domenica 16 Ottobre 2022
Il sito britannico specializzato in affari dei media PressGazette – che su Charlie citiamo spesso – ha riferito giovedì di una causa per diffamazione che si è estinta a Londra con un’implicita ammissione di responsabilità e un risarcimento “sostanzioso” pagato dal Corriere della Sera : la questione riguarda una serie di articoli dedicati all’acquisto di un edificio londinese da parte del Vaticano. La persona che ha ottenuto il risarcimento dal Corriere della Sera contestando la accuse rivoltele sul giornale ha anche fatto causa al gruppo GEDI per degli articoli su Repubblica e sull’ Espresso . La fonte della ricostruzione sull’accordo di risarcimento citata da PressGazette è un comunicato proveniente dallo stesso promotore della causa, mentre RCS – editrice del Corriere della Sera – non ha dato una sua versione.
(Il quotidiano Libero ne ha scritto in Italia, riprendendo l’articolo di PressGazette) .
“Secondo un comunicato stampa relativo all’accordo, un giornalista del Corriere della Sera interrogato dagli avvocati di Mincione ha sostenuto di non ricordare le fonti di alcune delle informazioni, mentre un altro giornalista ha ammesso di non aver verificato prove documentali, alcune delle quali sono state distrutte prima che il caso arrivasse in tribunale.
Dopo che Mincione aveva avviato un procedimento per diffamazione, l’editore ha ammesso che le accuse contro Mincione stesso negli articoli fossero diffamatorie. Aveva previsto di difendersi presso l’Alta Corte con l’argomento dell’interesse pubblico in un processo che avrebbe dovuto cominciare a novembre, ma a settembre ha invece offerto una transazione che prevede una “somma sostanziale” per il risarcimento. Mercoledì è stata letta alla corte una dichiarazione che conclude il caso.
Mincione, che aveva sostenuto che gli articoli avessero gravemente danneggiato la sua reputazione personale e professionale in Inghilterra, ha detto: «Questi articoli erano falsi, ingannevoli e altamente diffamatori. Mi hanno causato danni considerevoli. Anche dopo che erano stati pubblicati e che il danno era stato fatto, abbiamo cercato più volte di risolvere la disputa con RCS. È significativo che RCS non abbia nemmeno provato a sostenere che gli articoli fossero fondati, e si sia invece dedicata a una difesa basata sull’interesse pubblico. Come è successo durante tutta questa saga, nessuno è stato capace di produrre alcuna prova che io o le società del gruppo WRM abbiamo fatto qualcosa di illecito»”.
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