domenica 14 Febbraio 2021
Se vi hanno appassionato le tensioni e le questioni al New York Times i cui sviluppi accompagnano questa newsletter da sei mesi, questa settimana non è effettivamente successo niente di grosso in superficie, ma sono usciti alcuni articoli che indicano come le tensioni e le questioni siano ormai una storia che va oltre gli addetti ai lavori.
Vanity Fair ha una ricostruzione di come si è arrivati all’uscita di Donald McNeil, lo stimato giornalista scientifico messo sotto accusa per avere usato – per discuterne l’uso – il termine razzista e dispregiativo “nigger” in una conversazione con alcuni studenti; e quello che si è capito è che, per quanto discutibile possa essere il suo allontanamento, non era stato messo in relazione solo a una parola ma anche ad altri comportamenti poco apprezzati. Anche CNN ha altri “retroscena” sulle tensioni nell’azienda. Il Washington Post invece racconta di come il direttore del New York Times abbia corretto l’iniziale proclama per cui certi termini non possano essere accettati “a prescindere dalle intenzioni”: la formula aveva generato le proteste di chi aveva sostenuto che i contesti invece contino (al New York Times è capitato di citare lo stesso termine nei suoi articoli, per raccontare fatti o discuterne), e il direttore Dean Baquet si è corretto in una comunicazione interna: «Non dovremmo vietare ogni parola dal nostro giornalismo se vogliamo raccontare il mondo per come è».
Infine, un giornalista di NBC ha rivelato che l’editore del New York Times ha bloccato un articolo di un columnist del giornale dedicato alla vicenda McNeil (l’articolo è stato pubblicato poi dal New York Post, il tabloid “popolare” newyorkese).
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