domenica 15 Settembre 2024
Sono stati pubblicati i dati ADS di diffusione dei quotidiani nel mese di luglio 2024. Come ogni mese, selezioniamo e aggreghiamo tra le varie voci il dato più significativo e più paragonabile, piuttosto che la generica “diffusione” totale: quindi escludendo i dati sulle copie distribuite gratuitamente, su quelle vendute a un prezzo scontato oltre il 70% e su quelle acquistate da “terzi” (aziende, istituzioni, alberghi, eccetera). Il dato è così meno “dopato” e più indicativo della scelta attiva dei singoli lettori di acquistare e di pagare il giornale, cartaceo o digitale (anche se questi dati possono comunque comprendere le copie acquistate insieme ai quotidiani locali con cui alcune testate nazionali fanno accordi, e che ADS non indica come distinte). Più sotto citiamo poi i dati della diffusione totale, quella in cui invece entra tutto.
Tra parentesi la differenza rispetto a un anno fa.
Corriere della Sera 170.066 (-6%)
Repubblica 90.536 (-11%)
Stampa 61.660 (-15%)
Sole 24 Ore 52.126 (-7%)
Resto del Carlino 50.638 (-13%)
Messaggero 44.718 (-11%)
Nazione 33.744 (-11%)
Gazzettino 33.086 (-7%)
Fatto 27.221 (-37%)
Dolomiten 26.593 (-2%)
Giornale 26.509 (-6%)
Messaggero Veneto 23.703 (-10%)
Unione Sarda 22.774 (-6%)
Verità 21.079 (-15%)
Eco di Bergamo 19.897 (-11%)
Secolo XIX 19.496 (-15%)
Altri giornali nazionali:
Libero 18.969 (-16%)
Avvenire 14.267 (-5%)
Manifesto 13.664 (+7%)
ItaliaOggi 5.552 (-30%)
(il Foglio e Domani non sono certificati da ADS).
Le tendenze somigliano a quelle dei mesi passati, con una perdita annuale media intorno al 10%, e i risultati da valutare rispetto a questa: quindi il Corriere della Sera va sempre un po’ meglio e i quotidiani GEDI sempre peggio. Ormai dall’inizio del 2023 il Corriere vende più copie di Repubblica e Stampa insieme. Continuano a perdere molto Libero e Verità, mentre il grosso calo percentuale del Fatto è sempre da attribuire – come spieghiamo dall’inizio dell’anno – a un aumento del prezzo del quotidiano in edicola, che ha automaticamente determinato un aumento del numero di abbonamenti digitali con uno sconto “maggiore del 70%” (oltre 24mila), classificati quindi al di fuori di questi numeri (ADS divide in tre categorie gli abbonamenti digitali: quelli di fatto gratuiti, venduti a meno del 10% del prezzo del giornale; quelli “scontatissimi”, tra il 10% e il 30%; quelli ritenuti più sostanzialmente “venduti”, a un prezzo superiore al 30%). I dati del Fatto torneranno a essere paragonabili all’inizio del 2025.
Nel loro piccolo, continua a cavarsela bene il Manifesto e continua a cavarsela male ItaliaOggi, pur recuperando qualcosa rispetto al mese scorso quando aveva comunicato il dato più basso di sempre.
Eco di Bergamo e Secolo XIX sono scesi sotto le 20mila copie, destino che è plausibile attenda altre testate nei prossimi due anni.
Se guardiamo i soli abbonamenti alle edizioni digitali – che dovrebbero essere “la direzione del futuro”, non essendolo ancora del presente – l’ordine delle testate è questo (sono qui esclusi gli abbonamenti venduti a meno del 30% del prezzo ufficiale, che per molte testate raggiungono numeri equivalenti o persino maggiori: il Corriere ne dichiara quasi 44mila – avendone aggiunti più di 7mila negli ultimi due mesi -, il Sole 24 Ore più di 33mila, il Fatto più di 25mila, come detto sopra, Repubblica più di 16mila). Tra parentesi gli abbonamenti guadagnati o persi questo mese.
Corriere della Sera 46.005 (-223)
Sole 24 Ore 22.184 (-108)
Repubblica 20.697 (-108)
Manifesto 7.702 (-420)
Fatto 6.479 (+64)
Stampa 6.287 (-142)
Gazzettino 5.899 (-132)
È insomma notevole che le maggiori testate stiano vedendo crescere gli abbonamenti a prezzi scontati a danno (diretto, o concomitante) di quelli a prezzo maggiore (il calo del Manifesto invece si deve probabilmente alla scadenza di alcuni abbonamenti attivati dopo una efficace campagna comunicativa, e segue una grossa crescita del mese precedente).
Tornando alle vendite individuali complessive – carta e digitale – tra gli altri quotidiani locali le perdite maggiori rispetto a un anno fa sono ancora sempre del Tirreno (-18%).
Quanto invece al risultato totale della “diffusione”, ricordiamo che è un dato (fornito anche questo dalle testate e verificato a campione da ADS) che aggrega le copie dei giornali che raggiungono i lettori in modi molto diversi, grossomodo divisibili in queste categorie:
– copie pagate, o scontate, o gratuite;
– copie in abbonamento, o in vendita singola;
– copie cartacee, o digitali;
– copie acquistate da singoli lettori, o da “terzi” (aziende, istituzioni, organizzazioni) in quantità maggiori.
Il totale di questi numeri di diversa natura dà delle cifre complessive di valore un po’ grossolano, mostrate nei pratici e chiari schemi di sintesi che pubblica il giornale specializzato Prima Comunicazione, e che trovate qui.
( Avvenire, Manifesto, Libero, Dolomiten e ItaliaOggi sono tra i quotidiani che ricevono contributi pubblici diretti, i quali costituiscono naturalmente un vantaggio rispetto alle altre testate concorrenti)
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