domenica 5 Giugno 2022
Taylor Lorenz è una nota giornalista del Washington Post che si occupa soprattutto di fenomeni e cambiamenti che riguardano i social network e le tendenze e i comportamenti online: si era fatta notare come una delle prime a trattare questi temi sulle grandi testate americane al New York Times , dove lavorava fino a pochi mesi fa. Giovedì ha scritto un articolo che ha avuto molte reazioni online a proposito del processo Depp-Heard (che ha sviluppato eccezionali reazioni online in genere). Secondo Lorenz il processo è stato il maggiore caso – non il solo, negli ultimi anni – in cui influencer o “content creator” (come negli Stati Uniti vengono spesso chiamati quelli che da noi più genericamente vengono definiti influencer, ovvero chi costruisce grossi seguiti e visibilità personali online non essendo giornalista o altre figure pubbliche) hanno scoperto e sfruttato il valore dell’aggiornare i propri lettori e follower sulle news, occupando uno spazio proprio del giornalismo, e facendolo con approcci e linguaggi molto diversi da quelli dell’informazione. Lorenz insiste anche sui guadagni che i creator hanno ottenuto dal loro presidiare le notizie sul processo, ma questo è un discorso – quanto paghi economicamente la copertura di notizie che attraggono grosse attenzioni e curiosità – che può valere anche per i giornali. Il tema forse più interessante è quello della nascita di canali e toni molto estranei ai criteri del giornalismo con cui le informazioni raggiungono un grande numero di persone, le cui opinioni si formano non attraverso informazioni sui fatti (o non solo) ma soprattutto attraverso opinioni di “informatori” senza maggiori competenze delle loro sui fatti in questione e sulla loro esposizione.
(a margine, il Washington Post ha indicato alcune correzioni di errori rispetto alla prima versione dell’articolo)
Charlie è la newsletter del Post sui giornali e sull'informazione, puoi riceverla gratuitamente ogni domenica mattina iscrivendoti qui.