domenica 7 Marzo 2021
Ma stavolta si tratta di un’altra cosa, che riguarda internet in generale è di conseguenza anche le news online. Google ha annunciato di voler dismettere la pubblicità personalizzata in base ai nostri percorsi di navigazione: quella basata sui “cookies” che i siti depositano sui nostri computer e che contengono informazioni che vengono lette – tra gli altri – dai sistemi di pubblicazione dei banner e delle inserzioni, per decidere (non sempre con grande efficienza) quali pubblicità mostrarci. Non è chiaro ancora che tipo di meccanismo Google vorrà conservare sui propri browser, ma nei fatti è un grosso cambiamento – motivato con le richieste di rispetto dei propri dati da parte degli utenti – nei funzionamenti della pubblicità online e nel loro business.
La decisione di Google va in una direzione che in teoria dovrebbe essere apprezzata da tutti (quella del rispetto della privacy degli utenti), soprattutto se consideriamo quanto i “cookies” e la loro invasiva indiscrezione fossero demonizzati fino a pochi anni fa, prima che diventassero rapidamente parte della normalità della navigazione online. Ma proprio perché sono diventati “normali”, adesso ci è stato costruito sopra un grande e complesso sistema di business pubblicitario che riguarda tutta la Rete. Una similitudine che si può fare è quella con l’introduzione degli spot pubblicitari che interrompono i programmi in tv, alla fine del secolo scorso. Ci furono scandalo, irritazione e persino un referendum, in Italia: poi ci siamo abituati e ora quelle interruzioni sono una parte importante dei ricavi pubblicitari delle reti televisive, che non ne vorrebbero mai fare a meno.
Per questa ragione – tra gli altri – i grandi editori hanno già iniziato a protestare per questa scelta di Google, contraddicendo le predicazioni contro i cookies e contro le invasioni della privacy che gli stessi editori avevano ospitato fino a pochi anni fa. E lo stesso interesse di Google non è dettato da generosità nei confronti degli utenti come potrebbe sembrare, ma dalla consapevolezza che la propria condizione di potere enorme e prevalente nella gestione della pubblicità online gli permette di dettare le regole e imporre meccanismi diversi su cui avere maggior controllo e di cui essere il primo beneficiario.
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