domenica 15 Dicembre 2024
Sono stati pubblicati i dati ADS* di diffusione dei quotidiani nel mese di ottobre 2024.
Tra parentesi la differenza rispetto a un anno fa.
Corriere della Sera 158.956 (-8%)
Repubblica 83.897 (-11%)
Stampa 58.976 (-15%)
Sole 24 Ore 51.100 (-8%)
Resto del Carlino 47.059 (-12%)
Messaggero 41.912 (-11%)
Gazzettino 31.381 (-10%)
Nazione 31.159 (-12%)
Dolomiten 27.277 (-5%)
Giornale 25.493 (-12%)
Fatto 25.476 (-39%)
Messaggero Veneto 22.491 (-11%)
Unione Sarda 21.032 (-9%)
Verità 19.889 (-14%)
Eco di Bergamo 19.808 (-12%)
Secolo XIX 19.155 (-11%)
Altri giornali nazionali:
Libero 17.677 (-11%)
Avvenire 14.293 (-6%)
Manifesto 13.071 (-1%)
ItaliaOggi 5.717 (-25%)
(il Foglio e Domani non sono certificati da ADS).
Le tendenze somigliano a quelle dei mesi passati, e la perdita annuale media delle prime dieci testate è aumentata di uno 0,1% fino al 10,3%: la si può usare grossolanamente per valutare i risultati di ciascuna relativamente alle altre (più in generale, ricordiamo che naturalmente un declino annuo del 10% è una grossa crisi, ma una crisi nota e longeva). In questo senso il Corriere della Sera continua ad andare meglio di tutti tra le testate maggiori (assieme al Sole 24 Ore), ma questo mese ha il suo calo percentuale annuo più alto degli ultimi due anni, che si avvicina a quelli medi.
Continuano ad andare peggio della media i quotidiani del gruppo GEDI – Stampa e Repubblica – e quelli del gruppo Riffeser (Nazione e Resto del Carlino: il terzo, il Giorno, perde il 14%), mentre ricordiamo che è poco coerente il grande calo annuo del Fatto e lo sarà fino a fine anno, per via di una variazione del prezzo di copertina che ha escluso da questo conteggio – perché a prezzo troppo scontato – una quota degli abbonamenti digitali. Nel frattempo comunque il Giornale ha superato di poche copie il Fatto.
Se guardiamo i soli abbonamenti alle edizioni digitali – che dovrebbero essere “la direzione del futuro”, non essendolo ancora del presente – l’ordine delle testate è questo (sono qui esclusi gli abbonamenti venduti a meno del 30% del prezzo ufficiale, che per molte testate raggiungono numeri equivalenti o persino maggiori: il Corriere ne dichiara più di 47mila – avendone aggiunti più di 10mila negli ultimi quattro mesi – , il Sole 24 Ore più di 33mila, il Fatto più di 26mila, come detto sopra, Repubblica quasi 16mila). Tra parentesi gli abbonamenti guadagnati o persi questo mese, e poi la variazione percentuale rispetto a un anno fa.
Corriere della Sera 45.183 (-81) +4,9%
Sole 24 Ore 22.197 (+64) -1,3%
Repubblica 21.466 (-161) -6,7%
Manifesto 6.981 (-244) +8,3%
Stampa 6.680 (-74) -25%
Fatto 6.328 (+48) -67,9%
Gazzettino 5.651 (+68) -6,9%
Messaggero 5.387 (+59) -7,5%
I dati mensili sono molto alterni per ogni testata, crescono o calano ogni mese, suggerendo una grande volatilità degli abbonamenti di durata mensile, spesso comprati in prova e poi non confermati. Ma come si vede i progressi annuali non sono rassicuranti per nessuno salvo che per il Manifesto e per il Corriere della Sera (che però non compensa lontanamente le perdite delle copie cartacee). Il dato del Fatto, come già detto, è imparagonabile ancora per un paio di mesi.
Tornando alle vendite individuali complessive – carta e digitale – tra gli altri quotidiani locali le perdite maggiori rispetto a un anno fa sono questo mese della Sicilia (-16%) e del Piccolo di Trieste (-14%).
( Avvenire, Manifesto, Libero, Dolomiten e ItaliaOggi sono tra i quotidiani che ricevono contributi pubblici diretti, i quali costituiscono naturalmente un vantaggio rispetto alle altre testate concorrenti)
*Come ogni mese, quelli che selezioniamo e aggreghiamo, tra le varie voci, sono i dati più significativi e più paragonabili, piuttosto che la generica “diffusione” totale: quindi escludiamo i dati sulle copie distribuite gratuitamente, su quelle vendute a un prezzo scontato oltre il 70% e su quelle acquistate da “terzi” (aziende, istituzioni, alberghi, eccetera). Il dato è così meno “dopato” e più indicativo della scelta attiva dei singoli lettori di acquistare e di pagare il giornale, cartaceo o digitale (anche se questi dati possono comunque comprendere le copie acquistate insieme ai quotidiani locali con cui alcune testate nazionali fanno accordi, e che ADS non indica come distinte).
Quanto invece al risultato totale della “diffusione”, ricordiamo che è un dato (fornito anche questo dalle testate e verificato a campione da ADS) che aggrega le copie dei giornali che raggiungono i lettori in modi molto diversi, grossomodo divisibili in queste categorie:
– copie pagate, o scontate, o gratuite;
– copie in abbonamento, o in vendita singola;
– copie cartacee, o digitali;
– copie acquistate da singoli lettori, o da “terzi” (aziende, istituzioni, organizzazioni) in quantità maggiori.
Il totale di questi numeri di diversa natura dà delle cifre complessive di valore un po’ grossolano, e usate soprattutto come promozione presso gli inserzionisti pubblicitari, mostrate nei pratici e chiari schemi di sintesi che pubblica il sito Prima Comunicazione, e che trovate qui.
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