domenica 3 Dicembre 2023
Popular Science (conosciuta anche come PopSci) nacque negli Stati Uniti nel 1872 come rivista scientifica mensile che, nonostante il nome, non si rivolgeva a un pubblico profano ma a studiosi e persone che avevano una formazione accademica: nel suo periodo iniziale ospitò anche articoli di Charles Darwin, Louis Pasteur e Isaac Asimov. All’inizio del ‘900 un cambio di proprietà (e un calo di copie vendute) portò la rivista a cambiare il tipo di articoli e a rivolgersi a un pubblico più largo, come scrive il New York Times : «nel corso dei decenni, Popular Science ha esplorato la fotografia, gli aeroscafi, gli autogiri, i voli spaziali e la lotta per ottenere più spazio per le gambe sugli aerei commerciali, il tutto con un occhio di riguardo per i lettori con interessi generici»; e ancora negli ultimi anni ha vinto premi per la divulgazione scientifica e l’attenzione al cambiamento climatico.
Negli ultimi anni però sta attraversando diversi problemi e cambiamenti: già nel 2016, dopo 144 anni, la rivista era passata da mensile a bimestrale; nel 2018 era diventata trimestrale e nel 2020 aveva definitivamente interrotto l’edizione cartacea, pubblicando la rivista solo in formato digitale nel 2021. Nel 2020 Popular Science era stata venduta a North Equity, una società con diversi investimenti nei media, che poi ha lanciato nel 2021 Recurrent Ventures come attività che si occupa specificatamente dei mezzi d’informazione. A novembre Recurrent Ventures ha nominato un nuovo amministratore delegato, che è il terzo in tre anni.
La notizia adesso è che Recurrent Ventures ha deciso di chiudere definitivamente anche la versione digitale della rivista; la chiusura segue la decisione di licenziare tredici persone: secondo il sito di news Axios adesso a lavorare alla rivista “rimangono solo cinque redattori e alcuni membri del team commerciale”, anche se al momento Recurrent Ventures non ha confermato l’esatto numero dei licenziamenti.
Cathy Hebert, direttrice delle comunicazioni di Recurrent Ventures, ha detto al sito di tecnologia The Verge che PopSci deve “evolversi” oltre il prodotto della rivista: il sito continuerà a offrire nuovi articoli, e l’abbonamento “PopSci Plus” garantirà contenuti per soli abbonati e l’accesso all’archivio della rivista. Su LinkedIn l’ ex vicedirettrice Purbita Saha ha commentato la chiusura e i licenziamenti: «sono frustrata, furibonda e sconcertata dal fatto che i proprietari abbiano chiuso una pubblicazione pionieristica che si è adattata a 151 anni di cambiamenti nel giro di una riunione di cinque minuti su Zoom».
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