domenica 13 Marzo 2022
Negli Stati Uniti ci sono stati interventi polemici su un articolo dell’ Atlantic (uno dei più illustri e antichi magazine americani, oggi soprattutto un popolare e florido sito di news e commenti) che ha intervistato e raccontato il principe saudita Bin Salman, che oltre a guidare una spietata dittatura è considerato responsabile dell’omicidio del giornalista Jamal Khashoggi, critico del suo regime. In particolare una columnist del Washington Post ha attaccato i toni con cui l’articolo ha presentato le versioni del principe e lo ha descritto in modi attraenti, dando spazio alle sue “ragioni” espresse in alcuni casi in modi molto sgradevoli («Se ammazzassimo gli oppositori così, Khashoggi non sarebbe stato nemmeno il millesimo della lista»). L’autore dell’articolo – Graeme Wood – si è difeso elencando le molte cose critiche e accusatorie contro Bin Salman che aveva scritto, e mostrando come il suo articolo sia stato censurato e criticato dai sauditi: e attribuendo ai suoi critici la tesi che “non vadano intervistati i dittatori”, mentre la questione è tutta nel come. Lo ha spiegato un nuovo articolo del Washington Post (di cui Khashoggi era un collaboratore), mercoledì, che ha riconosciuto a Wood la qualità del suo reportage ma ha confermato le critiche per non aver incalzato Bin Salman sull’omicidio quanto avrebbe dovuto e averne presentato ragioni insufficienti: «Evitare le domande perché pensi che l’intervistato non risponderà non è esattamente giornalismo coraggioso».
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