domenica 20 Marzo 2022
La guerra in Europa sovverte molto quello che avviene nei giornali e attorno ai giornali, anche. Non solo per il ruolo dell’informazione rispetto a un evento così drammatico, ma anche nei modi in cui i giornali lavorano e nel rapporto con i lettori. Jack Shafer, esperto giornalista americano che ha scritto per quasi tutte le testate maggiori e ora è a Politico , ha scritto per spiegare “perché i giornalisti amano la guerra”, elencando una serie di ragioni realistiche e inevitabili rispetto a questa espressione che suona cinica e disdicevole: il giornalismo sta alla guerra come i tergicristalli alla pioggia, dice Shafer. I suoi punti sono che: “la guerra si vende” e la domanda di informazione cresce, lo dicono i numeri; “la guerra soddisfa la richiesta di notizie negative”, che è un tic dei giornali (e anche dei lettori); “scrivere della guerra è più facile e dà molte attenzioni”, perché la mole di storie e di eccezionalità è enorme; “la guerra dà l’opportunità di sentirsi utili” ai giornalisti e di chiedere interventi di qualche tipo, anche quando ne sanno abbastanza poco; “la guerra aiuta la carriera”, con la visibilità che dà a chi la racconta; “la guerra dà senso e significato” a quello che i giornalisti fanno, mentre spesso questo senso sembra perduto nelle più volatili mansioni quotidiane dell’informazione.
A conferma del fattore principale che orienta questa attrazione – la richiesta da parte dei lettori – sono stati diffusi in questi giorni i dati delle crescite di abbonamenti di alcune testate nei giorni iniziali dell’aggressione russa in Ucraina (sono tutti dati che provengono dalle testate, senza nessuna garanzia, ricordiamo): un dirigente del Times ha detto che il giornale londinese ha avuto intorno ai mille nuovi abbonati al giorno nelle prime due settimane di guerra; lo stesso numero è stato raccolto per Repubblica in un articolo del quotidiano ItaliaOggi , mentre il Corriere della Sera cita addirittura 25mila “abbonati digitali”, senza indicare però di quali tipi di abbonamenti e prezzi si parli. Sono risultati percepiti e condivisi da diversi siti di news (il Post ha contato una media di circa 250 nuovi abbonamenti al giorno nei primi dieci giorni di guerra, rispetto a una media di circa 70 nei dieci giorni precedenti: nelle due uniche formule offerte, mensile e annuale).
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