domenica 12 Marzo 2023
Sono stati pubblicati i dati ADS di diffusione dei quotidiani nel mese di gennaio. Ricordiamo che la “diffusione” è un dato (fornito dalle testate e verificato a campione da ADS) che aggrega le copie dei giornali che raggiungono i lettori in modi molto diversi, grossomodo divisibili in queste categorie:
– copie pagate, o scontate, o gratuite;
– copie in abbonamento, o in vendita singola;
– copie cartacee, o digitali;
– copie acquistate da singoli lettori, o da “terzi” (aziende, istituzioni, organizzazioni) in quantità maggiori.
Il totale di queste copie dà una cifra complessiva, che è quella usata nei pratici e chiari schemi di sintesi che pubblica il giornale specializzato Prima Comunicazione, e che trovate qui. A gennaio gli andamenti rispetto al mese precedente sono stati nella media dei piccoli alti e bassi mensili consueti. C’è una grossa eccezione data dall’inedita inversione di tendenza di Repubblica, che cresce addirittura del 16,4%: ma è una crescita che si spiega con l’aggiunta, questo mese, di ben 28.600 copie alla colonna “copie digitali promozionali e omaggio”, ovvero abbonamenti all’edizione digitale regalati o relativi a un’offerta sotto a un decimo del valore di copertina. Le altre due cose notevoli sono la crescita del 10,9% del Fatto (6mila abbonamenti digitali in più, dovuti con tutta evidenza all’introduzione di un nuovo paywall e di un nuovo formato di abbonamenti) e la perdita di copie di tutte e tre le maggiori testate legate al centrodestra (Libero, Verità e Giornale), che solitamente si sottraggono copie l’un l’altra: a gennaio hanno perso tutte e tre tra il 2,2% e il 3,1%*.
Se guardiamo sulle stesse tabelle invece i più indicativi confronti con l’anno precedente, trascurando gli sportivi che hanno sempre alti e bassi, superano il 10% di perdite in tanti: Stampa, Resto del carlino, Nazione , Giornale e anche la Verità (-11%), che da tempo sta diluendo i suoi grandi risultati degli anni passati. Repubblica ha una piccola crescita, spiegabile come sopra, e il Fatto ne ha una più rilevante (11,2%), spiegabile come sopra: ovviamente più solida e promettente quella del Fatto rispetto a quella di Repubblica. Anche Libero recupera un 3,8%.
Ma, come facciamo ogni mese, consideriamo invece un altro dato che è più significativo e più paragonabile rispetto alla generica “diffusione” che abbiamo descritto qui sopra: lo si ottiene sottraendo da questi numeri quelli delle copie distribuite gratuitamente oppure a un prezzo scontato oltre il 70% e quelle acquistate da “terzi” (aziende, istituzioni, alberghi, eccetera), per avere così un risultato meno “dopato” e relativo alla scelta attiva dei singoli lettori di acquistare e di pagare il giornale, cartaceo o digitale (ma questi dati comprendono ancora le copie acquistate insieme ai quotidiani locali con cui alcune testate nazionali fanno accordi, e che ADS non indica come distinte). Si ottengono quindi questi numeri (tra parentesi la differenza rispetto a un anno fa):
Corriere della Sera 175.795 (-5%)
Repubblica 103.081 (-22%)
Stampa 76.154 (-13%)
Sole 24 Ore 59.200 (-5%)
Resto del Carlino 57.831 (-13%)
Messaggero 50.108 (-12%)
Fatto 48.048 (+0,3%)
Nazione 38.373 (-14%)
Gazzettino 35.899 (-8%)
Giornale 28.442 (-14%)
Verità 26.693 (-20%)
Altri giornali nazionali:
Libero 21.416 (+5%)
Avvenire 15.876 (-8%)
Manifesto 12.238 (-6%)
ItaliaOggi 9.339 (+7,5%)
(il Foglio e Domani non sono certificati da ADS).
Rispetto al calo grossomodo medio del 10% anno su anno delle copie effettivamente “vendute”, cartacee e digitali (queste ultime in abbonamento), a cui siamo abituati, questo mese diversi giornali sono andati sensibilmente peggio, come si vede. C’è poi il caso di Repubblica che questo mese – non contando le copie regalate – aggrava ulteriormente la sua perdita che supera il 22%; e quello della Verità, che nella prima metà del 2022 aveva avuto la sua grande crescita. In questo contesto, va sempre meno peggio al Corriere della Sera e al Sole 24 Ore, mentre fanno numeri persino migliori di un anno fa Libero , ItaliaOggi e Fatto. Il primo si può dire che “recuperi” rispetto a un periodo assai debole nel 2022, il secondo ha frequenti discontinuità ed ebbe un pessimo gennaio 2022, mentre la “tenuta” del Fatto è spiegata ancora dal nuovo piano di abbonamenti, e sarà interessante vedere se proseguirà o se si attenuerà dopo il primo mese.
Tra gli altri quotidiani locali le perdite maggiori sono quelle del Tirreno (-13%), del Piccolo (-15%) della Gazzetta di Parma (-15%) e dell’ Arena (-12%), della Nuova Sardegna (-12%), ma quasi tutti sono intorno al -10%.
( Avvenire, Manifesto, Libero e ItaliaOggi sono tra i quotidiani che ricevono contributi pubblici diretti)
* (il dato percentuale del Giornale indicato nella tabella di Prima Comunicazione è errato)
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