domenica 18 Dicembre 2022
Una delle notizie di questa settimana nel mondo dell’informazione americana è un’ennesima notizia di licenziamenti: però riguarda il Washington Post , testata tra le più importanti e soprattutto una testata che fino a pochi mesi fa proclamava ottimi risultati. Negli ultimi tempi il giornale aveva chiuso diverse sezioni e aveva già annunciato l’eliminazione di “posizioni” all’interno del giornale: il Washington Post è di proprietà di Jeff Bezos, il creatore di Amazon. L’ultimo annuncio di tagli è stato molto preoccupante e irritante per la redazione (i grandi giornali americani riferiscono delle scelte dei propri editori non attraverso comunicati della redazione, come da noi, ma attraverso comuni articoli dedicati, come se scrivessero di altri): il rappresentante dell’editore Fred Ryan ha convocato una riunione interna in cui ha spiegato con intenzione rassicurante che la riduzione sarà inferiore al 10% del totale dei dipendenti (più di duecento persone, quindi) e ha lasciato la sala rifiutando sprezzantemente di rispondere alle domande dei dipendenti, che sono molto seccati .
Un aspetto interessante della questione è che l’azienda sostiene che procederà a nuove assunzioni per investire in attività e settori più adeguati al cambiamento delle abitudini dei lettori e alle prospettive del giornalismo, e che il numero totale dei dipendenti non diminuirà nell’anno che viene. Ovvero che saranno licenziati giornalisti e dipendenti dedicati a sezioni e attività ritenute anacronistiche o in perdita e ne saranno assunti di nuovi per funzioni più contemporanee e promettenti, a giudizio dell’azienda. Cosa possibile in un sistema come quello americano, nel quale anche nei giornali c’è una grande libertà di licenziamento (in questi mesi ha riguardato anche giornalisti di fama) e piuttosto che cercare di riconvertire i dipendenti assunti, si eliminano quelli ritenuti inadeguati a funzioni nuove e se ne assumono di altri con diverse attitudini o competenze.
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