domenica 16 Febbraio 2025

I quotidiani a dicembre

Sono stati pubblicati i dati ADS di diffusione dei quotidiani nel mese di dicembre 2024.
I dati sono la diffusione media giornaliera*. Tra parentesi la differenza rispetto a un anno fa.

Corriere della Sera 158.072 (-6%)
Repubblica 83.834 (-11%)
Stampa 58.482 (-14%)

Sole 24 Ore 50.760 (-10%)
Resto del Carlino 46.345 (-12%)
Messaggero 40.816 (-11%)
Gazzettino 31.300 (-9%)
Nazione 30.723 (-11%)
L’Edicola 26.963 (-)

Dolomiten 26.729 (-9%)
Giornale 24.900 (-9%)
Fatto 24.580 (-39%)
Messaggero Veneto 22.354 (-11%)
Unione Sarda 20.166 (-10%)
Eco di Bergamo 20.225 (-11%)
Verità 19.586 (-13%)
Secolo XIX 18.830 (-11%)
Altri giornali nazionali:
Libero 17.447 (-9%)
Avvenire 14.427 (-3%)
Manifesto 13.317 (+4%)
ItaliaOggi 5.857 (-12%)

(il Foglio Domani non sono certificati da ADS).

La media dei cali percentuali delle prime dieci testate a dicembre è tornata a essere assai alta: 10,1%. Novembre era stata insomma un’eccezione, con il suo 8,4%. Rispetto a questo dato continua ad andare meglio – ormai stabilmente da alcuni anni – il Corriere della Sera, e continuano ad andare peggio i quotidiani del gruppo GEDI, Repubblica Stampa .
C’è però il caso particolare del Fatto, che confonde un po’ le cose e alza la media detta. Spieghiamolo di nuovo: a gennaio dell’anno scorso il Fatto ha aumentato il prezzo del giornale, e di conseguenza alcune delle sue offerte digitali più scontate si sono trovate a essere conteggiate nella categoria che qui chiamiamo “scontatissime” (ovvero sotto il 10% del prezzo di copertina) e che non consideriamo* in questi numeri, per nessuna testata. Dal mese prossimo il dato del Fatto tornerà a essere paragonabile con quello di un anno fa, ma già adesso possiamo vedere che confrontandolo con quello di undici mesi fa il suo calo è di circa il 10%, in linea con le medie.

Poi non sfuggirà a nessuno dei lettori abituali di questi dati l’eccezionale caso dell’ Edicola, di cui scriviamo qui sotto.

Se guardiamo i soli abbonamenti alle edizioni digitali – che dovrebbero essere “la direzione del futuro”, non essendolo ancora del presente – l’ordine delle testate è questo (sono qui esclusi gli abbonamenti venduti a meno del 30% del prezzo ufficiale, che per molte testate raggiungono numeri equivalenti o persino maggiori: il Corriere ne dichiara quasi 47mila, il Sole 24 Ore più di 33mila, il Fatto più di 27mila, come detto sopra, Repubblica quasi 14mila). Tra parentesi gli abbonamenti guadagnati o persi questo mese, e poi la variazione percentuale rispetto a un anno fa.
Corriere della Sera 44.907 (-226) +3,8%
Repubblica 22.842 (+1461) -4,2%
Sole 24 Ore 22.079 (-109) -3,7%
Manifesto 7.036 (+19) +0,3%
Stampa 6.808 (+130) -20,9%
Fatto 6.247 (-99) -68,3%
Gazzettino 5.712 (+11) -8,7%
Messaggero 5.525 (+76) -8,7%

I dati mensili sono molto alterni per ogni testata, crescono o calano discontinuamente, suggerendo una grande volatilità degli abbonamenti di durata mensile, spesso comprati in prova e poi non confermati. Ma come si vede i progressi annuali degli abbonamenti digitali non sono rassicuranti per nessuno salvo che per il Manifesto e per il Corriere della Sera (che però non compensa lontanamente le perdite delle copie cartacee). Il dato del Fatto, come già detto, è imparagonabile ancora per un mese. Il dato mensile positivo di Repubblica è probabilmente legato a delle conversioni di abbonamenti molto scontati (che sono molto diminuiti questo mese: possono essere promozioni o vendite “multiple” ad aziende arrivate a scadenza).
Ricordiamo che si parla qui degli abbonamenti alle copie digitali dei quotidiani, non di quelli – solitamente molto più economici – ai contenuti dei loro siti web.

Tornando alle vendite individuali complessive – carta e digitale – tra gli altri quotidiani locali meno piccoli le perdite maggiori rispetto a un anno fa questo mese sono del Giorno di Milano (-14%), del Piccolo di Trieste (-13%) della Nuova Sardegna di Sassari (-12%) e del Tirreno di Livorno (-12%).

(AvvenireManifestoLibero, Dolomiten ItaliaOggi sono tra i quotidiani che ricevono contributi pubblici diretti, i quali costituiscono naturalmente un vantaggio rispetto alle altre testate concorrenti)

*Come ogni mese, quelli che selezioniamo e aggreghiamo, tra le varie voci, sono i dati più significativi e più paragonabili, piuttosto che la generica “diffusione” totale: quindi escludiamo i dati sulle copie distribuite gratuitamente, su quelle vendute a un prezzo scontato oltre il 70% e su quelle acquistate da “terzi” (aziende, istituzioni, alberghi, eccetera). Il dato è così meno “dopato” e più indicativo della scelta attiva dei singoli lettori di acquistare e di pagare il giornale, cartaceo o digitale (anche se questi dati possono comunque comprendere le copie acquistate insieme ai quotidiani locali con cui alcune testate nazionali fanno accordi, e che ADS non indica come distinte).

Quanto invece al risultato totale della “diffusione”, ricordiamo che è un dato (fornito anche questo dalle testate e verificato a campione da ADS) che aggrega le copie dei giornali che raggiungono i lettori in modi molto diversi, grossomodo divisibili in queste categorie:
– copie pagate, o scontate, o gratuite;
– copie in abbonamento, o in vendita singola;
– copie cartacee, o digitali;
– copie acquistate da singoli lettori, o da “terzi” (aziende, istituzioni, organizzazioni) in quantità maggiori.

Il totale di questi numeri di diversa natura dà delle cifre complessive di valore un po’ grossolano, e usate soprattutto come promozione presso gli inserzionisti pubblicitari, mostrate nei pratici e chiari schemi di sintesi che pubblica il sito Prima Comunicazione, e che trovate qui.

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