domenica 30 Ottobre 2022
La federazione degli Editori di giornali (Fieg) si è affrettata a chiedere ancora sostegni economici al nuovo governo italiano appena insediato: malgrado ne abbia ricevuti di nuovi solo poche settimane fa dal governo uscente. Il tema del contributo pubblico all’informazione è complesso e delicato e ne abbiamo scritto spesso su Charlie: da una parte teoricamente prezioso e indispensabile, dall’altra fallimentare nella pratica, non riuscendo a creare nessuna dinamica di incentivo alla qualità dell’informazione sovvenzionata. Il risultato è che i contributi raggiungono a fondo perduto e disordinatamente testate che non offrono nessuna garanzia di un effettivo servizio pubblico, aumentando solo un malinteso “pluralismo” concepito come quantità di contenuti informativi sovvenzionati, buoni o cattivi che siano.
A sostegno della nuova richiesta il rappresentante degli editori ha sostenuto che “da una recente indagine comparativa della Presidenza del Consiglio dei ministri emerge che le misure adottate in Italia a favore del settore editoriale non costituiscono né un unicum né un modello a sé stante nel panorama europeo, anzi il nostro Paese è penultimo nell’Unione europea per risorse dirette pro capite impiegate a favore dell’editoria”. Il fatto è che la ricerca in questione commissionata dal precedente sottosegretario – con la palese intenzione di difendere il sistema di cui il dipartimento per l’editoria è titolare – non prende in considerazione “l’Unione Europea” – ovvero 27 paesi – ma “un gruppo selezionato di otto paesi europei (Austria, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Norvegia, Regno Unito e Svezia) con i quali il Dipartimento dell’Informazione e Editoria della Presidenza del Consiglio dei ministri aveva già in passato intessuto dei costruttivi scambi di informazioni”. Che l’Italia sia penultima tra nove è comunque un dato, ma – considerata anche la peculiare scelta dei paesi in questione, due dei quali peraltro non appartengono all’Unione Europea – la dichiarazione della Fieg è molto ingannevole, e rivelatrice di quale accuratezza di informazione venga raggiunta dai contributi stessi.
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