domenica 10 Gennaio 2021
È un termine che viene usato piuttosto liberamente e spesso esteso a qualunque articolo di commento o opinione. Treccani invece spiega: “Articolo di fondo che viene stampato, talora senza firma, nelle prime colonne della prima pagina di un giornale (o nella prima pagina di una rivista) e rispecchia l’indirizzo politico del giornale stesso”. Quindi, a essere corretti e rigorosi sul significato, l’elemento peculiare dell’editoriale è che è scritto “a nome del giornale” e quindi è firmato dal direttore o da un responsabile importante, oppure non è firmato.
In molti quotidiani internazionali è più frequente – rispetto a quelli italiani – la tradizione di una sezione fissa di editoriali non firmati, all’interno delle pagine dei commenti e delle opinioni: che possono essere anche tre o quattro ogni giorno ed esprimere una posizione su diversi argomenti, a volte anche più leggeri. In Italia è un’idea che ha ripreso il Foglio alla sua nascita – quando declinò alcune delle impostazioni formali del Wall Street Journal – e che mantiene ancora oggi. Anche il Post pubblica editoriali non firmati, anche se molto saltuariamente (e con una scelta simile nella gran parte degli articoli).
Ma appunto per questa abitudine agli editoriali non firmati, si è fatto notare questa settimana negli Stati Uniti l’annuncio del maggiore quotidiano dell’Oklahoma – che si chiama The Oklahoman – per cui gli editoriali d’ora in poi saranno firmati. Le cose stanno cambiando, dice l’editoriale sugli editoriali, ed è meglio che i lettori sappiano sempre chi scrive: alla fine anche gli editoriali sono espressione di un autore (in particolare all’Oklahoman li scrive quasi sempre una sola persona). La scelta segue un anno di frequenti polemiche sulla difficile distinzione tra le pagine dei commenti e le altre nei quotidiani americani: dove appunto sono spesso curate da due redazioni separate.
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