domenica 4 Aprile 2021
Il criticabile e criticato sistema dei “contributi pubblici diretti” ai giornali ha criteri poco convincenti a giustificare sostegni che superano per diverse testate il milione di euro, e che sono facilmente aggirabili: le “cooperative di giornalisti”, per esempio, sono in alcuni casi una formalità fittizia che nasconde un editore e proprietario del tutto simile a quello di altri quotidiani. E non potendo intervenire sulla qualità dei contenuti – per delicate ragioni legate alla libertà di espressione ed editoriale – la legge che attribuisce i contributi ha stabilito pochissimi vincoli minimi di rispetto civile per le aziende giornalistiche che vengono finanziate. Uno di questi richiede comprensibilmente “l’obbligo per l’impresa di adottare misure idonee a contrastare qualsiasi forma di pubblicità lesiva dell’immagine e del corpo della donna”.
Il movimento “Non una di meno” ha individuato la pubblicazione su Libero di una pubblicità che corrisponde palesemente alla definizione di “pubblicità lesiva dell’immagine e del corpo della donna” e viola quindi la norma, e ha chiesto al Dipartimento per l’Editoria – in rispetto delle prescrizioni della legge – di ritirare il contributo di ben 5.407.119,97 euro (il terzo più ricco) destinato a Libero per il 2019.
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