domenica 11 Giugno 2023
L’edizione italiana della testata americana di cinema e spettacolo The Hollywood Reporter, pubblicata per ora online da un mese e diretta da Concita De Gregorio, ha pubblicato un estratto da un libro che raccoglie molti interventi sulla situazione della cultura italiana. Il testo pubblicato è una conversazione della curatrice Marta Rizzo con il critico cinematografico Fabio Ferzetti, che parla anche di cose che riguardano i giornali (e delle questioni citate nel prologo di questa newsletter).
“I condizionamenti [della libertà di giudizio] sono sostanzialmente di due tipi. Ci sono quelli imposti dal luogo in cui ci si esprime e quelli che invece lo stesso critico tacitamente assegna al proprio lavoro. Entrambi possono essere subdoli. Entra in gioco lo stile comunicativo della testata o del sito, che possono influenzare non sempre per il meglio il lavoro del critico. Possono pesare, in modo opaco e inconfessato, i rapporti personali con artisti, produzioni, distribuzioni. O i rapporti istituzionali che quel giornale, quel sito, quella cattedra, intrattiene con enti esterni. Ci sono poi gli scambi non dichiarati, la tal produzione può concedere o negare interviste e anticipazioni, ad esempio.
Una volta i giornali soprattutto a grande tiratura sapevano che accordare spazio al cinema significava ricevere anche pubblicità. Ma il cinema non era certo la sola voce in materia. Viceversa siti che si occupano solo di cinema, e vivono solo o quasi solo di promozione cinematografica, preferiranno uno stile comunicativo più soft, più fintamente “oggettivo” e sostanzialmente imbrigliato nei modi. Tutto questo fa parte delle regole del gioco ma non c’è nessuna trasparenza, non ci sono regole chiare e condivise, spetta alla sensibilità del singolo adeguarsi […]
Il mondo del cinema poi è piccolo, ci si conosce o almeno ci conosceva più o meno tutti, il che porta alcuni autori, o produttori, a considerare i critici come i giornalisti “embedded” nelle zone di guerra, enfatizzando e personalizzando ogni forma di dissenso. Se il grosso della categoria adotta forme caute e mediate, ogni dubbio, riserva o distinguo, esplicito e magari pronunciato in modo appassionato – perché senza una sincera passione è difficile esercitare questo mestiere – verrà vissuto come un violento attacco personale”.
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