domenica 17 Novembre 2024
Gli avvocati di Donald Trump avevano inviato prima delle elezioni una serie di minacce legali ad alcuni dei principali media statunitensi, tra cui il New York Times, il Washington Post, la redazione televisiva CBS News e la casa editrice Penguin Random House, mentre il sito di notizie Daily Beast ha ricevuto delle minacce simili da parte degli avvocati di Chris LaCivita, co-direttore della campagna elettorale di Trump. Le contestazioni sono state recapitate nelle settimane precedenti al giorno delle elezioni presidenziali e si distinguono in particolare per le scelte di linguaggio e di contenuti decisamente poco formali. Nelle lettere i legali di Trump hanno chiesto cospicui risarcimenti – in alcuni casi dal valore di miliardi di dollari – accusando le testate di aver riportato nei loro prodotti editoriali informazioni false e diffamatorie nei confronti del presidente appena rieletto, oltre che della sua carriera e delle sue attività d’impresa.
Alcune parti della lettera inviata al New York Times sono state pubblicate dalla Columbia Journalism Review (il sito di analisi sui media pubblicato dalla scuola di giornalismo della Columbia University) e mostrano alcuni dei passaggi più enfatici delle accuse formulate dai legali di Trump al giornale. “C’è stato un tempo, tanto tempo fa, in cui il New York Times era considerato il principale giornale di riferimento del paese” dice la lettera, accusando poi il giornale di essere ormai divenuto un “portavoce del partito Democratico” che ricorre a iniziative di “diffamazione su scala industriale contro i suoi avversari politici”. La lettera celebra ed elenca oltre misura i traguardi raggiunti da Trump durante la sua carriera, includendo molte delle sue comparse nel mondo del cinema e dell’intrattenimento: vengono citati per esempio anche la serie televisiva “Willy, il Principe di Bel-Air” e il videogioco per pc “Donald Trump’s Real Estate Tycoon” uscito nel 2002.
I giornalisti di CJR non sono riusciti ad avere dei commenti dal New York Times e dalla casa editrice Penguin Random House, rivelando forse l’intenzione da parte di alcuni degli editori destinatari delle minacce di contenere la vicenda da un punto di vista mediatico, piuttosto che di farne una campagna di comunicazione e mobilitazione presso i propri lettori.
Oltre che per i contenuti sopra le righe del messaggio pubblicato da CJR, sono naturalmente evidenti i rischi, intenzionali, della minaccia di lunghi e costosi contenziosi legali: che potrebbe avere un effetto intimidatorio sui giornalisti e sul loro lavoro di informazione, a maggior ragione adesso che Trump avrà la possibilità di sfruttare le enormi risorse di potere e di azione legale a disposizione del governo degli Stati Uniti. Come ha spiegato Anne Champion, un’avvocata che ha rappresentato più parti in contenziosi legali contro Trump: “le testate piccole sanno bene che i costi per difendersi in tribunale potrebbero portare alla bancarotta; ma lo stesso vale (anche se con un peso minore) nelle grandi testate, dove i giornalisti preferiscono evitare il rischio di lunghe e costose cause legali. Questo aggiunge un ulteriore livello di condizionamento nel lavoro giornalistico”.
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