domenica 22 Dicembre 2024
Il processo francese per gli stupri di cui fu vittima Gisèle Pelicot è stato seguito per mesi in tutto il mondo, e si è concluso con le condanne di cinquanta imputati, giovedì. In Francia i giornali lo hanno raccontato con ancora maggiore intensità, naturalmente, ma quasi tutti hanno scelto di non indicare i cognomi degli imputati, limitandosi a citarli con il nome di battesimo e l’iniziale del cognome (i giornali di altri paesi invece li hanno pubblicati per esteso). La decisione non è dipesa in questo caso da regole e leggi – che pure in Francia hanno maggiori severità che da noi sulla diffusione delle documentazioni processuali – ma da valutazioni autonome delle redazioni, che in generale preferiscono non dare pubblicità ai nomi degli imputati quando non sono personaggi pubblici. Per proteggere la presunzione di innocenza, ma anche – a condanne avvenute – per proteggere i familiari degli imputati o le stesse vittime e il loro desiderio di riservatezza. In questo caso molte redazioni e giornalisti hanno riflettuto sui pro e i contro, e il sito dell’ Institut National de l’Audiovisuel aveva raccolto le loro riflessioni.
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