domenica 24 Aprile 2022
Due delle più recenti vertenze sindacali nei quotidiani italiani riguardano il lavoro domenicale. Una delle questioni che ha generato l’agitazione al Tirreno è la decisione dell’azienda di ridurre ulteriormente i giornalisti impiegati la domenica. Qualche settimana prima era stato il Coordinamento dei Comitati di redazione del gruppo Editoriale Nazionale – che comprende Qn , Quotidiano.net , Resto del Carlino , Nazione e Giorno – a decidere tre giorni di sciopero per “l’impoverimento del giornale in edicola lunedì” per estese riduzioni nella foliazione delle sezioni della Cronaca nazionale, locale e sportiva. Lo stato di agitazione, accompagnato da lettere con dure accuse reciproche fra i giornalisti e l’editore Andrea Riffeser Monti (che è anche presidente della Fieg, l’associazione delle aziende editrici di giornali) è attualmente in sospeso per l’elezione di una nuova rappresentanza sindacale. Al centro delle dispute ci sono le riduzioni al lavoro domenicale, che entrambi gli editori definiscono come necessari per rispondere ad aumenti di altri costi (energia, carta): il contratto di lavoro giornalistico prevede un aumento del compenso quotidiano del 55 per cento per i giornalisti impegnati la domenica, senza contare che il previsto riposo festivo, se non recuperato, implica il pagamento degli “straordinari”. Mandare in edicola i giornali il lunedì presuppone quindi costi supplementari non trascurabili per le aziende (diversi quotidiani escono il lunedì con edizioni ampiamente preparate durante la settimana precedenti), che negli ultimi anni stanno cercando di ridurre ulteriormente il numero delle persone impiegate anche ricorrendo a una foliazione minore. Una tendenza che trova l’opposizione delle redazioni che da una parte si dicono allarmate dall’abbassamento di completezza e qualità del prodotto giornalistico, dall’altra sono interessate al mantenimento delle retribuzioni, di cui le “domeniche” sono componenti non trascurabili.
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