domenica 25 Febbraio 2024
La segnalazione della settimana scorsa sui dati insoddisfacenti del Guardian (e sulle prospettive di licenziamenti) è stata interpretata e commentata da alcuni lettori di Charlie come un annuncio di guai e di crisi del Guardian stesso, che in questi anni aveva dato l’impressione di essere tra le grandi testate internazionali più fortunate dal punto di vista della sostenibilità economica.
Impressioni che ci suggeriscono una spiegazione: abbiamo tutti imparato la continua volatilità di andamenti, risultati, tendenze, nel business dell’informazione. Cambia tutto continuamente, e i cambiamenti di oggi potranno essere ribaltati già dopodomani: le cose vanno giudicate un po’ più da lontano. Il Guardian è un giornale di straordinario successo, protagonista dell’informazione mondiale e con milioni di lettori. Quanto siano da tenere nella giusta misura notizie come questa lo ha ben spiegato l’editore del New York Times in una bella intervista col Reuters Institute, a proposito delle difficoltà dell’ultimo anno del Washington Post:
“Credo che la gente a volte sopravvaluti le avversità correnti del Washington Post. Se dieci anni fa avessi detto a quel giornale che avrebbero avuto una redazione con centinaia di giornalisti in più e forse due milioni di abbonati in più, ci avrebbero messo la firma, anche a costo di qualche passaggio doloroso lungo il cammino.
Quindi penso che il Washington Post , che continua a fare un lavoro eccezionale, sia una storia di successo assieme al Wall Street Journal e al New York Times. Nessuno di noi ha mai avuto tanti abbonati”.
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