domenica 15 Settembre 2024

E i quotidiani negli ultimi anni

Attingendo agli stessi dati ADS, la newsletter di Lelio Simi che si chiama Mediastorm ha fatto un gran lavoro di sintesi e considerazioni su come siano andate le cose per i quotidiani negli ultimi quattro anni. Molti dei risultati e delle spiegazioni coincidono con quelli che leggete mensilmente su Charlie, a utile conferma delle rispettive correttezze dei conti: ma naturalmente i dati sui periodi più lunghi hanno un interesse ulteriore. Le informazioni sono molte (anche sugli andamenti delle singole testate maggiori), e quindi consigliamo di leggere tutto il testo di Simi, limitandoci qui a citare una riflessione che i lettori di Charlie conoscono e che emerge anche da quello che abbiamo scritto sopra sui dati ADS di luglio.

“L’incremento del peso delle copie (e quindi in generale degli abbonamenti) digitali che oggi valgono un quarto delle vendite totali, è dovuto in modo significativo al rapido declino della carta, più che per “merito” di queste che, anzi, complessivamente, per la prima volta dal 2021 ad oggi, subiscono una leggera flessione: appena l’1,3%, certo, ma questo potrebbe indicare che il continuo aumento delle vendite di copie digitali a prezzi super-economici non riesce più nemmeno a controbilanciare il declino di quelle vendute a prezzi maggiori. Decisamente non un bel segnale.
Ho scritto più volte che puntare tutto sull’incremento delle copie digitali più economiche — a scapito di quelle a prezzi maggiori — ha controindicazioni importanti, solo per dirne due: i margini di guadagno pressoché nulli e la riduzione del valore economico percepito dal lettore del “prodotto” giornalistico offerto.

Ma allora perché adottare queste strategie, e con questa “convinzione” e perseveranza?

Da una parte c’è, pragmaticamente, la presa d’atto che oggi non si ha la forza (o la volontà) per fare gli investimenti necessari affinché gli abbonamenti digitali a prezzi più alti riequilibrino, per una quota significativa, la costanti perdite economiche dal cartaceo.
Le copie (e abbonamenti) digitali a prezzi molto economici con i loro margini di guadagno vicini allo zero hanno però almeno un pregio che le copie vendute in edicola non possono offrire: i dati di prima parte (carte di credito incluse), molto preziosi oggi per gli editori, soprattutto se i volumi acquisiti sono significativi.

Più che a una logica subscription-first questo tipo di strategie sembrano guardare ai ricavi pubblicitari cercando, in questa fase, di:

  • dare una risposta all’urgente necessità di offrire (nuovo) valore agli investitori pubblicitari a fronte del declino degli spazi tabellari su carta,
  • dare maggiore valore alle campagne marketing sul sito proprietario trasformando il più possibile, grazie a offerte super economiche, i semplici visitatori/lettori almeno in utenti registrati (con dati prima parte annessi, appunto)”.

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