domenica 18 Giugno 2023
L’annuale ” Digital news report ” del Reuters Institute di Oxford è stato pubblicato e contiene molti dati interessanti sul consumo di news in tutto il mondo, tenendo presente naturalmente le approssimazioni che ci possono essere in un’analisi che vuole riferirsi all’intera popolazione mondiale o alle intere popolazioni nazionali. Quest’anno, poi, il rapporto è stato in particolare contestato dalla giornalista filippina Maria Ressa, vincitrice del premio Nobel, che l’anno scorso si era dimessa dalla commissione che lo produce accusandolo di utilizzare criteri poco aderenti all’effettiva qualità delle testate citate. La scelta delle testate da sottoporre alle risposte del campione è infatti dell’istituto, da una parte, e dall’altra il risultato è manipolabile e utilizzabile per propaganda da regimi che limitano la libertà di informazione (il giornale di Ressa è risultato molto poco credibile): le liste che infatti indicano la “credibilità” delle testate hanno come criterio le risposte dei lettori e delle persone, che non sono particolarmente obiettive né abituate a confronti tra più testate, e che vengono a loro volta influenzate dall’informazione che ricevono.
Qui c’è la sottosezione che riguarda l’Italia, con un articolato riassunto dello scenario, a prescindere dalla credibilità dalle classifiche di credibilità (che è presa con le molle dallo stesso rapporto: “Only the below brands were included in the survey. It should not be treated as a list of the most or least trusted brands as it is not exhaustive”).
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