Charlie

Estratti della newsletter sul dannato futuro dei giornali.

domenica 13 Aprile 2025

Streik, e anche a Parma

I giornalisti dell’importante quotidiano tedesco Süddeutsche Zeitung hanno scioperato per due giorni, mercoledì e giovedì, nel contesto di una complicata trattativa con la federazione degli editori per un aumento degli stipendi: è il terzo sciopero in quattro mesi. La Süddeutsche Zeitung ha la sua sede a Monaco e il prossimo ottobre compirà ottant’anni: è un giornale di posizioni prevalentemente progressiste e socialdemocratiche.

Negli scorsi due giorni ha scioperato anche la Gazzetta di Parma , chiedendo che la proprietà non riduca ulteriormente il numero di giornalisti in redazione.


domenica 13 Aprile 2025

Singolare al Sole 24 Ore

La società che pubblica il Sole 24 Ore lascerà la quotazione in borsa, attraverso una riacquisizione delle quote pubbliche da parte di Confindustria, l’associazione delle imprese che possiede la società stessa. I comitati di redazione del quotidiano, di Radio 24 e dell’agenzia Radiocor hanno diffuso un comunicato che definisce la decisione “singolare nei contenuti, preoccupante per le conseguenze, infelice nel timing”. Il comunicato allude esplicitamente alla esperienza – ancora molto sentita – dei dati di diffusione e bilancio falsi scoperti nove anni fa: “in una società dai complessi trascorsi come il Sole 24 Ore, andare indirettamente ad abbassare gli obblighi di rendicontazione, circoscrivere il set di controlli, rimuovere l’intervento di autorità indipendenti non appare esattamente una scelta lungimirante”.

Tutto questo mentre si aspetta la nomina di Federico Silvestri come amministratore delegato della società e la scelta di un nuovo presidente dopo che quello attuale aveva contestato la gestione del bilancio. Secondo un articolo del Fatto le scelte contestate dal presidente uscente sarebbero servite a presentare i risultati della società in attivo.


domenica 13 Aprile 2025

Molto vino

Sabato l’azienda vinicola Aneri ha ancora comprato due pagine di pubblicità sul quotidiano Libero, che la settimana prima aveva messo in prima pagina un’intervista con il fondatore dell’azienda.


domenica 13 Aprile 2025

Accertamento

Il Giornale ha dovuto pubblicare giovedì una rettifica al messaggio contenuto in una pagina pubblicitaria comprata dalla banca Unicredit, che dava indicazioni sbagliate su un’offerta destinandola anche a clienti invece esclusi, “per un problema tecnico in fase di accertamento”.


domenica 13 Aprile 2025

Fine ingloriosa dello Hollywood Reporter italiano

La società che aveva creato l’edizione italiana dell’illustre rivista di spettacolo americana Hollywood Reporter è stata messa in liquidazione. L’impresa, avviata tre anni fa, aveva avuto una serie di sviluppi sventati e fallimentari che avevano mostrato presto una totale incompetenza e mancanza di visione da parte dell’editore, con dimissioni successive dei giornalisti e ridimensionamento progressivo delle ambizioni del giornale. Nessuno si è sorpreso a questo punto di questa fine della storia.


domenica 13 Aprile 2025

Ognuno ha il suo stile

Il quotidiano statunitense USA Today ha pubblicato giovedì un proprio “manuale di stile”, gratis e accessibile a tutti, a differenza di quello dell’agenzia Associated Press – ritenuto una specie di “bibbia” del giornalismo, della comunicazione e dell’editoria – che AP vende da tanti anni.
USA Today è uno dei maggiori quotidiani americani, uno dei quattro considerati nazionali, e distribuisce i suoi contenuti anche per molti quotidiani locali di proprietà del grande editore Gannett.
Un manuale di stile è una raccolta di indicazioni e suggerimenti che riguardano ambiti e necessità molto varie: dal linguaggio alle scelte etiche e ad altro ancora. La direttrice di USA Today Caren Bohan lo ha presentato auspicando che “i suoi benefici si estendano assai oltre la nostra redazione, verso chi studia, chi insegna e chi crea contenuti ogni giorno”.


domenica 13 Aprile 2025

Le donne meno, nei giornali

Un rapporto dell’INPS sulla situazione della professione giornalistica, diffuso il mese scorso, segnala ancora una spoprorzione non motivata – se non con la motivazione altrettanto disdicevole di una sproporzione di ruoli e responsabilità – tra gli stipendi dei giornalisti e quelli delle giornaliste: “gli uomini guadagnano in media il 16% in più rispetto alle donne. La retribuzione media annua dei giornalisti maschi è stata di 62.661 euro nel 2023, contro i 54.016 euro delle giornaliste”.


domenica 13 Aprile 2025

Meno sfilate, più concretezza

Patrizio Bertelli, presidente del gruppo Prada, ha dato sabato un’intervista a Daniele Manca del Corriere della Sera in cui tra le altre cose ha espresso un parere che dovrebbe essere fatto proprio da chi si occupa di giornalismo e moda nei quotidiani italiani: «Si parla tanto delle sfilate e poco dell’industria che c’è dietro, altro che leggerezza».


domenica 13 Aprile 2025

Opportunità lavorative

Avevamo scritto la settimana scorsa delle dimissioni della direttrice di Vanity Fair, importante e illustre mensile americano. Per la sua sostituzione (con il titolo più altisonante di “Global Editorial Director”, già in uso per altre testate) l’editore Condé Nast ha messo un annuncio.

“Condé Nast is seeking a highly experienced Global Editorial Director (GED) to lead Vanity Fair across markets. We’re looking for a visionary leader who will be responsible for shaping the values, sensibility and aesthetic of the title. The role will have oversight of the editorial direction, brand strategy, audience development, operations, and all content and brand extensions. The position develops strategies to drive editorial excellence, audience growth, and revenue”.


domenica 13 Aprile 2025

Uno “stavolta” in meno

Il popolare giornalista e scrittore Gad Lerner (negli ultimi anni collaboratore del Fatto) ha pubblicato lunedì un tweet con questo testo, e l’immagine dei crolli di borsa: «Stavolta l’11 settembre se lo sono fatti da soli gli americani». Lerner ha una cospicua quota di “hater” in servizio permanente (molti evidentemente organizzati), che in questo caso hanno risposto al tweet accusandolo di mancare di rispetto alle vittime degli attentati dell’11 settembre. Queste reazioni sono state riprese da alcune testate giornalistiche del gruppo editoriale controllato dal deputato leghista Antonio Angelucci, che per soprammercato hanno manipolato il tweet lasciando intendere che Lerner avesse scritto «L’11 settembre se lo sono fatti da soli».
Ma anche lo stesso contestato paragone di Lerner era stato pubblicato nei giorni precedenti – senza ricevere attacchi o critiche – da molti giornali e siti di news importanti: AnsaCorriere della SeraQuotidiano Nazionale, per esempio.


domenica 13 Aprile 2025

Sarah Palin contro il New York Times, di nuovo

Lunedì inizia il nuovo processo di Sarah Palin, ex governatrice dell’Alaska e candidata alla vicepresidenza degli Stati Uniti, contro il New York Times. Il primo processo era stato descritto così su questa newsletter nel 2022: “in un editoriale del 2017 il New York Times accusò Palin di avere contribuito a incentivare azioni terroristiche violente contro i membri del parlamento (compreso l’attentato del 2011 contro Gabrielle Giffords), attraverso sue campagne e messaggi descritti in modo errato nell’articolo. Dopo le proteste il giornale corresse l’editoriale, segnalando l’errore in coda, ma Palin presentò lo stesso una denuncia per diffamazione. Durante le udienze di questi giorni stanno emergendo molte questioni significative sul funzionamento dei giornali: la principale è la contraddizione quotidiana tra i tempi immediati di pubblicazione e la necessità di verifiche attente. In quel caso l’editoriale seguiva un nuovo attentato e il giornale ritenne che non potesse essere rimandato, e il difetto di memoria del suo autore non ebbe il tempo di essere verificato e corretto”.

L’anno scorso, però, un giudice aveva accolto il ricorso di Palin decidendo che nel processo del 2022 fossero stati commessi degli errori, e che quindi il processo andasse rifatto. E naturalmente l’attuale polemico confronto tra i politici Repubblicani e le maggiori aziende giornalistiche americane crea un contesto particolare per l’eventuale sentenza e per le tutele di cui i giornali godono rispetto a possibili errori come questo.


domenica 13 Aprile 2025

Cliniche e giornali un po’ ovunque

Il Foglio ha intervistato l’ex presidente della Regione Abruzzo, Gianni Chiodi, che è stato assolto dopo undici anni dall’accusa di falso, abuso d’ufficio e violenza privata (Chiodi era stato in precedenza assolto rispetto ad altre accuse legate a un’inchiesta sui rimborsi pubblici): “Il procedimento ha preso il via proprio da un esposto di Luigi Pierangeli, imprenditore della sanità privata a capo del gruppo Synergo”, spiega l’articolo del Foglio, dopo che Chiodi aveva ridotto i finanziamenti pubblici ad alcune cliniche private. Nell’intervista Chiodi dice:

“Bisogna ricordare che in Abruzzo le cliniche private rappresentano delle lobby potentissime, non solo per i rapporti con la politica, ma anche per il loro potere mediatico. Ad esempio, Pierangeli è proprietario del principale quotidiano regionale, il Centro, e della principale televisione locale, Rete 8. Non a caso la notizia della mia assoluzione sul Centro non è stata neanche riportata. Potevo aspettarmelo dall’editore, ma non dal direttore, Luca Telese, che fa il moralista spesso e volentieri. Tra l’altro dare una notizia dovrebbe essere dovere dei giornalisti, invece è stato tutto occultato. Anche i giornali nazionali, che pur si erano spesso occupati della vicenda, non hanno pubblicato niente”.

La sovrapposizione di interessi di imprenditori nella sanità privata che possiedono anche giornali era stata un tema attuale nelle scorse settimane con un altro protagonista: il deputato leghista Antonio Angelucci, editore di LiberoGiornale Tempo.


domenica 13 Aprile 2025

Ci siamo persi Quartz

Da quasi due anni questa newsletter non cita più il sito americano di news Quartz, che nel 2022 avevamo descritto così: “Quartz è un sito americano di informazione nato dieci anni fa nel gruppo editoriale dell’ Atlantic con proposte innovative sui formati delle proprie news e sulle relazioni con i lettori. Nel tempo ha ulteriormente spostato le sue attenzioni verso i temi di business e aziende, e ha cambiato proprietà, tra alti e bassi di sostenibilità”. Quando era nato, nel 2012, Quartz aveva ricevuto molte attenzioni e stime per una sua inclinazione verso esperimenti innovativi e per una precoce priorità data agli smartphone e ai dispositivi mobili. Poi però le cose non sono riuscite a crescere e una serie di passaggi di proprietà ha accompagnato un grosso declino di rilevanza del sito.
Se Charlie ci torna adesso è ancora per dare non buone notizie: Quartz è stato di nuovo venduto (a una società canadese di software) e ha licenziato quasi tutti i giornalisti, affidandosi alla produzione di contenuti da parte di “intelligenze artificiali” che finora però non stanno mostrando grandi attrattive. Il suo fondatore Zach Seward (che ora si occupa di AI al New York Times) ha scritto un post piuttosto desolato.


domenica 13 Aprile 2025

I quotidiani a febbraio

Sono stati pubblicati i dati ADS di diffusione dei quotidiani nel mese di febbraio 2025.
I dati sono la diffusione media giornaliera*. Tra parentesi la differenza rispetto a un anno fa.

Corriere della Sera 157.464 (-6%)
Repubblica 83.395 (-10%)
Stampa 57.851 (-12%)

Sole 24 Ore 50.012 (-8%)
Resto del Carlino 46.308 (-11%)
Messaggero 40.644 (-10%)
Gazzettino 30.905 (-8%)
Nazione 30.382 (-12%)
Dolomiten 25.422 (-6%)
Fatto 25.032 (-8%)
Giornale 24.884 (-8%)
Messaggero Veneto 22.061 (-9%)
Unione Sarda 20.774 (-10%)
Verità 20.023 (-7%)
Eco di Bergamo 19.119 (-14%)
Secolo XIX 18.597 (-8%)
Altri giornali nazionali:
Libero 17.408 (-7%)
Manifesto 14.005 (+8%)
Avvenire 13.993 (-7%)
ItaliaOggi 5.570 (+2%)

(il Foglio Domani non sono certificati da ADS).

La media dei cali percentuali anno su anno delle prime dieci testate a febbraio è del 9,1%. Rispetto a questo dato continua ad andare meglio – ormai stabilmente da alcuni anni – il Corriere della Sera, mentre Repubblica è tornata a superare il 10%, ma considerati i suoi record negativi degli ultimi anni è un dato promettente. Tra le testate maggiori sono andate poco meglio il Sole 24 Ore, il Fatto e il Giornale : ma le ultime due si sono scambiate di posizione, col Fatto che ha superato il Giornale di poche copie. Un altro scambio di posizioni è più in basso nella classifica, dove il Manifesto – che continua ad andare bene, soprattutto con gli abbonamenti digitali – ha superato Avvenire. È finalmente di poco positivo anche il dato del quotidiano milanese ItaliaOggi , dopo molti mesi di grosso declino.

Se guardiamo i soli abbonamenti alle edizioni digitali – che dovrebbero essere “la direzione del futuro”, non essendolo ancora del presente – l’ordine delle testate è questo (sono qui esclusi gli abbonamenti venduti a meno del 30% del prezzo ufficiale, che per molte testate raggiungono numeri equivalenti o persino maggiori: il Corriere ne dichiara più di 43mila, il Sole 24 Ore più di 33mila, il Fatto più di 27mila, Repubblica 14mila). Le percentuali sono la variazione rispetto a un anno fa.
Corriere della Sera 46.625 +1,1%
Repubblica 22.093 -7,9%
Sole 24 Ore 21.886 -4,9%
Manifesto 7.102 +8,4%
Stampa 6.768 -17,2%
Fatto 6.251 -2,8%
Gazzettino 5.671 -6,1%
Messaggero 5.414 -6,2%

I dati mensili sono molto alterni per ogni testata, crescono o calano discontinuamente, suggerendo una grande volatilità degli abbonamenti di durata mensile, spesso comprati in prova e poi non confermati. Ma come si vede i progressi annuali degli abbonamenti digitali non sono rassicuranti per nessuno salvo che per il Manifesto e in piccola quota per il Corriere della Sera (che non compensa lontanamente le perdite delle copie cartacee). Però bisogna ricordare che le stesse testate hanno anche quote cospicue di abbonati che pagano abbonamenti molto scontati, qui non compresi.
Ricordiamo che si parla qui degli abbonamenti alle copie digitali dei quotidiani, non di quelli – solitamente molto più economici – ai contenuti dei loro siti web.

Tornando alle vendite individuali complessive – carta e digitale – tra gli altri quotidiani locali maggiori le perdite sopra la media rispetto a un anno fa questo mese sono per il secondo mese di fila dell’ Eco di Bergamo (-13,6%), e poi ancora del Tirreno di Livorno (-11,4%), del Giorno di Milano (-13,2%), del Piccolo di Trieste (-12,9%) e della Nuova Sardegna di Sassari (-12.9%).

AvvenireManifestoLibero, Dolomiten ItaliaOggi sono tra i quotidiani che ricevono contributi pubblici diretti, i quali costituiscono naturalmente un vantaggio rispetto alle altre testate concorrenti)

Come ogni mese, quelli che selezioniamo e aggreghiamo, tra le varie voci, sono i dati più significativi e più paragonabili, piuttosto che la generica “diffusione” totale: quindi escludiamo i dati sulle copie distribuite gratuitamente, su quelle vendute a un prezzo scontato oltre il 70% e su quelle acquistate da “terzi” (aziende, istituzioni, alberghi, eccetera). Il dato è così meno “dopato” e più indicativo della scelta attiva dei singoli lettori di acquistare e di pagare il giornale, cartaceo o digitale (anche se questi dati possono comunque comprendere le copie acquistate insieme ai quotidiani locali con cui alcune testate nazionali fanno accordi, e che ADS non indica come distinte).

Quanto invece al risultato totale della “diffusione”, ricordiamo che è un dato (fornito anche questo dalle testate e verificato a campione da ADS) che aggrega le copie dei giornali che raggiungono i lettori in modi molto diversi, grossomodo divisibili in queste categorie:
– copie pagate, o scontate, o gratuite;
– copie in abbonamento, o in vendita singola;
– copie cartacee, o digitali;
– copie acquistate da singoli lettori, o da “terzi” (aziende, istituzioni, organizzazioni) in quantità maggiori.

Il totale di questi numeri di diversa natura dà delle cifre complessive di valore un po’ grossolano, e usate soprattutto come promozione presso gli inserzionisti pubblicitari, mostrate nei pratici e chiari schemi di sintesi che pubblica il sito Prima Comunicazione, e che trovate qui.


domenica 13 Aprile 2025

Un punticino per Associated Press

Finalmente il giudice interpellato ha dato ragione all’agenzia Associated Press e ha intanto – in attesa di una sentenza più completa – deciso il reintegro immediato dei suoi giornalisti nelle iniziative della Casa Bianca e nei viaggi di Trump (ricorderete la ritorsioni di Trump contro AP, altrimenti la storia è riassunta qui).
Ma la decisione rischia di avere poche conseguenze per due ragioni. La prima è che l’amministrazione Trump ha già presentato un ricorso. La seconda è che nel frattempo l’amministrazione Trump ha introdotto autonomie ancora maggiori nelle sue scelte di quali giornalisti accogliere e quali no, e quindi si è attribuita ulteriori diritti di decidere a chi dare accesso.


domenica 13 Aprile 2025

Vecchi i lettori, vecchi i giornalisti

Il Corriere della Sera ha pubblicato martedì un “comunicato sindacale” firmato dai propri giornalisti e giornaliste che contestava i modi irregolari con cui il quotidiano userebbe i pensionati: è previsto e consueto che i giornalisti andati in pensione possano firmare ancora degli articoli, ma secondo il comunicato il Corriere invece assegnerebbe loro mansioni giornalistiche più estese, a scapito della crescita e dell’assunzione di giornalisti giovani o precari.

Le giornaliste e i giornalisti del Corriere riconoscono le competenze dei colleghi pensionati maturate in tanti anni di esperienza, ma ritengono che il loro impiego debba essere circoscritto e che non possano in alcun modo sostituire il ruolo dei redattori e degli inviati.

Purtroppo, l’esperienza quotidiana racconta un’altra storia: alcuni colleghi ormai in pensione mantengono gli account e hanno accesso al sistema editoriale (e non solo per inviare gli articoli come prevede l’accordo Fieg-Fnsi), hanno partecipato alle attività di redazione e alle riunioni operative, in alcuni casi sono stati addirittura ripetutamente indicati come «inviati» sulle pagine del giornale, in altri partecipano d’abitudine alle conferenze stampa di enti e istituzioni. Questa situazione non solo contravviene alle regole, ma evidenzia un problema più ampio: il ricorso eccessivo ai giornalisti in quiescenza sta sottraendo spazio e risorse a investimenti necessari per il futuro della testata e rischia di precludere la crescita di nuove indispensabili competenze, la realizzazione dei percorsi di carriera interni e delle legittime aspirazioni dei giornalisti dipendenti nonché il naturale e necessario percorso verso il ricambio generazionale di un giornale che non intende retrocedere nella sua posizione di leadership nel Paese”.

Al fondo del comunicato, direttore ed editore hanno risposto insieme così:

” Il Direttore, di intesa con l’Editore, precisa che l’utilizzo dei collaboratori al «Corriere della Sera» avviene nel rispetto del Contratto e nella logica della valorizzazione delle competenze e delle qualità professionali.
Il percorso di investimento sui giovani e sui percorsi di carriera è testimoniata dalla assunzione di 66 redattori dal 2016 a oggi, che rappresenta un investimento senza uguali in nessun’altra azienda editoriale”.


domenica 13 Aprile 2025

Charlie, abbassate le aspettative

Avrete notato che tra i siti di news – in Italia e altrove – che hanno iniziato a pubblicare testi prodotti dalle “intelligenze artificiali”, alcuni hanno scelto modi diversi di avvertire i lettori di questa particolare genesi di quegli articoli. L’idea è che i lettori possano quindi fare la dovuta tara all’accuratezza dei testi in questione: e a volte le diciture dicono proprio “questo articolo è stato prodotto da un’intelligenza artificiale e quindi potrebbe contenere degli errori”.
(non parliamo qui dei “disclaimer” sul fatto che le AI possano essere state usate come strumento da chi ha scritto e verificato la versione finale di un articolo, un umano).

Se ci pensate, è un buffo modo di interpretare la funzione del giornalismo e delle sue responsabilità: è un po’ come pubblicare degli articoli senza controllare niente e scrivere in testa “questo articolo è stato scritto senza controllare niente e quindi potrebbe contenere degli errori”. O come affidare delle inchieste giornalistiche a un bambino di nove anni, e indicarlo chiaramente in testa all’articolo: “sapete com’è, è un bambino di nove anni, non è che possa sapere tutto”.
Come dicevamo qualche settimana fa, ci sono prospettive sicuramente innovative nell’uso delle AI nel giornalismo: la replica del lavoro dei giornalisti al posto loro non solo è la più pigra, ma anche la meno corretta.

Fine di questo prologo.

p.s. di questo prologo: a margine, possiamo definire buffa anche la convivenza, nei testi pubblicati dal Sole 24 Ore, della dicitura “generato automaticamente” accanto alla rivendicata garanzia del “Trust project”.


domenica 6 Aprile 2025

Metti che va male, al Sole 24 Ore

Il presidente del Consiglio di amministrazione del Sole 24 Ore ha annunciato di non volersi ricandidare al ruolo, in conseguenza di un dissenso che avevamo citato due settimane fa relativo al mancato “accantonamento” in bilancio dei fondi necessari a coprire l’eventuale condanna in una causa relativa al business di formazione dell’azienda.


domenica 6 Aprile 2025

Zone grigie

La trasmissione televisiva comico/satirica che si chiama Striscia la notizia ha trasmesso un servizio in cui un suo personaggio ha accusato l’agenzia di stampa Adnkronos di “vendere” degli articoli, con uno specifico tariffario, senza avvisare chi legge della natura commerciale di quegli articoli. Trattandosi di un’agenzia di stampa, quegli articoli vengono poi ripresi da molti altri siti, garantendo all’acquirente una estesa visibilità: Striscia la notizia ha fatto un esperimento con una storia falsa, e ha accertato che sulla sua accuratezza non è stata fatta nessuna verifica giornalistica e che dopo la pubblicazione su Adnkronos è stata ripubblicata in diversi altri siti, anche importanti e assai visitati (alcuni l’hanno poi cancellata).

Bisogna spiegare qualcosa, che Striscia la notizia – programma destinato a un pubblico che non ha grandi familiarità con i mezzi di informazione e col loro funzionamento – ha trascurato di dire.
Le agenzie di stampa, in questi tempi di ricerca di sostenibilità economica, hanno quasi tutte degli spazi che mettono in vendita. In alcuni casi, come avviene nei quotidiani, si tratta di accoglienze offerte a inserzionisti o aziende all’interno di accordi di investimenti più ampi; in altri sono pagine esplicitamente dedicate alle comunicazioni delle aziende, su cui il controllo giornalistico è inesistente. Queste seconde sono le pagine che sono state mostrate nel servizio di Striscia la notizia, e in cui è presente l’intestazione “comunicato stampa”: che non è di per sé una spiegazione chiarissima e immediata per i lettori non avvezzi alle definizioni del business dei media, ma è l’indicazione che secondo Adnkronos – nella sua risposta al servizio – giustifica che il suo sito ospiti degli articoli venduti e pubblicati senza nessun controllo, quindi legittimando anche la pubblicazione di informazioni completamente false (nei siti che hanno accordi per riprendere le notizie di Adnkronos, come MSN, quella indicazione peraltro non c’è).


domenica 6 Aprile 2025

Vicinanze

Tra i maggiori inserzionisti pubblicitari sui grandi quotidiani, e in particolare sul Corriere della Sera, c’è la catena di supermercati Esselunga, che ha quindi un sistematico e antico trattamento di favore rispetto alle notizie di attualità che capita la riguardino (solo nell’ultimo anno e mezzo ci sono stati il crollo di un cantiere a Firenze, un’inchiesta per corruzione a Genova e la pubblicazione di un libro assai discusso sulle contese familiari della proprietà dell’azienda).
Mercoledì una notizia favorevole a Esselunga (in realtà un patteggiamento con multa per un suo dirigente) rispetto all’inchiesta genovese ha ottenuto quindi sul Corriere della Sera uno spazio e un trattamento decisamente celebrativi, con promozione dei nuovi progetti di Esselunga (torrenti, parcheggi, posti di lavoro), in un articolo non firmato, e di cui sicuro non avrebbero beneficiato altre aziende in simili casi.


domenica 6 Aprile 2025

Sinergie

Facciamo frequenti esempi, su Charlie, di articoli sui due maggiori quotidiani (i principali destinatari di investimenti pubblicitari) riconducibili a un accordo con aziende e inserzionisti piuttosto che a una valutazione giornalistica. Questa sovrapposizione avviene anche sul Sole 24 Ore, dove però un altro fattore in campo è che il giornale è di proprietà di Confindustria, la grande associazione delle imprese italiane, e quindi ha per proprio interesse la promozione delle attività delle aziende associate e in generale dell’imprenditoria italiana. Questa priorità spiega quindi, più degli interessi pubblicitari, molte scelte sugli argomenti e i toni degli articoli del Sole 24 Ore. Che però non è esente dalle sovrapposizioni a volte assai vistose tra lavoro della redazione e richieste della concessionaria di pubblicità: e questa settimana ha pubblicato a poche pagine di distanza una pagina pubblicitaria e un articolo di esaltazione della stessa cosa, usando anche le medesime parole nei titoli.

Altri esempi di contiguità di questa settimana: Repubblica ha pubblicato un articolo sull’azienda Boggi venerdì e una pubblicità dell’azienda Boggi sabato, Libero ha dedicato sabato al produttore vinicolo Aneri – grande inserzionista soprattutto dei quotidiani milanesi e di quelli vicini al centrodestra – un’intervista annunciata addirittura nella notizia maggiore della prima pagina.


domenica 6 Aprile 2025

Il fuso orario della stampa

La settimana precedente a questa, come accade ogni anno, la federazione degli editori di giornali ha diffuso una comunicazione sull’ora legale apparentemente strana, a leggerla da profani.

“L’applicazione dell’ora legale nelle imprese editrici e stampatrici di giornali quotidiani avrà inizio, anziché alle ore 02:00 di domenica 30 marzo, alle ore 12:00 di sabato 29 marzo, ora in cui le lancette dell’orologio dovranno essere spostate in avanti di 60 minuti”.

L’indicazione e il suo linguaggio novecentesco non devono far pensare a una quota di lavoratori italiani che ogni anno letteralmente “spostano le lancette” degli orologi già a mezzogiorno del giorno precedente l’entrata in vigore dell’ora legale, e vivono per mezza giornata delle vite strane e dissociate.
La spiegazione ha a che fare con la collocazione notturna del cambio orario, che si deve alla necessità di creare meno complicazioni possibili alla vita quotidiana delle nostre società: ma per le categorie di lavori in cui le ore notturne sono parte del loro funzionamento, queste complicazioni ci possono essere. Con questa istruzione si cerca quindi di non perdere un’ora preziosa nel dispendioso – in termini di tempo – lavoro di stampa e distribuzione dei quotidiani che avviene nella notte, ogni notte.


domenica 6 Aprile 2025

Il nuovo presidente di GEDI

Il gruppo editoriale GEDI ha comunicato la nomina di un nuovo presidente, Paolo Ceretti. Ceretti ha 70 anni, ha lavorato nell’azienda automobilistica Fiat (che oggi si chiama Stellantis e appartiene alla stessa società di GEDI, Exor), si è occupato dell’antico “portale” Ciaoweb, ed è poi stato amministratore delegato dell’azienda editoriale De Agostini. GEDI possiede i quotidiani Repubblica Stampa, il sito di news HuffPost, e le radio Deejay Capital. Ceretti sostituisce Maurizio Scanavino, che è stato a capo dell’azienda negli ultimi cinque anni e che andrà a occuparsi di un’altra proprietà di Exor, la società calcistica della Juventus.


domenica 6 Aprile 2025

Cambio a Vanity Fair

Radhika Jones, che è stata direttrice del mensile americano Vanity Fair dal 2017 a oggi, ha annunciato che lascerà l’incarico, spiegandolo con un desiderio e progetto di cambiamento personale. Vanity Fair, di proprietà della grande multinazionale editoriale Condé Nast, è una delle riviste più famose del mondo, forte di una testata di grande lustro e di una storia che nell’ultimo mezzo secolo ha fatto convivere ottimo giornalismo e protagonismo nel mondo del cinema e dell’ entertainment internazionale (l’edizione italiana, nata nel 2003, è un settimanale e con un taglio più popolare e di “lifestyle”): del direttore più famoso, Graydon Carter, che aveva preceduto Jones per 25 anni, avevamo parlato la settimana scorsa.
Il New York Timesraccontando delle dimissioni di Jones, ha chiamato la direzione di Vanity Fair “uno dei ruoli più visibili del giornalismo americano”. Altri articoli hanno ricordato che Vanity Fair è – come molte riviste – in un periodo difficile di perdita di ricavi e riduzione dei costi.


domenica 6 Aprile 2025

Angelucci contro Cairo, senza sosta

Lo sforzo dei quotidiani di proprietà del deputato leghista Antonio Angelucci per mandare segnali minacciosi all’editore del Corriere della Sera e di La7 Urbano Cairo si è persino intensificato, questa settimana. Riassumiamo come è iniziata: il programma Piazzapulita, su La7, ha trasmesso un’inchiesta che accusava di irregolarità e conflitti di interessi le attività di Angelucci, che è insieme proprietario di cliniche private, politico della maggioranza ed editore di giornali. Dal giorno dopo i tre maggiori giornali di Angelucci (che ne possiede anche altri, locali) hanno iniziato ad attaccare La7 con articoli quotidiani palesemente rivolti a Cairo e allusivi alla necessità che tenga a freno i suoi giornalisti, considerata anche la benevolenza di cui Cairo gode negli ambienti della maggioranza di destra.

Questi sono alcuni degli articoli intimidatori pubblicati ancora questa settimana dal Giornale , da Libero e dal Tempo , in cui Cairo è sempre citato o raffigurato, a ricordare chi dovrebbe intervenire: Libero martedì due volte, il Tempo giovedìLibero mercoledì, il Tempo martedì, il Giornale mercoledì.

Venerdì il Giornale ha pubblicato (assai invisibile) una lettera di Corrado Formigli, conduttore di Piazzapulita, scritta per smentire le accuse che le informazioni contro Angelucci diffuse da Piazzapulita provengano da traffici illeciti di “dossier”, come i quotidiani in questione stanno sostenendo. E nella puntata di giovedì di Piazzapulita Formigli ha risposto, e ha trasmesso un nuovo servizio e una nuova intervista sulle accuse contro Angelucci.


domenica 6 Aprile 2025

Charlie, va tutto benissimo

Un culto del “consenso popolare” viene spesso usato strumentalmente per criticare progetti o iniziative meritevoli o di qualità che non abbiano grandi successi di pubblico. Avviene soprattutto con la televisione, dove gli stessi che spesso contestano la dipendenza dallo “share” nel costruire programmi e palinsesti, poi sono i primi a indicare o a irridere le fatiche iniziali di nuovi programmi nell’ottenere grandi numeri.
Ma in generale succede in molti ambiti di produzione “culturale”, dove risultati di pubblico ed economici vengono usati come criterio universale di giudizio. Come tutti sappiamo non è sempre vero che “la qualità paga”: il mercato è democratico ma – come i sistemi democratici – anche facilmente influenzabile da fattori che con la qualità dei prodotti c’entrano poco.

Questa newsletter cerca di tenere dentro entrambi gli aspetti e di distinguerli: il dannato futuro del giornalismo è sia la sua qualità che la sua sostenibilità, e le due cose a volte sono in relazione e a volte no. E se un progetto giornalistico ha successo economicamente, questo è interessante e apprezzabile, ma non necessariamente promettente per il buon funzionamento delle comunità che serve. E viceversa (il Post ha poi buona memoria di alcuni frettolosi commenti che lo diedero per spacciato, leggendone sbrigativamente i primi bilanci, tanti anni fa).

Tutto per dire che il racconto dei bilanci delle aziende giornalistiche meriterebbe maggior chiarezza e sincerità da parte delle aziende stesse: nessuno si scandalizza, di questi tempi, se un giornale fatica economicamente. E questa fatica non significa che il giornale non faccia un buon lavoro giornalistico. O viceversa, nessuno pensa che un giornale in salute lo faccia: le aziende giornalistiche possono essere in salute per un ottimo lavoro sulle sezioni giochi e cucina, o perché vendono bene i loro spazi e lettori agli inserzionisti pubblicitari, o perché individuano una domanda identitaria da parte dei lettori e la soddisfano, tutti esempi apprezzabili di un lavoro che però non è quello giornalistico.

Tutto per dire, dicevamo, che sarebbe interessante ricevere dalle aziende giornalistiche dei rapporti sui loro andamenti un po’ meno artefatti e oscuri – un po’ più “spiegati bene” – di quelli che vengono pubblicati abitualmente, confezionati in modo da far sembrare tutto florido e da confondere la comprensione. Lo ha fatto implicitamente notare questa settimana la newsletter italiana Mediastorm, esaminando le più recenti comunicazioni di bilancio di alcuni dei maggiori quotidiani italiani, e mostrando delle incongruenze e mancanze tra i titoli degli articoli relativi e la sostanza delle cose. La distanza tra giornalismo e pubblicità (di se stessi) dovrebbe valere anche per questo genere di informazione consegnata ai lettori e alle lettrici.

Fine di questo prologo.


domenica 30 Marzo 2025

Fare un giro a Repubblica

Il quotidiano Repubblica ha comunicato che anche quest’anno offrirà due borse di studio dedicate alla memoria del proprio fondatore Eugenio Scalfari e destinate a giovani stagisti provenienti da scuole di giornalismo (saranno le stesse scuole a presentare le candidature). Le borse di studio sono “del valore di 5 mila euro, oltre ad eventuali costi di soggiorno a Roma” per un periodo fino a sei mesi.


domenica 30 Marzo 2025

Signora mia

C’è stata una piccola polemica tra il popolare giornalista del Corriere della Sera Aldo Cazzullo e un celebre bar triestino, che ha voluto difendere una propria dipendente dalle critiche di Cazzullo, a proposito della conoscenza o meno della figura dello scrittore Claudio Magris. Sabato Cazzullo ha risposto al proprietario del bar ammettendo di avere inventato un fatto ma confermando il giudizio sul personale del bar.


domenica 30 Marzo 2025

Ecco i miei gioielli

Tra le molte aziende che ottengono degli estesi benevolenti articoli sulle loro attività quando acquistano pagine pubblicitarie sui due maggiori quotidiani nazionali, una delle più frequenti in questa pratica è la società di gioielli Van Cleef & Arpels. Dello stesso trattamento ottenuto una settimana fa sul Corriere della Sera ha beneficiato anche su Repubblica, con inserzioni a pagamento e articolo conseguente, sempre in promozione della stessa iniziativa.


domenica 30 Marzo 2025

Angelucci contro Cairo

In un programma sulla televisione La7, Piazzapulita , è stato trasmesso giovedì un servizio ricco di accuse diverse nei confronti delle attività e degli affari del deputato della Lega Antonio Angelucci. Angelucci è anche il proprietario del quotidiano Libero, e quindi l’indomani Libero ha pubblicato un ritratto minaccioso nei confronti di Urbano Cairo, editore della tv La7 e anche del Corriere della Sera, della Gazzetta dello Sport. L’articolo non era firmato e accusava Cairo di beneficiare delle indulgenze della maggioranza politica di destra senza ricambiare abbastanza (le palesi disponibilità del Corriere della Sera nei confronti dell’attuale governo sono giudicate insufficienti da Libero), e citava anche un conflitto di interessi “sportivo” di Cairo.

“Poteva Cairo, uomo di calcio, farsi sfuggire il business delle scommesse? Sul sito della Gazzetta dello Sport (il quotidiano sportivo più letto d’Italia, una testata storica in cui Cairo ha un leggero conflitto d’interessi, essendo il proprietario della squadra di calcio del Torino), compare ancora il nome di «Gazzabet», una sezione dedicata alle scommesse che nel corso degli anni ha avuto un percorso societario a zig zag, compare e scompare, riaffiora con quote vendute nei bilanci, è fonte di varie proteste, anche tra i giornalisti che non vedevano benissimo l’idea di mischiare la critica calcistica con le previsioni su chi vince l’incontro e chi segna il primo gol. Riepiloghiamo: Cairo è proprietario del Torino, è editore della Gazzetta, il giornale in cui vengono promosse le scommesse. Così fan tutti, si dice, tutto va alla grande e con Cairo tutto è pubblicità”.

Sabato un altro quotidiano di proprietà di Antonio Angelucci, il Giornale, ha pubblicato un proprio articolo contro La7, attaccando i giornalisti del quotidiano Domani che avevano partecipato al programma Piazzapulita spiegando le accuse contro Angelucci.
Domenica il Giornale ha spostato le ritorsioni contro Urbano Cairo in prima pagina, con un editoriale di Vittorio Feltri dedicato a coprire di insulti i conduttori di La7 e a chiedersi le ragioni delle scelte di Cairo.
La società Cairo Communications ha intanto risposto seccata su Libero, sabato, alle accuse relative all’organizzazione del Giro d’Italia da parte della Gazzetta dello Sport.
Libero riceve oltre cinque milioni di euro di contributi pubblici annui, con criteri assai discussi discutibili.


domenica 30 Marzo 2025

Via da Parma

Un aggiornamento che Charlie avrebbe dovuto dare prima, relativo all’ipotesi dello scorso dicembre che il gruppo editoriale GEDI chiudesse l’edizione online di Repubblica dedicata a Parma. L’ipotesi si è concretizzata a gennaio, Repubblica Parma non esiste più e da allora il sito non è più aggiornato.


domenica 30 Marzo 2025

I numeri del Corriere

Le aziende editoriali che fanno capo a Urbano Cairo hanno presentato questa settimana i loro bilanci relativi al 2024. Tra queste, RCS Media è quella che pubblica il Corriere della Sera, la Gazzetta dello Sport e molte altre testate periodiche. Secondo i dati forniti il Corriere avrebbe quella che viene chiamata “una customer base digitale attiva” di 685mila abbonati. Di questi, l’ente ADS ne certifica 90mila come abbonamenti digitali, con qualche approssimazione dovuta a offerte e sovrapposizioni, per cui potrebbero essere poco più di centomila. Gli altri 585mila abbonamenti indicati quindi da RCS Media dovrebbero essere abbonamenti ai soli contenuti del sito web, che oggi sono offerti ai nuovi abbonati al prezzo di 12 euro l’anno.


domenica 30 Marzo 2025

Primi

Un altro esempio dell’abitudine dei quotidiani italiani di attribuirsi primogeniture sulle notizie, creando spazi appositi di rivendicazione in questo senso, di cui avevamo scritto la settimana scorsa. Nei giorni passati i giornali hanno raccontato delle condizioni di salute del critico d’arte Vittorio Sgarbi e della sua depressione. Anche in questo caso Repubblica ha scelto di attribuirsi la prima rivelazione della malattia (in un’intervista all’inizio del mese: Sgarbi ne aveva peraltro già accennato, senza usare il termine depressione, in un’intervista al Corriere della Sera a dicembre).


domenica 30 Marzo 2025

Ripulire

È stata una settimana di altri redesign dei quotidiani o dei siti di news di alcune note testate nazionali e locali italiane, dopo quello del Fatto della settimana passata e quello di Repubblica di venti giorni fa. L’editore dei quotidiani siciliani Gazzetta del Sud Giornale di Sicilia ha presentato la nuova grafica dei due giornali, assai semplice e pulita. Il direttore del quotidiano Libero ha invece presentato il nuovo sito del giornale (uno dei tanti a cui piace definirsi “corsaro”).


domenica 30 Marzo 2025

Gli editori

Le cessioni di indipendenza dei quotidiani italiani posseduti da imprenditori con altri interessi rispetto al giornalismo si manifestano ogni settimana sulle testate più diverse. Repubblica Stampa hanno destinato ancora questa settimana grandi spazi alla promozione in toni celebrativi del proprio editore e delle sue società. Gli stessi fatti e risultati di quelle società sono stati presentati in prima pagina, ma in toni opposti (“flop Exor”), dal quotidiano Domani : che è stato fondato dall’ex editore di Repubblica , notoriamente risentito nei confronti della cessione di quel giornale all’attuale editore, la società Exor di John Elkann.
In contesti più locali, la Gazzetta di Parma – di proprietà dell’unione degli industriali locale – sta promuovendo da settimane con grande enfasi le strutture per le Olimpiadi di Cortina prodotte da una società il cui proprietario è nel consiglio di amministrazione del giornale.


domenica 30 Marzo 2025

Murdoch contro Status

Qualche settimana fa avevamo citato qui un articolo del Wall Street Journal che aveva celebrato i rapidi successi della newsletter Status, curata da Oliver Darcy. Status è una newsletter americana sul mondo dei giornali e dell’entertainment americano che è nata l’anno scorso, dopo che Darcy era stato a lungo curatore di un’analoga newsletter per conto di CNN (Reliable Sources, oggi ereditata dal suo collega Brian Stelter): e ha guadagnato presto molti iscritti e molte attenzioni, grazie alla capacità di Darcy di raccogliere informazioni e scoop da dentro i giornali. Tanto che, appunto, il Wall Street Journal gli aveva dedicato un ritratto.
Ma questa settimana un’altra newsletter sugli stessi temi – Breaker, che ha una deriva di maggior sensazionalismo e gossip – ha rivelato che il potente editore del Wall Street Journal, Rupert Murdoch, si sarebbe molto arrabbiato con la direttrice Emma Tucker per lo spazio e la promozione dati a Darcy con quell’articolo, per via delle posizioni molto polemiche di Darcy nei confronti delle altre testate di destra possedute da Murdoch (in particolare la rete televisiva Fox News). Darcy ne ha approfittato per promuovere ulteriormente la propria newsletter.


domenica 30 Marzo 2025

Prima pagare

Il gruppo GEDI ha comunicato agli abbonati alle sue testate online (RepubblicaStampa HuffPost) che d’ora in poi la possibilità di commentare gli articoli sarà riservata agli abbonati stessi.


domenica 30 Marzo 2025

Il secolo del New Yorker

Il prestigioso settimanale americano New Yorker sta festeggiando i suoi cento anni, e la scorsa settimana il settimanale britannico Observer (che è ancora l’edizione domenicale del quotidiano Guardian, pur essendo stato da poco venduto) ha pubblicato un lungo ritratto/intervista sul suo direttore David Remnick, uno dei giornalisti più stimati del mondo.


domenica 30 Marzo 2025

Niente di nuovo sullo HuffPost italiano

Il quotidiano ItaliaOggi ha riferito brevemente che non ci sarebbero più stati sviluppi nell’ipotesi che il gruppo GEDI ceda all’azienda Italiaonline metà della proprietà del sito di news italiano HuffPost, ipotesi di cui si era parlato nei mesi passati.

Va al rallentatore e posticipa così l’annuncio del suo avvio il progetto di joint venture tra il gruppo editoriale Gedi-Repubblica e la internet company Italiaonline, secondo quanto risulta a ItaliaOggi. L’obiettivo dichiarato inizialmente era riunire alcuni dei loro principali asset digitali in un’unica società. Maggiori dettagli sull’operazione erano attesi entro la fine del primo trimestre di quest’anno, aspettativa poi estesa al primo semestre e adesso al prossimo autunno, indicativamente inoltrato.
Contattate ieri da ItaliaOggi, le due società hanno preferito non
commentare”.


domenica 30 Marzo 2025

Due lezioni in un titolo

Un titolo sul Corriere della Sera di martedì offre un esempio di ben due piccole cose da sapere sui giornali e di cui abbiamo parlato in passato. Una è il significato della parola “reporter”, che in italiano viene usata sbrigativamente come sinonimo di “giornalista”, ma in inglese è uno dei due ruoli diversi che hanno i giornalisti (l’altro è quello di “editor”). Il reporter è il giornalista che “reports”, ovvero quello che lavora sul campo o raccoglie informazioni, scrive gli articoli, su mandato e con successiva revisione di chi invece lavora in redazione – gli editor – e si occupa con maggiore potere decisionale di scegliere quali articoli commissionare, come confezionarli, come titolarli, eccetera (in Italia hanno a volte titoli di “caporedattore”, “caposervizio”, “vicecaposervizio”, eccetera).
Quindi il protagonista di questa notizia – Jeffrey Goldberg, direttore dell’ Atlantic – non è un reporter, ma un editor (“editor-in-chief”, per l’esattezza), pur avendo fatto invece il reporter in fasi precedenti della sua carriera.
L’altra cosa da sapere è la ragione della scelta del titolista del Corriere, che è banalmente di spazio (l’articolo chiama Goldberg correttamente “direttore”): se ha preferito scrivere “reporter”, con un’inesattezza, è perché “giornalista” non ci stava, e questo rivela quanto le notizie che leggiamo nei titoli siano spesso orientate non da criteri giornalistici ma appunto da necessità pratiche (poi forse sarebbe bastato togliere le parentesi, che da qualche anno sono una misteriosa passione delle titolazioni del Corriere della Sera).
La scelta si è ripetuta l’indomani, presumibilmente per le stesse ragioni.


domenica 30 Marzo 2025

Ai bei tempi

Nelle ultime settimane negli ambienti giornalistici statunitensi si è parlato molto del libro di Graydon Carter, infine uscito questa settimana. Graydon Carter è canadese, ha 75 anni ed è stato soprattutto il direttore del mensile Vanity Fair per 25 anni, nell’ultimo periodo in cui quella e altre riviste americane sono state protagoniste non solo dell’informazione ma anche di un’élite culturale e mondana fertile e ricca, che ha prodotto grande giornalismo assieme a grande jet set, prima che le innovazioni tecnologiche demolissero quell’oligopolio e le sue fortune. Carter è stato perfetto rappresentante di quel periodo e di quel mondo, con la sua capacità di gestione del giornale ma anche di gestione di quell’ambiente e delle sue mondanità (e i suoi completi e la sua chioma hanno completato esteticamente il quadro). Per questo l’uscita del suo memoir è una specie di nostalgica celebrazione di un’epoca finita e di un periodo di grandi disponibilità economiche, comunque speciale sia per chi la rimpiange che per chi la considera oggi eccessiva e frivola, e quindi ha ottenuto molte attenzioni sui giornali.


domenica 30 Marzo 2025

Pur non volendo

Il Fatto ha pubblicato martedì nella rubrica delle lettere un messaggio del proprio giornalista Fabrizio d’Esposito di contrite scuse nei confronti della deputata Marta Fascina, vedova di Silvio Berlusconi. Il messaggio, a quanto risulta a Charlie, è il risultato di un accordo di risarcimento seguito a una causa avviata da Fascina nei confronti del Fatto per un articolo del 2023, tuttora online.

Per l’onorevole Marta Fascina
Gentile onorevole Marta Fascina, in merito al mio articolo sul Fatto Quotidiano del 30 settembre 2023, le esprimo il mio più profondo dispiacere per il dolore e la rabbia che, pur non volendo, le ho causato per averla definita “olgettina” e involontariamente rappresentata come venalmente attaccata all’abitazione in cui ha vissuto con Silvio Berlusconi. Pur non essendo mia intenzione e non avendo alcun intento sessista, mi rendo conto di averla offesa ingiustamente con i contenuti del mio articolo e per questo le esprimo il mio più sincero rammarico.
In fede
Fabrizio d’Esposito”


domenica 30 Marzo 2025

Associated Press sempre in castigo

Giovedì c’è stata un’udienza presso un giudice federale a Washington relativa al ricorso che l’agenzia Associated Press ha presentato per far annullare il divieto di accedere alle iniziative del presidente Trump imposto dalla Casa Bianca ai giornalisti di AP. Divieto presentato esplicitamente come una ritorsione nei confronti della scelta di AP di mantenere il nome di “Golfo del Messico” per l’area geografica che l’amministrazione Trump pretende sia invece chiamata “Golfo d’America” (ma come ha spiegato sul Wall Street Journal la direttrice di AP, “la questione è il controllo del governo su cosa si può dire”). Il giudice ha rinviato la decisione.
Nel frattempo un articolo del Washington Post aveva raccontato di come AP – una delle più importanti e autorevoli agenzie di stampa del mondo – si sia organizzata in queste settimane per cercare di attenuare le limitazioni al proprio lavoro: collocando i propri giornalisti all’esterno degli incontri convocati da Trump, usando la collaborazione dei colleghi, introducendo i propri corrispondenti negli incontri internazionali assieme alle delegazioni di altri paesi.


domenica 30 Marzo 2025

Dossieraggio

La trasparenza nei confronti dei lettori su cosa sia contenuto giornalistico e cosa contenuto pubblicitario è una questione irrisolta nei quotidiani italiani, e divenuta sempre più delicata in questi anni in cui le crisi di ricavi dei giornali li costringono a sempre maggiori cedimenti in questo senso. La richiesta degli inserzionisti (che poi è un’offerta delle concessionarie pubblicitarie che lavorano per i giornali) è che gli articoli a pagamento che comprano figurino il più possibile mimetizzati come articoli autonomi della redazione, e non venduti. Ci sarebbero invece delle regole deontologiche che esplicitamente impongono chiarezza su queste distinzioni: ma vengono sistematicamente violate.
In molti casi questa violazione si manifesta semplicemente trascurando di usare qualunque indicazione o forma grafica che suggerisca che i contenuti in questione sono stati venduti: il caso più frequente sono le pagine che i due maggiori quotidiani italiani offrono con frequenza agli inserzionisti, e che prendono il nome di “Guide” o “Eventi”, dizioni che naturalmente non dicono niente a chi legge sulla natura di quegli articoli e permettono appunto di suggerirli come un contenuto indipendente, accontentando l’azienda che li ha acquistati.
La Stampa ha invece usato spesso l’intestazione “Dossier”, che ultimamente è stata molto usata anche dal Giornalein un’occasione, questa settimana, inserendo uno spazio pubblicitario proprio accanto all’articolo dedicato allo stesso inserzionista.

(il Post indica da sempre gli articoli prodotti a pagamento come “articoli sponsorizzati”)


domenica 30 Marzo 2025

L’amministrazione Trump apre ai media, quando non deve

La frequenza delle notizie spiazzanti che arrivano dall’amministrazione Trump ha tarato in maniera nuova le attenzioni dei media e del pubblico: singoli fatti che in altri tempi avrebbero mantenuto lo spazio delle prime pagine per giorni o settimane vengono superati da altro nel giro di 24 ore. La storia spettacolare di inadeguatezza e rischi che è dilagata lunedì su tutti i siti potrebbe quindi finire accantonata rapidamente, ma è stata una storia che ha riguardato molto i giornali, e anzi ha avuto per protagonista il direttore di una delle più autorevoli testate statunitensi.
Jeffrey Goldberg, direttore dell’ Atlantic (storico magazine mensile, oggi diventato soprattutto un sito), ha raccontato di essere stato incluso per sbaglio in una chat in cui le più importanti cariche dello stato hanno discusso delicatissimi piani militari e un attacco alle basi Houthi in Yemen. Al di là della gravità del fatto raccontato, è interessante anche la descrizione da parte di Goldberg dei suoi tentativi di capire cosa fosse successo e se la chat fosse davvero quello che sembrava.


domenica 30 Marzo 2025

Charlie, lo stupido futuro dei giornali e di tutto

Esasperato dalla stupidità di una domanda, un anziano politico italiano ha risposto goffamente e infantilmente a una giornalista televisiva e le ha incredibilmente preso in mano una ciocca di capelli. Due giorni dopo un importante responsabile del partito di governo ha proclamato che non avrebbe parlato coi giornalisti fino a che tra loro ci fosse stato “questo pezzo di merda”, riferendosi a un giornalista che di recente ha avuto grandi visibilità per aver pubblicato in un libro le chat private tra i leader di quel partito. Passano altri due giorni e un conduttore televisivo suggerisce nel suo programma di “andare a fare in culo” a due colleghi.
Intanto negli Stati Uniti (vedi sotto) importanti leader dell’amministrazione hanno coperto di insulti il direttore di un giornale colpevole di avere rivelato la sciatteria e l’inadeguatezza della loro gestione di segreti militari nazionali.
Questa è una newsletter sul dannato futuro dei giornali e cerca di occuparsi di scenari e tendenze di maggior respiro, ma quando le piccole stupidità, le piccole vanità, le incapacità di tenersi a bada dei singoli umani affollano il presente con tanta frequenza, diventano a loro volta uno scenario e una tendenza. E abbassano l’asticella per tutti, contagiando, stabilendo modelli di comportamento, legittimando reazioni equivalenti e ulteriori perdite del senso della misura. Il declino degli standard di intelligenza, qualità umana e culturale, rispetto e dignità è un fattore che influisce su tutto, e anche sul dannato futuro dei giornali.

Fine di questo prologo.


domenica 23 Marzo 2025

Spiegati ammodo

La rassegna stampa del Post, “I giornali spiegati bene”, sarà a Peccioli in Toscana sabato e domenica, nel programma del festival Pensavo Peccioli.


domenica 23 Marzo 2025

Per tempo

Tra i “format” di contenuti e titoli nei quotidiani e siti di news italiani c’è spesso la citazione di un articolo da cui sarabbe nato un “caso” o un “dibattito”: i quotidiani cercano di mostrare ai lettori che da un proprio contenuto sarebbe nata una questione, a volte forzando un po’ le origini e i percorsi delle notizie. È il caso della scelta di oggi, sul Corriere della Sera, di attribuire la genesi delle polemiche di questi giorni sul “Manifesto di Ventotene” a un articolo pubblicato sul Corriere persino dieci anni fa, nel 2015 (peraltro non la prima occorrenza storica di una critica del Manifesto in questione).


domenica 23 Marzo 2025

Accantonare

Il sito Lettera43 ha raccontato che ci sarebbero state delle divisioni e conflitti all’interno del Consiglio di amministrazione del Sole 24 Ore per via di una scelta di conti e bilancio interessante per capire le delicate questioni che possono riguardare le aziende giornalistiche e le cause legali che le riguardano.

“I fatti risalgono alla vendita, nel 2019, della 24 Ore Business School al fondo Palamon, successivamente ceduta nel luglio del 2023 alla Digit’Ed del fondo Nextalia guidato da Francesco Canzonieri. Con le attività di formazione il banchiere ha anche ereditato una causa da oltre 60 milioni di euro che Palamon aveva intentato al Sole 24 Ore perché nel frattempo la casa editrice di Confindustria era tornata sul mercato con una nuova società, Sole 24 Ore Formazione, insieme alla Multiversity posseduta dal fondo inglese Cvc. Per Palamon, inglese pure lui, il nome “Sole 24 Ore Formazione” poteva ingenerare confusione sul mercato, così come riconosciuto da un primo pronunciamento della magistratura che ha definito il marchio contraffattivo. Detto in soldoni, le due diciture erano simili al punto da confondere i potenziali clienti. Ma dove sta il problema per l’editore del quotidiano rosa cipria? Nel fatto che a fronte della richiesta di indennizzo nulla è stato accantonato a bilancio, come è di prassi di fronte a un potenziale rischio economico”.


domenica 23 Marzo 2025

Come da accordi

Il sabato è il giorno in cui la sezione “Liberi tutti” del Corriere della Sera offre agli inserzionisti che hanno comprato pagine pubblicitarie articoli di promozione, soprattutto a quelli nel settore della moda e del “tempo libero”. Ieri per esempio l’azienda di gioielli Van Cleef & Arpels ha ottenuto un articolo dedicato a un suo festival londinese dopo aver investito nei giorni precedenti sull’acquisto dell’ultima pagina del giornale. Nella stessa pagina un altro articolo era dedicato al brand Tagliatore, acquirente di una pubblicità qualche giorno prima. Alla pagina successiva l’articolo maggiore era per Garatti, altro brand di gioielleria che aveva comprato una pubblicità nei giorni precedenti.