domenica 13 Ottobre 2024

Fare altro

Il sito del New Yorker ha pubblicato una buona e completa riflessione sul non nuovo tema del mettersi in proprio e diventare “creators” dei giornalisti delle testate maggiori, a partire dalla scelta di Taylor Lorenz di lasciare il Washington Post (ne avevamo scritto la settimana scorsa). Caso piuttosto particolare, per estraneità congenita di Lorenz al sistema dei media tradizionali, ma l’articolo ne approfitta per un po’ di considerazioni sulle maggiori opportunità economiche (per chi riesce) e le maggiori fatiche della vita dei creators, e sull’ibridazione del giornalismo con molti altri aspetti della creazione dei contenuti digitali.

“In creator-driven journalism, what matters most is hypervisibility through an embrace of every conceivable form of digital distribution at once. Controversy is as good for audience development as scoops, and without a standards board the only arbiter of quality is the creator herself. Now that Lorenz is no longer beholden to a larger institution, she will be able to post whatever she likes and respond to the haters however she pleases, so long as her new clients—her subscribers and advertisers—see fit to support her. As the media analyst Brian Morrissey put it to me, “She’s a bit of a lightning rod, she’s a bit dramatic. Those things are absolute assets in the broader information space, and they’re liabilities in institutional media””.

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