domenica 12 Dicembre 2021
Lunedì Time – il settimanale americano – annuncerà con una diretta su YouTube la sua scelta per la “Persona dell’anno” del 2021: è un’iniziativa di comunicazione e brand tra le più riuscite della storia delle aziende giornalistiche, ma che da diversi anni si è indebolita tantissimo, assieme al declino della testata in questione e dei newsmagazines in generale. L’idea del “Man of the year” (divenne “person” solo nel 1999, benchè ci fossero state prima quattro “Woman of the year”, una “Machine of the year” e un “Planet of the year”) fu introdotta nel 1927: il gruppo di direzione del giornale da allora sceglie chi a suo giudizio abbia avuto il maggior impatto sulle vicende del mondo di quell’anno (con una visione a lungo molto statiuniticentrica del mondo), e quindi prescindendo in teoria da giudizi morali o di valore sull’opera del nominato: anche se nella pratica da molti anni il giornale ha rinunciato a rischiare dissensi e proteste con personaggi impopolari, e anzi ha introdotto anche una parallela votazione dei lettori (il giornale online Politico ha proposto di recuperare invece la vecchia neutralità e di scegliere il famigerato editore Rupert Murdoch).
Fino ancora all’inizio di questo secolo la scelta annuale è stata un successo di comunicazione e attenzioni, suppergiù equivalenti a quelle per i premiati col Nobel: ma il proliferare di nuove fonti di informazione online e di iniziative, liste, premi, istantanei e volatili, ha diluito anche il primato della “Person of the year”, insieme alla perdita di ruolo di Time nell’informazione internazionale. Lunedì ancora molti giornali segnaleranno la notizia, mostreranno la copertina, ma come si fa con i tori di Pamplona e il sangue di San Gennaro, e tutti ce ne dimenticheremo una settimana dopo.
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