domenica 10 Marzo 2024
Ben Smith, direttore e fondatore del sito di news Semafor, e il più importante “media reporter” americano, ha raccontato con grande approfondimento – e molte considerazioni esperte e acute – le recenti polemiche all’interno del New York Times rispetto all’inaffidabilità di alcune fonti prese in considerazione per articoli e podcast sulle stragi di Hamas del 7 ottobre scorso. Smith tra l’altro paragona il modo con cui la stessa storia (gli stupri compiuti da Hamas durante quel massacro) è stata raccontata dal New York Times e dal Wall Street Journal, apprezzando il modo con cui il secondo non ha voluto unire i puntini (confermando che gli stupri siano stati “un deliberato strumento di guerra”) e si è limitato a descrivere i fatti noti, con la consapevolezza che alcune cose non siano dimostrate e confermate, e a costo di non costruire una “narrazione”.
“If you can’t do the painstaking work of presenting an incontestable truth with absolute confidence, the alternative is humility and an openness to multiple points of view […] there’s another method of journalism, invented at the New York Times as much as anywhere else, for approaching complex allegations often involving sexual violence. It’s forensic — painstaking, pedantic, reproducible. It’s modest in its writing and not always all that fun to read”.
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