domenica 1 Maggio 2022
Un articolo nella sezione “Insider” del New York Times – che si occupa di spiegare funzionamenti e scelte del giornale ai lettori, seppur sempre in toni molto autopromozionali – ha descritto l’esistenza di un ufficio che segue la sicurezza dei giornalisti e dei collaboratori del giornale all’estero, e si dedica a farli allontanare dai paesi in cui si trovano quando sono in condizioni di particolare pericolo.
Queste, dice l’articolo, si possono distinguere in tre categorie diverse: quando un giornalista riceve delle minacce personali, quando i conflitti o le violenze in un paese diventano la norma (come in Afghanistan l’estate scorsa, o alcune aree dell’Ucraina in queste settimane), o quando un giornalista si stia dedicando a un’investigazione che lo mette a rischio di ritorsioni da parte di poteri o forze locali minacciose.
Nel caso dell’Afghanistan l’estate scorsa, l’articolo dice che oltre duecento persone sono state aiutate a lasciare il paese e trovare sistemazioni altrove, mentre operazioni simili sono state compiute anche con i dipendenti dell’ufficio moscovita messi a rischio dalle severe leggi censorie russe sulla stampa.
Charlie è la newsletter del Post sui giornali e sull'informazione, puoi riceverla gratuitamente ogni domenica mattina iscrivendoti qui.