domenica 6 Febbraio 2022
L’avvenimento della settimana tra i grandi media americani sono state le dimissioni di Jeff Zucker, presidente di CNN, responsabile delle grandi trasformazioni e dei successi – anche discussi – della rete in questi anni. Come scrivevamo su Charlie l’anno passato, CNN non è più infatti la rete delle news e dei fatti “distaccati” di cui il mondo si era fatto un’idea dalla sua nascita, ma una testata tra quelle divenute più vivacemente partigiane soprattutto durante l’amministrazione Trump – contro Trump – e dove Zucker (che era in carica dal 2013, e che prima di farlo attaccare da CNN aveva costruito il successo televisivo di Trump quando era capo di NBC) aveva spinto in generale verso una forte personalizzazione ed emotività da parte dei conduttori e giornalisti, ritenendo questo indirizzo più adeguato ai tempi e ai gusti del pubblico, che gli ha dato ragione. Ma negli ultimi mesi CNN era stata penalizzata anche più delle altre organizzazioni giornalistiche dal calo di interesse sulla politica dopo l’elezione di Joe Biden.
Giovedì Zucker si è dimesso con una dichiarazione che attribuisce la decisione alla sua responsabilità nel non dichiarare all’azienda una sua relazione con una dirigente della rete, relazione che si è trovato a dover confessare durante le indagini interne su Chris Cuomo, il giornalista sospeso dopo le accuse di aver inopportunamente aiutato la difesa di suo fratello Andrew, governatore di New York accusato di diversi casi di molestie sessuali.
La spiegazione delle dimissioni però ha convinto pochi degli osservatori del mondo dell’informazione: Zucker e la sua partner sono entrambi divorziati, e la relazione non era così segreta, e quindi ci sono molti commenti e ipotesi su eventuali ragioni di scala maggiore, che abbiano a che fare con ritorsioni di Chris Cuomo o dello stesso Trump, o con scelte e questioni di scala ancora maggiore. Warner Media, la società che possiede CNN, sta concludendo una grossissima fusione con la rete Discovery.
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