domenica 20 Marzo 2022
Un’ultima cosa sui giornali italiani e la guerra: più puntuale, ma mostra questioni generali. La Stampa ha ricevuto molte critiche online, e poi anche da giornali concorrenti, per la sua prima pagina di mercoledì. La grande foto era stata fatta a Donetsk dopo un bombardamento (il poco che si sa della foto è raccontato qui ) che ha ucciso 23 persone e di cui a oggi non si sa chi sia stato il responsabile: ucraini e russi si accusano a vicenda, e malgrado Donetsk sia nel territorio ucraino occupato dai russi e sia quindi immediatamente più credibile – benché inedito – un attacco ucraino, ci sono anche analisi che sostengono che i missili provenissero dal territorio controllato dai militari russi.
La Stampa ha fatto uno strano uso della foto: non pubblicando nessuna didascalia né nessuna attribuzione, ma inserendola in un contesto e in una comunicazione che accusa estesamente la Russia delle stragi in Ucraina. Chi ha criticato la scelta sostiene che essendo aree filorusse quelle delle vittime dell’attacco raffigurato, l’uso dell’immagine falsifica la realtà e quella comunicazione, mentre l’immagine stessa smentisce che ci sia una distinzione così chiara tra aggressori e vittime. Ad attaccare la Stampa è stata anche l’ambasciata russa in Italia (che in più occasioni è stata bellicoso strumento della propaganda di Putin, in queste settimane). Il direttore della Stampa Massimo Giannini ha risposto alludendo al fatto che in effetti da nessuna parte sulla prima pagina si dicono cose diverse dal vero, che il titolo “La carneficina” è un’espressione che indica tutte le vittime a prescindere da chi siano e chi sia il carnefice, e che dell’attacco il giornale si era occupato il giorno prima, contrariamente a quanto sostenuto da alcuni critici.
Risposte formalmente fondate – non c’era niente di falso in quella prima pagina -, ma nella sostanza sarebbe stato ovvio anche a Giannini che l’unico caso di un attacco tanto pesante contro i civili nelle zone controllate dalla Russia non poteva essere trattato in maniera così anonima dentro una prima pagina dedicata nella quasi totalità alle accuse contro la Russia. È quindi realistico immaginare che la scelta – di cui chi avesse avuto presente la verità su quella foto avrebbe facilmente potuto immaginare le conseguenze – sia stata fatta per sventata disattenzione attingendo alle tante immagini “simili” a portata di mano, senza consapevolezza di cosa esattamente raffigurasse. E questo è il vero tema più generale: non deliberate partigianerie truffaldine (troppo sciocche e inutili da essere davvero immaginate) , ma scarsa attenzione e accuratezza nel lavoro quotidiano di informazione, con conseguenze cattive per tutti.
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