domenica 13 Marzo 2022
Lo spostamento di attenzioni dei giornali sui ricavi da abbonamenti è continuamente in evoluzione in termini di approcci, promozioni, priorità: in tutto il mondo si sono già create correnti di scelte alternative su prezzi, offerte, paywall e ogni combinazione possibile tra le tante variabili, con esperimenti e sviluppi continui. In Italia le due testate quotidiane maggiori hanno scelto di investire grandi impegni sulla crescita dei propri numeri di abbonati anche a scapito della qualità del rapporto coi lettori e dell’offerta: grandi quote di abbonati sono da una parte un capitale promozionale per gli inserzionisti e per l’immagine della testata, e dall’altra una discreta garanzia di solidità nel tempo (il tasso di persone che mantengono il proprio abbonamento anche solo per inerzia o per difficoltà nel cancellarlo è piuttosto prezioso).
Per questo gli uffici abbonamenti e marketing delle aziende giornalistiche investono grandi impegni e creatività per portare i lettori a “legarsi” con qualche tipo di abbonamento (ottenendo così tra l’altro anche dati e riferimenti utili per comunicazioni e profilazioni pubblicitarie), anche rinunciando a ricavi immediati. Le pratiche e la concorrenza cominciano a somigliare – per capirsi – a quelle delle compagnie telefoniche: grandi sconti e promozioni per portarsi in casa gli abbonati e una sorta di “dumping” dei prezzi per ottenere nuovi contratti che costituiscano un capitale per il futuro. In questo una scelta ulteriormente creativa apparsa negli ultimi giorni sugli smartphone di molti lettori è quella di Repubblica di offrire sconti eccezionali in cambio di abbonamenti molto limitati e circoscritti, che non entrino in concorrenza con le altre offerte.
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