domenica 10 Novembre 2024
La settimana scorsa avevamo parlato, con lo spettacolare spunto della crisi al Washington Post, di come molte testate internazionali usino una propria “missione giornalistica” – spesso sincera – per operazioni di marketing e promozione del prodotto nei confronti degli abbonati esistenti e potenziali, e di come questo crei dei rischi commerciali quando quella missione coinvolge un posizionamento politico definito. Perché se la missione giornalistica è definita dal giornale, la coerenza politica è molto più sfuggente e giudicabile dai lettori. È quello che è successo al Washington Post, dove per rispettare – in buona fede o no – una scelta di missione (essere percepiti come obiettivi) si è data ai lettori l’impressione di uno spostamento politico, e molti lettori si sono arrabbiati e hanno cancellato gli abbonamenti.
D’altronde, è pure una vecchia e spesso confermata regola delle aziende giornalistiche quella per cui “stare all’opposizione” paga di più in termini di lettori e di loro coinvolgimento, rispetto a sostenere le parti al governo. L’elezione di Donald Trump è in questo senso un beneficio economico per molte importanti testate americane e non solo (quasi tutti i maggiori quotidiani internazionali sono critici o scettici su Trump): lo stesso che ottennero in termini di crescita durante la sua precedente di amministrazione fu persino chiamato “Trump bump”. E che già si sta manifestando, e nei giorni scorsi diverse di loro hanno pubblicato messaggi rivolti ai propri lettori per comunicare il proprio ruolo di opposizione al nuovo presidente. Il Guardian, per esempio (giornale londinese ma con un ruolo da protagonista nell’informazione internazionale attraverso il proprio sito), ha pubblicato un editoriale della propria direttrice con accorta scelta delle parole e con palese – e un po’ maramaldo – riferimento finale alle fallimentari scelte dell’editore del Washington Post. Più una comunicazione pubblicitaria che un editoriale
“We will stand up to these threats, but it will take brave, well-funded independent journalism. It will take reporting that can’t be leaned upon by a billionaire owner terrified of retribution from a bully in the White House.
If you can afford to help us in this mission, please consider standing up for a free press and supporting the Guardian today from just £1 or $1″.
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