domenica 9 Ottobre 2022
Il Washington Post ha pubblicato delle considerazioni molto elaborate e interessanti sulle implicazioni dell’abitudine ormai molto frequente da parte delle testate giornalistiche di usare – nel loro lavoro di informazione – le immagini pubblicate dalle persone sui social network. L’articolo non considera i casi – tuttora molto diffusi – di contenuti “fatti propri” dai siti di news senza neanche chiedere agli autori di foto e video che sono stati pubblicati online: ma si dedica ai casi – ancora non così consueti in Italia – in cui un giornale o un giornalista contatti qualcuno sui social network per chiedergli il permesso di riprendere e pubblicare la sua immagine (spesso relativa a notizie drammatiche e portatrici di dolore).
Da una parte, spiega l’articolo, ha assolutamente senso che i mezzi di informazione attingano a ogni contenuto che possa permettere loro di mostrare e raccontare meglio le notizie ai loro lettori; e dalla stessa parte c’è l’impossibilità da parte dei giornali e dei siti di news di avere fotografi o operatori video sul posto di ogni notizia inattesa, dove invece ci sono quasi sempre persone in grado di riprendere immagini efficaci. Dall’altra c’è il fatto che le immagini richieste agli autori, benché generino qualche misura di ricavi, non siano quasi mai retribuite – approfittando del fatto che gli autori non siano professionisti e che spesso apprezzino di avere le loro foto mostrate e attribuite in tv o su un grande sito di news – e che questo diventi un incentivo per smettere di usare e retribuire i fotografi professionisti.
Su questi fattori contraddittori si innestano poi spesso le delicatezze di certe situazioni e una tendenza – a volte motivata – a reagire con risentimento nei confronti del lavoro dei giornalisti, percepito come invadente e insensibile: a volte dagli autori delle immagini ma soprattutto dal pubblico dei social network che assiste alle richieste. Per non parlare della necessità di avere garanzie che chi ha pubblicato un’immagine o un video online sia davvero l’autore di quelle immagini e il titolare dei diritti di riproduzione.
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