domenica 10 Dicembre 2023
Un piccolo aggiornamento sulla questione giudiziaria di cui abbiamo citato gli sviluppi nelle settimane scorse. Ne ha scritto il Fatto:
“Nessun patteggiamento. E ora, per gli ex vertici del Gruppo Gedi, la Procura valuta la citazione diretta a giudizio di tutti gli indagati per i quali non è già stata chiesta l’archiviazione. Il gip di Roma ieri ha bocciato l’applicazione della pena su richiesta delle parti proposta dai manager coinvolti nell’inchiesta per truffa verso l’Inps, di cui sono accusate le aziende della holding che fino al 2020 era editrice di quotidiani come Repubblica, La Stampa e Il Secolo XIX. Le pene proposte, infatti, sono state valutate dal gip troppo basse per un reato dove, da codice penale, si rischia la reclusione da sei mesi a tre anni. Per i pm, dirigenti ed ex dirigenti di Gedi e del precedente Gruppo L’Espresso, avrebbero messo in piedi un sistema per “far figurare come sussistenti i requisiti (…) al fine di ottenere il prepensionamento dei dipendenti”, inducendo così in errore l’Inps. La cifra sequestrata a fine 2020 era di 38,9 milioni di euro, di cui 16,2 milioni sono stati poi restituiti all’Inps su ordine della Procura. L’indagine non riguarda in alcun modo il gruppo Exor, che dal 2020 ha acquistato la holding editoriale dalla famiglia De Benedetti. Tra i manager a rischio processo ci sono l’ex Ad Monica Mondardini (oggi in Cir con lo stesso ruolo) e l’ex capo delle Risorse umane, Roberto Moro, mentre per l’allora direttore generale, Corrado Corradi, la Procura ha chiesto l’archiviazione. Gli inquirenti ritengono responsabili del raggiro all’Inps anche quegli ex dipendenti, una sessantina, che hanno “anche solo avallato” l’operazione”.
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