domenica 28 Gennaio 2024
Dopo essere stato tra i protagonisti di un promettente successo dei nuovi progetti di informazione online nel primo decennio di questo secolo, il sito americano che si chiama HuffPost (da quando è stato condensato il nome originale di Huffington Post, legato alla fondatrice Arianna Huffington) è stato anche tra le vittime del declino di molti di quei progetti. Il più famoso di quelli, BuzzFeed, anch’esso in difficoltà, aveva acquistato lo HuffPost nel 2020, e chiuso diverse delle sue edizioni non americane, che erano state create nel periodo della massima espansione (quella italiana, pubblicata in partnership, era stata invece ceduta del tutto al gruppo GEDI nel 2021). Ma anche le sei rimaste hanno perso ruolo e visibilità nei rispettivi paesi, e per esempio quella britannica avrebbe problemi di cassa: lo ha raccontato il sito Press Gazette, indicando che HuffPost UK avrebbe allungato a sessanta giorni la scadenza dei pagamenti ai giornalisti freelance, e che questo stesso limite sarebbe però molto poco rispettato (la lunghezza delle attese per i propri compensi è una questione che riguarda, tra altre precarietà, anche i rapporti dei freelance con diverse testate italiane).
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