domenica 2 Aprile 2023
Due delicate questioni che riguardano il giornalismo italiano sono ricomparse, sovrapponendosi, sul Sole 24 Ore di questa settimana. Una è quella della propaganda del regime cinese sui media internazionali, che ha trovato alcuni mezzi di informazione italiani particolarmente vulnerabili in questi anni. L’altra è quella della debolezza delle redazioni rispetto alle richieste delle concessionarie pubblicitarie.
Domenica scorsa il Sole 24 Ore ha pubblicato quattro pagine di promozione della Cina e delle sue attività economiche con poca trasparenza nei confronti dei lettori: che si trattasse di pubblicità era indicato solo con una sommaria dizione che alludeva al nome della concessionaria pubblicitaria System (che è anche la concessionaria del Post, disclaimer) in modi poco rivelatori per i lettori. Scelta che contraddice le norme stabilite dallo stesso Ordine dei giornalisti, ma non dissimile da quelle frequenti di altri quotidiani. A far traboccare il vaso dell’indulgenza della redazione del Sole 24 Ore è stato però che questo meccanismo di poca trasparenza vada a beneficio di un regime autoritario e della sua propaganda, e il Comitato di redazione – che lo aveva già fatto lo scorso dicembre – ha protestato molto severamente.
“A un’azienda che si pretende inclusiva e sostenibile, a un’azienda che in queste ore richiama la redazione alla considerazione degli interessi “morali e materiali” del gruppo Sole 24 Ore anche nell’assunzione di incarichi esterni extragiornalistici (!), chiediamo di conoscere quali sono gli interessi morali sottesi alla (ennesima) pubblicazione delle 4 pagine del Focus China. Quelli materiali temiamo di intuirli. Purtroppo”.
La questione è stata commentata mercoledì anche sul Foglio, sulla Verità e su Domani.
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