domenica 27 Marzo 2022
Avevamo notato nei mesi scorsi come siano ingannevoli alcune comunicazioni di bilancio da parte dei gruppi editoriali italiani che celebrano con soddisfazione i buoni risultati del 2021, tutti in crescita rispetto all’anno precedente: soltanto che l’anno precedente al 2021 è il 2020, che era stato una catastrofe soprattutto nei mesi tra marzo e settembre, per la contrazione dei ricavi pubblicitari e non solo legata alla prima fase più intensa della pandemia. In questi giorni in cui di nuovo vengono pubblicati i rendiconti aggiornati di tutto il 2021, è più utile la valutazione che ha fatto invece il sito Datamediahub , per capire meglio cosa significhino i relativamente buoni risultati diffusi da RCS, l’editore del Corriere della Sera e di altre testate.
” Al di là dei conteggi fantasiosi, diciamo, sui ricavi diffusionali digitali, non vi è dubbio che il 2021 sia stato un buon anno rispetto al 2020, anche se, come abbiamo visto, la crescita è dovuta prevalentemente ai ricavi pubblicitari, mentre quelli diffusionali, appunto, incrementano poco e niente. Ricavi pubblicitari che crescono dell’11.3% anche grazie alla raccolta legata ad eventi sportivi che nel 2020 non si erano tenuti o comunque erano decisamente sotto tono per la pandemia. Se così non fosse stato molto probabilmente la crescita dei ricavi pubblicitari sarebbe decisamente inferiore.
Soprattutto è il confronto con gli anni precedenti a evidenziare come il gruppo editoriale sia ben distante dai ricavi negli anni pre-pandemia. Infatti, il totale dei ricavi è in calo del 8.4% rispetto al 2019 e del 13,2% rispetto al 2019. %0 milioni di ricavi in meno nel 2021 rispetto al 2018 per quanto riguarda l’area di business quotidiani Italia. Più di 93 milioni in meno di ricavi, tra il 2021 e il 2018, per Unidad Editorial. E una crescita delle altre attività corporate che senza l’apporto di m-dis sarebbe nettamente inferiore, deprimendo ulteriormente i conti di RCS, come abbiamo visto.
Insomma, come si suol dire, non tutto è oro quel che luccica. E se l’opera costante di Cairo sul taglio dei costi dal suo arrivo in poi ha dato i suoi frutti in termini di netto miglioramento della marginalità, non altrettanto si può dire dei ricavi. Una situazione che, con la guerra in Ucraina e l’incremento sostanzioso dei costi della filiera tradizionale, in particolare per le spese di trasporto e distribuzione e i costi della carta, non è certo rosea in termini di prospettive”.
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