domenica 25 Ottobre 2020
La richiesta di poter leggere l’editoriale di Giannini anche senza abbonarsi alla Stampa ha anche rimesso in circolazione un’altra questione, su cui ci sono frequenti insistenze da parte di lettori e potenziali lettori: perché i maggiori giornali non rendono possibile l’acquisto online di una singola copia, o persino di un singolo articolo? Alcuni, come Libero, permettono l’acquisto di una copia chiedendo una registrazione. Che ci risulti, solo il Fatto e Domani lo consentono dalla app con immediatezza senza nessuna registrazione. Ai micropagamenti avevamo accennato qualche settimana fa spiegando le maggiori garanzie di continuità di ricavo offerte ai giornali dagli abbonamenti, e quindi la scelta di disincentivare altre forme di acquisto. Abbiamo chiesto ulteriori risposte e valutazioni a Valerio Bassan, esperto di modelli di business per l’informazione e autore della newsletter Ellissi.
I micropagamenti sembrano un’ottima idea, almeno in teoria. Permettono ai lettori di finanziare una testata senza impegnarsi troppo, di acquistare solo ciò che interessa davvero, offrono agli editori una strada di monetizzazione alternativa agli abbonamenti e alla pubblicità.
Eppure fino a oggi i micropagamenti non hanno mai attecchito. Perché? Ecco quattro aspetti, secondo me.
Per gli editori è molto più remunerativo un abbonato rispetto a chi acquista un singolo articolo. Il calcolo è presto fatto: per rimpiazzare un abbonamento da 90 euro all’anno servono 450 micropagamenti da 20 centesimi ciascuno, oppure 90 da 1 euro;
Se l’obiettivo dell’editore diventa generare 450 transazioni, allora dovrà moltiplicare gli investimenti di acquisizione dei singoli lettori paganti: questo potrebbe portare i giornali a perseguire dinamiche di acquisizione “mass market” simili a quelle della pubblicità. Ci manca solo un nuovo clickbait da micropagamenti;
Come conseguenza logica dei punti precedenti, il costo imposto al singolo micropagamento finirebbe per essere più elevato delle nostre aspettative. Spenderemmo 50 centesimi, o magari 60, per leggere un solo articolo (col rischio maggiore, peraltro, che quell’investimento non ci soddisfi);
Viviamo nell’era della subscription economy: acquistiamo in abbonamento non solo servizi, ma anche beni (dalle automobili alla verdura). Saremmo davvero disposti a spendere 1 euro per acquistare un singolo film su Netflix, piuttosto che 10 per fruire ogni mese di tutti i contenuti della piattaforma? Non sono sicuro che l’esperienza del micropagamento, per l’utente, sia quella migliore possibile.
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