domenica 30 Giugno 2024
Questa settimana non è successo niente al Washington Post: o meglio niente di paragonabile a quello che era successo nelle settimane precedenti, e nessuno sviluppo concreto e pubblico dei problemi al giornale, una delle più note e importanti testate del mondo. L’impressione è che la dirigenza voglia ristabilire un po’ di maggior serenità e fiducia prima di prendere nuove decisioni, avendo anche la percezione di essere molto sotto le attenzioni di tutto il mondo del giornalismo americano e non solo. La redazione però nel frattempo ha pubblicato venerdì un nuovo lungo articolo di accuse nei confronti di Will Lewis rispetto alle sue responsabilità nello scandalo dei tabloid britannici.
Se però le vicende del Washington Post vi appassionano, è uscito sull’ Atlantic un lungo articolo di ricostruzione di quello che è successo dall’acquisto del giornale da parte di Jeff Bezos a oggi, con una serie di interpretazioni frutto di molte conversazioni con i coinvolti, e non superficiali.
Le principali sono:
– che i guai del giornale non siano dei guai degli ultimi due anni, ma derivino da una mancanza di visione e di progetto precedente, che non aveva avuto ripercussioni visibili negli anni floridi del ritorno generale degli abbonamenti e della presidenza Trump;
– che, a differenza del New York Times, il Washington Post abbia investito quasi soltanto sulla qualità del suo giornalismo e non su una più lungimirante costruzione di ragioni di utilità per i lettori;
– che l’assenza di Jeff Bezos come guida e come editore abbia dato una apprezzabile sensazione di indipendenza, ma si sia sentita sul piano della visione, e che la redazione abbia bisogno di qualcuno capace di motivarla e darle fiducia dalla parte dell’azienda;
– che un giornale è una cosa complicata, il cui buon funzionamento implica una serie di attenzioni spesso in contraddizione, e ancora di più in tempi di difficoltà economiche e di cambiamenti digitali.
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