domenica 30 Giugno 2024

Il lavoro giornalistico

L’ex direttore della comunicazione della squadra di calcio della Roma ha scritto una lunga, circostanziata e appassionata lettera al direttore di Sky Tg24 – che l’ha pubblicata – per contestare un articolo sul sito che lo riguardava. La storia è complicata e il suo racconto è ricco di dettagli, con l’intenzione di spiegarla e di ribattere non solo alle accuse dell’articolo che contesta, ma al metodo che descrive.

“Il testo della news che avete pubblicato venerdì scorso è il copia e incolla di una velina preparata in italiano e in inglese, che allego a questa mail. La vostra news non contiene una sola parola diversa dal testo che il PR del Friedkin Group aveva preparato su indicazioni dei legali del gruppo. Una sola parola che sia frutto di lavoro giornalistico. In sostanza il sito di una delle testate più autorevoli d’Italia ha pubblicato integralmente una velina, rinunciando al ruolo di “filtro” tra la notizia e il fruitore della stessa, che è stata resa nota senza alcun check con il diretto interessato o con il suo legale. Da quanto ho ricostruito anche alcuni media internazionali erano stati contattati per pubblicare lo stesso testo, che infatti è stato preparato, oltre che in italiano, in inglese, come vedrai sempre nell’allegato: tuttavia questi media si sono rifiutati di darne conto, stupiti dall’assenza di un comunicato stampa “on the records” sul sito dell’AS Roma. Ma in ogni caso, anche se la società avesse avuto l’onestà di pubblicare una nota su asroma.com, per i media internazionali il presupposto per la pubblicazione sarebbe stato garantire il diritto di replica alla controparte: un requisito minimo per dare equilibrio alla ricostruzione della vicenda”.

A prescindere dal merito e dal caso in questione (su cui ci possono essere molti altri fattori ed elementi che non conosciamo), l’autore della lettera descrive una pratica diffusissima in altri giornali – e che non è escluso che lui stesso abbia frequentato, da direttore della comunicazione -, quella di accogliere senza verifica o intervento le comunicazioni informali o ufficiali di enti, aziende, parti politiche, anche quando queste comunicazioni sono offerte per promuovere evidenti interessi di parte, e trascurando il lavoro giornalistico di completare e indagare quelle comunicazioni.

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