domenica 10 Dicembre 2023
Ogni tanto alcuni aspetti frequentemente criticati del lavoro delle maggiori testate giornalistiche italiane vengono criticati sulle pagine delle stesse testate giornalistiche da alcuni dei loro autori più noti. Senza mai riferirsi alla testata stessa che li ospita, ma la poca distanza dagli articoli oggetto delle critiche rende quest’ultime una visibile contraddizione: che può essere letta come una paradossale incoerenza o come una capacità di ospitare anche qualche forma di autocritica. Questa settimana è stato il caso di Francesco Merlo, responsabile della rubrica delle risposte alle lettere di Repubblica, che ha risposto così a un lettore critico del “modo morboso, eccessivo e sensazionalistico” con cui “i media raccontano i delitti efferati”:
“È odiosa questa deriva selvaggia che attizza la morbosità e ti fa dimenticare la vittima e l’oltraggio che ha subito, lei e tutte le ragazze del mondo, presi come siamo a violarne gli spasmi. E così, alla fine, quando arrivi in fondo all’articolo e già attacchi il secondo, che viola lo smarrimento della madre, e poi ce ne sono un terzo sull’arma e un quarto sul luogo dell’esecuzione… alla fine, dicevo, non c’è più la morte di una ragazza che tutti avremmo voluto come figlia, ma c’è solo l’infinita indecenza”.
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