di quotidiani andrà, secondo le anticipazioni non ancora ufficiali, Luca Ubaldeschi, attuale direttore del Secolo XIX di Genova*.
Al tempo stesso GEDI venderà anche la Gazzetta di Mantova al gruppo Athesis, che possiede l’ Arena di Verona, il Giornale di Vicenza Bresciaoggi.
GEDI ha smantellato negli ultimi anni il suo patrimonio di quotidiani locali, che era il maggiore in Italia prima dell’ingresso nel gruppo da parte di Exor, la società della famiglia Agnelli-Elkann il cui asset maggiore è l’azienda automobilistica Stellantis. Le restano il Secolo XIX di Genova, la Provincia Pavese e la Sentinella del Canavese.

Intanto le cose sono ancora tempestose ( lo sono da un pezzo) al gruppo SAE, che da GEDI aveva rilevato un lotto di quotidiani locali nel 2020, il Tirreno di Livorno e tre testate emiliane: adesso l’azienda SAE ha dichiarato lo stato di crisi e organizzato la cassa integrazione.

*una ricaduta di questa scelta sarebbe il ritorno a solo due – contro trentotto maschi – delle direttrici dei quaranta maggiori quotidiani italiani per diffusione.


domenica 10 Settembre 2023

Sempre più improbabili i micropagamenti

Ovvero la possibilità di acquistare singoli articoli, oppure singoli numeri dei giornali, piuttosto che abbonamenti di durate di diversi mesi o annuali. Abbiamo mostrato altre volte come, malgrado i comprensibili desideri di alcuni lettori occasionali in questo senso, non sia un modello economicamente competitivo per le aziende giornalistiche. Ma adesso a rinunciarci è stato persino il progetto che per diversi anni era stato citato come modello possibile in tutto il mondo, quello olandese che si chiama Blendle, che dopo aver chiuso il servizio nei Paesi Bassi lo ha cancellato la settimana passata anche negli altri suoi mercati americano e tedesco, dedicandosi a distribuire i contenuti ai propri abbonati. La società che ha comprato Blendle nel 2020 ha spiegato che i micropagamenti non funzionano.

Nel frattempo non si hanno notizie dell’intenzione annunciata da Elon Musk di costruire un sistema di micropagamenti per i contenuti giornalistici su Twitter: aveva detto “il mese prossimo” a maggio.


domenica 10 Settembre 2023

Tormenti al Sole 24 Ore

Un gruppo di giornalisti del Sole 24 Ore ha scritto una lettera molto stizzita – pubblicata dal sito specializzato Prima Comunicazione – contro il Comitato di Redazione del giornale stesso (il Comitato di Redazione viene eletto democraticamente con un voto di tutti i giornalisti), contestando i frequenti dissensi che il CdR ha manifestato nei mesi passati nei confronti di alcune scelte della direzione e dell’azienda. L’ultima volta una settimana fa e poi il mese scorso .

” Cari colleghi del Cdr

desideriamo esprimere tutto il nostro disagio per le vostre uscite di comunicazione erga omnes – che danneggiano ormai la professionalità di noi tutti – ispirate alla visione pretestuosa e manichea della redazione di cui siete da tempo promotori e paladini e che vi conduce solo a distinguere furiosamente tra buoni (i seguaci) e cattivi (i non allineati).
Siamo stanchi del clima di guerriglia che da tempo e ostinatamente seminate. Continuate a scrivere comunicati che danneggiano ovunque la nostra immagine e  professionalità. Con i vostri comunicati stilate le pagelle dei colleghi. Da tempo i giudizi sui vostri promossi e bocciati sono usciti dalle conventicole degli angoli di corridoio per arrivare ai comunicati pubblici. Vi arrogate il compito di pubbliche pagelle  sui nuovi assunti o sui promossi trincerandovi, in modo vergognoso,  dietro  la funzione sindacale. La vostra azione è solamente a protezione degli amici, nulla di sindacale. Alimentate con pervicacia un clima di divisione, seminate discredito sulla redazione. Danneggiate anche all’esterno il nostro lavoro e la nostra professionalita’ con danni alla nostra immagine e possibili conseguenze anche dal punto di vista economico. Ogni espressione di dissenso viene impedita e tacitata dalla claque delle vostre assemblee. Cui prodest?
Basta non ci rappresentate!
Saluti”.


domenica 10 Settembre 2023

Thompson alla CNN

Dopo i mesi tempestosi passati e le dimissioni del suo amministratore delegato, CNN ha scelto di sostituirlo con Mark Thompson, illustre figura del management dell’informazione, che fu già a capo di BBC e del New York Times.

” 
Thompson è particolarmente noto nell’ambiente dei media proprio per quest’ultimo ruolo nella gestione di uno dei più autorevoli quotidiani del mondo. Quando assunse l’incarico il New York Times era infatti un’azienda editoriale alle prese con una radicata crisi economica e sempre alla ricerca di costi da tagliare; quando la lasciò era un’impresa solida, con una base di abbonati paganti quasi decuplicata e con dimensioni, possibilità e risorse che lo collocano a un altro livello rispetto a tutti gli altri giornali al mondo”.


domenica 10 Settembre 2023

Moduli

Ogni tanto Adriano Attus, designer del Sole 24 Ore mostra in video come compone la prima pagina del quotidiano, partendo dallo spazio venduto alla pubblicità.


domenica 10 Settembre 2023

Libera l’amore

Il Manifesto ha annunciato il 22 agosto che la sua campagna di raccolta abbonamenti – quella basata su una comunicazione molto romantica – aveva ottenuto 50mila euro complessivi da 1557 sostenitori, e ha invitato i lettori ad aggiungerne altri 15mila per nuovi progetti.

“La campagna Amore ha raggiunto il suo traguardo e spiana la strada al manifesto tv. Appena possibile, metteremo a vostra disposizione questo nuovo strumento di incontro e condivisione. Vogliamo organizzare, tra le altre cose, anche un festival dell’audiovisivo in cui premiare, i migliori doc, cortometraggi e videoreportage. Se questo progetto vi interessa serve un ultimo sforzo per renderlo possibile. Un altro sguardo, abbraccio o bacio può fare la differenza”.


domenica 10 Settembre 2023

Il lavoro che non vedete

Daniel Rosney, giornalista di BBC, ha spiegato bene su Twitter la serie di verifiche che si impone rispetto alla pubblicazione su Twitter di notizie della morte di persone famose (a partire da questo caso). Ovvero di una delle occasioni a maggior frequenza di falsificazione e smentita di questi decenni.


domenica 10 Settembre 2023

“Spero di essermi ricordato di tutti”

Qui sotto un buon esempio estivo per tornare su quella cosa che spiegammo qualche tempo fa, delle formule di riconoscenza che vengono usate negli articoli verso autorità e fonti di vario tipo, con rischi di limitazione di indipendenza e di disinteresse da parte dei lettori.
(poche ore dopo la persona in questione è stata arrestata con grande ridimensionamento del pericolo e lo stesso giornale non ne ha dato notizia l’indomani)


domenica 10 Settembre 2023

Altri giri

Si sono concretizzati i cambi di direzione ai quotidiani Libero Giornaleanticipati diverse settimane fa in seguito all’acquisizione del Giornale da parte dell’editore di Libero. E quindi si è aggiunto un altro sviluppo alla rotazione di direttori tra i quattro più noti quotidiani di destra, che descrivemmo due anni fa. Adesso è Alessandro Sallusti a essere tornato a dirigere il Giornale, lasciando Libero, e con lui anche Vittorio Feltri come “direttore editoriale”; mentre a dirigere Libero va Mario Sechi, che ne era stato brevemente vicedirettore nel 2009 prima di andare a dirigere il Tempo, sempre di proprietà dello stesso editore.

Qui ci sono i diversi editoriali di presentazione, e l’articolo di saluto al Giornale dell’editore uscente Paolo Berlusconi che cita e ringrazia ventuno maschi e infine una donna, sua figlia.

“Quarantacinque anni che hanno visto l’appassionato impegno di Indro Montanelli, Enzo Bettiza, Gianni e Paolo Granzotto, Guido Piovene, Cesare Zappulli, Salvatore Scarpino, Gian Galeazzo Biazzi Vergani, Egidio Sterpa, Livio Caputo, sino ad arrivare a Vittorio Feltri, Alessandro Sallusti, Mario Giordano, Maurizio Belpietro, Augusto Minzolini. Senza dimenticare alcuni amici che hanno avuto un ruolo di particolare importanza nella gestione o che ci hanno accompagnato negli anni con la loro professionalità: Fedele Confalonieri, Amedeo Massari, Andrea Favari, Andrea Pontini, Alessandro Munari, Fabrizio Bellini. Nel momento in cui passo il testimone agli amici Angelucci, mi preme anche rivolgere un sincero ringraziamento a tutti i giornalisti, i poligrafici, i componenti del consiglio di amministrazione (a mia figlia Alessia in particolare, da anni Presidente della Società)”.


domenica 10 Settembre 2023

Piccolo aggiornamento dati

Questa settimana saranno pubblicati i dati di diffusione dei quotidiani a luglio. Su quelli di giugno relativi ai quotidiani maggiori segnaliamo in breve che – ci riferiamo al dato delle copie “vendute individuali a prezzo non inferiore al 30%”* – mantengono perdite intorno al 10% rispetto a un anno prima Repubblica (-9,8), Stampa (-11,2) e Fatto (-10,4), mentre quelle del Corriere della Sera (-3,9) e del Sole 24 Ore (-6,3) sono più limitate.
Prendendo il dato mensile con le pinze, è interessante notare come sembri smentire la vecchia tesi che i giornali che si mettono all’opposizione vanno meglio di quelli più vicini ai partiti di governo. Tra i giornali più stabilmente di destra invece le dinamiche sembrano altre e interne: il Giornale perde ancora il 9,8%, la Verità il 19% e Libero guadagna ben il 15%, confermando l’impressione di un riequilibrio tra le ultime due testate. Tra i quotidiani locali a perdere molto è il Tirreno (-17%).

*ovvero al dato di diffusione totale – copie cartacee e digitali – senza le copie omaggio, promozionali o scontatissime.


domenica 10 Settembre 2023

A.I.

Le relazioni dell’editoria giornalistica internazionale con gli sviluppi – avvenuti e ipotizzati – nell’uso dei software di “intelligenza artificiale” continuano a essere convulse, dallo spiazzato al progettuale. Il New York Times, la testata di maggiore avanguardia e riferimento nel mondo sotto molti aspetti giornalistici, è uscito dal fronte “trattativista” di alcuni giornali maggiori e ha vietato alle società che producono software di AI di usare i suoi contenuti per istruire i software stessi. Intanto in un altro contesto, quello dell’entertainment, una sentenza statunitense ha confermato che il diritto d’autore non è applicabile ai contenuti prodotti da intelligenze artificiali, la cui profittabilità sarebbe quindi molto inibita: ma è vero che gli usi più promettenti delle AI dovrebbero essere quelli di supporto alla produzione di contenuti più che di produzione vera e propria del cento per cento dei contenuti pubblicati.


domenica 10 Settembre 2023

Il Nuovo Trentino è durato poco

L’anomala condizione del Trentino-Alto Adige, dove quasi tutti i diversi quotidiani in entrambe le lingue locali sono di proprietà della stessa potente famiglia altoatesina e della sua azienda Athesia, ha avuto uno sviluppo, per quanto prevedibile. Il contesto, come lo aveva raccontato il Post, era questo:

“Se questo è vero per quotidiani come l’Alto Adige e l’Adige, il Trentino, che ha sede a Trento, invece ha una storia diversa. Dopo che Athesia lo aveva comprato nel 2016, il giornale aveva chiuso all’inizio del 2021 lasciando senza lavoro 19 giornalisti, con grandi contestazioni dei sindacati. Poi a inizio ottobre del 2022, in maniera inaspettata, l’editore ha annunciato che il giornale sarebbe tornato in edicola come Nuovo Trentino il 18 ottobre successivo, con una redazione più snella e lo stesso direttore con cui il Trentino aveva chiuso due anni prima.
Questo ritorno improvviso è avvenuto poco prima che il 3 novembre uscisse in edicola il primo numero del T, nuovo giornale in italiano della provincia di Trento edito da una fondazione che raccoglie grosse associazioni economiche del territorio (tra cui la Confindustria locale). Salto e altri siti locali non controllati da Athesia, come il Dolomiti, hanno ipotizzato che il ritorno alle pubblicazioni del Trentino avesse l’obiettivo di rendere più difficile l’inizio del nuovo quotidiano T e limitarne lo spazio”.

A conferma di quei sospetti, il Trentino ha già di nuovo chiuso, dopo neanche un anno, tra critiche e scoramenti. E i suoi editori stanno invece estendendo le loro attenzioni alle televisioni locali, con l’acquisto di una quota rilevante di VB33.


domenica 10 Settembre 2023

Vivement Dimanche

Invece lo sciopero della redazione del Journal du Dimanche, settimanale francese a cui il nuovo editore – il miliardario francese Vincent Bolloré – aveva imposto un direttore con posizioni di estrema destra, si è concluso abbastanza drammaticamente: quaranta giornalisti hanno lasciato il giornale. Intanto però nascerà un nuovo domenicale progettato da un altro editore: è quello che è stato annunciato dalla Tribune, importante giornale finanziario (prima quotidiano, poi settimanale, ora online), che è stato appena acquistato dal grande gruppo di Rodolphe Saadé, che si occupa soprattutto di trasporti e logistica e che possedeva già due quotidiani locali in Provenza e Corsica.


domenica 10 Settembre 2023

Canadian standoff

Non ci avrete perso il sonno in vacanza, ma in Canada non ci sono stati sviluppi nello “standoff ” che oppone il governo e i giornali a Meta, che ha deciso di non promuovere più le news su Facebook e Instagram in reazione alla legge che la costringerebbe a pagare dei compensi ai giornali. Ad agosto il ministro dei Trasporti ha chiesto a Meta di sospendere la sua scelta per favorire le comunicazioni relative agli incendi nel paese, ma Meta si è limitata a rispondere che le comunicazioni di sicurezza e soccorso sono del tutto mantenute e promosse, e non c’entrano con i giornali.


domenica 10 Settembre 2023

Charlie, di carta

Torna Charlie con un breve prologo promozionale, perché torna dopo una cospicua vacanza ma con il Post che intanto ha lavorato per i lettori di Charlie anche fuori da Charlie. Mercoledì esce nelle librerie il nuovo numero di Cose spiegate bene, la rivista del Post, ed è dedicato ai giornali e al giornalismo, e al loro dannato futuro di cui parliamo ogni settimana su questa newsletter da qualche anno. Confortati dai consensi per Charlie e per i suoi racconti e spiegazioni abbiamo pensato di estendere a maggiori approfondimenti le notizie e le storie a proposito dell’informazione: “Voltiamo decisamente pagina” è il titolo di questo numero (abbiamo a lungo esitato sull’eventualità di una citazione più fedele della frase fatta da telegiornale, che prevedesse un “Ma” iniziale, poi abbiamo concluso di farla più semplice e accontentarci dei doppi e tripli sensi), e gli abbonati del Post possono già comprarlo online senza pagare spese di spedizione: anzi, molti lo hanno già fatto anche questa volta, alimentando una sua sostenibilità che è a sua volta un tema interessante per Charlie, e grazie. Ma grazie anche a chi andrà in libreria e alle librerie stesse, che sono sempre generose nella promozione e visibilità della rivista. Ci è sembrata una buona idea mettere dentro un solo contenitore una ricca selezione (è il più corposo numero di Cose spiegate bene pubblicato fino a oggi) di cose utili da sapere per chi vuole frequentare l’informazione, con la solita attenzione – che su Charlie ha ottenuto buoni risultati – a parlare ai suoi addetti ai lavori come ai suoi semplici fruitori interessati e curiosi.

Fine di questo prologo.


domenica 23 Luglio 2023

September issue

Come annunciato, Charlie si prende sei domeniche di vacanza. La newsletter tornerà domenica 10 settembre: e un buon agosto a tutti insieme alla gratitudine per esserci, per essere abbonati al Post – chi lo è – e per scriverci e raccontarci cose sui giornali, chi lo fa. Ciao.


domenica 23 Luglio 2023

Freemium

Malgrado il visibile “successo” dei podcast degli ultimi anni, in gran parte dei casi la loro produzione non ha ancora trovato il modo di “monetizzarli” efficacemente e renderli sostenibili o addirittura fonti di profitti. L’approccio del Post in questo senso è di renderli parte del progetto di sostenibilità basato sugli abbonamenti al Post in generale: sia creandone di dedicati soltanto agli abbonati, sia pubblicandone di gratuiti e aperti a tutti, e capaci di raggiungere nuovi utenti che siano così incentivati e motivati a conoscere di più il Post e a sostenerne l’impegno giornalistico. Una sintesi di questi due approcci è stata la recente scelta di aggiungere al podcast mensile Indagini di Stefano Nazzi – uno dei maggiori successi di popolarità nell’offerta del Post – uno “spinoff”, Altre Indagini, destinato solamente agli abbonati. Nei venti giorni di luglio dopo l’annuncio del nuovo podcast gli abbonati sono cresciuti del 206% rispetto allo stesso periodo del mese precedente. Altre Indagini proseguirà quindi con proprie frequenze dall’autunno.


domenica 23 Luglio 2023

A Domani servono più soldi

L’editore del quotidiano Domani, Carlo De Benedetti, ha avviato un aumento di capitale di sei milioni di euro dell’azienda editrice del giornale, il cui capitale era costituito finora da dieci milioni dedicati dallo stesso De Benedetti al progetto alla sua nascita, tre anni fa. Domani si sta impegnando in un tentativo di riprogettazione per superare una lunga fase di rallentamento della sua crescita di abbonamenti e vendite in edicola: due mesi fa il direttore Stefano Feltri è stato sostituito dal suo vice Emiliano Fittipaldi, e sono in corso riflessioni su come dare al giornale un ruolo maggiore sul digitale, dove finora è stato assai meno presente. L’altro aspetto che non ha aiutato ad attenuare le perdite è la sempre modesta raccolta pubblicitaria.


domenica 23 Luglio 2023

Gentilezze

La riconoscenza dei giornali o delle trasmissioni televisive nei confronti delle autorità che offrono loro utili informazioni per il loro lavoro si manifesta in molte scale diverse. A volte con indulgenze o disponibilità a pubblicare notizie e versioni che sono nell’interesse delle autorità stesse (magistrati, polizie, apparati di sicurezza diversi), altre volte con più innocue citazioni di nomi e ruoli che soddisfino i desideri di visibilità degli interessati: nomi insignificanti per i lettori e per la notizia, ma apprezzati da ufficiali o responsabili che hanno aiutato i giornalisti ad avere notizie. Un esempio più vistoso in questo senso è stata la promozione che il Corriere della Sera ha offerto venerdì al libro del vicecapo della polizia, nelle pagine della cronaca, e che Repubblica aveva segnalato il giorno prima: entrambi con espressioni tratte dalle comunicazioni editoriali.


domenica 23 Luglio 2023

Anche Radio Capital? Anche Radio Capital?

L’ipotesi è stata raccontata dal quotidiano ItaliaOggi: non solo Radio Capital si aggiungerebbe al patrimonio editoriale che il gruppo GEDI sta cedendo (dopo tante testate quotidiani locali, dopo l’Espresso), ma Radio Capital si aggiungerebbe alle nuove acquisizioni del gruppo Angelucci (che ha appena comprato il Giornale dalla famiglia Berlusconi, e possiede già Libero, il Tempo, il Corriere dell’Umbria). Per ora non ci sono conferme (nei mesi scorsi alcuni siti di limitata affidabilità avevano parlato anche di un’ipotesi di acquisizione della Verità, ipotesi smentita).

“Dunque, gli Angelucci sono impegnati nella costruzione di un nuovo gruppo editoriale più grande e strutturato, anche in chiave multimediale. Da qui l’interesse per Radio Capital e i primi incontri già avuti con il gruppo guidato dall’a.d. e d.g. Maurizio Scanavino e controllato dalla famiglia Elkann. Per gli Angelucci, il cui core business è nella sanità privata, l’operazione rappresenta il debutto nel mondo delle radio, qualora si trovi un accordo sulla vendita (e già negli anni passati qualificati editori hanno bussato alla porta di Gedi ma poi la cessione non ha mai avuto seguito). Invece, per il polo di Repubblica, la transazione significa rivedere per la prima volta di fatto il perimetro delle attività radiofoniche della controllata Elemedia”.


domenica 23 Luglio 2023

Come va al Washington Post

Un articolo del New York Times di sabato ha raccontato come stanno andando le cose in uno dei due principali quotidiani statunitensi concorrente, il Washington Post (l’altro è il Wall Street Journal). Del Washington Post si sapeva che nell’ultimo anno la sua grande crescita di risultati e di motivazione si era piuttosto interrotta, con un declino di abbonati e l’uscita di diversi giornalisti importanti. Secondo l’articolo del New York Times il 2023 si concluderà con 100 milioni di perdite e gli abbonati sono scesi a due milioni e mezzo dopo un picco di tre milioni per le elezioni del 2020: il proprietario del giornale – Jeff Bezos, fondatore di Amazon, che l’ha comprato nel 2013 – ha quindi deciso di tornare a occuparsi più attivamente del rilancio del giornale, dopo un periodo in cui ne era sembrato più distante, investendo su nuovi progetti (per esempio su una sezione di racconti e opinioni raccolte tra i lettori).


domenica 23 Luglio 2023

Per arrivare a 50

L’azienda del Sole 24 Ore ha comunicato l’intenzione di trasferire sette giornalisti della redazione di Radio24 verso quella della propria agenzia di stampa, Radiocor. Scelta che è stata molto contestata dai giornalisti del gruppo, che hanno annunciato lo “stato di agitazione” (la formula con cui si indica l’inizio di una protesta e di una rivendicazione sindacale, da definire nelle sue pratiche). Secondo diverse interpretazioni – l’azienda si è limitata a parlare di una “riduzione di costi” senza chiarire come si configurerebbe – il trasferimento si spiegherebbe con l’obiettivo di accedere ai fondi statali per le agenzie di stampa, che impongono un organico di giornalisti maggiore di quello che ha attualmente Radiocor.


domenica 23 Luglio 2023

Non contare più su Facebook

Anche il Financial Times, autorevole quotidiano londinese, ha dato in un suo articolo ulteriori conferme del disinvestimento di Facebook dalla promozione delle news e dei contenuti provenienti dai siti giornalistici. Secondo il giornale Facebook starebbe considerando di rinunciare ad affrontare le richieste di compenso da parte dei giornali per l’uso dei loro contenuti – come nella contesa delle ultime settimane in Canada -, valutando che gli convenga di più rinunciare del tutto a quei contenuti.


domenica 23 Luglio 2023

Stampa romana

L’agenzia di stampa romana Adnkronos ha annunciato che il suo nuovo direttore sarà Davide Desario, 52 anni, fino a oggi direttore del quotidiano gratuito Leggo (prima era stato al Messaggero, nello stesso gruppo editoriale romano appartenente alla famiglia Caltagirone). Il precedente direttore di Adnkronos era stato Gian Marco Chiocci, nominato da poco direttore del Tg1 tra molte polemiche per i suoi precedenti.


domenica 23 Luglio 2023

Anche meno

Il caso britannico che ha riguardato il presentatore di BBC News Huw Edwards ha avuto, dicevamo la settimana scorsa, molte implicazioni. Una è quella del forse eccessivo scrupolo di BBC News nel dare spazio alle accuse e alle polemiche, e il Post l’ha approfondita.

“La BBC ha dato una grande rilevanza alla notizia e alle indagini, nell’intento di mostrare la sua integrità giornalistica nei confronti di un caso che la riguardava direttamente. Secondo molti osservatori, però, la televisione pubblica è andata anche oltre, contribuendo a un’attenzione mediatica sproporzionata al caso e a una sorta di processo pubblico che avrà ripercussioni gravi sulla carriera e sulla famiglia di Huw Edwards, attualmente ricoverato per gravi problemi di salute mentale”.


domenica 23 Luglio 2023

Caro direttore

È stato molto notato, in questi mesi, lo spazio offerto dal Corriere della Sera ai rappresentanti del governo in carica: attraverso interviste e articoli che riprendono le loro versioni e dichiarazioni, promuovendole in maniera privilegiata nei titoli. Le pagine della politica del Corriere della Sera sono in una quotidiana parte comunicazioni da parte del governo, e il giornale approfitta – battendo la concorrenza – anche di una disponibilità del governo stesso ad avere il Corriere come interlocutore preferenziale. Il sintomo più vistoso di questa relazione sono le frequenti lettere al giornale che la presidente del Consiglio sceglie per comunicare, e che il Corriere ospita in prima pagina: l’ultima mercoledì scorso (la precedente il 14 giugno, la precedente il 23 aprile, la precedente il 4 febbraio).